9140 EGITTO: il Consiglio militare incassa qualche colpo

 
20110819 12:16:00 redazione-IT

[b]di Elisa Ferraro[/b]

Imperversa la polemica sui processi militari ai civili. Negli ultimi giorni, infatti, sono stati convocati dalla Procura Militare altri tre attivisti del Partito Democratico. Altri due giovani sono stati condannati a sei mesi di carcere per aver gridato slogan insultanti nei confronti del Consiglio Militare, e sono più di diecimia i civili che sono stati sottoposti a tribunali militari negli ultimi sei mesi. Decisamente troppi. La questione ha finalmente provocato una grande ondata di indignazione in tutto il paese, risvegliata soprattutto dal recente rinvio a giudizio della nota attivista Asmaa Mahfouz. Persino i Fratelli Musulmani, i cui rapporti con il Consiglio Militare sembrano raffreddarsi, si sono infine pronunciati con voce forte contro i processi militari ai civili.

La reazione indignata della società egiziana ha tuttavia dato i suoi frutti, perché oggi il Consiglio Militare ha emanato uno dei suoi comunicati, annunciando il ritiro delle accuse nei confronti di Asmaa Mahfouz e di Louai Nagati, altro noto attivista. Bene, dunque le pressioni dell’opinione pubblica continuano a funzionare e la società civile egiziana continua a essere presente e vigile. Ma le altre migliaia di persone meno note che restano nei carceri militari o sono in attesa di giudizio? Bisogna insistere.

E il Consiglio Militare ha subito un altro piccolo colpo alla sua immagine. Vi ricordate il sondaggio che avevano lanciato su Facebook, quello sul candidato alle elezioni presidenziali preferito dagli egiziani? Omar Suleyman, l’ex capo dei servizi segreti militari ed ex vice presidente, aveva riscosso un inaspettato successo. Ebbene, il giornale indipendente al-Masry al-Youm ha svelato l’esistenza di un complotto per falsificare il voto a suo favore. Gruppi di giovani sono stati pagati per esprimere più volte la propria preferenza nel sondaggio per Omar Suleyman, attraverso l’uso di account temporanei di posta elettronica. Il Consiglio Militare ha dovuto cancellare il sondaggio. Non sembra un buon momento per loro.

Ma il dibattito che più tiene la scena in questi giorni è quello sul documento dei principi sovracostituzionali. Gli islamisti sono sempre sostanzialmente contrari, nonostante i tentativi di rabbonirli. Il flirt con i militari sembra, come ho detto, raffreddarsi. Favorevoli, invece, le forze secolari. E nel dibattito si inserisce anche l’Università di al-Azhar, che ha redatto un documento guida per la futura Costituzione, nel quale si afferma la necessità che l’Egitto diventi uno stato democratico con una chiara separazione dei poteri, che garantisca anche piena libertà di pensiero e tutela dei diritti individuali. Il documento, tuttavia, sottolinea l’identità islamica del paese, come del resto fa anche l’attuale Costituzione. Il documento, però, contrariamente a quanto desideravano i secolaristi e per la gioia degli silamisti, non è stato reso vincolante.

Sul fronte processi, potrebbero esserci guai in vista per il ministro degli interni, che tempo fa ha dichiarato la non esistenza di cecchini del ministero (esistenza ampiamente provata da filmati e testimonianze dei giorni della rivolta). Il ministro è ora stato smentito da un ex generale di polizia, il quale, in una trasmissione televisiva, ha affermato la presenza di un intero dipartimento dedicato all’addestramento dei cecchini. Lo stesso Mubarak avrebbe presenziato ad alcune sedute di allenamento.

La novità che preoccupa i militari e il governo, tuttavia, è la ripresa di scioperi duri tra i ferrovieri, che hanno bloccato il traffico dei treni in sei governatorati. Si teme che gli scioperi si intensifichino con l’avvento della festa di fine Ramadan.

C’è molta apprensione, invece, per le notizie che provengono dal Sinai. Le domande sono tante e, in seguito all’attentato di oggi nel sud di Israele, si aggiunge il dolore per la scontata rappresaglia contro Gaza. Secondo i messagi giunti su Twitter, il valico di Rafah è di nuovo chiuso.

In attesa di capire meglio la situazione in Sinai, pare che la grande manifestazione copto-liberal-sufi prevista per domani, già rinviata venerdì scorso, alla fine non avrà luogo. Troppe defezioni, troppa stanchezza, troppo bisogno di rivedere le proprie strategie di lotta. Tuttavia, è già stato fissato un nuovo appuntamento per rinnovate proteste non appena finito il Ramadan, quando il caldo, inoltre, mollerà leggermente la presa. L’appuntamento, che non ha ancora un nome, è per il 9 settembre. L’autunno si preannuncia frizzante, tenendo conto che a settembre inizieranno anche le procedure elettorali (il 18 per la precisione) e annessa campagna elettorale.

[i]Nella vignetta, le anime dei martiri urlano "democrazia!" nelle orecchie del Consiglio Militare che non vuol sentire.[/i]

 

 
 
 

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