9168 LA LIBIA (e l'AFRICA) DELL'IMPERDONABILE GHEDDAFI.

 
20110826 15:20:00 redazione-IT

[b]di Tonino D’Orazio[/b]

Sempre difficile scrivere o addirittura pensare in presenza di un flussi di informazioni sempre più pilotati.
E a senso unico. La sporca e strana guerra in Libia. Adesso che di nuovo siamo arrivati alla “Taglia sulla testa di Gheddaffi, ‘vivo o morto’” senza un intervento chiaro del Tribunale Penale Internazionale, ora che la “guerra” è quasi finita forse c’è qualcos’altro da dire senza incorrere nella condizionata vox populi.

Meglio morto. Quanti uomini politici, soprattutto europei, verrebbero convocati all’Aja per rendere conto dei loro rapporti con il leader libico?
La borsa vola e le nostre ditte potranno ricostruire tutto quello che il nostro esercito, insieme agli amici della Nato, hanno distrutto con i bombardamenti adeguati e mirati.Che bellezza !
In una intervista a Democracy Now, il gen. Wesley Clark racconta come l’attacco alla Libia fosse già stato previsto dai vertici militari USA subito dopo l’11 settembre. Perché ?

A nessuno è dato di salvare un dittatore e non intendo minimamente farlo. Ma vi sono dittature e dittature con variegate sfaccettature, a volte pubblicamente sostenute o volutamente ignorate, il che è la stessa cosa.

Vi sono dittatori di paesi dove si può arraffare qualcosa e dittatori di paesi che non hanno nulla. Solo i primi contano per la lotta per la democrazia. Gli altri, nessuno li cerca, anche se sono più assassini degli altri. Non vengono neanche comparati. Diciamo che diventa difficile comparare Ghedaffi a Saddam o la guerra della Nato contro la Libia a quella della Nato contro la Serbia a favore della libertà e dell’autonomia del mafioso Kossovo come eccellente risultato finale.

Immaginare il Darfur del Sudan, con il genocidio di centinaia di migliaia di persone e la morte lenta della Somalia e dell’Eritrea.

Voglio dunque parlare di un’altra Libia in confronto ad altre dittature, e di notizie strane e incredibili che ci pervengono tramite la rete.
Spesso i dati citati sono la realtà vera, non quella mediata, pilotata e ribadita a gran cassa tutti i giorni da tutti i giornali e da tutti i telegiornali. Vi sono testimonianze di organismi umanitari internazionali seri ai quali sono più propenso a credere.

Per esempio Amnesty International e Human rights Watch, avevano osservatori onesti in loco durante i primi due mesi di ribellione nell’Est della Libia, e ambedue hanno respinto le accuse e gli argomenti della Nato per giustificare l’intervento di guerra.

Hanno confermato che non una sola donna è stata violentata dai combattenti. Tutte le storie di violenza di massa sulle donne, sotto effetto di Viagra, sono false e pre-fabbricate. I media internazionali, con un razzismo nemmeno velato, accusavano i neri mercenari africani. Nessuna prova secondo Amnesty International. Eppure ricordate l’intervento guerrafondaio e inorridito della Clinton per accelerare e intensificare i bombardamenti ?

Confermano inoltre che non vi è stato nessun attacco delle forze di Ghedaffi, né con elicotteri né con aerei, contro la sua popolazione civile. Era per giustificare l’instaurazione di una zona di esclusione aerea. Ma allora cosa abbiamo “visto”?

Dopo aver passato tre mesi sul terreno con le forze ribelli nelle zone controllate dai ribelli, l’ispettore di Amnesty ha potuto confermare solo 110 morti a Bengasi, includendo anche i pro-Ghedaffi. Ricordo che ci avevano detto che erano circa 10.000. Comunque, ad un attento osservatore, le immagini televisive che ci passavano erano sempre le stesse, su tutte le reti, e a dire il vero se ci pensate bene non si vedeva un granché. Molto spesso gente che si nascondeva o sparava in aria. Negli ultimi giorni armi automatiche eccezionalmente efficaci in mano ai ribelli. Ribelli?

Alla Luna Rossa, oggi, certificano che più di 1.100 civili libici sono stati uccisi dalle bombe della Nato, di cui 400 tra donne e bambini. Vi sono più di 6.000 civili feriti, molti gravemente. Noi abbiamo sempre creduto alla stupidità delle bombe intelligenti e, purtroppo agli effetti collaterali. Oggi i ribelli ci parlano di circa 20.000 morti, ma non ci dicono come siano morti.

Saddam Hussein era un tiranno sanguinario. Aveva invaso i paesi vicini con guerre, e armi occidentali efficaci che hanno fatto un milione di morti. Aveva utilizzato armi di distruzione di massa con gas mortali, non solo sui vicini ma anche sul proprio popolo, uccidendone a migliaia. Era brutale e corrotto. Il popolo iracheno non lo difese e depose le armi. Quel che avviene adesso in quel paese è più vicino alla lotta di Liberazione dall’occupazione straniera che dallo sviluppo della democrazia.

La Libia di Ghedaffi non ha mai invaso i vicini né fomentato guerre contro di loro. Ghedaffi non ha mai utilizzato armi contro il suo popolo. Nel paese affianco, l’Algeria, l’esercito ha combattuto una guerra di insurrezione e in dieci anni ha ammazzato quasi 200.000 algerini.

In Egitto la rivolta popolare è iniziata nei quartieri più poveri, dove il prezzo degli alimenti di base, come il pane, lo zucchero o l’olio, era esploso e portava alla malnutrizione generale. Era più facile trovare benzina che acqua potabile. La salute e l’insegnamento era solo per chi poteva permetterselo. La vita delle persone in Tunisia non era migliore.

Invece, il popolo libico ha la più grande speranza di vita del mondo arabo,(Cfr dati dell’Organismo Mondiale della Salute), il miglior sistema di salute, pubblica e gratuita del mondo arabo. Quasi tutte le famiglie hanno la casa di proprietà e la macchina. E’ paese di immigrazione dai paesi vicini, che, come sempre, arrivano per fare il lavoro più penoso.
Come è stato possibile malgrado decenni di sanzioni internazionali?

Allora perché questa guerra nella quale fra l’altro Berlusconi non voleva implicarsi?

Troppo facile rispondere: per rapinare il petrolio. Ormai è verità popolare assodata, sia per l’Irak che per la Libia e per altri da venire. E’ bene che Chavez recuperi presto il suo oro depositato presso le banche inglesi, americane e canadesi, se non se lo vuol fare rubare come sta succedendo a Ghedaffi e alla Libia in nome della democrazia, anche se è stato eletto democraticamente per ben tre volte.

L’altra meno trasparente, per chi non si informa meglio, è la possibile costituzione di una banca d’investimento africana, che respingesse le pretese del FMI e della Banca Mondiale e potesse prestare, per lo sviluppo dei paesi africani, anche a tasso zero. Un po’ come il Banco do Sul dell’america latina.

Aveva già messo a disposizione 42 miliardi di dollari. E la moneta di scambio sarebbe stato il dinaro d’oro, valore nuovo, solido e in progressione, invece del dollaro, metro di misura elastico e gestito privatamente. Imperdonabile.

Come anche la richiesta di maggiori compensi fatta alle imprese petrolifere americane sul suo territorio quale compensazione dei danni arrecati a causa del blocco economico dovuto all’attentato alla bomba della Lockerbie, dopo la scoperta che era stata una operazione CIA. Imperdonabile.

Aggiungete a tutto ciò che Ghedaffi aveva chiaramente detto che vedeva il futuro sviluppo dell’economia libica e africana insieme alla Cina e alla Russia piuttosto che con l’occidente. Imperdonabile.

La Libia di Gheddafi offre a tutta l’Africa la sua prima vera rivoluzione dei tempi moderni: assicurare la copertura universale del continente per la telefonia, la televisione, la radiodiffusione e per molteplici altre applicazioni, come la telemedicina e l’insegnamento a distanza; per la prima volta, diviene disponibile una connessione a basso costo su tutto il continente, fino alle più sperdute zone rurali, grazie al sistema di ponti radio WMAX.

Fa saltare quindi un’imposta di 500 milioni di dollari che ogni anno l’Europa incassava sulle conversazioni telefoniche, anche all’interno di uno stesso paese africano, per il passaggio delle comunicazioni sui satelliti europei come Intelsat. Con i suoi soldi, il 26 dicembre 2007, l’Africa ha potuto gestire il suo primo satellite per le comunicazioni della sua storia. Imperdonabile.

I 30 miliardi di dollari sequestrati da Obama appartengono alla Banca Centrale della Libia ed erano previsti come contributo finanziario libico idoneo alla costruzione della Federazione Africana attraverso tre progetti chiave:

• la Banca Africana di Investimenti a Sirte, in Libia;
• la creazione nel 2011 del Fondo Monetario Africano con un capitale di 42 miliardi di dollari con sede a Yaoundé, in Camerun;
• la Banca Centrale Africana con sede ad Abuja, in Nigeria, la cui prima emissione della moneta africana firmerà la fine del Franco CFA, [N.d.r: la moneta utilizzata da 14 paesi africani, che sono stati colonie francesi], la moneta con cui Parigi mantiene il controllo su alcuni paesi africani da oltre 50 anni. Imperdonabile.

Solo noi sappiamo che la Cia non esiste e che, se esiste, non si intromette mai in questioni di democrazia interna ad altri stati.

 

 
 
 

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