9158 La campagna di Libia preannuncio del disordine globale

 
20110824 22:02:00 redazione-IT

[b]di Rodolfo Ricci[/b]

Ciò che tutti gli osservatori sapevano da tempo, ora è ufficiale e rivendicato come merito: truppe speciali inglesi, francesi, giordane e del Quatar sono sul terreno in Libia, non semplicemente come consiglieri, ma come combattenti e comandanti dell’avanzata dei “ribelli” contro la Libia di Gheddafi e nell’assalto alla sua capitale, Tripoli.
La primavera araba, che aveva colto impreparate le ex potenze coloniali con l’estromissione dei propri rappresentanti in Tunisia e Egitto, può ora riprendere le più classiche e rassicuranti venature del neoimperialismo criminale che si serve dell’Onu e delle guerre umanitarie per intervenire in altri paesi e per abbatterne i legittimi, seppur discutibili, governi.

“Naturale conseguenza”, per dirla pomposamente, alla Napolitano, di decisioni già prese, per riportare all’ordine e alla sudditanza ogni tentativo di politica autonoma che si discosti da quelle approvate e permesse dal consesso dei paesi forti (militarmente),ma messi molto male (dal punto di vista economico) dell’occidente.

Che Gheddafi fosse da decenni una spina nel fianco era noto, ma il modo in cui si è realizzata la campagna di Libia, (nella quale i rivoltosi di Benghasi valgono come il due di briscola), costituisce un esempio fulgido di come i vecchi e nuovi leader di un’imperialismo rapace e necessitato dalla crisi epocale, condurranno da ora in poi le loro incursioni oltreconfine, ovunque vi sia un paese che non abbassa la testa e che magari abbia tentato o tenti di emanciparsi dal loro giogo storico: il combinato disposto di menzogna, di ipocrisia, di false informazioni, di media completamente embedded, di uso spropositato della forza militare (20.000 le missioni Nato in 5 mesi di guerra), di coinvolgimento delle opposizioni e di pezzi importanti della società civile nei singoli paesi “democratici” sotto il manto maleodorante dell’intervento umanitario, di sospensione degli accordi internazionali in vigore, del sequestro dei capitali dei paesi aggrediti, della spartizione delle loro risorse (petrolio e gas nel caso specifico), danno un quadro mai visto del livello di criminalità raggiunto:

un branco di lupi famelici che si contendono le membra del più avanzato paese d’Africa, il paese che aveva sostenuto un ambizioso – e come si è visto, pericoloso- progetto di indipendenza per il continente nero, dall’Unione Africana, ad una Banca Africana indipendente dall’FMI, ad una moneta unica svincolata dal dollaro e legata all’oro, al satellite africano per le telecomunicazioni, ecc. ecc.

Un paese, la Libia, tra i più grandi produttori del migliore petrolio che si trovi sul pianeta, di gas, capace di estrarre acqua dal centro del deserto per irrigare le coste del mediterraneo, con riserve di oro pari a oltre 140 tonnellate, superiore a tutto l’oro della Gran Bretagna, con uno dei più importanti fondi sovrani al mondo, di oltre 70 miliardi di dollari.

Un paese tra i pochi laici e moderni del mondo arabo e baluardo contro l’estremismo islamico (da sempre foraggiato e sostenuto, anzi inventato dagli USA e dalla Gran Bretagna), come dimostra la composizione delle forze ribelli jihadiste che volentieri si sottopongono al comando anglo-francese sul campo.

Altro che dittatore, altro che intervento per evitare i massacri a Benghasi. Solo negli ultimi giorni i morti e i feriti per la “liberazione” di Tripoli ammontano a migliaia; ma le ottime TV del mondo libero non ci hanno mostrato neanche un cadavere. Raramente un ferito. Tutto è tripudio, a Tripoli.

Sembrerebbe di trovarsi di fronte ad una grande festa paesana con tanto di fuochi di artificio. La rivoluzione gioiosa dell’armata degli straccioni, nuova linea di abiti di fine estate con cui si sono travestiti, ci dicono oggi senza alcun ritegno, le forze speciali inglesi e francesi entrate a Tripoli.

La risoluzione Onu 1973, con cui si istituiva la no-fly zone, si è trasformata, senza alcuna apprezabile critica da parte di governi e opposizioni dei paesi occidentali bastioni del diritto e della libertà, in una campagna di attacco diretta, dall’aria, dal mare e da terra per abbattere il governo libico.

La Corte Penale Internazionale dell’Aja viene mobilitata, come d’uopo, a organizzare il lugubre teatrino del processo al dittatore per crimini contro l’umanità (se mai avrà luogo), e puntualmente viene emesso il mandato di cattura internazionale dell’apparato giuridico-poliziesco degli aggressori contro Gheddafi e figli.

Loro hanno tentato in ogni modo di beccarli con le bombe e i missili umanitari, ma fin’ora sono riusciti a far fuori solo un membro della famiglia e i suoi bambini. Nessun reato. Obiettivo legittimo.

Il livello di criminalità spicciola e ripugnante raggiunto dall’occidente e dai suoi leader di governo è impressionante. Per certi versi superiore a quello raggiunto in occasione delle due guerre del Golfo. Lì almeno, c’erano gli alibi dell’invasione di uno stato estero (il Kuwait), nella prima, e nella seconda la falsa produzione di armi di distruzione di massa (di cui sono pieni gli arsenali occidentali, antrace compresa, ve la ricordate ?).

In questo caso, invece, non c’era proprio un bel niente: solo invenzioni neanche abilmente confezionate, poiché sono state denunciate e svelate fin da marzo, e che tuttavia hanno consentito la guerra, l’occupazione e la futura spartizione delle risorse libiche.

La grande armata della Nato e i suoi membri hanno raggiunto (ci dicono) il loro obiettivo. Ma non è neanche detto, perché il dopoguerra, riserverà, probabilmente, molte amare sorprese.

Una cosa è certa. Mai come oggi, essa e suoi paesi di punta appaiono per ciò che realmente sono diventati, dopo la caduta del muro: una super banda di gangster internazionali che si fanno beffe del diritto e delle norme da loro stessi emanate.

Con un ONU consenziente e connivente di cui appare sempre più enigmatica la necessità della sua esistenza in vita.
Restano solo le borse, con i loro cani della finanza a ululare di gioia per i profitti imminenti da raccogliere sul cadavere di un paese. Se servisse una conferma.

Quando si arriva a questo punto, vuol solo dire che il presunto ordine mondiale si sta definitivamente sgretolando e che rimane in vigore solo la ragione del più forte.
Resta solo da capire se questa sia vera forza o non piuttosto la conferma dell’estrema debolezza dell’occidente capitalistico e l’annuncio della sua fragorosa fine.

 

 
 
 

Views: 0

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI