9203 BANCA CENTRALE EUROPEA: Tempesta sull’istituto di Francoforte

 
20110909 16:05:00 redazione-IT

[b]Riacquisto di bond, la Bce si spacca Il membro tedesco, Juergen Stark, del comitato esecutivo si dimette in disaccordo sul soccorso ai Paesi in difficoltà
[/b] (Dal Corriere della Sera)

La Bce si spacca sul tema degli acquisti di titoli di Stato: Juergen Stark, membro tedesco del comitato esecutivo dell’istituto e capo economista della banca centrale, ha annunciato le dimissioni, in disaccordo sulla politica di riacquisto dei titoli di Stato dei Paesi in difficoltà, tra cui l’Italia e la Spagna.

[b]Il fantasma dell’euro[/b]
di Galapagos (da Il Manifesto)

Il sogno di una Unione europea basata su una moneta unica ha ricevuto un colpo pesantissimo: le dimissioni del tedesco Jurgen Stark dal board Bce per dissensi sulla politica di sostegno, cioè acquisto di titoli del debito pubblico spagnolo e italiano, da parte della banca di Francoforte. Le dimissioni di Stark seguono di pochi mesi quelle di Weber dalla presidenza della Bundesbank. Anche lui era in disaccardo con la politica della Merkel. In Germania la coerenza non manca. Tuttavia la crisi che si è aperta è durissima e conferma che con il solo euro non si costruisce una Unione europea. Ora potrebbe accadere di tutto perché i prossimi mesi nelle maggiori economie ci sarà una ricaduta nella recessione o quantomeno in un periodo prolungato di stagnazione.
Lo spettro di un raffreddamento delle economie sta facendo riemergere le paure e gli egoismi nazionali. Anche nella potente Germania per la quale l’Ocse prevede nei prossimi trimestri una caduta del Pil. Paradossalmente Berlino pagherà le conseguenze delle politiche restrittive imposte a altri paesi come condizione per non farli fallire. Si tratta, come nel caso della Grecia, di condizioni capestro che stanno distruggendo il tessuto socio economico del paese. Verrebbe da dire che siamo di fronte a una legge del contrappasso se non fosse che la questione è molto seria e coinvolge direttamente l’Italia che rischia – come ha dichiarato ieri un banchiere di gran nome – di diventare una Grecia 2 per colpa di un governo inesistente e incapace.
Le responsabilità della Germania sono enormi: con il suo comportamento ha ritardato in passato l’approvazione degli aiuti alla Grecia e quando questi sono stati varati è stato chiaro che a beneficiarne sarebbero state la banche tedesche e inglesi, ma non la popolazione e l’economia ellenica. Ma le colpe non sono mai individuali: la posizione tedesca è stata sposata – con alcuni distinguo – da tutti i paesi dell’euro. Si sono persi mesi di tempo in inutili discussioni sulla impraticabilità del default della Grecia (avrebbe colpito le banche creditrici e non gli operai di Wolsburg) e perfino sulla rinegoziazione del debito che secondo le tre monopoliste mondiali del rating sarebbe stato equivalente a un default, con ricadute sulle banche che avevano assicurato quel debito pubblico.
La Grecia è un paese di enormi contraddizioni cioè con una terrificante distribuzione del reddito e con l’assenza di una adeguata struttura produttiva. Questo significa che è un perfetto mercato di sbocco per merci estere. Anche per questo motivo si è lavorato per costringere Atene a rimanere nell’euro: un ritorno alla dracma con conseguente svalutazione avrebbe di fatto bloccato le importazioni nel paese. La nascita dell’euro era stata salutata come l’abbattimento (economico) del muro di Berlino. Oggi quel muro è stato ricostruito, ancora più alto e invalicabile per i popoli.

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BORSE IN DIFFICOLTA’ – La notizia ha messo ulteriore agitazione sui mercati, che già avevano aperto in rosso: Piazza Affari ha esteso le sue perdite e lascia sul terreno oltre il 3%. Sugli indici pesa anche la pessima apertura di Wall Street: a New York sia Dow Jones che Nasdaq hanno aperto in flessione dell’uno per cento.

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ANSA

ROMA – La Bce va verso la spaccatura sul tema scottante degli acquisti di titoli di Stato: Juergen Stark, membro tedesco del comitato esecutivo dell’istituto, si e’ dimesso. La Bce ha annunciato le sue dimissioni. "Oggi Juergen Stark, membro del consiglio esecutivo della Bce ha informato il Presidente Jean Claude Trichet che per motivi personali si dimetterà dal board prima della scadenza del suo mandato prevista per il 31 maggio 2014", recita la nota della Bce. "Stark rimarrà nel board fino a quando non sarà nominato un suo successore, ossia, secondo la procedura, fino alla fine dell’anno", conclude la nota.

BORSA MILANO SCIVOLA (-3,3%) DOPO DIMISSIONI STARK – In un clima particolarmente volatile, a poco più di un’ora dalla chiusura di tutte le Borse europee rimane molto pesante lo scivolone di Piazza Affari: l’indice Ftse Mib segna una perdita del 3,32%, l’Ftse All Share un ribasso del 3,23%. Tra i titoli principali, Unicredit cede il 6,04%, Banco popolare il 4,90%, Fiat il 4,81%, Intesa SanPaolo il 4,60%. Molto male anche Enel (-4,01%) e Telecom Italia (-3,97%) mentre tiene ancora Bpm (-0,75%). Nel paniere a elevata capitalizzazione della Borsa milanese la sola Lottomatica (+0,74%) si muove in chiara controtendenza.

NAPOLITANO, ORA TEMA CRESCITA STRINGENTE E DRAMMATICO – "Sono all’ordine del giorno i temi della crescita che si pongono in modo stringente per non dire drammatico", lo ha affermato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in visita a Palermo, sottolineando che bisogna continuare a ridurre il debito pubblico e valorizzando insieme il Nord e il Sud del Paese. "Oggi la manovra finanziaria pubblica, indispensabile ed urgente – ha detto Napolitano – sta per concludere l’iter in Parlamento. Adesso sono i temi della crescita che si pongono all’ordine del giorno in modo stringente per non dire drammatico, in continuità con l’impegno ad allentare il peso e il vincolo di un massiccio debito pubblico e del suo costo". "Non posso che ribadire il fatto che l’Italia può tornare alla crescita, può giungere a crescere intensamente e stabilmente, solo se tutta l’Italia, il Nord e il Sud, crescono insieme, se si mettono a frutto le risorse del Mezzogiorno, le riserve potenziali della Sicilia e di tutto il Sud, che sono la miglior carta di cui disponiamo per guardare con fiducia al futuro". "Questa – ha concluso il capo dello Stato – è la sfida da raccogliere per dare un senso nuovo e compiuto a quel patto nazionale di cui abbiamo celebrato il 150/o anniversario in tutta Italia con grande partecipazione".

"Alcuni comportamenti diffusi – ha proseguito Napolitano – sono ormai di ostacolo ad una sana gestione dei mezzi finanziari disponibili e ad una ripresa su nuove basi della nostra crescita economica sociale e civile". "La crisi finanziaria globale, esplosa a cavallo tra il 2007 e il 2008 – ha detto Napolitano – é culminata nel 2011 nella crisi dell’Eurozona per la crescente insostenibilità del debito sovrano di alcuni Paesi, fra cui l’Italia. Ciò ci ha condotto a decisioni molto pesanti del nostro Parlamento, in funzione di risanamento e riequilibrio della nostra finanza pubblica". "Ci ha condotto inoltre a riflessioni di fondo su quel che deve concepirsi come revisione complessiva di assetti, istituzioni, realtà economiche e comportamenti diffusi, che sono – ha concluso il presidente della Repubblica – ormai di ostacolo ostruttivo ad una sana gestione dei mezzi finanziari disponibili e ad una ripresa su nuove basi della nostra crescita economica, sociale e civile".

Nessuno si può sottrarre alla esigenza di una "revisione complessiva di assetti istituzionali, di realtà economiche e di comportamenti diffusi, nessuna regione, componente sociale o politica, nessuna parte del Paese. Non c’é un territorio da premiare come concentrato di virtù, né un territorio da punire come un concentrato di vizi". "Occorre generare – ha aggiunto Napolitano – uno sforzo di cambiamento e di coesione nazionale".

"La manovra, necessaria e urgente, sta concludendo l’iter in Parlamento ricevendo un apprezzamento molto importante in sede europea", ha detto Napolitano.

A Palermo, Giorgio Napolitano ha ripetuto la critica che più volte ha rivolto alle amministrazioni pubbliche del Mezzogiorno, che devono fare la loro parte anche apportando "profonde correzioni" nella gestione. "Come dissi lo scorso maggio a Marsala, occorre un’analisi critica, che tenga conto sia della scarsa sensibilità o aderenza ai bisogni della Sicilia e del Mezzogiorno da parte dello Stato centrale, sia delle responsabilità proprie. Questa analisi non può essere accompagnata da reticenze e silenzi su ciò che deve essere corretto, anche profondamente, qui nel Mezzogiorno, sia nella gestione dei poteri regionali e locali, sia nel funzionamento delle amministrazioni pubbliche e del settore privato, sia nei comportamenti collettivi".

NAPOLITANO, AUTONOMIA SICILIANA IN GRAN PARTE INCOMPIUTA – L’autonomia speciale che fu concessa alla Sicilia nel 1946, prima ancora dell’approvazione della Costituzione della Repubblica, è rimasta in gran parte incompiuta e non solo per responsabilità dello Stato centrale, ma per "distorsioni e inquinamenti che hanno pesato nella gestione degli istituti dell’autonomia", ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, alla Società siciliana di storia patria. "Finalità e potenzialità dell’autonomia siciliana – ha affermato – in misura rilevante non si sono realizzate. Molte aspirazioni sono state eluse e deluse, sia per responsabilità dello Stato centrale, sia per distorsioni e inquinamenti, che hanno gravemente pesato sulla gestione degli istituti dell’autonomia regionale siciliana. L’inquinamento più devastante è stato rappresentato dal peso, dalla presenza invasiva e sconvolgente della criminalità organizzata, che ha prodotto tante vittime e tanti eroi, ai quali rendiamo omaggio. Mi fa piacere che ieri all’assemblea regionale siciliana sia stata annunciata la volontà di determinare una nuova partenza dell’autonomia e si stiano elaborando progetti per farlo".

Il Capo dello Stato ha concluso la sua visita di due giorni a Palermo. Dopo avere scoperto una targa celebrativa del 150esimo dell’Unità d’Italia nella sede della Società siciliana di Storia patria e avere visitato la chiesa di San Domenico, Napolitano è salito sull’auto presidenziale, accolto nella piazza antistante da una cinquantina di autonomisti con bandiere della Trinacria (simbolo della Sicilia) che gridavano: "Autonomia, statuto, alta corte".

PIL, CRESCITA FIACCA – Il Pil nel secondo trimestre 2011 è cresciuto dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,8% nei confronti del secondo trimestre 2010. Lo comunica l’Istat, confermando la stima preliminare diffusa il 5 agosto.

L’Istituto di statistica spiega che il dato sul prodotto interno lordo (Pil) è espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2000, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato. Quindi, rispetto al primo trimestre 2011, la crescita del Pil accelera su base congiunturale (al +0,3% dal +0,1%), mentre rallenta in termini tendenziali (al +0,8%, dal +1,0%). Tutte le componenti della domanda interna sono risultate in aumento. Le importazioni sono diminuite del 2,3% e le esportazioni sono cresciute dello 0,9%. In particolare, in termini congiunturali, le importazioni di beni e servizi sono diminuite del 2,3%, il totale delle risorse (Pil e importazioni di beni e servizi) è diminuito dello 0,3%. Dal lato della domanda, le esportazioni sono aumentate dello 0,9%, gli investimenti fissi lordi dello 0,2% e i consumi finali nazionali dello 0,2%. Nell’ambito dei consumi finali, la spesa delle famiglie residenti è aumentata dello 0,2%, quella della Pubblica Amministrazione (Pa) e delle Istituzioni Sociali Private (Isp) è rimasta stazionaria. La crescita degli investimenti è stata determinata da un aumento degli investimenti in macchine, attrezzature e altri prodotti del 2,5% mentre gli investimenti in costruzioni sono scesi dell’1,6%, e gli acquisti di mezzi di trasporto hanno subito una contrazione dello 0,3%. La spesa delle famiglie sul territorio nazionale ha registrato un aumento, in termini tendenziali, dell’1,1%; in particolare, gli acquisti di servizi sono cresciuti dell’1,9%, i consumi di beni non durevoli sono aumentati dello 0,1% mentre i consumi di beni durevoli sono rimasti stazionari. Gli investimenti fissi lordi hanno segnato nel complesso una crescita dello 0,6% (aumentano del 3,4% gli investimenti di macchinari e altri prodotti e dello 0,6% gli investimenti in mezzi di trasporto, mentre si registra un calo dell’1,5% per gli investimenti in costruzioni).

La crescita del Pil acquisita per il 2011, ovvero quella annuale che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nei restanti trimestri dell’anno, é pari allo 0,7%. Lo comunica l’Istat, confermando la stima preliminare per il secondo trimestre.

Nel secondo trimestre 2011 si rilevano andamenti congiunturali positivi del valore aggiunto dell’industria (+0,9%) e dei servizi (+0,1%), mentre il valore aggiunto dell’agricoltura è sceso del 2,4%.

CONGIUNTURALE MEGLIO DI MEDIA EUROZONA,MA PEGGIO L’ANNUO – Il Pil italiano nel secondo trimestre 2011 fa leggermente meglio della media dell’eurozona su base congiunturale (+0,3% contro +0,2%) mentre la crescita annua risulta nettamente più lenta (+0,8% contro +1,6%). Guardando ai diversi Paesi, nel secondo trimestre il prodotto interno lordo è aumentato in termini congiunturali dello 0,2% negli Stati Uniti e nel Regno Unito, dello 0,1% in Germania ed é rimasto stazionario in Francia; in Giappone il Pil è diminuito in termini congiunturali dello 0,3%. In termini tendenziali, il Pil è aumentato del 2,8% in Germania, dell’1,6% in Francia, dell’1,5% negli Stati Uniti e dello 0,7% nel Regno Unito; in Giappone ha subito una flessione dello 0,9%.

CONSUMATORI, OTTIMISTICHE STIME ISTAT – Federconsumatori e Adusbef considerano "sopravvalutate" le stime dell’Istat sul Pil nel secondo trimestre (+0,3% sul trimestre precedente, +0,8% sullo stesso periodo del 2010)) e sottolineano che "purtroppo la situazione é peggiore di quanto prospettato da questi dati". "Anche alla luce della manovra iniqua e depressiva che questo Governo ha approntato – affermano in una nota – già sarà tanto se il Pil si discosterà dallo zero. La ripercussione che questa ennesima versione della manovra avrà per le famiglie sarà pesantissima: a regime si avrà una caduta del potere di acquisto di 2.031 euro annui a famiglia (senza contare la stangata di prezzi e tariffe di oltre 1.521 euro nel 2011)".

 

 
 
 

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