“MOBILITÀ E INTEGRAZIONE NEL NUOVO MILLENNIO”: A BASILEA IL CONVEGNO DELLE ACLI SVIZZERA

“Mobilità e integrazione nel nuovo Millennio” è il tema del convegno organizzato il 23 marzo scorso a Basilea dalle Acli Svizzera. Un tema di grande attualità, approfondito a Basilea grazie a relazioni e testimonianze, di spessore scientifico e politico, da Toni Ricciardi – storico delle migrazioni all’università di Ginevra e autore di numerosi libri in tema di migrazioni; Cristina Franchi – sociologa all’Università di Basilea e studiosa dei fenomeni migratori; e dalla testimonianza di Christof Hiltmann, Sindaco di Birsfelden (BL). Hanno partecipato anche il nuovo Console d’Italia a Basilea, Pietro M. Paolucci, alla sua prima uscita pubblica, e Nella Sempio, Presidente del Comites di Basilea.
Nuove migrazioni, lavoro e integrazione sono, da alcuni anni, temi oggetto di studio, di analisi e di dibattito in ambito culturale, politico e territoriale, sia per la loro rilevanza economico-sociale, sia per la deflagrazione politica che la questione migrazione ha assunto in termini di consenso elettorale e dunque di governo.
La scelta di Basilea non è stata casuale, ha sottolineato Giuseppe Rauseo, presidente delle ACLI Svizzera: la città renana è da sempre luogo d’incontro di diverse provenienze e differenti culture. Basilea è tornata in questi ultimi anni a essere destinazione di un gran numero di giovani italiani, ma anche di intere famiglie. Il nuovo Circolo ACLI “Welcome” di Basilea, costituito da giovani rappresentanti della nuova emigrazione, è una bella proposta in questa realtà come testimonia l’organizzazione del convegno del 23 marzo.
Di nuove “migrazioni” o “mobilità” ha parlato Toni Ricciardi, che ha presentato dati sui flussi migratori, comparandoli fra diverse epoche. “Fin dai primi insediamenti, uomini e donne hanno sempre conosciuto forme di mobilità, vuoi per esigenze ambientali vuoi per spingersi oltre; la mobilità è uno dei fattori che ha caratterizzato la storia dell’umanità”, ha rimarcato Ricciardi. La recente migrazione italiana messa al confronto con quella passata, fa emergere un quadro piuttosto variegato. “A differenza di quanto si crede, non sono solo i giovani a lasciare l’Italia, ma la nuova mobilità coinvolge molte fasce di età e provenienze regionali. Inoltre, a partire non sono solo i cosiddetti “cervelli in fuga”, ma la migrazione italiana continua a interessare tutti i ceti sociali”.
I numeri restano impressionanti e con un trend in crescita: nel solo 2018 hanno lasciato l’Italia circa 285 mila italiani. Siamo tornati ai livelli record degli anni ’50.
Cristina Franchi ha tracciato “un quadro della nuova migrazione italiana a Basilea, situandola in tre specifiche categorie di mobilità”. Una migrazione che mostra sentimenti contrastanti di chi lascia il paese: “da un lato tante speranze e motivazioni per un futuro migliore, dall’altro tanta delusione e rabbia per l’indifferenza e l’inefficienza del sistema produttivo e politico nell’affrontare la questione lavoro”. Franchi ha poi presentato le testimonianze di persone giunte da pochi anni: dagli esempi di successo di chi arriva con ottime qualifiche e un contratto già siglato, a quelli meno soddisfacenti delle persone che arrivano di propria iniziativa, con qualifiche (anche laureati) generiche, inadatte al mercato del lavoro locale, che spesso finiscono con lo svolgere umili lavori manuali prima di trovare uno sbocco (quando lo si trova).
La domanda emersa durante il convegno è stata: “È più coraggioso chi parte o chi resta?”.
La risposta è più complessa di quanto si possa pensare, è stato detto da più parti, e la politica non ha saputo dare risposta ai bisogni di chi lasciava il proprio paese per un futuro migliore.
Un prezioso contributo è stato dato da Christof Hiltmann, che ha raccontato come la crescita e lo sviluppo di Birsfelden – sobborgo di Basilea – sia frutto delle migrazioni che negli Anni ’60 e ’70 arrivavano per colmare la mancanza di manodopera nella regione. Con una narrazione simpatica e coinvolgente, Hiltmann ha rimarcato l’arricchimento culturale e la reciprocità del valore aggiunto che ne deriva per entrambe le comunità, quella di accoglimento e quella dei nuovi arrivati. Il successo di questa sinergia, ha sottolineato, sta nell’integrazione dei nuovi arrivati e nella capacità del Comune a raccogliere domande e bisogni dando risposte concrete.
Argomentazioni, testimonianze e riflessioni da parte del pubblico presente sono state raccolte dalle Acli che hanno in programma, nel corso dell’anno, una serie di convegni nelle diverse regioni linguistiche della Svizzera.

 

Fonte: aise.it

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