di Attilio Folliero, (Caracas 03/05/2017 – Aggiornato 11/05/2017)
Da circa un mese, ed esattamente dal 6 aprile in alcune zone del Venezuela sono in corso manifestazioni di protesta portate avanti dalla coalizione di partiti che si oppongono al Governo di Nicolas Maduro.
Tali manifestazioni spesso sono sfociate in violenti disordini che hanno provocato alla data odierna (3 maggio 2017) 33 morti, centinaia di feriti, qualche migliaio di persone fermate ed arrestate, danni ingenti per milioni e milioni di dollari.
Tranne rari casi, tali manifestazioni sono sempre state concentrate nelle zone dei quartieri bene di Caracas e qualche altra città del Venezuela. Fin da quando Hugo Chávez è salito al Governo nel 1999, hanno protestato contro di lui sempre e solo le classi più ricche, la classe alta e settori delle classi medie.
L’avversione della classe media ai governi di Chávez e Maduro
Queste classi non hanno mai accettato la politica di Hugo Chávez prima e di Nicolas Maduro poi, incentrata sulla redistribuzione in maniera più equa delle ricchezze dello stato; non hanno mai accettato che il Governo “sperperasse” – a loro dire – ingenti risorse per le classi più povere, da sempre emarginate ed abbandonate a vivere nella più totale miseria.
Questo è il punto vero. Le classi più ricche, la classe alta e le classi medie di questo paese non hanno digerito che i governi socialdemocratici di Chávez e Maduro (1) investissero ingenti risorse per permettere a tutti di usufruire di una istruzione gratuita e di qualità fino ai più alti livelli (scuola, università e studi post universitari); per incentivare la sanità pubblica, in modo da permettere a tutti di potersi curare, anche a chi non ha i mezzi economici per accedere alle costosissime cliniche private; milioni di case popolari costruite per i più emarginati e da sempre condannati a vivere nelle baraccopoli, nei cinturoni della miseria che affollano le grandi città del Venezuela. Ad oggi, il programma statale dedicato alla costruzione di case popolari (denominato “Gran Misión Vivienda Venezuela”) ha consegnato un milione e seicentomila appartamenti ad altrettante famiglie che vivevano nelle baraccopoli e che mai avrebbero potuto acquistare un appartamento.
Questa classe media che protesta non ha mai digerito che lo stato distribuisca alimenti di prima necessità a prezzi regolati, prima attraverso i negozi statali appositamente costituiti (Rete Mercal, Rete PDVAL e Supermercati Bicentenario) ed oggi attraverso i CLAP. Il Governo ha creato i CLAP per superare gli inconvenienti, come le code lunghissime che si formavano davanti ai negozi statali, che ad un certo punto della “guerra economica”, scatenata dalle oligarchie, erano gli unici a distribuire prodotti di prima necessità a prezzi normali; tutti gli altri negozi privati, soprattutto i grandi supermercati, prima hanno cessato di vendere, in tutto, o in parte, o a rotazione, i principali prodotti alimentari e poi, quando sono tornati a venderli, i loro prezzi per essere talmente alti erano impagabili dalla stragrande maggioranza della popolazione.
Il Governo, nel 2016 per far fronte alle tante difficoltà che incontrava il popolo per approviggionarsi di alimenti ha creato i CLAP, Comitati Locali di Distribuzione e Produzione degli Alimenti, ovvero la distribuzione a prezzi normali, direttamente a domicilio, di un pacco contenete i principali prodotti alimentari; della distribuzione si incarica direttamente il potere popolare organizzato attraverso i Consigli Comunali (Consejos Comunales), che dopo aver provveduto al censo delle famiglie interessate a ricevere il pacco a prezzo controllato, provvede alla consegna direttamente a domicilio. Il pacco che arriva una volta al mese, contiene alimenti per circa 18 Kg; l’ultimo che ha ricevuto lo scrivente, lo scorso 21 aprile conteneva: 4 Kg di riso, 3 Kg di pasta, 2 Kg di farina di mais, 2 Kg di fagioli, 1 Kg di lenticchie, 1 Kg di latte in polvere, 1 Kg di zucchero, mezza dozzina di scatolette di tonno da 140 grammi cadauna, 1 litro di olio di girasole ed ancora ketchup, maionese, sale…
Il prezzo di vendita del pacco è di 10.500 bs ed include anche una piccola quota per il trasporto della merce. Per avere una idea di quanto sia il risparmio per le famiglie, basta dire che un Kg di pasta, in un qualsiasi negozio costa non meno di 10.000 bs, oppure un Kg di latte in polvere può arrivare a superare le 15.000 bs. Tale forma di distribuzione raggiunge mensilmente più di 6 milioni di famiglie. Ovviamente il CLAP non solo permette di accedere ai prodotti alimentari di prima necessità a prezzi sopportabili, ma smonta l’idea, diffusa soprattutto a livello internazionale, che in Venezuela ci sia una emergenza umanitaria, un intero popolo che muore di fame! Il pacco CLAP non è sufficiente per alimentare in modo soddisfacente, ma sicuramente impedisce che qualcuno possa morire di fame. Insomma in Venezuela, a differenza della opinione diffusa dai media locali e internazionali, nessuno muore di fame. Forse a morire di fame è proprio qualche membro della classe media, per il quale odio e fanatismo gli impediscono di accedere a qualsiasi iniziativa portata avanti dal Governo.
Riassumendo per l’opposizione e le classi che rappresenta è uno spreco enorme proteggere il popolo dall’inflazione e dalla fame; è uno spreco investire in ospedali pubblici, permettendo a tutti di curarsi; è uno spreco investire nell’istruzione pubblica e permettere, per esempio a 3 milioni di giovani di poter accedere gratuitamente agli studi universitari; è uno spreco investire in case popolari per permettere a milioni di persone di vivere in una casa dignitosa; per non parlare dello “spreco” – sempre secondo l’opposizione e le classi ricche – in cui incorre il governo nel consegnare un computer portatile (denominato “Canaimita”) agli studenti di ogni ordine e grado delle scuole pubbliche; è uno spreco dare la pensione a 3 milioni di persone; durante la IV Repubblica, prima di Chávez, i pensionati erano solo qualche centinaio di migliaia. Ovviamente l’elenco degli “sprechi” – sempre secondo le classi ricche – sarebbe lunghissimo, includendo le nazionalizzazioni di imprese che producono o offrono servizi pubblici essenziali (elettricità, telefonia, satelliti, TV, ferrovie, banche, cemento, ferro, acciaio, …), o l’assistenza alle persone più disagiate, o agli animali.
Tra le tante iniziative meritevoli di essere segnalate (Vedasi l’elenco delle missioni), ci sono due che mi preme segnalare: la Missione Negra Hipolita, che si occupa del recupero degli indigenti che vivono abbandonati nelle strade e la Missione Nevado, che si occupa dell’assistenza agli animali. In particolare, quest’ultima missione voluta da Chávez è speciale e mostra il grado di umanità e sensibilità del defunto governante venezuelano.
In ogni regione sono sorti punti di assistenza per gli animali, con medici veterinari qualificati. Lo scrivente ha usufruito due volte della Missione Nevado, i cui veterinari si sono presi cura amorevolmente di due pappagalli ammalati. La seconda volta che si rivolgeva a tale missione ha portato in visita un pappagallo di soli 4/5 mesi appena accolto in casa che durante la sua prima notte ha avuto conati di vomito e presentava, segni di maltratto. Alla sede di Caracas della Missione Nevado, il pappagallo è stato visitato con urgenza ed il veterinario che lo ha visitato con grande attenzione e professionalità gli ha immediatamente riversato tantissimo affetto, abbracciandolo e baciandolo; insomma un medico che mostrava di amare gli animali.
Questa missione offre assistenza medica per tutti gli animali che vengono portati a questi centri, per esempio ai cani randagi, ai cani della strada. Ma tale missione non si limita all’assistenza sanitaria, infatti svolge campagne di sensibilizzazione a favore degli animali, oppure offre accoglienza per gli animali abbandonati. Ovviamente, per le classi ricche investire soldi per l’assistenza sanitaria degli animali è un enorme spreco di denaro pubblico.
Il modello di società secondo le classi ricche
Il modello di società che vorrebbero le classi ricche venezuelane è chiaro: un minimo intervento dello stato nell’economia, lasciando agire indisturbata la mano invisibile del mercato. Tutte o quasi le risorse dello stato dovrebbero andare, come era in passato, alle classi imprenditoriali, alla borghesia; prosperando l’attività imprenditoriale, questa assicurerebbe il lavoro a tutte e tutti, grazie ai frutti del loro lavoro potrebbero pagarsi gli studi in scuole e università private, curarsi in cliniche private, attraverso una assicurazione sanitaria ovviamente privata e per assicurarsi una giusta e meritata pensione i lavoratori dovrebbero sottoscrivere una polizza assicurativa ovviamente privata. E tutti vivrebbero felici e contenti, come nella IV Repubblica, quando, secondo statistiche della Banca Centrale del Venezuela (all’epoca ovviamente diretta dall’oligarchia) nel secondo semestre del 1996 si arrivò ad avere quasi l’86% della popolazione in povertà di cui oltre il 65% in miseria; meno del 15% della popolazione faceva parte della classe media ed alta. Era questa classe che si spartiva tutte le risorse del paese e che oggi si ribella.
Con l’avvento di Chávez queste risorse – come visto – sono state redistribuite in maniera più equa, determinando una opposizione al suo governo sempre più violenta da parte delle classi più ricche. Ovviamente l’oligarchia grazie al possesso della maggior parte dei mezzi di comunicazione è riuscita a portare alla propria causa anche settori del proletariato e della classe media che si sono beneficiati delle opere del governo.
Successivamente con la morte di Chávez e l’avvento al potere di un semplice operaio, un conduttore di autobus pubblici, l’avversione si è ingigantita. La popolarità di Maduro è andata diminuendo a causa di vari errori commessi dal suo governo, per la grave crisi economica che attraversa il paese e per la “guerra economica” scatenata dall’oligarchia. L’oligarchia ha scatenato una vera e propria guerra economica, col fine di accrescere il malcontento nel popolo e convincerlo a votare contro il governo ed a favore dei rappresentanti dell’oligarchia e delle classi medie.
Ed è precisamente quello che è successo nel dicembre del 2015, quando il popolo ha votato maggioritariamente a favore dei partiti di opposizione che hanno ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento grazie al sistema elettorale maggioritario. Dopo quella vittoria, l’opposizione pensava di riprendersi prontamente la Presidenza della Repubblica ed il potere esecutivo.
Il vero obiettivo dell’opposizione
A questo punto è necessario fare una considerazione importante. L’opposizione vuole il potere, ma non vuole essere la continuazione legale del Governo di Maduro.
L’ideologia alla base dell’opposizione è chiaramente neoliberale, quindi una volta al potere privatizzerebbe tutto quanto è possibile privatizzare, bloccherebbe l’aumento di stipendi e pensioni, aumenterebbe l’età pensionabile, aumenterebbe l’orario di lavoro, aumenterebbe i prezzi di beni e servizi pubblici, ecc… tutti provvedimenti previsti dal loro programma.
Il loro eventuale arrivo al potere non potrebbe però disconoscere e smantellare tutti i diritti acquisiti dalle classi più deboli e l’impalcatura dello stato creato dal chavismo perché previsto in costituzione; ovviamente una riforma della costituzione va oltre la semplice maggioranza di governo. Inoltre, va aggiunto che i governi di Chávez e Maduro hanno stretto accordi internazionali, hanno contratto debiti ed hanno ottenuto investimenti da paesi, come Russia e Cina, e multinazionali varie.
L’opposizione, ovvero l’oligarchia che sta dietro i partiti di opposizione non vuole arrivare al governo per la via elettorale, per la semplice ragione che in questo modo sarebbe la continuazione legale e costituzionale dei tanto avversati “regimi” di Chávez e Maduro e pertanto non potrebbe disconoscere e smantellare tutti i benefici ottenuti dal popolo e che sono previsti nella Costituzione e tanto meno potrebbe disconoscere i contratti firmati con paesi come Cina o Russia e multinazionali non gradite all’opposizione. L’opposizione arrivando al potere per le vie legali sarebbe obbligata a rispettare questi contratti e questi accordi non graditi, pena per il Venezuela ritrovarsi invischiato in lunghi e costosi processi internazionali; per esempio si ritroverebbe a dover affrontare vari ricorsi presso il “Centro internazionale per il regolamento delle controversie relative ad investimenti”, ICSID per la sigla in inglese di “International Centre for Settlement of Investment Disputes” o CIADI, in spagnolo.
Il mancato svolgimento del referendum revocatorio
L’opposizione, dunque non vuole arrivare al potere per le vie legali, attraverso le elezioni. Non ha voluto il referendum revocatorio proprio per questo motivo ed ha fatto di tutto affinché non si svolgesse. Preciso, che quando parlo di opposizione mi riferisco ai leader dei partiti di opposione e all’oligarchia che sta dietro tali partiti. La gran maggioranza della popolazione che appoggia i partiti di opposizione sicuramente voleva il referendum.
Il referendum revocatorio ha meccanismi e tempi rigidamente stabiliti da leggi e regolamenti elettorali. La Costituzione (Articolo 72) stabilisce che si può richiedere il referendum revocatorio del presidente dal momento in cui si compiono i tre anni dall’insediamento e deve darsi entro l’anno successivo. Va aggiunto che in caso di revoca del presidente, tramite referendum, si procede immediatamente alla elezione del nuovo presidente; va detto anche che nel caso in cui il referendum si dovesse dare dopo l’anno previsto, il presidente sarebbe revocato, ma il vicepresidente porterebbe a termine il mandato.
L’opposizione ovviamente conosceva le regole, ma invece di iniziare le procedure per l’indizione del referendum a gennaio del 2016, comincia con 3 mesi di ritardo ed inoltre fa di tutto affinché non venga celebrato.
Va specificato ulteriormente che per calcolare il compimento dei tre anni bisognava partire non dal momento dell’insediamento di Maduro, ma dall’insediamento di Hugo Chavez. Il presidente eletto dura in in carica 6 anni, però in caso di morte prematura (o assenza per qualsiasi altro motivo) il vicepresidente porta a termine il periodo presidenziale nel caso manchino meno di tre anni allo scadere del mandato del presidente deceduto; nel caso manchino più di tre anni si provvede ad eleggere un nuovo presidente, che rimane in carica fino alla fine del periodo presidenziale originario.
Il periodo presidenziale di Hugo Chavez inizia il 10 gennaio del 2013, con scadenza gennaio 2019; Chavez muore il 5 marzo, quindi si procede alla nuova elezione in aprile 2013, quando appunto viene eletto Maduro, che rimarrà in carica fino a gennaio 2019, quando si insedierà il nuovo presidente eletto.
Il 10 gennaio 2016 è la data in cui si compie la metà del mandato presidenziale ed è da questo momento che si può chiedere il referendum revocatorio. L’opposizione, invece inizia la procedura nel mese di Aprile.
Per darsi il referendum, la legge prevede che l’1% degli elettori (ossia circa 200.000 elettori) richieda all’organo elettorale (CNE, Consiglio Nazionale Elettorale) di avviare le procedure per indire il referendum. Una volta ricevuta tale richiesta il CNE avvia la raccolta delle firme per indire il referendum; è necessario raccogliere le firme del 20% degli elettori. Una volta raccolte, il CNE indice il referendum. I tempi si allungano per il fatto che un apposito ufficio del CNE deve controllare la veridicità delle firme una per una.
L’opposizione prima di tutto inizia il meccanismo con 3 mesi di ritardo ed invia al CNE le firme raccolte il 12 aprile del 2016. Sarebbe opportuno che i leader dell’opposizione spiegassero per quale ragione hanno avviato il meccanismo di richiesta del referendum con tre mesi di ritardo.
Le firme inviate al CNE non sono le necessarie 200.000 ma quasi due milioni. Per quale motivo inviano al CNE 2 milioni e non 200.000? Per cautelarsi di fronte a qualche firma rifiutata? Se questo è il motivo, statisticamente parlando era suffciente raccogliere un 10% in più e si era tranquilli. Inviando tante firme in più ovviamente si dilungano i tempi per controllare la loro veridicità.
Durante la fase del controllo di queste firme, oltre a dilungarsi i tempi si scopre che migliaia e migliaia sono false; ci sono firme di minori, firme di persone decedute, carcerati; inoltre migliaia e migliaia sono le sostituzioni di persone… insomma c’erano all’incerca mezzo milione di firme irregolari e gli estremi per la denuncia e l’arresto dei principali membri dei partiti di opposizione per frode in atto pubblico. Per quale motivo si consegnano tante firme false, pur sapendo che sarebbero state scoperte?
Il meccanismo del referendum prevede, infatti che le firme siano verificate una ad una e pubblicate; pertanto chiunque poteva controllare ed effettuare il relativo reclamo. Migliaia e migliaia sono state le denunce di persone che asserivano di non aver firmato, pur apparendo il proprio nome tra i firmatari. Di fronte a tante denuncie e tante firme false, il CNE ha chiamato i firmatari a ratificare la firma. I tempi si sono dilatati e quando a settembre si poteva finalmente procedere alla fase successiva già non c’era tempo per celebrare il referendum entro l’anno previsto e l’opposizione ha definitivamente rinunciato a chiedere il referendum. Non gli interessava revocare il presidente per lasciare al governo il suo vice.
È duqnue normale pensare che l’opposizione voglia arrivare al potere non attraverso il voto, ma per la forza, attraverso la violenza di strada, tramite un colpo di stato, attraverso una invasione straniera e perfino attraverso una guerra civile; solo prendendo il potere in questo modo pensa di non essere il legale successore dei governi di Chávez e Maduro, disconoscendo totalmente il loro operato.
Conclusione: l’opposizione e l’oligarchia, che sta dietro i partiti di opposizione non vuole elezioni. La maggioranza del popolo che appoggia l’opposizione (e che ha tutto il diritto di avversare il governo ed appoggiare chi vuole perché in Venezuela esiste libertà di espressione e libertà di voto) avrebbe comunque voluto esprimersi nel referendum. Non solo: il 65% dei venezuelani, ossia la maggioranza della popolazione, stando ai sondaggi ed in particolare a quelli di Hinterlaces, pensa che Maduro debba terminare il mandato e l’elezione presidenziale debba svolgersi alla scadenza naturale, ossia nel 2018.
Considerando sempre i sondaggi di Hinterlaces troviamo anche altre indicazioni:
- il 61% dei venezuelani pensa che l’opposizione non sia in grado di risolvere gli attuali problemi economici del paese, quindi anche una parte di chi appoggia l’opposizione non crede che questi pariti siano in grado di risovere i gravi problemi economici del paese;
- il 35% dei venezuelani simpatizza per i partiti che appoggiano il Governo, mentre il 29% simpatizza per i partiti di opposizione; però, esiste un 36%, che non simpatizza per nessuno; la vittoria dell’una o dell’altra coalizione dipende proprio dalla decisione di questi attuali “indecisi”;
- l’87% è favorevole all’importazione di alimenti e medicinali da parte dello stato, così come ben un 79% pensa che il governo debba controllare i prezzi dei prodotti alimentari e quasi la metà della popolazione (il 49%) pensa che lo stato debba aumentare le tasse agli imprenditori.
L’ingerenza esterna
Nel dicembre del 2015, i partiti che conformano la coalizione di opposizione al governo ottengono una vittoria schiacciante nelle elezioni parlamentari e controllano saldamente il Parlamento con quasi i due terzi dei deputati eletti.
In due anni, dal momento della sua elezione al 2015, la popolarità del Presidente Maduro è letteralmente crollata e continua a scendere anche nell’anno successivo. I motivi di questo crollo? Indubbiamente il Presidente commette una serie di errori (lo stesso Maduro più volte ha ammesso di aver commesso errori), a cui si aggiunge la grave crisi economica, con il petrolio che scende dagli oltre 100 dollari al barile a meno di 20 (in un certo momento) e la scarsità degli alimenti dovuta da un lato alla mancanza di dollari per poterli importare e dall’altro alla “guerra economica”, in cui oligarchi e monopolisti di questo paese controllando la gran parte delle importazioni, della produzione e distribuzione degli alimenti li fanno letteralmente sparire dagli scaffali dei negozi, adducendo come scusa l’inefficienza del governo. Sul tema della guerra economica invito a leggere “La carta igienica come strumento di pressione politica”
Successivamente all’elezione parlamentare, la crisi economica continua ad aggravarsi e continua a cadere la fiducia del popolo nel governo. Ad un certo punto, le opposizioni sentono di avere la maggioranza dalla propria parte e per non aspettare le elezioni presidenziali del 2018 cercano di fare pressione sul governo, affinché rinunci o per essere più esatti cercano il colpo di stato, con l’aiuto di un intervento straniero.
Si crea l’opinione, soprattutto a livello internazionale, che in Venezuela c’è una crisi umanitaria e quindi per risolverla è ben visto anche l’intervento militare di una potenza straniera.
Nel corso dell’ultimo anno ed in particolare dall’inizio del 2017 si intensificano le voci a livello internazionale contro il governo “dittatoriale” di Maduro, che non vuole celebrare elezioni, mentre il popolo muore di fame. Vediamo alcuni di questi interventi.
Il 22 gennaio del 2017 il nuovo Segretario di Stato USA, Rex Tillerson, già a capo della Exxon Mobil che ha avuto grosse controversie col Venezuela, uscendone però sconfitta, chiede libertà per i prigionieri politici ed un incremento delle sanzioni per chi viola i Diritti umani in Venezuela e contro i narcotrafficanti; aggiunge anche che gli USA debbono cooperare soprattutto con paesi come Colombia e Brasile e con le organizzazioni multilaterali, come la OEA, affinché si arrivi ad una transizione negoziata in Venezuela; e sottolinea anche che gli USA continueranno ad appoggiare gli sforzi del Segretario della OEA, Almagro, che sta cercando di attivare la “Carta Democrática Interamericana”. Ricordiamo che tale meccanismo non è mai stato applicato nella storia della OEA.
Il 13 febbraio del 2017, gli Stati Uniti impartiscono severe sanzioni al Vicepresidente del Venezuela, Tareck El Aissami accusandolo di narcotraffico; tra l’altro gli congelano presunti beni e conti che il Vicepresidente nega di avere!
Il 19 marzo 2017, ancora una volta Exxon Mobil e Conoco Phillips rinnegano le leggi venezuelane riguardanti lo sfruttamento dei pozzi petroliferi mediante società miste, in cui il 60% è comunque riservato a PDVSA, l’impresa statale venezuelana. Lo stato Venezuelano aveva proposto che a risolvere la questione fosse chiamato il CIADI; infatti pochi giorni prima il 10 marzo, questo organismo internazionale aveva dato ragione al Venezuela. Un paese è sovrano e può dettare le leggi che ritiene opportune, anche in tema economico.
Il 28 marzo del 2017, 20 paesi della OEA su un totale di 35 votano a favore di una proposta per discutere in ambito OEA, come restaurare la democrazia in Venezuela. A questo riguardo bisogna dire che si tratta di totale ingerenza in problemi interni di uno stato, ingerenza proibita prevista dall’Artícolo 1, Comma 2 del Regolamento OEA.
Saranno proprio le continue ingerenze da parte del Segretario Almagro che convinceranno il Governo di Maduro ad uscire da questa Organizzazione.
Il 6 aprile del 2017, l’Ammiraglio Kurt W. Tidd, Capo del Comando Sud degli Stati Uniti, in un suo documento inviato alla Commissione per i Servizi Militari del Senato USA scrive: “L’aggravarsi della crisi umanitaria in Venezuela potrebbe obbligare ad un intervento da parte degli organismi regionali”. Ed aggiunge: “Il Venezuela attraversa un periodo di profonda instabilità, dovuta alla scarsità di alimenti e medicinali, una costante incertezza politica e l’aggravarsi della crisi economica”. Ed ancora: “Nell’ultima decade, Cina, Russia e Iran hanno fortemente incrementato la loro presenza nella regione… Questi attori globali vedono l’America Latina come opportunità per raggiungere obiettivi a lungo termine e così avanzare in aree di interessi incompatibili con noi e i nostri alleati”.
E proprio a partire dal 6 aprile, l’opposizione venezuelana sentendosi forte dell’appoggio internazionale e particolarmente del Segretario della OEA, Almagro e di Kurt W. Tidd, Capo del comando Sud degli Stati Uniti, incrementa le cosiddette manifestazioni pacifiche, tendenti a chiedere elezioni, da un lato e la rinuncia di Maduro, dall’altro. In realtà non si tratta di dimostrazioni pacifiche ma di manifestazioni di estrema violenza che hanno provocato alla data odierna (3 maggio 2017) 33 morti, centinaia di feriti e danni materiali per milioni di dollari.
Da parte dei “pacifici” manifestanti di opposizione si registra perfino l’assalto (la sera del 20 aprile 2017) ad un Ospedale specializzato in Ginecologia e Ostetricia, sloggiato con l’intervento dei pompieri e dell’esercito; i militari hanno dovuto proteggere una donna che stava partorendo proprio nel momento in cui i “pacifici manifestanti” di opposizione stavano assaltando l’ospedale!
Di seguito, riporto la drammatica denuncia dell’attacco all’ospedale, attraverso Twitter, del Minsitro degli Esteri, Delcy Rodriguez.
La contromossa di Maduro che propone una Assemblea Costituente
La situazione del Venezuela è dunque difficile. In pratica si sta rivivendo quanto accaduto in Siria. In Siria, inizialmente l’opposizione al Governo di Bashar Al Assad protestava con manifestazioni pacifiche; successivamente queste manifestazioni “pacifiche”, infiltrate anche da mercenari, diventano sempre più violente, provocando anche i primi morti, che diventeranno poi centinaia e migliaia; infine, i settori che protestavano vengono armati e quindi la protesta violenta si trasforma in aperta guerra civile, che dura da sei anni ormai, con centinaia di migliaia di morti.
A vedere la similitudine tra la situazione della Siria e la situazione attuale del Venezuela è lo stesso Bashar Al Assad in una recente intervista concessa a Telesur.
Per cercare di risolvere i problemi del Venezuela e pacificare il paese, Maduro ha proposto una Assemblea Costituente. In sostanza ha affidato al popolo la risoluzione dei problemi e la scelta del nuovo assetto dello stato.
L’opposizione dal momento in cui vince l’elezione parlamentare del dicembre 2015 dice di essere maggioranza assoluta nel paese; se così fosse, una volta ottenuta la maggioranza dei rappresentati all’Assemblea Costituente, l’opposizione potrebbe procedere a smantellare lo Stato (e la Costituzione) voluto da Chávez e liberarsi anche di Maduro; è indubbio che una volta riformata la Costituzione, attraverso la Costituente, si dovrà procedere alla legittimazione di tutti i poteri, quindi anche all’elezione del nuovo presidente.
I principali esponenti dell’opposizione per anni hanno chiesto una nuova costituente e ciò è facilmente dimostrabile per il fatto che in Internet rimane traccia di tutto ciò che viene espresso. In Twitter, ad esempio possiamo leggere i tweet di importanti esponenti dell’opposione, come Leopoldo Lopez o Maria Corina Machado che a gran voce chiedevano la Costituente. In realtà tutti i leader dell’opposione chiedevano la Costituente per superare lo stato “socialista” voluto da Chávez e con cui non erano mai stati d’accordo.
Tweet di Leopoldo Lopez e Maria Corina Machado chiedendo la Costituente
In un articolo intitolato “Come si convoca una Assemblea Nazionale Costituente?” ed apparso (ovviamente in lingua spagnola) in ProDavinci (un sito fondato da Angel Alayón, un economista venezuelano laureato all’Università di Chicago, dunque un Chicago’s boy e sponsorizzato anche dal The Wall Street Journal) l’opposizione appoggiava l’dea di una Costituente e spiegava per filo e per segno come si convoca.
In questo articolo l’opposizione venezuelana vede nella Costituente la chiave per liberarsi una volta per tutte del “regime chavista” e della Costituzione Bolivarina voluta da Chávez.
Anche il partito Voluntad Popular, di cui è leader Leopoldo Lopez, voleva la Costituente.
Ad esempio, in un articolo apparso nella Rivista digitale Informe21.com questo partito di estrema destra propone l’elezione di una Costituente perchè l’Assemblea Nazionale Costituente rappresenta il massimo potere del popolo, il potere originario.
Anche Henrique Capriles, leader del Partito Primero Justicia, già candidato alla Presidenza della Repubblica per due volte (nel 2012 contro Chávez e nel 2013 contro Maduro) ed attuale Governatore dello Stato Miranda tante volte ha parlato della necessità di una Costituente.
A titolo di esempio invitiamo a leggere un articolo del quotidiano El Universal.
Delle richieste dell’opposione circa una Assemblea Costitutente si facevano eco anche i media internazionali. A titolo di esempio, invitiamo a leggere quanto scriveva lo spagnolo ABC, che dava appunto spazio a Henrique Capriles che non escludeva la possibilità di una Assemblea Costituente per il 2014.
L’opposione da sempre va dicendo che in Venezuela non c’è democrazia, che non si permette votare e se si vota le elezioni sono manipolate. La verità è che in Venezuela praticamente ci sono state elezioni tutti gli anni; l’unica elezione che non si è data è il Referendum revocatorio e – come visto prima – il motivo della mancata realizzazione è da attribuire alla stessa opposizione. In Venezuela si è sempre votato e l’opposizione ha anche vinto due importanti elezioni (il Referendum per la Riforma Costituzionale nel 2006 e l’elezione parlamentare del 2015); in altre occasioni ha sempre eletto sindaci, governatori e parlamentari; l’opposizione è da sempre maggioranza in alcuni Municipi (in cui vive la classe media), come Baruta e Chacao nell’Area Metrolpitana di Caracas, o a San Diego nell’aera Metropolitana di Valencia; controlla importanti città come Maracaibo, San Cristobal, Valencia ed ha la maggioranza, quindi elegge il Governatore in alcune regioni, come Miranda, Lara, Amazonas e l’Area Metropolitana di Caracas.
La reazione dell’opposizione e la manipolazione dei media italiani
Sembra assurdo, ma l’opposizione che da sempre chiedeva una Costituente di fronte all’iniziativa di Maduro che propone la Costutuente per uscire dalla crisi in cui si imbatte il paese, si tira indietro. L’opposizione, dunque non accetta la Costituente e parla apertamente di un colpo di stato attuato da Maduro!
L’aspetto più “comico” della questione è che i media internazionali che prima si facevano eco della richiesta della costituente da parte dei leader dell’opposizione (e sopra a titolo di esempio abbiamo riportato lo spagnolo ABC) ed accusavano Maduro di essere un dittatore perché impediva lo svolgimento di elezioni ed il ricorso alla Costituente, oggi allineati ancora una volta con l’opposione parlano tutti di colpo di Stato.
Ovviamente a questo cliché non sfuggono i principali media dell’oligarchia italiana, che per solidarietà di classe, subito dopo aver appreso la notizia della proposta di Maduro danno ampio spazio ai luoghi comuni dei leader dell’opposizione, ossia i rappresentanti dell’oligarchia venezuelana.
La disinformazione del Corriere della Sera
Il Corriere della Sera nel suo articolo intitolato “Ancora scontri in piazza a Caracas” da spazio all’opinione dei leader dell’opposizione per i quali questa mossa di Maduro è un colpo di Stato.
Per il Corriere della sera far votare i cittadini per eleggere una Assemblea Costituente, chiamata a decidere l’assetto dello Stato, è dunque un colpo di stato?
La manipolazione de La Repubblica
La Repubblica in un suo articolo scrivendo che l’Assemblea verrà votata dalle corporazioni e non a suffragio universale, non sta facendo altro che disinformare e manipolare. In Venezuela il voto è libero, segreto ed a suffragio universale, in cui votano tutti i cittadini che hanno compiuto 18 anni, iscritti al Consiglio Nazionale Elettroale. Quindi anche per l’elezione dei rappresentanti dell’Assemblea Costutuente il voto sarà libero, segreto ed a suffragio universale, come previsto dalla Costituzione.
Ovviamente anche questo giornale da spazio all’opposizione ed in particolare a Julio Borges, presidente del Parlamento e uno dei principali esponenti del partito di estrema destra “Primero Justicia”. Per Borges – secondo quanto riportato da La Repubblica – questa iniziativa equivale a “una Costituente truffa, inventata solo per distruggere la Costituzione attuale e cercare di fuggire così all’inesorabile verdetto delle elezioni” che il governo chavista ha ritardato o sospeso da quando ha perso la maggioranza nel Potere Legislativo, nel dicembre del 2015.
Anche La Repubblica, dunque fa passare l’idea che si tratti di un colpo di stato e di una scusa per continuare ad impedire la realizzazione di elezioni, sapendo che ormai l’opposizione ha la maggioranza assoluta. Ancora una volta bisogna far presente che le elezioni presidenziali non sono mai state annullate o spostate, essendo previste per il 2018 e del referendum revocatorio abbiamo parlato sopra.
Appare evidente l’incongruenza di Borges che i lettori di questo giornale avranno sicuramente notato: l’opposizione, se come dice Borges è maggioranza nel paese, avrebbe la maggioranza anche nell’elezione per l’Assemblea Costituente e quindi come maggioranza potrebbe decidere l’assetto del nuovo stato, smantellare lo stato chavista e far approvare la norma che, subito dopo l’approvazione della nuova Costituzione, si procederà all’elezione di tutti i poteri e quindi anche del Presidente della Repubblica.
L’opposizione se fosse veramente maggioranza parteciperebbe alla Costituente, prendendo due piccioni con un fava: di un solo colpo si libererebbe dello stato voluto da Chávez e allo stesso tempo si libererebbe di Maduro.
Il Messaggero ed il teatro dell’assurdo
Anche Il Messaggero da spazio a Julio Borges, presidente del Parlamento che parla di una Costituente truffa, inventata per cercare di fuggire all’inesorabile verdetto delle elezioni. Anche al Messaggero sembra di assistere al teatro dell’assurdo e non se ne rende conto?
Maduro sta chiamando il popolo alla elezione della Costituente, cioè sta facendo decidere al popolo l’assetto del nuovo stato e nel Messaggero si dice che Maduro tenta il colpo di stato.
Il popolo non solo sarà chiamato ad eleggere i rappresentanti per l’Assemblea Costituente, ma potrà inviare alla Costituente stessa tutte le proposte opportune. Che avranno pensato i lettori di questo giornale?
L’indecenza de La Stampa
La stampa va oltre ogni decenza. Nel suo articolo “Scontri a Caracas contro Maduro”, La Stampa intervista in esclusiva Henrique Capriles, che accomuna Maduro a Pinochet! Maduro è un dittatore come Pinochet? Quel Pinochet dittatore di cui tanto si parlò in Italia in occasione della finale di Coppa Davis di Tennis fra Cile e Italia nel 1976. Il dibattito in Italia si diede perché la finale di Coppa Davis si sarebbe dovuta giocare in uno stadio utilizzato dalla dittatura di Pinochet per ammazzare centinaia di avversari politici. Il dittatore Pinochet aveva preso il potere grazie ad un colpo di stato, aveva bombardato il palazzo presidenziale, ammazzato il legittimo presidente del Cile, Salvador Allende e migliaia di avversari politici; inoltre migliaia furono i desaparecidos del suo regime dittatoriale. Maduro ha fatto tutto questo? E’ una vera indecenza pubblicare un articolo in cui qualcuno accomuna Maduro a un Pinochet. Il direttore de La Stampa conosce molto bene la realtà del Venezuela, ma lui e il suo giornale debbono portare avanti una certa linea politica e far passare questa indecenza.
Le incongruenze de Il Sole 24Ore
Anche il giornale economico di proprietà della Confindustria, Il Sole 24 Ore, terzo giornale più diffuso in Italia, dopo Corriere e Repubblica, si schiera ovviamente con l’opposizione. Nell’articolo Venezuela, Maduro convoca un’assemblea costituente. L’opposizione: «È una truffa» non solo prende posizione a favore dell’opposione, ma – facendo parlare anche lui il signor Borges, il presidente del parlamento – ripropone il cliché “che questa iniziativa equivarrebbe a «una Costituente truffa, inventata solo per distruggere la Costituzione attuale e cercare di fuggire così all’inesorabile verdetto delle elezioni» che il governo chavista ha ritardato o sospeso da quando ha perso la maggioranza nel dicembre del 2015”.
Per sfuggire all’inesorabile verdetto delle elezioni il Presidente del Venezuela propone una elezione Costituente? Ma al Sole 24 Ore si rendono conto dell’incongruenza, dell’assurdità che si sta pubblicando? Il presidente del Venezuela propone l’elezione di una Costituente in cui se l’opposizione dovesse vincere ed ottenere la maggioranza non solo smonterebbe lo stato voluto da Chávez, ma si libererebbe anche dello stesso Maduro attraverso una nuova elezione presidenziale che molto probabilmente si darà prima della elezione prevista per la fine del 2018! E questo sarebbe il dittatore? Si rendono conto dell’incongruenza?
Il Foglio spiega come si svolgerà la truffa della Costituente (sic!)
E arriviamo al Foglio che ci spiega per filo e per segno come si svolgerà la truffa della Costituente. L’autore dell’articolo anticipa che l’assemblea “sarebbe composta da 500 membri scelti per metà tra i “movimenti sociali” e per metà tra le circoscrizioni municipali, tutti ambienti strettamente controllati dal chavismo”. Magari l’autore dell’articolo, nella sfera di cristallo che ha consultato ha visto anche i nomi degli eletti e non li ha riportati per motivi di spazio!
Innanzitutto, Maduro ha proposto la Costituente sulla base della Costituzione (Titolo IX. Della Riforma Costituzionale. Articoli: 340-350). L’articolo 348 prevede come si convoca l’Assemblea Nazionale Costituente ed in particolare prevede che “L’iniziativa di convocazione dell’Assemblea Nazionale Costituente può essere presa dal Presidente della Repubblica in Consiglio dei Ministri” Una delle modlità di convocazione della Costituente è per iniziativa del Presidente. Quindi nessuna violazione della Costituzione e nessun colpo di stato come hanno dato ad intendere molti media.
In secondo luogo va detto che il Presidente ha prontamente nominato una commissione presidenziale, in cui partecipano anche eminenti giuristi, costituzionalisti e professori universitari, col compito di stabilire in modo chiaro il potere plenipotenziario e la portata di questo potere costituente originario. Dopo aver stabilito la portata di questo potere, si procederà all’elezione dei Costituenti, sempre secondo quanto previsto dalla Costituzione, con voto libero segreto ed a suffragio universale. Il Foglio prima ancora dell’insediamento della Commisione che fisserà la portata del potere costituente, pretende spiegare come saranno eletti i membri della Costituente!
Inoltre nell’articolo in questione attraverso le parole di Luis Florido, definito un alto esponente dell’opposizione al regime, il Foglio spiega la tragedia del Venezuela.
Premesso che il sottoscritto pensa che in Venezuela si stia attraversando una situazione molto difficile, con enormi problemi, con scarsità di cibo, con file lunghissime per comprare alimenti, con inflazione altissima, tutti problemi vissuti in prima persone dallo scrivente e riportati più volte (2), la tragedia del Venezuela di cui parla il signor Florido è però un film di fantapolitica. In Venezuela secondo Florido l’85,1% vive in povertà, il 72% dei venezuelani ha perso in media 9 kg (sic!) nell’ultimo anno, il 10% dei cittadini fruga nell’immondizia … Prendiamo solo quest’ultimo dato: 10% di cittadini che fruga nell’immondizia. Caracas ha oltre 4 milioni di abitanti, quindi il sottoscritto che vive a Caracas ogni giorno dovrebbe vedere centinaia e centinaia di persone fare la fila ai cassonetti! E’ una questione matematica, se oltre quattrocentomila persone, quasi mezzo milione frugano nei cassonetti significa che c’è una folla ad ogni cassonetto, magari lottando fra di loro per chi ha la priorità di rovistare! Personalmente ho visto delle persone frugare nei cassonetti di qualche mercato rionale, dove i venditori buttano gli scarti di frutta e verdura ma da qui a dire che il 10% della popolazione fruga nella spazzatura ce ne passa!
Se l’85% vivesse veramente in povertà, se il 72% perdesse cosi tanto peso, se il 10% non avesse da mangiare al punto da essere costretta a frugare nella spazatura, qua ci sarebbe una rivoluzione! Ci sarebbe un nuovo Caracazo; saccheggi e assalti ai negozi sarebbero all’ordine del giorno. Invece, a ribellarsi, a scendere in strada sono solo i ricchi e i ricchi non stanno protestando perchè muoino di fame!
In Venezuela sicuramente si sta mangiando male, scarseggiano certi alimenti, per esempio la farina di mais ed il pane, ma dire che si muore di fame è una esagerazione, se non altro perchè la stragrande maggioranza delle famiglie, ben sei milioni, ogni mese riceve al suo domicilio un pacco CLAP con circa 18 Kg di alimenti ad un prezzo sopportabile (10.500 bs). Il pacco alimentare sicuramente non è sufficiente per una alimentazione soddisfacente. Comunque i cittadini del Venezuela, a parte il pacco CLAP, possono sempre accedere ad altri alimenti. Magari non c’è il pane o la farina, ma per sfamarsi qualsiasi persona può ad esempio comprare un Kg di topocho, o di platano, o frutta come il mango, la guayaba, o le arance. Tutta questa frutta sicuramente impedisce di morire di fame, è economica, è buonissima ed è salutare (la guayaba per esempio è in assoluto la frutta con più vitamina C; contiene 6 volte la vitamina C contenuta nelle arance ed il doppio della vitamina C contenuta nei kiwi).
In quanto all’inflazione, in Venezuela c’è sicuramente l’inflazione più alta del mondo, ma è anche vero che salari e pensioni sono periodicamente adeguati, permettendo di recuperare almeno parzialmente il potere d’acquisto. In questi articoli non si parla mai che a fronte di una inflazione altissima, gli stipendi comuqnue sono rivaluati; si fa passare l’idea che gli stipendi rimangano completamente fermi, come in realtà accadeva nella IV Repubblica.
Gli stipendi, oggi sicuramente non permettono una vita dignitosa come due o tre anni fa, ma affermare che in Venezuela si muore di fame è una esagerazione. Se fino a due o tre anni fa qualsiasi cittadino poteva permettersi tranquillamente di fare le vacanze, comprarsi un computer, mangiare al ristorante, ecc… oggi tutto questo è stato fortemente ridotto; e questo sta passando in molte famiglie, ma affermare che il 72% muore di fame e perde circa 10 Kg in un anno è una esagerazione.
Tra l’altro bisogna aggiungere che molti servizi pubblici sono quasi gratis o addirittura gratis: la Televisione via satellite statale (CANTV) costa 190 bs al mese; per Telefono e alta velocità Internet (CANTV) lo scrivente spende meno di 400 Bs; per l’elettricità spende circa 50 bs; il gas recentemente è stato aumentato da 9 a 100 bs al mese; la metropolitana costa 4 bs; alcune linee della metropolitana o della funivia sono gratis, come la Linea 7 (Buscaracas); la benzina costa 4 bs il litro. Per avere una idea, il salario minimo in Venezuela dal primo maggio passa ad essere 200.021 Bs.
Conclusione: la lotta di classe in Venezuela
Questa la situazione del Venezuela, dove emergono con chiarezza gli interessi inconciliabili tra le classi sociali; dove la lotta di classe, la lotta della classe alta e media per poteggere i propri interessi (minacciati da un governo che attua una ridistribuzione più equa delle risorse del paese fra tutte le classi sociali) si sta trasformando in manifestazioni violente che potrebbero sfociare in aperta guerra civile. Infine, vediamo che gli interessi di classe si trasferiscono anche a livello internazionale con la solidarietà di classe delle oligarchie internazionali, proprietarie dei principali mezzi di comunicazione di massa, che manipolano tutta l’informazione proveniente dal Venezuela per trasmettere l’idea che il paese è governato da un feroce dittatore, golpista, incapace, inefficiente, corrotto, che reprime ed ammazza impunemente dei pacifici manifestanti. Mentire è manipolare, veritare è rivoluzionare.
Note
- Chavez si definiva socialista e rivoluzionario, anzi socialista, bolivariano, cristiano ed anche marxista (Vedasi Youtube, Url: https://www.youtube.com/watch?v=fqV1BpDxy6c). Spesso parlava di Cristo come il primo socialista della storia (Youtube https://www.youtube.com/watch?v=hlAiLgAnz0A e https://www.youtube.com/watch?v=kvHV9tFPGOw) e definiva la sua rivoluzione bolivariana “profondamente cristiana”. Chavez ha sempre parlato di una transizione verso una società socialista da attuarsi attraverso un processo democratico; sosteneva la necessità di un programma di graduali riforme del sistema capitalistico, al fine di rendere quest’ultimo più equo e con l’obiettivo di trasformarlo, nel lungo periodo, in una società socialista. Durante la sua attività politica ha realizzato programmi in materia di educazione e salute; ha esteso la sicurezza sociale col fine di limitare la povertà e proteggere i cittadini dalla perdita di potere di acquisto a causa della disoccupazione, delle malattie o dell’inflazione; ha adottato una tassazione progressiva, riducendo le tasse per i più poveri e adeguando anche l’IVA, l’imposta sui consumi che colpisce soprattutto le classi più deboli e che per tale motivo veniva fortemente ridotta fino al 9% (oggi è al 12%) per la maggior parte dei prodotti, mentre veniva azzerata per alcuni beni di prima necessità, che ancora oggi sono appunto esenti da IVA; ha emanato leggi a tutela dell’ambiente (basti pensare alla legge che proibisce la pesca a strascico, che tanto danno produce alla fauna marina) e leggi a tutela dell’immigrazione e del multiculturalismo (basti pensare agli oltre 5 milioni di colombiani che hanno trovato rifugio in Venezuela). Definisco Chávez socialdemocratico (e per estensione anche Maduro, come suo successore) perchè i suoi obiettivi politici, appena descritti, coincidono sostanzialmente col movimento socialdemocratico.
- Vedasi per esempio l’articolo “La carta igienica come strumento di pressione politica”, o “Venezuela: tentativi di colpi di stato, guerra economia, PIL, debito pubblico e riserve internazionali” o “Emergenza in Venezuela tra siccità, scarsità di cibo, guerra economica …”.
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