470 FATIGA (UIM):QUALI CANDIDATURE ESTERE PER LE POLITICHE DEL 2006 ?

20051118 11:37:00 rod

E’ senz’altro positivo che si discuta pubblicamente e sempre più spesso di come si debbano affrontare le prossime elezioni politiche nella circoscrizione estero, in modo che le stesse si possano svolgere nella maniera più corretta, consapevole e trasparente possibile.

Quello che capisco di meno è la “querelle” tra possibili candidature espressione dell’associazionismo in emigrazione o dei partiti politici. O per meglio dire trovo questa discussione inutile ed in un certo senso fuorviante per una informazione diretta a formare una partecipata coscienza elettorale nelle nostre comunità all’estero.
Ed anche il mio stimato amico Franco Santellocco dissertando recentemente sull’argomento mi è parso arrampicarsi sugli specchi. Né è valsa la sua propensione all’equilibrismo nel cercare di salvare capre e cavoli per dare una convincente risposta al quesito da lui stesso formulato. Se cioè gli italiani residenti all’estero maggiormente idonei ad essere candidati e poi, naturalmente, ad essere votati alle elezioni di primavera dovranno provenire dalle fila dell’associazionismo o dei partiti.
Io provo a dare una risposta partendo da un dato non discutibile e posto a fondamento del suo ragionamento dallo stesso Santellocco: la politica non è astrazione ma deve fare i conti con situazioni umane, sociali ed anche normative molto concrete. E la concretezza ci dice che secondo il sistema elettorale italiano candidati ad incarichi di rappresentanza politica svincolati dai partiti non possono esistere. E ciò in quanto in ogni sede istituzionale, dal Municipio al Parlamento, gli eletti sono obbligati ad iscriversi ad un gruppo politico che si identifica con un partito o uno schieramento politico e, al limite, anche un gruppo misto risponde alle stesse logiche.
Pertanto penso di avere dimostrato che più che utopico sia velleitario e fuorviante auspicare o addirittura sponsorizzare candidature di soggetti che si dichiarono politicamente “vergini” o, comunque, estranei ad appartenenze partitiche.
Per concludere, le candidature a titolo personale, indicate da associazioni o da partiti politici rischiano di essere sono una questione del tutto nominale. Quello che invece è sostanziale è che i candidati dicano apertamente, forte e chiaro, a quale gruppo parlamentare intendono aderire una volta eletti. Tutto il resto è astuzia per tentare di raggranellare indebiti consensi.
E’ anche vero che una forza politica attenta, nell’affrontare la questione delle candidature , debba tenere in seria considerazione le eventuali indicazioni da parte del mondo associativo.

(Francesco Fatiga,Segretario Generale UIM e Consigliere CGIE)

 

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