20170404 18:23:00 redazione-IT
[b]da Nuovo Paese (Australia)[/b]
Qualsiasi uccisione di esseri umani da parte di altri esseri umani è un abominevole atto di terrore. Tuttavia, abbiamo creato una cultura globale sul terrore che è pericolosamente divaricata. Per esempio, una persona che usa un’automobile e un coltello per uccidere quattro altre persone, ed è quindi a sua volta uccisa, porta l’attenzione del mondo intero sulla grande Londra, e al blocco della città. Allo stesso tempo, migliaia di bombardamenti, che uccidono grazie ai mezzi tecnologicamente avanzati di cui dispongono i paesi coinvolti, passano largamente inosservati e suscitano ben poca emozione.
Perché un attentatore solitario, forse affetto da problemi psichici, suscita una paura così profonda e diffusa da scuotere momentaneamente la routine e il comfort della vita nel mondo occidentale?
Ma sopratutto, perché questa esperienza non sembra porti ad un senso di empatia verso le persone che subiscono, o fuggono da, situazioni di morte e di distruzione organizzata?
Viceversa, si rafforzano i confini, economici e politici, sull’onda di un aumento dell’intolleranza, mentre in paesi lontani l’aggressione è il solo mezzo utilizzato per la risoluzione dei conflitti, spesso in spregio alle leggi internazionali.
La politica interna dei capi di governo in Occidente è tutta concentrata sui temi della sicurezza pubblica, mentre la sfida storica più grande che si trovano a fronteggiare è in realtà quella sull’insicurezza economica, se non la miseria, che colpisce un numero crescente di cittadini.
Davanti agli attacchi terroristici, i capi di governo promettono di mantenere la democrazia, che sta mostrando segni di debolezza, e di proteggere lo stile di vita occidentale che, stranamente però, più che dal terrorismo, è minacciato dalla sua intrinseca insostenibilità economica e ambientale.
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Terror killings
Any and every killing of humans by humans is an abhorrent act of terror. However, we have created a global culture about killing that is dangerously detached.
For example, a person using a car and knife to kill four others, and lead to his shooting, brings great London to the world’s attention, and to a halt.
Meanwhile, thousands of bombing missions, the killing favoured by technologically advanced governments, go largely unanalysed and unfelt.
How is it that a lone and most likely deranged person strikes such profound and widespread fear that momentarily shocks the comfort of routine Western life?
And yet this experience does not appear to provide a basis for empathy to the many subjected to, or fleeing, organised death and destruction.
Instead borders, economic and political, are being tightened as intolerance heightens and in far away places military aggression is de rigueur for conflict resolution often with disregard to international law.
At home government heads strenuously stand in defence of public safety at a time when Western governments’ biggest historical challenge is the economic insecurity and misery faced by increasing numbers of their citizens.
They vow to uphold their democracies, that are showing signs of frailty, and to protect their way of life, which strangely enough is threatened by its inherent economic and environmental unsustainability.
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