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20170213 18:21:00 guglielmoz

1 – Fedi e Porta (PD): le aliquote IRPEF 2017 rimangono immutate (anche per i residenti all’estero) – Dal 1° gennaio 2017 è in vigore la Legge di bilancio per l’anno 2017 (Legge n. 232 dell’11 dicembre 2016) pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 21 dicembre dello scorso
2 – I Deputati Pd Fedi e La Marca interrogano il governo sul personale a contratto USA . Le problematiche del personale a contratto occupato presso la nostra rete diplomatico-consolare sono da sempre oggetto di attenzione e di impegno da parte dei deputati del Partito democratico eletti all’estero. Con l’interrogazione di oggi i deputati Fedi e La Marca segnalano le criticità più urgenti che riguardano il personale a contratto locale della rete diplomatico-consolare e degli Istituti italiani di Cultura negli Stati Uniti e chiedono al governo risposte urgenti e adeguate.
3 – La nota del mese. I temi all’ordine del giorno della mia attività parlamentare. Promozione lingua e cultura italiane nel mondo: una storia di impegno e passione dall’Australia …

1 – Fedi e Porta (PD): le aliquote IRPEF 2017 rimangono immutate (anche per i residenti all’estero) – Dal 1° gennaio 2017 è in vigore la Legge di bilancio per l’anno 2017 (Legge n. 232 dell’11 dicembre 2016) pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 21 dicembre dello scorso anno – ROMA 7 FEBBRAIO 2017 – Tra le nuove misure di rilevanza fiscale introdotte ricordiamo per i nostri connazionali la modifica della disciplina delle detrazioni Irpef spettanti ai titolari di redditi da pensione (articolo 1, comma 210, Legge n. 232/2016). Si tratta di un intervento sulla cosiddetta “no tax area” per i pensionati. Si stabilisce, infatti, una disciplina uniforme tra lavoratori e pensionati per le detrazioni dall’imposta lorda IRPEF spettanti con riferimento ai redditi, estendendo ai soggetti pensionati di età inferiore a 75 anni la misura delle detrazioni già prevista per gli altri soggetti, per cui il reddito da pensione non tassabile passerà da 7.800 a 8.174 euro. Dell’innalzamento della “no tax area” saranno beneficiati anche i nostri pensionati residenti all’estero.

Vogliamo inoltre ricordare a chi, per varie ragioni, paga le tasse in Italia nonostante risieda all’estero, che le aliquote fiscali (ma anche gli scaglioni) per il 2017 sono praticamente rimaste invariate tra il 23 e il 43% (in attesa della riforma annunciata per il 2018 che dovrebbe modificare – eventuale nuovo Governo permettendo – sia le aliquote che i criteri applicativi).

Infatti, il primo scaglione IRPEF interessa i contribuenti con un reddito compreso tra 0 euro e 15.000 euro: in questo caso l’aliquota IRPEF è del 23%, che corrisponde – nel caso di massimo reddito per questa fascia – ad una tassazione di 3.450 euro. Nulla è dovuto per i redditi inferiori ad 8.174,00 euro (no tax area).

Il secondo scaglione IRPEF è quello che comprende i redditi tra da 15.001 euro a 28.000 euro. L’aliquota da applicare a questo gruppo è del 27%, con una tassazione – nel caso di reddito più alto – di 6.960 euro. La no tax area ovviamente si applicherà a tutti i redditi; redditi che saranno tassati invece per gli importi superiori a seconda dello scaglione a cui appartengono.

Il terzo scaglione di reddito è quello compreso tra 28.001 euro e 55.000 euro. L’aliquota IRPEF da applicare è pari al 38% sulla soglia eccedente la seconda, (ossia si applica il 38% solo per la quota di reddito che supera i 28mila euro, ai quali si applica l’aliquota precedente del 27%). In questo caso, la quota da tassazione sarà pari a 17.220 euro nel caso di reddito massimo.

Il quarto scaglione è per i redditi che vanno tra 55.001 e 75.000 euro e l’aliquota è del 41%. Il quinto scaglione interessa i redditi superiori ai 75.000 euro e l’aliquota Irpef corrisponde al 43%. Ricordiamo di nuovo che a partire dal secondo scaglione Irpef in poi, ossia in caso di reddito superiore a quello con aliquota Irpef base, l’aliquota successiva viene applicata solo per la parte di reddito eccedente.
Ovviamente ai redditi, per calcolare l’imponibile finale, vanno detratti o dedotti varie spese ed oneri previsti, e non, dal TUIR (detrazioni per carichi di famiglia, versamenti contributivi, spese sanitarie, bonus Renzi 80 euro per i redditi fino a 26.000 euro, etc.).

I soggetti passivi dell’IRPEF (art. 2, D.P.R. 917/1986) sono le persone residenti sul territorio italiano, per i cespiti posseduti ed i redditi prodotti in patria o all’estero; le persone non residenti sul territorio italiano, per i redditi prodotti nel territorio italiano (fermo restando le convenzioni contro le doppie imposizioni fiscali); i soggetti passivi impropri, ossia le società di persone le società di capitali i cui soci hanno adottato la cosiddetta “ tassazione per trasparenza ”.

L’IRPEF è dovuta in Italia da tutti i contribuenti con redditi derivati dalla seguenti attività: lavoro dipendente; lavoro autonomo e d’impresa; pensioni, assegni di mantenimento e altri assegni assimilabili; immobili (terreni, edifici, appartamenti, box, garage); redditi di capitale e redditi diversi di natura finanziaria.

2 – I DEPUTATI PD FEDI E LA MARCA INTERROGANO IL GOVERNO SUL PERSONALE A CONTRATTO USA . Le problematiche del personale a contratto occupato presso la nostra rete diplomatico-consolare sono da sempre oggetto di attenzione e di impegno da parte dei deputati del Partito democratico eletti all’estero. Con l’interrogazione di oggi i deputati Fedi e La Marca segnalano le criticità più urgenti che riguardano il personale a contratto locale della rete diplomatico-consolare e degli Istituti italiani di Cultura negli Stati Uniti e chiedono al governo risposte urgenti e adeguate. ROMA, 10 FEBBRAIO 2017
Nell’interrogazione ai Ministri degli Affari esteri, del Lavoro e delle Politiche Sociali, dell’Economia, sono indicate alcune criticità riguardanti: – le retribuzioni del personale a contratto ferme da molti anni senza adeguamenti retributivi che rispecchino la dinamica del costo della vita negli USA, la crescita media delle retribuzioni del mercato del lavoro locale e il progressivo ridimensionamento dell’Euro nei confronti della divisa statunitense; – la mancanza di schemi per la progressione delle carriere, di regole certe per la corresponsione degli straordinari e di piani pensione adeguati.
Gli interroganti, tuttavia, evidenziano con particolare urgenza le questioni previdenziali dei contrattisti USA. L’assenza di copertura previdenziale integrale rimane infatti, nonostante le reiterate richieste individuali e sindacali, un tema irrisolto al quale dare immediata attenzione.
A questo proposito, i deputati ricordano come il Decreto Legislativo 7 aprile 2000, n. 103, “Disciplina del personale assunto localmente dalle rappresentanze diplomatiche, dagli uffici consolari e dagli istituti italiani di cultura all’estero, a norma dell’articolo 4 della legge 28 luglio 1999, n. 266” (G.U. n. 98, 28 aprile 2000), al l’ Art. 158 dispone che ” La tutela previdenziale viene assicurata nelle forme previste dalla normativa locale, ivi comprese le convenzioni e gli accordi internazionali in vigore. Ove la normativa locale non preveda alcuna forma di tutela previdenziale, o statuisca in modo manifestamente insufficiente, gli impiegati a contratto possono, su richiesta, essere assicurati presso enti assicurativi italiani o stranieri . Gli impiegati a contratto di cittadinanza italiana possono optare per l’applicazione della legislazione previdenziale italiana ”, e lo stesso contratto di lavoro individuale, sottoscritto dal personale a contratto locale, stabilisce all’art. IV (assicurazioni previdenziali) che l’impiegato fruisce di assicurazione per invalidità, vecchiaia e superstiti presso l’INPS e che i contributi dovuti dallo Stato e dagli assicurati sono determinati a norma della legislazione vigente e commisurati alla retribuzione imponibile dell’impiegato.
Nel caso dei contrattisti USA, tuttavia, dalla data di assunzione fino a quella odierna il Ministero degli Affari Esteri ha versato, a favore del personale, contributi INPS in misura del 50% della retribuzione percepita anziché, come previsto dal D. Lgs.103/2000, sulla retribuzione imponibile dell’impiegato.

I deputati interroganti, pertanto, chiedono ai Ministri competenti se non ritengano necessario agire con celerità e tempestività in ragione dell’evidente danno previdenziale causato al personale a contratto locale e, conseguentemente, provvedere al versamento ora per allora dei contributi previdenziali INPS fino alla data odierna, al fine di garantire i diritti pensionistici del personale a contratto, con l’aggiunta degli interessi e della rivalutazione monetaria.

3 – La nota del mese. I temi all’ordine del giorno della mia attività parlamentare. Promozione lingua e cultura italiane nel mondo: una storia di impegno e passione dall’Australia …
Non deve sorprendere il dato sul numero di alunni frequentanti i corsi di lingua italiana in Australia, sia il dato complessivo, 326.291, che il dato sugli studenti che frequentano le scuole locali, 261.630, cioè la maggioranza! Si tratta di un risultato storico raggiunto in anni di impegno comunitario, guidato dagli enti gestori, dalla nostra rete diplomatico-consolare e dai governi australiani. Lavorando insieme, con impegno e passione, è stata costruita la presenza della lingua italiana in Australia, la seconda più studiata dopo l’inglese.

Sorprende, semmai, la nota che accompagna il dato sul sito linguaitaliana.esteri.it (promosso dal MAECI) “Gli studenti delle scuole locali comprendono anche quelli in cui operano docenti inviati dalla DGIT” tenendo conto che per quanto riguarda l’Australia la presenza di insegnanti inviati dall’Italia è ZERO.
In sostanza si lascia pensare che il dato sugli studenti che frequentano le scuole locali in Australia sia l’insondabile risultato delle iniziative governative quando invece è il risultato di uno sforzo comune, enti gestori, governi statali australiani e governo italiano.

Nell’articolo che appare nella prima Newsletter del 2017, racconto, grazie agli scritti degli enti gestori dei corsi in Australia, una piccola parte della loro storia. (in allegato: LINGUA E CULTURA ITALIANA NEL MONDO: AUSTRALIA, UN MODELLO DA SEGUIRE E TUTELARE)

La transizione al nuovo che avanza … con tanto nulla, qualche vuoto e piccole speranze …

La narrazione di un periodo di transizione carico di speranze per il futuro della promozione linguistico-culturale nel mondo potrebbe rovesciarsi nel suo opposto. 150 milioni di speranze annunciate, che saremo felici di vedere assegnate, anche agli enti gestori. Nel frattempo, tuttavia, il dato del capitolo 3153 sembra essere tornato indietro rispetto alle indicazioni iniziali. In sostanza, dopo il recupero di 4 milioni in legge di bilancio, realizzato con un nostro emendamento, siamo a 9.8 milioni: 2.2 in meno rispetto all’assestato 2016.

Nel decreto attuativo della legge delega sulla buona scuola, che si prefigge di riformare il mondo della diffusione della lingua e della cultura italiane nel mondo, si percepisce una volontà innovatrice. Il nuovo che avanza, però, potrebbe essere un ritorno al vecchio. Se non si vede il disegno complessivo, si rischia di perdere il senso, la direzione, della riforma stessa. Anche se come deputati abbiamo fatto un buon lavoro alla Camera, ad oggi si percepiscono unicamente il vuoto politico, i tagli effettivi e la speranza di un fondo che ancora nessuno ha visto.

Personale a contratto: le tante storie di mille inadempienze …

Ricordate le detrazioni fiscali per carichi di famiglia, introdotte dal Governo Prodi, estese ai lavoratori all’estero, confermate per i lavoratori nell’area economica europea e successivamente definitivamente estese a tutti? Bene, il MAECI non le sta applicando, peraltro senza preavviso o comunicazione alcuna.

Ricordate la contribuzione INPS per il diritto di tutti i lavoratori alla pensione? Il MAECI, in tutte le sedi estere, versa contributi, per tutto il personale a contratto, sia nazionale italiano che locale, calcolati su stipendi convenzionali bassissimi, inadeguati e mai rivalutati. Non solo, il MAECI versa da anni i contributi per gli impiegati locali solo sul 50% dello stipendio, anziché sull’imponibile. Negli Stati Uniti sono partiti con le diffide e noi abbiamo interrogato in questi giorni il Ministero degli Esteri. Ed esiste anche un rischio imminente di espulsione dagli USA per i dipendenti a contratto in possesso di visto A2.

Ricordate il decreto legislativo 103 del 2000, “Disciplina del personale assunto localmente dalle rappresentanze diplomatiche, dagli uffici consolari e dagli istituti italiani di cultura all’estero, a norma dell’articolo 4 della legge 28 luglio 1999, n. 266”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 98 del 28 aprile 2000? Inapplicato per quanto riguarda un aspetto fondamentale: l’art. 157 prevede che la retribuzione annua, stabilita dal contratto individuale, sia di norma fissata e corrisposta in valuta locale, salva la possibilità di ricorrere ad altra valuta in presenza di particolari motivi.
In Australia, ad esempio, non si riesce ad ottenere tale ovvia definitiva soluzione ad una serie di problemi che riguardano la certezza della retribuzione annua sulla quale calcolare la Superannuation, accedere ad un mutuo, avere una base certa mensile ed annuale al fine di poter godere di una serie di altre agevolazioni, detrazioni e benefici. Eppure la soluzione è stata trovata in altre aree del mondo.
Come se rispettare un decreto, il DL 103 del 2000, non fosse un obbligo!

• Francia: retribuzioni bloccate dal oltre 11 anni.
• Olanda: contratti che non prevedono la copertura previdenziale.
• Australia: nuovi contratti scritti male, retribuzione in euro,
• Stati Uniti: retribuzioni bloccate da anni, contributi INPS versati al 50%, rischio espulsione per i dipendenti a contratto in possesso di visto A2.
• Nuova Zelanda: retribuzioni bloccate da sempre e nessun tentativo di allinearle al costo della vita, elevatissimo.

A proposito di … SPID, Sistema Pubblico di Identità Digitale: per tutti meno che per i cittadini italiani residenti all’estero

Trattasi del nuovo sistema di accesso alla pubblica amministrazione, con un unico login che permette a cittadini e imprese di accedere con un’UNICA IDENTITÀ DIGITALE ai servizi online pubblici e privati in maniera semplice, sicura e veloce. Oggi migliaia di chiavi e codici di accesso rendono il sistema poco agevole. In sostanza semplificazione, sicurezza e risparmio. Per tutti? Non ancora per i residenti all’estero!

I gestori di identità digitale, ad oggi tre, Infocert, Poste e Tim, non hanno predisposto, nelle schermate di registrazione, alcuna possibilità di registrazione per chi risiede all’estero. I cittadini quindi possono scegliere tra i tre gestori, con l’unico problema, che li accomuna, di non potersi iscrivere se residenti all’estero. Si parte bene, poi si arriva alla residenza e tra i Paesi appare solo l’Italia!

I Patronati ed il CGIE, attraverso un comunicato, hanno già lanciato l’appello per la possibile cancellazione delle password da parte dell’INPS ai pensionati residenti all’estero. Con conseguenze negative in vista della campagna Red.

 

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