12232 17 01 27 PD – Parlamentari estero

20170129 10:04:00 guglielmoz

1 – FEDI (PD): diritti previdenziali italiani (reversibilità, assegni familiari, etc.) Anche alle unioni civili costituite all’estero. Ho sempre sostenuto che la regolamentazione legislativa delle unioni civili tra persone dello stesso sesso sia stata una importante conquista culturale e normativa del nostro Paese ed una coraggiosa iniziativa del Governo Renzi
2 – FEDI (PD): pensioni in convenzione in lieve diminuzione ma servono maggiori risorse. Continua a diminuire, ancorché lievemente, il numero delle pensioni Inps erogate in regime di convenzione internazionale (pagate sia all’estero che in Italia
3 – DEPUTATI PD ESTERO: valorizzare gli enti gestori nel decreto attuativo per la scuola italiana all’estero. Il Consiglio dei Ministri ha approvato entro la data-limite del 15 gennaio i decreti attuativi della legge 107/2015 sulla Buona Scuola.
4 – FEDI (PD): risposta all’interrogazione presentata sulle criticità dell’istituto onnicomprensivo di Asmara. L’interrogazione urgente presentata in commissione dall’on. Marco Fedi sull’Istituto onnicomprensivo di Asmara, in Eritrea, la più grande scuola italiana presente all’estero, ha avuto risposta dal Vice Ministro degli esteri on. Mario Giro
5 – LA MARCA (PD): riapertura dell’ambasciata di Santo Domingo in primavera. L’impegno assunto dal Governo Renzi e dal Ministro degli Esteri Gentiloni il 4 ottobre 2016, con l’approvazione in Consiglio dei Ministri del decreto sulla riapertura della nostra Ambasciata in Repubblica Dominicana, deve avere seguito immediato.
6 – FEDI – LA MARCA (PD) – Cittadinanza: sono mature un’azione concreta del governo e la ripresa dell’esame di parlamento.
7 – FEDI E PORTA (PD): fissate le retribuzioni convenzionali 2017 per i lavoratori italiani inviati all’estero
8 – FEDI (PD). Australia Day : occasione per riflettere sui temi dell’integrazione e del multiculturalismo

1 – FEDI (PD): DIRITTI PREVIDENZIALI ITALIANI (REVERSIBILITÀ, ASSEGNI FAMILIARI, ETC.) ANCHE ALLE UNIONI CIVILI COSTITUITE ALL’ESTERO. Ho sempre sostenuto che la regolamentazione legislativa delle unioni civili tra persone dello stesso sesso sia stata una importante conquista culturale e normativa del nostro Paese ed una coraggiosa iniziativa del Governo Renzi. ROMA, 10 GENNAIO 2017
Credo utile ed opportuno riflettere ora sulle implicazioni previdenziali che la nuova legge comporta e sulla sua applicabilità in materia di sicurezza sociale agli italiani residenti all’estero i quali convivono in una unione civile. Al riguardo lo stesso Inps in un messaggio recente (dove purtroppo e tuttavia non si fa riferimento alla residenza) indica – ancorché con un po’ di ritardo – che a decorrere dal 5 giugno 2016, ai fini del riconoscimento del diritto alle prestazioni pensionistiche e previdenziali (es. pensione ai superstiti, integrazione al trattamento minimo, maggiorazione sociale, successione iure proprio, successione legittime, etc. – tra gli etc. dovrebbero esserci anche le prestazioni familiari suppongo) e dell’applicazione delle disposizioni che le disciplinano, il componente dell’unione civile è equiparato al coniuge. Si evince quindi che in ambito previdenziale le unioni civili avranno gli stessi diritti e doveri dei coniugi.
L’Inps ovviamente interpreta l’articolo 1, commi 20, della legge 20 maggio 2016, n. 76 recante disposizioni in materia di ““Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”, che dispone “Al solo fine di assicurare l’effettività della tutela dei diritti e il pieno adempimento degli obblighi derivanti dall’unione civile tra persone dello stesso sesso, le disposizioni che si riferiscono al matrimonio e le disposizioni contenenti le parole «coniuge», «coniugi» o termini equivalenti, ovunque ricorrono nelle leggi, negli atti aventi forza di legge, nei regolamenti nonché’ negli atti amministrativi e nei contratti collettivi, si applicano anche ad ognuna delle parti dell’unione civile tra persone dello stesso sesso”.
Il combinato disposto delle succitate disposizioni con quanto previsto dall’articolo 28 della stessa legge, che indica che il Governo è tenuto ad attuare una modifica e riordino delle norme in materia di diritto internazionale privato, prevedendo l’applicazione della disciplina dell’unione civile tra persone dello stesso sesso regolata dalle leggi italiane alle coppie formate da persone dello stesso sesso che abbiano contratto all’estero matrimonio, unione civile o altro istituto analogo, ci induce a pensare (in attesa dei chiarimenti da parte dell’Inps che peraltro ha già preannunciato che con successivo messaggio verranno fornite istruzioni procedurali inerenti alla gestione delle prestazioni pensionistiche e previdenziali riconosciute in favore dei destinatari della norma in questione) che anche ai residenti all’estero dello stesso sesso uniti civilmente (o in analoghi rapporti compreso il matrimonio) titolari di prestazioni italiane, o assicurati in Italia, dovranno essere applicate le stesse normative previdenziali italiane che ora si applicano ai coniugi residenti all’estero.
Questa mia interpretazione, giova sottolineare, è confortata dal fatto che lo stesso Ministero degli Esteri, citando il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 23 luglio 2016 n. 144, chiarisce sul proprio sito internet che ora è possibile costituire unioni civili tra persone dello stesso sesso, residenti all’estero, presso i Consolati d’Italia.
Quindi, ci ricorda il MAECI, il cittadino italiano iscritto all’AIRE che intende costituire all’estero un’unione civile può rivolgersi all’Ufficio consolare italiano competente per residenza. Le unioni civili costituite presso l’Ufficio consolare italiano sono trascritte negli archivi dello stato civile del Comune di iscrizione AIRE. Inoltre le disposizioni contenute nel DPC succitato prevedono anche la trascrizione in Italia degli atti di matrimonio o di unione civile tra persone dello stesso sesso – delle quali almeno una di cittadinanza italiana – costituite di fronte alle autorità estere. La richiesta di trascrizione deve essere presentata all’Ufficio consolare italiano all’estero della circoscrizione di residenza.
Attendiamo con interesse quindi le preannunciate nuove istruzioni dell’Inps che forniranno tutti i necessari chiarimenti tecnici e procedurali in materia di diritti previdenziali alle coppie dello stesso sesso residenti all’estero e legate in una unione civile (o istituto equivalente). www.marcofedi.it

2 – FEDI (PD): PENSIONI IN CONVENZIONE IN LIEVE DIMINUZIONE MA SERVONO MAGGIORI RISORSE. Continua a diminuire, ancorché lievemente, il numero delle pensioni Inps erogate in regime di convenzione internazionale (pagate sia all’estero che in Italia). ROMA 18 GENNAIO 2017
Nel 2016 sono infatti state 770.741 rispetto alle 784.926 del 2015 (si tratta di dati provvisori che verranno aggiornati definitivamente nei prossimi mesi).
In particolare l’anno scorso sono state erogate 98.794 pensioni in convenzione con la Svizzera rispetto alle 105.512 del 2015, con il Canada 50.797 (53.133 nel 2015), con l’Australia 50.077 (51.173), con l’Argentina 28.104 (30.413), con gli USA 38.062 (39.185), con la Ex Jugoslavia 8.423 (9.433), con il Quebec 12.417 (12.964), con il Brasile 7.402 (7.764), con il Venezuela 7.047 (7.115). Fa eccezione il risultato complessivo dell’Unione Europea, dove il pagamento delle pensioni in regime internazionale è passato da un totale di 458.238 nel 2015 a 459.866 nel 2016.
È interessante – ma non sorprendente per ovvie ragioni – notare che l’importo medio mensile delle pensioni pagate nella UE è risultato essere di 472 euro mentre in Canada solo di 163 euro, in Australia di 182, in Argentina di 328, in USA di 175, nella ex Jugoslavia di 341, in Quebec di 113, in Brasile di 335, in Venezuela di 158.
L’andamento del numero di pensioni erogate risulta altalenante negli ultimi tre lustri con un picco registrato negli anni 2010-11 e una costante riduzione negli anni successivi. La riduzione dei pagamenti può essere attribuita ad una serie di concause tra le quali la percentuale dei decessi tra le prime generazioni di emigrati, l’introduzione di norme per ridurre i pensionamenti, il progressivo innalzamento dell’età pensionabile, le campagne di accertamento di esistenza in vita.
Si calcola che delle 770.000 pensioni erogate in regime internazionale circa 350.000 sono erogate all’estero. A queste se ne aggiungono circa altre 40.000 erogate all’estero in regime autonomo e cioè senza il ricorso ad una convenzione.
Si tratta di una importante mole di lavoro per il nostro Istituto previdenziale, svolto, bisogna riconoscere, con impegno e professionalità, che rischia tuttavia di essere compromesso dalla decisione dei vertici dell’Inps di sopprimere la Direzione delle Convenzioni Internazionali, anche se non ancora attuata, per accorparla presso la Direzione Centrale con risvolti non ancora decifrabili ma che possono destare serie preoccupazioni, anche perché contestualmente dobbiamo constatare che poco si sta facendo per valorizzare con adeguate risorse e impiego di personale qualificato gli uffici che si interessano delle Convenzioni internazionali sia presso il Ministero del Lavoro che quello degli Affari Esteri.
Non dimentichiamo infatti che l’attività di stipula e rinnovo delle convenzioni internazionali di sicurezza sociale, con alcune eccezioni, è da anni praticamente bloccata. WWW.MARCOFEDI.IT

3 – DEPUTATI PD ESTERO: VALORIZZARE GLI ENTI GESTORI NEL DECRETO ATTUATIVO PER LA SCUOLA ITALIANA ALL’ESTERO. Il Consiglio dei Ministri ha approvato entro la data-limite del 15 gennaio i decreti attuativi della legge 107/2015 sulla Buona Scuola. Tra essi, anche quello riguardante la disciplina della scuola italiana all’estero. ROMA, 18 GENNAIO 2017

Si tratta, ad una prima lettura, di una complessa opera di riorganizzazione e modernizzazione della normativa che in questo campo si era sedimentata nel corso di decenni. Si era proceduto per aggiustamenti successivi, senza una visione unitaria. Questa maggiore organicità ora esiste, dal momento che il decreto prevede l’insieme delle tipologie di intervento formativo e regola il reperimento e il trattamento del personale, direttivo docente e amministrativo.

Il sistema della formazione italiana nel mondo è inquadrato nei contesti multiculturali e multilinguistici delle società contemporanee. Esso si articola in scuole italiane pubbliche, in scuole paritarie, in altre scuole (internazionali, europee, ecc.), in associazioni delle scuole italiane all’estero, in interventi per la promozione della lingua e della cultura italiana, in lettorati. Si afferma il principio della programmazione triennale, indispensabile per soggetti che devono misurarsi con le normative e gli ordinamenti scolastici di altri Paesi, e si richiama la metodologia dei piani Paese, che nel recente passato ha dato buoni risultati in termini di coordinamento degli interventi e di partecipazione dei protagonisti reali della formazione alla definizione dei programmi. Si ribadisce l’invio di un contingente di personale nei limiti determinati dalla spending review disposta con la finanziaria del 2012, vale a dire 674 unità, si prevedono forme, anche a distanza, di formazione e di aggiornamento continuo del personale e si fa riferimento alla possibilità di limitate assunzioni in loco.
Per le iniziative di promozione della lingua e cultura all’estero che il MAECI può finanziare, quelle per intenderci meritoriamente realizzate dagli enti gestori, si affermano le priorità, che condividiamo con convinzione, del bilinguismo, dell’integrazione di corsi curricolari ed extracurricolari nelle scuole locali,della qualificazione permanente del personale.
Proprio l’estensione della rete formativa assicurata dagli enti gestori e la qualità del loro lavoro ci porta a focalizzare con particolare attenzione il ruolo di tali soggetti. Gli enti gestori, che hanno conquistato sul campo una loro fisionomia formativa, giuridica e operativa e che sono i soggetti meglio inseriti nei contesti locali, sono definiti in termini generali come “soggetti senza fini di lucro attivi nella diffusione e promozione della lingua e cultura italiana nel mondo”. Essi, per il peso che hanno nel sistema formativo all’estero, andrebbero nominati con nome e cognome e indicati come il perno degli interventi di diffusione e promozione. Un passo importante in questo senso si è fatto eliminando, su nostra esplicita richiesta, l’abrogazione della 153. Al momento dell’espressione del parere sul decreto, chiederemo di considerare l’opportunità di un riferimento positivo e specifico.
Accanto a questa osservazione, ci sembra opportuno farne un’altra, relativa agli spazi ancora limitati di utilizzazione del personale locale, purché rigorosamente dotato dei requisiti e dei titoli richiesti, nell’esercizio delle attività formative e amministrative. Il sistema formativo italiano all’estero non deve essere unidirezionale, ma deve aprirsi a scambi e influenze reciproche tra le diverse esperienze formative.
I decreti sulla Buona Scuola saranno presentati alle Camere per i pareri previsti. Ci prepariamo, dunque, a dare il nostro costruttivo contributo di miglioramento al decreto che ci riguarda.
Per quanto concerne, infine, le risorse destinate a finanziare le strutture, le attività e il personale per il 2017 e per i prossimi anni, esse non sono in alcun modo messe in discussione dal decreto, sicché il sistema formativo nel mondo, una volta compiuta la ripartizione dei 20 milioni del Fondo per la promozione della lingua e della cultura italiana all’estero, per la quale chiediamo tempi molto rapidi, potrà godere dei buoni frutti della legge di Bilancio 2017 e della disponibilità che il Governo ha concretamente dimostrato.
I deputati PD Estero: Farina, Fedi, Garavini, La Marca, Porta, Tacconi

4 – FEDI (PD): RISPOSTA ALL’INTERROGAZIONE PRESENTATA SULLE CRITICITÀ DELL’ISTITUTO ONNICOMPRENSIVO DI ASMARA L’interrogazione urgente presentata in commissione dall’on. Marco Fedi sull’Istituto onnicomprensivo di Asmara, in Eritrea, la più grande scuola italiana presente all’estero, ha avuto risposta dal Vice Ministro degli esteri on. Mario Giro. ROMA, 19 GENNAIO 2017
Nell’interrogazione si affacciavano diverse situazioni di criticità nel funzionamento della scuola, riguardanti le prerogative degli insegnanti e il funzionamento dei servizi, e si richiedeva una rinegoziazione dell’accordo tecnico tra le autorità dei due Paesi, risalente al 21 settembre 2012.
La risposta del Vice Ministro ha toccato tutti punti sollevati. Sulla questione dei visti multipli, in entrata e in uscita, per il personale impegnato nella scuola, essa ha confermato la non applicazione dell’accordo, dovuta all’orientamento delle autorità locali di rilasciare solo quelli singoli.
Il Vice Ministro ha aggiunto che su quelli singoli non si è manifestato alcun problema, anche quando essi siano richiesti con un breve preavviso.
Circa la certificazione sanitaria necessaria per il personale, si è proceduto ad uno scambio di note per meglio definire le procedure. Per il materiale didattico proveniente dall’Italia, si è sottolineato l’impegno dell’Ambasciata per il trasferimento a suo carico, allo scopo di evitare un aggravio di oneri per la scuola.
Le disfunzioni lamentate dal personale in servizio in merito alla funzionalità del sistema internet sono state riferite alla scarsa qualità del servizio reso dai provider locali e all’impossibilità di affrontare gli elevati costi di un servizio alternativo. Una situazione alla quale si è cercato di ovviare con l’installazione di una parabola satellitare, i cui costi sono pagati dal Ministero degli esteri.
Il serio deficit di approvvigionamento idrico è stato in parte fronteggiato con la periodica richiesta dell’Ambasciata di invio di autobotti per assicurare i livelli indispensabili di dotazione idrica.
In attesa del richiesto miglioramento della fornitura di energia elettrica, l’Ambasciata ha messo a disposizione le sue quote di gasolio per alimentare il generatore diesel.
In ordine alla richiesta di rinegoziare l’accordo tecnico, soprattutto per superare la questione dei visti, il Vice Ministro ha dichiarato che il Governo è orientato piuttosto a sollecitare le autorità locali che a procedere ad una vera e propria rinegoziazione.
Nella replica l’on. Fedi ha ringraziato per la completezza della risposta, ma ha ribadito che l’accordo tecnico rimane un punto di riferimento importante; per questo, è opportuno chiederne sia la revisione e l’aggiornamento che una più precisa e compiuta applicazione.
Fedi ha aggiunto che facendo parte le emergenze in qualche misura della condizione oggettiva presente in Eritrea, lo sforzo della nostra Ambasciata vada apprezzato in modo particolare. Ha ricordato, infine, che il decreto legislativo attuativo della legge delega sulla buona scuola fornirà l’occasione di riflettere su scuole come quella statale di Asmara. In ogni caso, vanno particolarmente apprezzati gli sforzi per tutelare al meglio il personale insegnante e sostenere una realtà così qualificante come quella dell’Istituto onnicomprensivo di Asmara.

5 – LA MARCA (PD): RIAPERTURA DELL’AMBASCIATA DI SANTO DOMINGO IN PRIMAVERA. L’impegno assunto dal Governo Renzi e dal Ministro degli Esteri Gentiloni il 4 ottobre 2016, con l’approvazione in Consiglio dei Ministri del decreto sulla riapertura della nostra Ambasciata in Repubblica Dominicana, deve avere seguito immediato. ROMA, 19 GENNAIO 2017

Dopo l’approvazione in Consiglio dei Ministri della proposta di aprire tre Ambasciate, in Niger (Niamey), in Guinea (Conakry) e nella Repubblica Dominicana (Santo Domingo), l’emanazione di un Decreto del Presidente della Repubblica il 14 ottobre 2016, ci si attendeva il pieno rispetto dei tempi fissati e l’avvio delle procedure.

“Il Ministro degli Esteri Angelino Alfano darà attuazione al D.P.R. 14/10/2016 che ne stabiliva la istituzione a decorrere dal 1° febbraio 2017, ne sono certa” – ha sottolineato l’On. Francesca La Marca.
“Si tratta di procedere con la nomina dell’Ambasciatore e di individuare il personale di ruolo da destinare a Santo Domingo, oltre che ricomporre l’assetto organizzativo con il personale che nel frattempo era stato riassegnato ad altra sede”. “Voglio augurarmi che l’impegno della Farnesina per la riapertura a Primavera sarà rispettato. Io mi impegno a seguirlo con puntuale attenzione, come ho fatto fin dall’inizio con innumerevoli atti parlamentari”.

La decisione di riaprire l’Ambasciata a Santo Domingo, chiusa il 31.12.2014, conferma i solidi legami bilaterali in campo politico, economico e culturale con il nostro Paese. L’Ambasciata curerà inoltre gli interessi italiani in vari Paesi dell’area caraibica, attualmente promossi dall’Ambasciata a Caracas.

Non è stato facile conseguire un risultato come la riapertura di un’Ambasciata. Il Governo, grazie all’impegno della locale comunità ed al lavoro che abbiamo svolto in Parlamento, ha assunto una decisione positiva. La sede diplomatica in Repubblica Dominicana deve ora riaprire in tempi brevi e la Farnesina deve accelerare le procedure per raggiungere questo importante risultato. On. Francesca La Marca

6 – FEDI – LA MARCA (PD) – CITTADINANZA: SONO MATURE UN’AZIONE CONCRETA DEL GOVERNO E LA RIPRESA DELL’ESAME DI PARLAMENTO. Il primo richiamo deve essere rivolto al Parlamento, a noi stessi, per aver bloccato l’iter di approvazione del disegno di legge di riforma della cittadinanza, ispirato alla introduzione del principio dello Jus soli per i migranti, ed aver contemporaneamente rallentato l’esame della proposta di legge che introduce soluzioni per le comunità di italiani nel mondo, entrambe da tempo all’esame del Senato. La ragione, com’è noto, è nella resistenza che forze e movimenti di destra stanno facendo su questo tema, facilitate dai ristretti margini di maggioranza esistenti al Senato, ma comunque è arrivato il momento che anche gli altri facciano la loro parte. ROMA, 23 GENNAIO 2017

Il tema della cittadinanza italiana e del suo riacquisto, oltre a quello della trasmissione da parte delle donne, deve essere affrontato con la necessaria urgenza e coerenza. Non esistono costi amministrativi aggiuntivi e, trattandosi di una platea limitata, non dovrebbero sussistere soverchie preoccupazioni relative a eventuali controesodi o acquisizione di diritti sociali o previdenziali. Abbiamo fornito, a suo tempo, una serie di dati che partivano da alcune considerazioni di fondo: il riacquisto è diretto unicamente a chi, cittadini italiani, è stato costretto a rinunciarvi e non ha potuto avvalersi della norma transitoria sul riacquisto che è rimasta in vigore dal 1992 al 1997. Una platea che si è progressivamente ristretta per ragioni generazionali e che quindi non pone questioni irrisolvibili.

Le comunità degli italiani nel mondo, attraverso gli organismi di rappresentanza, Comites e CGIE, avanzano da lungo tempo la richiesta di riapertura dei termini per la presentazione della dichiarazione tesa a ottenere il riacquisto della cittadinanza italiana, regolata dall’articolo 17 della legge n. 91 del 1992.

Al tema della riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza italiana si affianca, con analoga urgenza, la questione del riconoscimento della facoltà di trasmissione della cittadinanza da parte della donna che abbia perduto la cittadinanza italiana senza sua volontà per matrimonio contratto con uno straniero prima dell’entrata in vigore della Costituzione. Il punto di diritto è ormai chiarissimo: dopo la sentenza in merito della Corte di Cassazione, se tutte le donne adissero i tribunali si vedrebbero certamente riconosciuto il loro diritto. Il problema, dunque, è quello di far risparmiare tempo e denaro, sbloccando la procedura anche sul piano amministrativo, oltre che su quello giudiziale.

Camera e Senato hanno svolto un buon lavoro sul tema con la presentazione di proposte di legge che, al Senato, hanno ottenuto il via libera della commissione Affari Esteri ed Emigrazione, della commissione Giustizia, della commissione Politiche dell’Unione Europea e sono in attesa della valutazione della commissione Bilancio. In altre parole al Senato si è raggiunto un buon punto nell’iter di approvazione del provvedimento.

Il nostro lavoro, in questo momento, sarà diretto ad utilizzare gli strumenti di analisi e confronto, come i Comitati per gli italiani nel mondo, per ascoltare soggetti istituzionali e istituti di ricerca e contribuire a chiarire e superare gli elementi di persistente incertezza.

7 – FEDI E PORTA (PD): FISSATE LE RETRIBUZIONI CONVENZIONALI 2017 PER I LAVORATORI ITALIANI INVIATI ALL’ESTERO – Come tutti gli anni anche quest’anno con decreto del 22 dicembre 2016 del Ministero del Lavoro, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 19 gennaio 2017, sono state stabilite le retribuzioni convenzionali dei lavoratori dipendenti italiani inviati all’estero, in via continuativa ed esclusiva, su cui viene applicato il calcolo dei contributi assicurativi obbligatori e delle imposte sul reddito dovuti per il periodo di paga 2017. ROMA, 25 GENNAIO 2016

Come è noto la legge n. 317 del 1988 ha stabilito l’obbligatorietà delle assicurazioni sociali per i lavoratori italiani operanti all’estero in Paesi extracomunitari con i quali non sono in vigore accordi di sicurezza sociale, alle dipendenze dei datori di lavoro italiani e stranieri. Tali lavoratori sono obbligatoriamente iscritti alle seguenti forme di previdenza ed assistenza sociale, con le modalità in vigore nel territorio nazionale (fatte salve alcune eccezioni):
a) assicurazione per l’invalidità, la vecchiaia ed i superstiti; b) assicurazione contro la tubercolosi; c) assicurazione contro la disoccupazione involontaria; d) assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali; e) assicurazione contro le malattie; f) assicurazione di maternità.

La legge stabilisce inoltre che i contributi dovuti per i regimi assicurativi sopra elencati sono calcolati su retribuzioni convenzionali.
Tali retribuzioni, fissate con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro del tesoro e con quello delle finanze sono determinate con riferimento e comunque in misura non inferiore ai contratti collettivi nazionali di categoria raggruppati per settori omogenei.

Quindi a decorrere dal periodo di paga in corso dal 1° gennaio 2017 e fino a tutto il periodo di paga in corso al 31 dicembre 2017, le retribuzioni convenzionali da prendere a base per il calcolo dei contributi dovuti per le assicurazioni obbligatorie dei lavoratori italiani operanti all’estero ai sensi del decreto-legge 31 luglio 1987, n. 317 , convertito, con modificazioni, dalla legge 3 ottobre 1987, n. 398 , nonché per il calcolo delle imposte sul reddito da lavoro dipendente, ai sensi dell’art. 51, comma 8-bis, del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917 , sono stabilite nella misura risultante, per ciascun settore, dalle tabelle allegate allo stesso Decreto del 22 dicembre 2016 e che ne costituiscono parte integrante ( in poche parole sia l’Inps che il Fisco, per i versamenti contributivi e per tassare i redditi di questi lavoratori, non vanno a vedere quanto effettivamente corrisposto, ma fanno riferimento ai valori convenzionali stabiliti annualmente) .

Come detto le disposizioni della legge n. 398/87 si applicano ai lavoratori operanti all’estero in Paesi extracomunitari con i quali non sono in vigore accordi di sicurezza sociale.

Per i lavoratori che si spostano nell’ambito dell’Unione europea la normativa di sicurezza sociale applicabile è quella contenuta nei regolamenti CE nn. 883/2004 e 987/2009 e successive modifiche . Sono esclusi inoltre dall’ambito di applicazione della legge n. 398/1987 anche la Svizzera e i Paesi aderenti all’Accordo SEE – Liechtenstein, Norvegia, Islanda – ai quali si applica la normativa comunitaria.

Le retribuzioni convenzionali trovano applicazione, in via residuale, anche nei confronti dei lavoratori operanti in Paesi convenzionati limitatamente alle assicurazioni non contemplate dagli accordi di sicurezza sociale.

Le retribuzioni di cui al decreto citato costituiscono base di riferimento per la liquidazione delle prestazioni pensionistiche, delle prestazioni economiche di malattia e maternità nonché per il trattamento ordinario di disoccupazione per i lavoratori rimpatriati.

Per quanto attiene la parte fiscale è bene evidenziare che le persone fisiche fiscalmente residenti in Italia che prestano attività di lavoro subordinato in un paese estero sono tenuti, in via generale, a dichiarare tali redditi anche in Italia, sempreché le Convenzioni contro le doppie imposizioni stipulate dall’Italia con il paese estero in cui viene effettivamente svolta l’attività lavorativa non preservino la potestà impositiva esclusiva allo Stato in cui tale attività viene svolta.
I deputati PD Estero: Marco Fedi e Fabio Porta

8 – FEDI (PD). AUSTRALIA DAY: OCCASIONE PER RIFLETTERE SUI TEMI DELL’INTEGRAZIONE E DEL MULTICULTURALISMO. Oggi, 26 gennaio, si celebra la festa nazionale australiana: l’Australia Day. Nell’occasione, vorrei fare un augurio non formale a una nazione che ha saputo costruire e rinnovare la propria identità riconoscendo come fondanti i valori della condivisione, della convivenza, del multiculturalismo. Un’idea di nazione aperta e solidale che ha permesso anche agli immigrati un protagonismo positivo. ROMA, 26 GENNAIO 2017

L’Australia Day è una celebrazione complessa, come complessa è la storia di questo Paese, segnata da molti passaggi cruciali: la colonizzazione, il riconoscimento delle popolazioni aborigene e la politica della riconciliazione; l’arrivo di milioni di emigrati e le politiche dell’accoglienza, dell’integrazione e del multiculturalismo.

Alla costruzione di questa nazione ha contribuito in maniera significativa anche la comunità italo-australiana, storicamente tra le più numerose. Gli italo-australiani riconoscono all’Australia il merito di aver offerto a tutti, generosamente, opportunità di crescita e di affermazione personale in tutti i campi della vita sociale, economica e culturale. Per questa ragione, l’Australia Day rappresenta anche per gli italo-australiani un’occasione importante per rafforzare i legami comunitari, per sostenere il multiculturalismo e per rinnovare l’impegno verso l’Australia.

Per chi, come me, è impegnato politicamente anche in Italia, l’Australia Day è anche un’occasione di riflessione sulle sfide che il nostro Paese deve affrontare con urgenza nel campo delle migrazioni, delle politiche dell’accoglienza e dell’integrazione. Non posso non pensare, ad esempio, ai ritardi che la politica italiana registra tuttora sui temi della cittadinanza ai figli dei migranti e del diritto di voto amministrativo per chi risiede legalmente nel Paese. Questi diritti, come del resto ci insegna l’Australia, sono alla base di un processo di integrazione realmente inclusivo. Non è un caso, infatti, se nel corso dell’Australia Day sono celebrate le “Citizenship Ceremonies”, che assumono grande importanza proprio nel giorno della festa nazionale.

Ogni celebrazione, per non essere soltanto una commemorazione formale, deve stimolare riflessioni e sfide nuove. Così, se in Australia attorno a questa celebrazione il dibattito pubblico e mediatico si colora di nuove e originali considerazioni, noi, diretti testimoni e protagonisti di politiche migratorie sperimentate e vissute, non possiamo che auspicare che anche l’Italia affronti la questione dei diritti dei migranti in una prospettiva più ampia uscendo dall’emergenza permanente.
Auguri all’Australia, auguri al suo popolo plurale, al suo sviluppo e alla sua crescita culturale, economica e sociale.
On. Marco Fedi- Presidente del Gruppo InterParlamentare di amicizia Italia-Australia

 

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