12231 Il valore di un voto

20170110 15:36:00 redazione-IT

[b]di Sandra Cartacci – Monaco di Baviera[/b]

Anche se l’anno nuovo comincia il 1° gennaio, per tanti versi l’Italia si era già portata avanti col lavoro e con tre settimane d’anticipo aveva dato una svolta importante alla sua storia, o per meglio dire aveva messo un punto fermo. Al referendum costituzionale un’ampia maggioranza di italiani ha votato “no” e secondo i pronostici governativi dal giorno successivo sarebbe dovuta crollare l’economia, mentre tutto il sistema che regge il Paese si sarebbe ritrovato indietro di trent’anni. Non sappiamo per quale strana magia invece la Borsa abbia perfino ricominciato subito a salire, un fatto inconfutabile che avrà consolato un po’ i tantissimi amici tedeschi che non riuscivano a capacitarsi di tale risultato. Al posto del regresso preannunciato, il Paese ha ripreso il suo cammino, che si era praticamente congelato dall’estate scorsa, se si eccettuano gli interventi nelle zone colpite dal terremoto.

Gli esponenti politici e i media si erano occupati quasi soltanto della campagna elettorale, spargendo minacce, giuramenti e slogan pubblicitari, parole al vento per mesi e mesi. Solo Giuliano Poletti, Ministro del Lavoro, poco dopo il voto, parlando dei giovani che se ne vanno dall’Italia in cerca di lavoro, è riuscito a pronunciare una frase che resterà impressa nella memoria: ”Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi”.

Giovani e meno giovani continuano a muoversi per l’Europa e per il mondo, e il Ministro del Lavoro italiano è solo un piccolo problema, locale e temporaneo, di fronte ai gravissimi fatti che nell’ultimo mese hanno colpito Berlino, poi Istanbul, per non parlare della persistente situazione in Siria, delle migliaia di civili e bambini morti o abbandonati a se stessi. Ci muoviamo nei nostri Paesi, ormai controllatissimi per scongiurare eventuali attentati che stanno prendendo sempre più le caratteristiche di iniziative personali, motivate da deliri omicidi di singoli elementi che con una pistola di piccolo calibro e il furto di un TIR sono in grado di fare una strage.

Ammetto di non essermi mai posta il problema in termini tanto specifici prima di adesso ma, anche a costo di risultare impopolare, in questo momento sono davvero grata alle leggi e alle norme italiane che consentono facilmente le intercettazioni telefoniche e ambientali preventive. Se risulta impossibile bloccare il meccanismo di radicalizzazione jihadista che trasforma un fanatico in un assassino, che almeno si possa sfruttare l’errore, comune a tanti criminali, di parlarne con qualcuno prima di commettere il fatto. L’anno nuovo appena iniziato continua a proporci elezioni.

In Italia si potrebbero votare i tre referendum abrogativi sulla riforma del lavoro per i quali la CGIL ha raccolto più di un milione di firme, ma non è detto. Vedremo cosa accadrà nei prossimi mesi. A Monaco invece potremo eleggere i nostri rappresentanti al Migrationsbeirat, la Consulta degli stranieri, fino a poco tempo fa chiamato Ausländerbeirat.

Il 22 gennaio 2017 si terranno le elezioni per il rinnovo di questo organo di rappresentanza dei concittadini di nazionalità diversa da quella tedesca, e speriamo che la percentuale di votanti italiani non si fermi alle dita di una o di due mani. Forse i tempi sono maturi per dimostrare che esistiamo anche noi, che vogliamo avere voce in capitolo nelle scelte che verranno fatte, nelle decisioni che prenderà l’amministrazione comunale. Sostenere il Migrationsbeirat è una scelta di coscienza civile e di solidarietà verso la nostra città d’adozione e verso tutti i cittadini con retroterra migratorio che vogliono integrarsi nel modo migliore, sviluppando la consapevolezza e il senso civico che apprezziamo tanto nella mentalità comune del Paese in cui viviamo.

A differenza di altri popoli, i nostri connazionali a Monaco finora non hanno dimostrato un grande interesse per le elezioni. Sarebbe l’ora di cominciare a cambiare atteggiamento, di dimostrare che, se sappiamo dir di no quando è necessario, siamo anche in grado di dir di sì a quel che è giusto, di fare in modo di vederci rappresentati, di farci valere.

(Sandra Cartacci: da Rinascita Flash – Monaco di Baviera)

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