11676 STOP TTIP

20150419 14:04:00 guglielmoz

1 – LE PIAZZE DEL MONDO CONTRO IL TTIP
PROTESTA – Mobilitazione in 734 città. 41 SOLO IN ITALIA PER L’ACCORDO DI LIBERALIZZAZIONE COMMERCIALE. GIORNATA DI SENSIBILIZZAZIONE SUL «TRATTATO FANTASMA», PER SPIEGARE AI CITTADINI UN NEGOZIATO NON CONOSCIUTO AI PIÙ, SEBBENE IL NOSTRO GOVERNO SIA STATO PRESIDENTE DI TURNO DELL’UNIONE EUROPEA.
2 – 5 DOMANDE. 600 in Europa, 75 in Usa, 12 in America Latina, 20 in Asia e 5 in Africa: sono oltre 700 le iniziative che oggi 18 aprile si svolgeranno in tutto il mondo contro i trattati di libero scambio, e contro il Trip in particolare.

1 – LE PIAZZE DEL MONDO CONTRO IL TTIP
PROTESTA – Mobilitazione in 734 città. 41 SOLO IN ITALIA PER L’ACCORDO DI LIBERALIZZAZIONE COMMERCIALE. GIORNATA DI SENSIBILIZZAZIONE SUL «TRATTATO FANTASMA», PER SPIEGARE AI CITTADINI UN NEGOZIATO NON CONOSCIUTO AI PIÙ, SEBBENE IL NOSTRO GOVERNO SIA STATO PRESIDENTE DI TURNO DELL’UNIONE EUROPEA.
Sono 734 piazze in tutto il mondo, 41 solo in Italia. Una mobilitazione che ricorda il dicembre 1999, quando il movimento globale si oppose all’allora ministeriale della Wto a Seattle, e che oggi si mobilita per il Trattato transatlantico di liberalizzazione commerciale Usa- Ue (Ttip) e il suo obiettivo di deregolamentare standard, normative e tutte quelle leggi di tutela ambientale e sociale considerati «barriere tecniche al commercio».
In decine di flashmob, sciami di fantasmi hanno vagato per le piazze italiane, come in piazza del Pantheon a Roma dove gli spettri del Ttip si sono fatti inseguire in mezzo a turisti incuriositi, così come in piazza del Duomo a Milano o in via Lagrange a Torino, giusto per citare alcune mobilitazioni italiane «Stop Ttip», a dimostrare che il trattato fantasma sta guadagnando visibilità nonostante la ritrosia della Commissione europea. D’altro canto uno dei principali obiettivi della campagna internazionale, di cui quella italiana è parte attiva, è proprio quello di spiegare ai cittadini un negoziato non conosciuto ai più, sebbene il nostro Governo sia stato Presidente di rumo dell’Unione europea. Aldilà della demagogia sulla presunta trasparenza (uno dei negoziati più trasparenti mai avuti, millanta la Commissaria al Commercio Ue Malmstrom dal suo blog proprio il giorno della grande mobilitazione) quanto si conosce del trattato, lo si deve all’azione dei movimenti sociali che pochi giorni dal nuovo Round negoziale che inizierà il 20 aprile negli Stati uniti, sono riusciti a rendere pubbliche le richieste della Commissione europea all’Amministrazione statunitense: accesso al mercato degli appalti pubblici netta impennata nelle adesioni verso quota due milioni, considerata dalle reti interazionali l’obiettivo politico da raggiungere.
Le centinaia di migliaia di persone scese in piazza nelle seicento piazze europee e nel centinaio di mobilitazioni statunitensi, lottano per ridare senso al termine «democrazia».
Chiedere maggiore partecipazione non significa, come spesso banalmente semplificato dai sostenitori del Ttip, «negoziare in 800 milioni di cittadini», ma vuol dire es-sere considerati parte in causa e coinvolti direttamente, anche tra gli Stati uniti in cambio di maggiore flessibilità in agricoltura. Ecco uno dei patti scellerati che potrebbero lastricare la strada verso la firma, un grande mercato delle pulci dove tanto si ottiene quanto più si dà e dove ci si impegna a difendere un settore nel momento in cui questo risponde a interessi consolidati.
PER QUESTO QUASI UN MILIONE E SETTECENTOMILA CITTADINI EUROPEI HANNO SCELTO DI FIRMARE UNA PETIZIONE INTERNAZIONALE CHE CHIEDE IL BLOCCO IMMEDIATO DEI NEGOZIATI, UNA RACCOLTA FIRME CHE NELLA GIORNATA DI MOBILITAZIONE HA VISTO UNA MITE I PARLAMENTI, AD OGGI CON UN RUOLO DEFILATO. Ridando potere i cittadini ed evitando, ad esempio, che i Parlamentari europei abbiano le armi sputate nel dare pareri non vincolanti, ratificando solo alla fine un trattato con la formula «prendere o lasciare» senza possibilità di emendamento. O evitando le limitazioni all’accesso ai documenti negoziali imposte persino ai parlamentari europei, come l’euro-parlamentare di Podemos Ernest Urtasun ha recentemente denunciato ai media spagnoli.
I documenti resi pubblici dall’Unione europea grazie alle pressioni dell’opinione pubblica e dell’Ombudsman europeo, sono solo testi legali di posizionamento e non chiariscono l’effettivo livello di compromesso e lo stato dell’arte del negoziato. E forse è persino logico che sia così, considerato che gli interessi che si stanno tutelando, non sono certo quelli della maggioranza dei cittadini europei e statunitensi.
Dietro alla demagogia della difesa delle Indicazioni geografiche per Paesi come l’Italia, per esempio, o dell’aumento dell’export che porterebbe benefici diffusi, c’è una politica che parla di concessioni a pochi privilegiati, di una posizione di difesa delle tipicità che butterebbe fuori mercato la maggior parte delle nostre piccole produzioni di qualità a tutto vantaggio di pochi grandi esportatori, di un abbattimento degli standard di qualità su agricoltura e chimica che ha fatto persino preoccupare la Commissione Ambiente del Parlamento Europeo in una sua recente risoluzione.
A tutto questo si aggiunge una politica di tutela degli investimenti che svuoterebbe definitivamente il potere di controllo dei mercati da parte dei Governi, concedendo alle imprese il potere di denunciare i Governi a causa di legislazioni non gradite. Nonostante tutto questo, nonostante le promesse di Renzi a Obama, questo 18 Aprile c’è un mondo che ha detto «Stop Ttip». Una posizione che, d’ora in avanti, sarà impossibile ignorare.
ALBERTO ZORATTI, Presidente Fairwatch I Campagna Stop Ttip Italia

5 DOMANDE
600 in Europa, 75 in Usa, 12 in America Latina, 20 in Asia e 5 in Africa: sono oltre 700 le iniziative che oggi 18 aprile si svolgeranno in tutto il mondo contro i trattati di libero scambio, e contro il Trip in particolare. Oltre 50 di queste avverranno nel nostro paese, segnando il raggiungimento di una prima tappa per la campagna «Stop Trip Italia»: il silenzio è stato rotto, la mobilitazione si diffonde.
Del resto, basterebbero alcune domande ai negoziatori del trattato fra Usa e Unione Europea, per dichiarare ancora una volta la nudità del re.
1) PERCHÉ SI DICE CHE IL TRIP risolleverà l’economia europea e non si dice che lo scenario più ottimistico delineato dagli stessi studi commissionati dall’Ue parla di un +0,48% di Pil a partire dal 2027?
2) PERCHÉ, SE SI DICE CHE IL TRIP PRODURRÀ SOLO BENEFICI, lo si negozia nella più assoluta segretezza e se ne pubblicano i documenti solo quando questi sono già stati diffusi dalle reti di movimento?
3) PERCHÉ SI DICE CHE IL TRIP SERVIRÀ AD APRIRE I MERCATI STATUNITENSI ai prodotti alimentari dell’eccellenza europea e non si dice che questi prodotti sono già sugli scaffali americani da oltre due decenni?
4) PERCHÉ NON SI DICE CHE IL TRIP VUOLE ABOLIRE LE «BARRIERE NON TARIFFARIE» ovvero tutte le normative e i regolamenti volti alla tutela del lavoro, dell’ambiente, della salute e della sicurezza alimentare, giudicate ostacoli alla libertà degli investimenti delle multinazionali?
5) PERCHÉ SI DICE CHE I SERVIZI PUBBLICI NON VERRANNO TOCCATI DAL TTIPP, senza aggiungere che secondo la definizione di «servizio pubblico» adottata dal negoziato, possono essere identificati come tali solo le rotte del traffico aereo internazionale, l’amministrazione della giustizia, l’ordine pubblico e la difesa?
Sono solo alcune delle domande cui i negoziatori non possono dare risposta, pena ammettere che il Ttip è un trattato il cui unico scopo è quello di realizzare l’utopia delle multinazionali, ovvero un mondo dove diritti, beni comuni, servizi pubblici diventino le variabili dipendenti dai profitti degli investitori.
Del resto, basterebbe leggere quanto scritto sul sito della Direzione Generale Commercio dell’Ue nella sezione «Domande e risposte» in data 20 dicembre 2013 per capire l’obiettivo del Ttip.
Alla domanda se sia vero che il trattato pregiudica l’autonomia delle istituzioni parlamentari statuali, ecco il testo della risposta:
"INSERIRE MISURE PER LA PROTEZIONE DEGLI INVESTITORI NON IMPEDISCE AI GOVERNI DI ADOTTARE LEGGI, NÉ COMPORTA L’ABROGAZIONE DI LEGGI ESISTENTI. AL MASSIMO PUÒ PORTARE AL PAGAMENTO DI RISARCIMENTI’.
Come dimostra questa incredibile risposta, il vero passaggio che il Ttip realizzerebbe è quello dallo stato di diritto allo stato di mercato: l’uguaglianza di fronte alla legge tornerebbe a valere solo per i sudditi e non più anche per i sovrani, oggi trasformati in divinità moderne e in conoscibili – i «mercati»- ma altrettanto determinanti sulla vita degli uomini e delle donne, che alle loro regole dovranno sottostare, comprimendo i propri diritti per mitigarne la collera e compiendo nuovi sacrifici per ottenerne la benevolenza.
Ma opporsi si può, a partire da una consapevolezza: se oggi mettono in campo il Ttip è perché negli ultimi decenni abbiamo bloccato tutti gli altri loro tentativi, dall’Accordo Multilaterale sugli Investimenti
(Mai, all’ Accordo Generale sul Commercio dei Servizi (Agcs), alla direttiva Bolkestein. Sembrano forti, ma la loro ferocia è solo debolezza: sanno di non avere più il consenso e chiedono solo la nostra rassegnazione. A tutte e tutti noi il compito di deluderli. ‘Attac Italia – Marco Bersani.

 

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