11769 USA – PRIMARIE PARTITO DEMOCRATICO

20150821 20:00:00 guglielmoz

1 – Il risveglio della sinistra Usa che si allontana dal centro liberista e sempre più attuale e sta coinvolgendo anche i moderati Democratici americani.
2 – BARNIE SANDERS . Formatosi nei sixties ribelli, anti liberista, ambientalista. Fa breccia tra chi rimpiange l’entusiasmo obamiano della prima ora. E ha i numeri per sfidare l’ex first lady.

1 – Il risveglio della sinistra Usa che si allontana dal centro liberista e sempre più attuale e sta coinvolgendo anche i moderati Democratici americani.
Tra gli otto candidati alle primarie democratiche che si terranno trai mesi di febbraio e giugno 2016 in vista delle elezioni generali di novembre c’è BERNIE SANDERS (sindaco di Burlington 1981-1989, membro indipendente della Camera dei rappresentanti del Vermont 1991-2007 e senatore indipendente dal 2007 ad oggi) che di fronte ad una gigante come HILLARY CLINTON non si scompone. La distanza tra i due nei sondaggi è passata da 57 punti (sondaggio Fox News inizi maggio 2015) a 19 punti (sondaggio sempre Fox News 10 agosto 2015). Il sondaggio vede la CLINTON prima al 49%, SANDERS secondo con n 30% e a seguire BIDEN (10%) e gli altri (meno di 1%). BERME SANDERS sulla sua pagina Facebook, complice uno straordinaria e accattivante grafica (oltre a. radicali contenuti), raccoglie in media più di sessanta mila mi piace e condivisioni per posto foto. Oltre a, social network dimostra di sapersela cavare egregiamente anche nei comizi. Fino a luglio (la candidatura è stata ufficializzata due mesi prima) sono stati oltre cento mila gli americani che sono andati ad Ascoltarlo nel suo tour II 9 agosto a Portland sono state 28 mi a le persone ad andare ad ascoltarlo, stessa cifra il giorno seguente^ Los Angeles. Il più grande sindacato delle infermiere – forte di quasi duecento mila membri – ha annunciatogli 12 agosto, di sostenere Sanders, snobbando la Clinton i primi due stati a votare i delegati perle primarie 2016 saranno il New Hampshire e lo lowa. In entrambi gli stati, ironia della sorte secondo i sondaggi e avanti Sanders di ben 7 punti. Insomma Sanders sta letteralmente mandando piano piano la vittoria di HILLARY CLINTON. Anche per I temi che il 73enne socialista del Vermont sta portando alla ribalta negli Usa Dal suo sito BERNIE SANDERS. come si legge – AUMENTO DELLA TASSAZIONE PER I PIÙ RICCHI, RADDOPPIO DELLA PAGA MINIMA, LOTTA CONTRO LE DISEGUAGLIANZE SALARIALI TRA UOMINI E DONNE, SCUOLE PUBICHE E UNIVERSITÀ GRATUITE, POLITICHE KEYNESIANE ESTREMAMENTE ESPANSIVE, UNA RIFORMA DI WALL STREET, CARBON TAX, ETICHETTAMENTO DEI PRODOTTI OGM, LOTTA CONTRO IL CLIMATE CHANGE, IMPORTANTI INVESTIMENTI SULLE RINNOVABILI E FINE DEI SUSSIDI ALLE MULTINAZIONALI INQUINATICI, OPPOSIZIONE ALL’OLEODOTTO KEYNSTONE XL, OPPOSIZIONE AL TTIP, LEGALIZZAZIONE DELLA MARIJUANA, DEMOCRATIZZAZIONE DELLA POLIZIA, TAGLIO RADICALE DELLA SPESA MILITARE, NON INTERVENTISMO MILITARE… Insomma un programma "rivoluzionario ! Sanders è probabilmente il candidato più a sinistra (insieme a Me Govern) di sempre, tra le fila dei democratici, ad avere una chance di vittoria. Emanuel Oian(ndr“ aveva ragione Marcuse la “rivoluzione “ potrà arrivare solo dal Nord America.”)

2 – CHE SORPRESA TRA I DEM BARNIE SANDERS C’E’.
Formatosi nei sixties ribelli, ariti liberista, ambientalista. Fa breccia tra chi rimpiange l’entusiasmo obamiano della prima ora. E ha i numeri per sfidare l’ex first lady. ( DA Il Manifest Luca Celada – LOS ANGELES)

La scorsa settimana al Los Angeles Sports Arena era il tutto esaurito e qualche migliaio di persone hanno dovuto accontentarsi degli schermi sistemati fuori dal palazzetto dello sport. Significa che c’erano più di 25 mila persone al comizio di Bernie Sanders, un numero impressionante anche per lui che in questo prodromo di primarie presidenziali si sta convertendo nella sorpresa della stagione politica Usa.
Quasi nessuno avrebbe pronosticato ad aprile, quando il 73enne senatore "socialista" del Vermont aveva annunciato l’intenzione di sfidare Hilary Clinton per la nomination democratica, che in pochi mesi la sua campagna si sarebbe concretizzata in una effettiva candidatura. Eppure dietro allo slogan Feel the bum quella di Sanders è una delle poche campagne capace
di accendere una vera passione. E gli ultimi sondaggi in New Hampshire dove fra sei mesi si terrà la prima delle primarie, lo danno addirittura in vantaggio sulla "predestinata" ex first lady per 44 a 37.
Allo Sports Arena la folla era composta in gran prevalenza da giovani, studenti universitari e liceali, ragazzi arrivati per passaparola sui social e liberate in preda al presentimento post-Obama. Una folla che in effetti ricordava parecchio quelle dei primi comizi del presidente, quasi sette anni fa, compresi alcuni degli speaker sul palco -come Sarah Silverman, comica dissacrante con grande seguito mil-lennial che ha inanellato battute sulla equivoca pronuncia del cognome dei mecenati reazionari fratelli Koch. Poi ambientalisti, organizzatori di base, sindacalisti susseguitisi per affermare che «Bernie» è l’unico candidato della gente fra la schiera di politici sponsorizzati da interessi forti.
Quando è toccato al candidato, Sanders ha elencato per circa un ora i punti che definiscono il suo programma: eguaglianza economica, rete sociale, ambiente, educazione. Il pubblico lo ha accolto con un mare ondeggiante di telefonini accesi e applausi a ripetizione, più come una rockstar che come un carnuto signore settuagenario. (Un tizio in platea aveva una maglietta con scritto «aiutaci tu Obi Wan», riferimento alla figura di Alee Guiness in Guerre Stellari, benevola e paterna, che Sanders vagamente evoca).

IDEALISMO GIOVANILE
Figlio di ebrei newyorchesi (il padre, polacco, sopravvissuto alla Shoah), Sanders ha studiato al Brooklyn College e poi alla University of Chicago dove nel ’63 era iscritto alla lega dei giovani socialisti. Sono gli anni del movimento per i diritti civili, le freedom rides nel sud segregato a cui Sanders partecipa, come alla marcia su Washington di Martin Luther King. H suo impegno politico coin
ties, è membro dello student non-violent coordinating committee, la formazione studentesca antirazzista che sarà incubatrice di esperienze come le Black panthers e i Weather underground. Negli anni successivi la lotta è quella contro la guerra nel Vietnam, ma nel frattempo Sanders, dopo un esperienza in kibbutz, si è trasferito in Vermont e concretizza l’idealismo giovanile nelle prime cariche politiche, prima da sindaco di Burlington e in seguito al congresso.
Non era chiaro quanto potesse fare testo il suo successo di riformatore rooseveltiano, dichiaratamente socialdemocratico, una volta varcati i confini della sua verde utopia "scandinava". Ma il suo messaggio anti liberista, anti oligarchico, contro gli interessi di banche e milionari a favore dei lavoratori ha in qualche modo formulato con successo le istanze del fianco sinistro obamiano in sottintesa polemica con Hillary, candidata di "sistema", falco filoisraeliano, con profondi legami all’ establishment con Wall Street e una decennale carriera di insider politica con tutti i compromessi che può comportare. Una figura insomma che stenta ad esaltare una nutrita schiera di democratici che chiaramente rimpiangono l’entusiasmo obamiano.

UNA COALIZIONE TRASVERSALE
La chiave del successo dell’attuale presidente è stata la coalizione trasversale fra base tradizionale, sindacati, partito, giovani, donne e minoranze. Per riuscire a prevalere sulla macchina dei finanziamenti repubblicani, il candidato democratico dovrà riuscire a duplicare
quella ricetta. Compreso Sanders, per cui è giunto il momento di allargare il proprio appeal oltre allo zoccolo progressista. Al suo comizio di Seattle, che è coinciso con la settimana di proteste a Ferguson, militanti di Black Iives Matter si sono impadroniti del palco di Sanders per rivendicare giustizia razziale. Una scena reminiscente delle tensioni fra militanti neri e studenti della sua gioventù.
Sanders ha replicato nominando a nuova portavoce nazionale l’afroamericana Symone Sanders, ma è chiaro che dovrà tessere rapporti più saldi con un elettorato con cui ha – almeno geograficamente – per ora poco in comune. Neri e ispanici saranno crucali ad ogni speranza di successo finale. Clinton ha profondi legami storici con entrambi i segmenti, ma Sanders è titolare di un entusiasmo che Hillary stenta a generare.

DISAGIO PROGRESSISTA
Fermo restando che alle elezioni manca più di un anno e che i giochi sono dunque lungi dall’essere conclusi, o anche solo ben definiti, è innegabile che Sanders abbia intanto riaperto una gara che sembrava conclusa in partenza con un’investitura preventiva di Hillary Clinton.
La sua campagna articola il disagio che Hillary oggettivamente genera fra molti progressisti. Il suo successo, pur precoce, ha incoraggiato altri pretendenti come Jim Webb e Martin O’ Malley ed è probabile che all’effetto Bernie siano da attribuire le voci su ipotetiche candidature di Joe Biden e add

 

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