11322 Il pasticiaccio brutto del rinnovo dei Comites: la democrazia non é un costo né un optional

20140917 22:32:00 redazione-IT

Con un decreto del governo dell’ Agosto 2014, si é dato il via libera alla procedura per il rinnovo dei Comites. Purtroppo, come molti concittadini ricorderanno, questo rinnovo era stato posticipato di numerosi anni, con la scusa ufficiale della mancanza di copertura finanziaria. Cosa di per sé di una gravitá assoluta, visto che si subordina la democrazia reale alle disponibilitá economiche, ma perfettamente in linea con l’idea di democrazia del “nuovo che avanza” da Berlusconi, a Monti fino ad arrivare a Renzi e i suoi supporters.
Al di lá delle timidissime rimostranze dei parlamentari eletti nella circoscrizione estero – che ne dimostra una volta in più il loro scarso peso politico all’interno del parlamento – con il decreto e nelle sue modifiche si sono approvate norme che peggioreranno la rappresentativitá dei Comites, frapponendo una ulteriore barriera al voto: l’apposita richiesta ai consolati di competenza per poter votare.

Questa norma, inserita per ridurre i costi, insieme alla riduzione progressiva della presenza dei consolati nei territori, scoraggerá definitivamente la partecipazione al voto.

Anche perché, come sa chi si confronta quotidianamente con la nostra emigrazione, solo una piccola parte utilizza lo strumento telematico con cui é possibile far richiesta di iscrizione ai consolati, mentre gli altri, ammesso che qualcuno li informi del rinnovo dei Comites, dovranno o recarsi sul posto di persona o eseguire il tutto via posta.

Nonostante, come molti concittadini sanno per esperienza personale, in molte aree del mondoi Comites non hanno funzionato nel migliore dei modi e, spesso, si sono trasformati in strumenti funzionali a cordate o meccanismi clientelari ben poco trasparenti, noi crediamo che la partecipazione attiva dei cittadini alle attivitá politiche ed amministrative siano sacrosante e vadano salvaguardate.

Di fronte alla retorica tardo patriottarda dei governi nazionali nei confronti delle comunità residenti all’estero, il risultato concreto è il disinteresse verso di esse, e quindi degli organismi che dovrebbero rappresentarle, con i relativi tagli di stanziamenti e risorse. Ulteriore conferma che gli istituti democratici vengono considerati da certi “politici” soltanto un costo. Che ovviamente per “lor signori” non vale la pena di sostenere.

Del resto, per avere la giusta copertura finanziaria al rinnovo dei Comites, basterebbe ridurre la spesa militare sull’acquisto dei caccia F35 di 1 (una) unitá. Ma purtroppo fare la guerra per questo governo sembra avere la prioritá rispetto alla democrazia.

Ad oggi la data delle elezioni non é stata fissata, ma sono state dimezzate la quantitá di firme richieste per la presentazione delle liste; cosa questa molto opportuna per favorire il pluralismo all’interno delle assemblee dei Comites, ma inaspettatamente sono stati esentati dalla raccolta delle firme praticamente tutti i partiti che hanno eletto o al parlamento italiano o al parlamento europeo. Lungi da noi demonizzare lo strumento partito, necessario organo di mediazione politica previsto dalla Costituzione repubblicana, ma secondo noi questa norma snatura fortemente lo spirito con cui i Comites sono stati creati. Lo spirito del legislatore era stato quello di costituire delle rappresentanze delle collettività emigrate che interloquissero con quelle istituzionali a livello di circoscrizione consolare, facendo emergere fabbisogni, istanze e tentando di programmare in modo partecipato i pochi interventi finanziati dallo Stato. Essendo le funzione dei Comites sussidiarie e consultive, sono più appropriate per una rappresentanza sociale e non politico partitica.

Ci uniamo quindi allo sconcerto creato da questa norma e alle rimostranze delle maggiori organizzazioni storiche della emigrazione italiana. Auspichiamo quindi che con ulteriori modifiche si estenda del tutto l’esenzione della raccolta delle firme e si elimini l’apposito registro elettorale e che si introducano dei meccanismi per incentivare il voto all’interno della nuova emigrazione italiana. Nuova emigrazione tanto presente nella retorica verbale di molte istituzioni quanto assolutamente assente dall’agenda dei provvedimenti governativi e parlamentari.

Come comunisti presenti nell’emigrazione, ci faremo promotori di raggruppamenti di singoli ed associazioni di buona volontá, che vorranno condividere l’idea di una gestione diversa dei Comites (devono funzionare, essere utili ai cittadini emigrati ed essere il più partecipati possibili), e che vorranno utilizzare i nuovi Comites anche per cercare di tutelare e proteggere la nostra Costituzione dagli attacchi di tutti i soggetti che la stanno stravolgendo irrimediabilmente.

Il pasticiaccio brutto del rinnovo dei Comites: la democrazia non é un costo né un optional

 

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