11136 16. NOTIZIE dall’ITALIA e dal MONDO 19 aprile 2014

20140420 10:35:00 red-emi

ITALIA – Tsipras: "Dopo elezioni in Italia? Un giorno nuovo per la sinistra". / ROMA Nomine, ve l’avevamo detto. Questo è un democristiano doc! Prc: "La solita compagnia di giro". Un giro di Valzer e gli Italiani pagano.
VATICANO – Per le cerimonie di canonizzazione di Giovanni Paolo II e di Giovanni XXIII, che si svolgeranno il 26 e il 27 aprile a Roma
EUROPA – EU / BCE . La Troika come l’usuraio, in Grecia come in Italia,
FRANCIA / AUSTRIA / OLANDA / REGNO UNITO / FINLANDIA – Il partito della crisi è di estrema destra – EU. Draghi: "Pronti alle misure non convenzionali di fronte al pericolo deflazione
AFRICA & MEDIO ORIENTE – PALESTINA / GAZA – Il mare umano di Vik I fondi raccolti contribuiranno alla costruzione di un asilo intitolato a Vittorio a Khan Yunis, Gaza e a sostegno della fondazione Vik Utopia onlus. / RUANDA – Venti anni di genocidio in Ruanda, i danni del colonialismo non finiscono
ASIA & PACIFICO – PECHINO. Export -6,6% a marzo, secondo calo consecutivo.
AMERICA CENTROMERIDIONALE – Venezuela, Maduro comincia il dialogo con l’opposizione.
AMERICA SETTENTRIONALE – CINQUANTANNI DOPO New York Magazine, Stati Uniti – As it turns out, race has been the real story of’ the Obama presidency all along.

ITALIA
ROMA
NOMINE, VE L’AVEVAMO DETTO. QUESTO È UN DEMOCRISTIANO DOC! PRC: "LA SOLITA COMPAGNIA DI GIRO". UN GIRO DI VALZER E GLI ITALIANI PAGANO.
Perfino Bonanni, il segretario della Cisl parla di "lottizzazione ordinaria". Le nomine delle “aziende di Stato” riportano il Bel Paese nella “Prima Repubblica”. Tutto si può rottamare, tutto si può “prendere a calci”, perfino le donne inermi a terra, ma la vera casta italiana, quella che conta davvero e ha in mano le filiere politico-affaristiche, è irremovibile. di Fabio Sebastiani
Quattro donne presidente, MARCEGAGLIA (Eni), GRIECO (Enel), TODINI (Poste) e BASTIOLI (Terna), MORETTI dalle ferrovie a Finmeccanica. Gli amministratori delegati saranno DE SCALZI, CAIO e STARACE. Tetto agli stipendi fissato a 238 mila euro. Ma che grande rivoluzione! Una riconferma che ha dello scandaloso, infine, quella di GIANNI DE GENNARO, che rimane sulla sua poltrona a Finmeccanica e lavorerà con MORETTI. Secondo BONANNI, "non ci sono stati gli azionisti a pronunciarsi, e’ pura politica". Un argomento, questo, che taglia la testa al toro.
Mentre tutti i quotidiani, da Repubblica al Corriere della Sera, dalla Stampa all’Unità intrecciano alti osanna all’opera “riformatrice” di Renzi, l’unico critico è il commento di Stefano Feltri, sul Fatto Quotidiano, “Rottamare a metà”, mentre il manifesto ironizza con il titolo di apertura “In nomine Renzi”, con una foto di Mauro Moretti e il simbolo di Confindustria, l’aquila.
Dietro la patina della “rivoluzione rosa”, che nel caso di Marcegaglia è una vera e propria presa in giro visti i suoi interessi imprenditoriali nel settore dell’energia, non c’è nessun ricambio. Anzi, nel caso di Eni siamo al “delfinato”. Al gruppo petrolifero viene promosso Claudio Descalzi, artefice della grande fortuna nell’esplorazione del Cane a sei zampe e unanimemente considerato l’allievo più fedele e devoto del precedente a.d, mentre al gruppo elettrico Francesco Starace conquista la poltrona principale dopo aver gestito con successo il business delle rinnovabili con Enel Green Power. Di quale rinnovamento stiamo parlando? E poi le dismissioni sono solo apparenti. Per alcuni dei manager ‘licenziati’, potrebbero aprirsi altre porte, come quella di Fintecna per Alessandro Pansa, mentre l’attuale presidente di Eni, Giuseppe Recchi, e’ gia’ destinato a Telecom Italia.
Infine, la nomina di Luisa Todini, imprenditrice, eletta deputata europea nelle liste di Forza Italia nel 1994. alle Poste grida vendetta. E il colloquio tra Berlusconi e Renzi sulle cosiddette riforme che l’ha propiziato un penoso teatrino.
"Moretti a Finmeccanica, Marcegaglia all’Eni, Caio alle poste, De Gennaro riconfermato… Una vera rivoluzione!”, è il commento a caldo del segretario del Prc Paolo Ferrero. “Se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere – continua Ferrero – non un nome fuori dal giro, non un nome al di fuori del club degli amici degli amici che passano da un incarico all’altro recitando di volta in volta una diversa parte in commedia”. ”Domani ci spiegheranno che si sono messi al servizio del paese – aggiunge – e invece i servitori siamo noi che garantiscono prebende e benefit a questa casta che vive sulle nostre spalle con un solo compito: distruggere le imprese pubbliche privatizzando ogni settore che possa dare profitti ai privati, cioe’ a coloro che hanno occupato lo stato con Renzi e soci".
ROMA
TSIPRAS: "DOPO ELEZIONI IN ITALIA? UN GIORNO NUOVO PER LA SINISTRA". di A. Bianchi
"Sono molto felice che la lista L’Altra Europa sia riuscita a raccogliere le firme che servono a presentare le candidature. È stata una battaglia difficile e per questo sono fiero dei nostri compagni". Con queste parole Alexis Tsipras si è complimentato per il primo, importante, risultato ottenuto dalla lista italiana che lo sostiene nelle prossime elezioni europee. A Bruxelles ha partecipato a una giornata di dibattiti sul debito organizzata della Sinistra europea. Un’occasione per fare anche un punto su programmi elettorali e sul futuro del movimento che lo sostiene. Anche in Italia.
"Sono molto ottimista sul fatto che L’Altra Europa sarà la sorpresa delle elezioni – dice – Innanzitutto perché è una iniziativa positiva per unire tutte le forze di sinistra in Italia", e questo è "molto importante perché nell’ultima legislatura non c’era nessuno a rappresentare l’Italia nello schieramento della sinistra". E poi perché l’Italia è un "Paese che segue la Grecia nelle misure di rigore e nella crisi umanitaria e il successo della sinistra italiana sarà un messaggio forte per il governo affinché smetta di mettere in campo politiche di austerità". Nel suo discorso usa spesso la parola "compagni", e spessissimo la parola "sinistra". Anche se sa che quella parola non compare nemmeno nel simbolo della lista. Così come sa che i suoi componenti si mostrano spesso litigiosi. Per questo guardando al futuro fa alcune significative considerazioni. "Per noi è importante che sia una lista plurale con tante persone unite nella stessa iniziativa e nello stesso sforzo per portare nel Parlamento Ue la sinistra italiana", afferma, ma questo per Tsipras deve essere solo il primo passo di un percorso più lungo e più importante.
Per il leader di Syriza il giorno dopo e elezioni (che saranno un "successo", ribadisce) "sarà un giorno nuovo per la sinistra italiana". "Sono ottimista e credo nei compagni italiani che sapranno trovare un modo per cooperare e creare un permanente, come posso dire…" indugia, non sapendo come definirlo. "Non partito, non so se vogliono creare un partito" continua, ma almeno, azzarda tenendosi vago, "un nuovo movimento". E lo scopo secondo lui è tanto semplice quanto importante: "Rappresentare non solo nel Parlamento europeo ma anche nello spettro politico italiano queste nuovo messaggio di resistenza e di speranza. Per l’Europa e per l’Italia".
ROMA
CONFERMATA DALLA CASSAZIONE l’annullamento della proclamazione degli eletti alle elezioni regionali del PIEMONTE DEL 28 E 29 MAGGIO 2010.Per i Supremi giudici è "inammissibile" il ricorso presentato dal governatore Roberto Cota:il Consiglio di Stato che lo scorso 17 febbraio ha statuito l’invalidità dell’ammissione della lista ‘Pensionati per Cota’, annullando di conseguenza la proclamazione degli eletti, non ha "travalicato" i suoi poteri, come sostenuto da Cota.

REGIONI
BRUXELLES – VALLE D’AOSTA e PIEMONTE fanno squadra per fronteggiare il rischio esondazione che arriva da dighe e laghi artificiali. Assieme al partner francese, l’Istituto nazionale di ricerca in scienze e tecnologie per l’ambiente e l’agricoltura, le due regioni partecipano al progetto Risba, partito a gennaio 2013 nell’ambito del programma di cooperazione transfrontaliero Alcotra Italia-Francia.
L’obiettivo di Risba è di sviluppare e condividere metodologie, strumenti e banche dati per il monitoraggio e la prevenzione dei rischi correlati agli ‘accumuli idrici’.
Oltre a condurre nuove valutazioni tecniche, l’iniziativa riunisce le esperienze maturate negli anni dai partner del progetto e punta a condividere le migliori pratiche di progettazione, costruzione, gestione e controllo dei laghi artificiali, ma soprattutto di prevenzione dei rischi d’esondazione nei territori a valle.
Queste opere, sfruttate per l’innevamento artificiale o a scopo irriguo o idroelettrico, hanno un impatto importante per i territori e le comunità locali in ambito transfrontaliero. E malgrado le loro modeste dimensioni, presentano rischi potenzialmente notevoli per le popolazioni e i beni presenti a valle, per la loro posizione sovrastante rispetto a strutture con una forte presenza di turisti e a zone abitate. Il progetto, che intende così migliorare sia la prevenzione sia la gestione di eventuali emergenze, terminerà all’inizio del 2015, ha un costo complessivo di 950mila euro ed è cofinanziato dai fondi europei di sviluppo regionale, con circa 270mila euro dall’Italia (180mila dal Piemonte e 90mila dalla Valle d’Aosta).

VATICANO
ROMA – Per le cerimonie di canonizzazione di Giovanni Paolo II e di Giovanni XXIII, che si svolgeranno il 26 e il 27 aprile a Roma, è stata disposta l’intensificazione delle attività di prevenzione e controllo del territorio e degli obiettivi sensibili, che sarà assicurata attraverso l’assegnazione di 2.430 unità di rinforzo delle forze dell’ordine. Lo ha deciso il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduto al Viminale dal ministro dell’Interno.

EUROPA
EU / BCE
LA TROIKA COME L’USURAIO, IN GRECIA COME IN ITALIA di Tonino Perna / La visita dI Angela Merkel ad Atene è coincisa con il ritorno sul mercato finanziario dei titoli di stato greci per un valore di 2.5 miliardi. Il fatto di averli collocati ad un tasso inferiore al 5,5%, come preventivato, ha fatto dire al premier greco Samaras che la Grecia è ormai uscita dal tunnel. Non si capisce bene di quale tunnel parli, se è quello del Monte Bianco in cui Monti vedeva la luce alla fine del percorso (ma la leggeva male, altrimenti avrebbe capito che diceva adieu Monti ) o quella di Letta che prevedeva già nel 2014 una crescita dell’1% per l’Italia, già rivelatasi errata.
L’abbraccio con la Merkel del premier greco non è stato sufficiente a rassicurare chi conosce bene la situazione economica e finanziaria della Grecia. ». Dello stesso tenore altri commenti di esperti di grandi banche ed istituzioni finanziarie, apparse sulla pagina economica di Le Monde l’11 aprile : » stima Jesus Castillo. Ed aggiunge Christopher Dembik, della Banca Saxo: ».
Il debito pubblico della Grecia era all’inizio della crisi (2008) pari al 112,9 % del Pil, su un livello pari a quello italiano. Tre anni dopo era arrivato al 170.3%, dopo le prime misure di austerity. I titoli di stato non riuscivano più ad essere venduti sul mercato globale se non a tassi di interesse sempre più alti ed insostenibili. A quel punto, nel 2011, lo Stato greco era chiaramente in default , come sosteneva su questo giornale Guido Viale. Ma i tempi della politica sono diversi da quelli del mercato e della razionalità contabile. Accettando il fallimento della Grecia la troika avrebbe ammesso il fallimento delle politiche di austerity e, soprattutto, avrebbe lasciato le banche tedesche, francesi, ecc. con miliardi di titoli di stato greci inesigibili. Per evitare tutto questo fu deciso di cancellare una parte del debito pubblico (123 miliardi) e di chiedere come contraccambio dure politiche di austerità che in poco tempo hanno prodotto un tasso di disoccupazione altissimo (27.3% al 2014), la fine della sanità pubblica e del diritto all’istruzione, la perdita della casa per centinaia di migliaia di famiglie ed una povertà di massa che non si vedeva dal tempo della seconda guerra mondiale. Dopo tre anni di questa disonorata macelleria sociale il risultato è che il rapporto debito pubblico /Pil ha toccato un nuovo record: 177% agli inizi di quest’anno. E quindi si richiede una nuova, parziale, cancellazione del debito, che avverrà con il contraltare di altre odiose misure di austerità.
C’è da chiedersi: a chi giova questo gioco al massacro, visto che poi alla fine il debito pubblico deve essere comunque in parte cancellato ed in parte ristrutturato? Per comprenderlo dobbiamo approfondire il rapporto che passa tra l’usuraio e le sue vittime. L’usuraio non ha interesse ad uccidere le sue vittime, ma a succhiargli il sangue, a torturarle con ogni mezzo per costringerle a vendere tutti i propri beni. Gli presta ancora del denaro quando la vittima non onora i pagamenti, ma lo fa ogni volta chiedendo in cambio tassi più alti fino alla consunzione delle persone che cadono nella sua rete. Questo rapporto sadico e perverso è stato magistralmente espresso da Shakespeare nel “Il mercante di Venezia”. Come è noto, Shylock, l’usuraio, fa firmare ad Antonio, un armatore in difficoltà, un contratto in cui se non restituisce i soldi, dovrà offrire all’usuraio una libbra della sua carne. Quando si arriva al processo e gli amici di Antonio offrono a Shylock i tremila ducati dovuti, l’usuraio li rifiuta e pretende che venga rispettato il contratto: ».
E’ quello che a preteso la troika (Commissione europea, Bce e Fmi) dal popolo greco. Non ha pensato tanto a recuperare i denari prestati dalle banche e dalle istituzioni pubbliche, quanto a tagliare la carne viva del corpo sociale, come pretendeva il personaggio shakespeariano. L’odiosa punizione, il rituale sacrificale è stato imposto anche alla SPAGNA e al PORTOGALLO, ma non all’Italia che ha deciso di punirsi da sé per soddisfare la sete di sangue dei padroni della finanza. Non è servito a niente: anche il nostro paese di avvia sulla strada del default : il rap­porto debito pubblico/Pil era a 118% quando è venuto il turno del governo Monti, oggi è arri­vato al 134%! Ed è sicuro che continuerà a crescere, dato il deficit previsto per l’anno in corso si aggira intorno al 3% ed il Pil nella migliore delle ipotesi arri­verà ad un 0.8%.
In sostanza il nostro debito pubblico è insostenibile ed impagabile. Il programma che prevede in venti anni di ridurre il rapporto debito/Pil al 60% è pura follia: si dovrebbero tagliare ogni anno 50 miliardi dalla spesa pubblica. Come se ne esce ? Come diciamo da anni: attraverso una alleanza forte tra i paesi europei più indebitati, i cosiddetti PIIGS, per costituire una massa critica in grado di bilanciare lo strapotere tedesco del governo delle larghe intese che vorrebbe continuare a dettare legge nella Ue. E’ quello che ci insegna la storia delle vittime dell’usura: solo quando si ribellano, si uniscono, non hanno più paura dell’usuraio e riescono a riacquistare il diritto a vivere.

EU
FRANCIA / AUSTRIA / OLANDA / REGNO UNITO / FINLANDIA – IL PARTITO DELLA CRISI È DI ESTREMA DESTRA I FRANCESI DEL FN E IL FPO AUSTRIACO, GLI OLANDESI DI WILDERS E LA BRITANNICA UKIP, LA NUOVA ALLEANZA FIAMMINGA E I VERI FINLANDESI. A TENERLI INSIEME IL NO A EURO E IMMIGRATI, E IL PATRIOTTISMO ECONOMICO di Guido Caldiron
«Il partito della vita vera». Così Marine Le Pen definisce il suo Front National, movimento che ha più di un titolo per essere considerato l’esempio di maggior successo della proposta politica incarnata dalla destra populista in Europa. Nell’espressione «la vita vera», la leader frontista sintetizza infatti l’insieme di quelle tematiche che indicherebbero il crescente scollamento tra le élite politiche e il resto della popolazione. Scollamento su cui i populisti hanno puntato tutto.
Lo schema proposto è semplice, esprime una visione del mondo lineare, quasi una nuova ideologia. Da una parte c’è «la gente comune», i lavoratori, le piccole e medie imprese, la «patria», o se si preferisce lo Stato-nazione, le vecchie monete nazionali, l’identità e la tradizione considerate come l’ultima chance per poter declinare ancora un caldo e consolante “noi”; dall’altra ci sono le élite, nazionali ed internazionali, l’Euro, l’Unione europea, le multinazionali che delocalizzano all’estero o semplicemente chiudono le aziende per gettarsi nell’economia finanziaria, «l’immigrazione di massa» e «l’islamizzazione» che cambiano il volto di quartieri e città, la globalizzazione.
La dicotomia è secca, fotografata plasticamente, tranquillizzante nel suo estremo schematismo e in grado di sedurre, specie i più deboli, perché contrappone ciò che si conosce del passato a un presente incerto e a un futuro presentato come un buco nero da cui non ci si potrà salvare. A chi abita la vita vera, quella che dalla loro torre d’avorio le élite non vogliono vedere, o forse non sono più nemmeno in grado di percepire, fatta di disoccupazione e di impoverimento, di paura e insofferenza verso tutto ciò che è diverso o straniero, di solitudine e smarrimento anche emotivo, la destra populista offre risposte magiche, ma apparentemente efficaci, in ogni caso nette.
Il catalogo è presto fatto e prevede l’abbandono della moneta unica europea, quando non l’uscita tout court dalla Ue, il «patriottismo economico» declinato alle frontiere nella forma dei dazi da imporre alle merci straniere e, nella società, attraverso la preferenza nazionale, ovvero la priorità in materia di lavoro e servizi sociali da riservarsi ai locali sugli stranieri, il blocco totale dell’immigrazione o la sua ridefinizione in termini di quote, sul modello di quanto proposto nei mesi scorsi dal vittorioso referendum sostenuto dalla destra populista dell’Udc in Svizzera.
Queste, in estrema sintesi, le condizioni evocate per tornare al benessere di «prima»: un prima che indica sia l’epoca antecedente alla crisi globale che una sorta di passato mitico, una stagione di serenità e fiducia nel futuro che spesso viene fatta coincidere con il «quando ci sentivamo padroni a casa nostra», prima cioè che la società diventasse più articolata e composita anche per l’arrivo di molti lavoratori immigrati a «Marsiglia di un tempo, dove si viveva tranquillamente», per dirla con Stéphane Ravier, il candidato del Front National eletto sindaco dei Quartieri nord della metropoli provenzale, la più grande periferia popolare di Francia.
Ci sono arrivati attraverso traiettorie diverse che tengono conto della storie nazionali e del percorso cono­sciuto da ogni singola formazione, ma è questo il punto d’approdo comune delle nuove destre populiste: le forze politiche che in tutta Europa si presentano oggi come «partito della crisi». C’è chi, come il Front National di Marine Le Pen o l’Fpö austriaco di Heinz Christian Strache, l’erede politico di Jörg Haider, affonda le proprie radici nella destra radicale e nostalgica del secondo dopo­guerra o nelle ultime battaglie a difesa del colonialismo, o chi, come il Partito per la libertà di Geert Wilders in Olanda o la Lega Nord nel nostro paese, si è formato negli ultimi decenni principalmente come «blocco antiimmigrati», talvolta ridefinendosi, dopo l’11 settembre, in funzione anti-islamica.
Ma ci sono anche formazioni meno radicali, come l’United Kingdom Independence Party, la Nuova alleanza fiamminga o il Movimento dei Veri finlandesi, che partendo dalla messa in discussione, da destra, della Ue si spingono poi a rivendicare meno diritti per le minoranze o i «nuovi arrivati». Questo, senza considerare il rischio, indicato dall’evoluzione conosciuta negli ultimi anni dal Partito popolare europeo che ha accolto partiti come quello di Berlusconi o il Fidesz ungherese, che forme di populismo di destra governino in Europa anche senza bisogno di Marine Le Pen.
EU
UE, BCE e FMI – DRAGHI: "PRONTI ALLE MISURE NON CONVENZIONALI DI FRONTE AL PERICOLO DEFLAZIONE" . di Fabrizio Salvatori
La bassa inflazione spaventa la Bce che non esclude ulteriori misure di allentamento, “anche non convenzionali nell’ambito del mandato” Bce per far fronte a rischi di un periodo prolungato in cui l’indice di aumento dei prezzi rischia di diventare negativo. Ad assicurarlo e’ il presidente della Bce, Mario Draghi, nel discorso depositato all’International Monetary and Financial Committee (Imfc), il braccio operativo del Fondo Monetario Internazionale.
”Le recenti informazioni restano in linea con le nostre aspettative di un periodo prolungato di bassa inflazione che sara’ seguito da un graduale rialzo durante il 2015 per raggiungere livelli vicini al 2% verso la fine del 2016” mette in evidenza Draghi, precisando che le ”aspettative di inflazione di medio e lungo termine restano ancorate con la nostra definizione di stabilita’ dei prezzi. In questo contesto i rischi geopolitici e gli sviluppi sui tassi di cambio saranno monitorati da vicino. La Bce ”e’ risoluta nella sua determinazione a mantenere una politica monetaria altamente accomodante” e non ”esclude un ulteriore allentamento” aggiunge Draghi, assicurando tassi bassi per un lungo periodo. Osservando come la ripresa economica e’ in corso nell’area euro, con i ”primi segnali di miglioramento” sul mercato del lavoro, Draghi mette in evidenza come la disoccupazione resta ancora alta.
Le parole di Draghi a Washington arrivano dopo la pressione del Fmi, corrette appena nelle ultime ore dal direttore generale del Fmi, Christine Lagarde. Schierandosi con il suo capoeconomista, che ritiene un’azione della Bce ”meglio prima che dopo ”, Lagarde afferma pero’ di avere fiducia nella Bce, che ha il ”polso della situazione”, e si dice ”incoraggiata” dalle recenti dichiarazioni della banca centrale europea su possibile nuove misure contro il rischio inflazione.
”I rischi sull’Outlook economico dell’area euro sono al ribasso ” precisa Draghi, invitando i paesi dell’area euro a non compiacersi dei risultati raggiunti con il risanamento di bilancio. E’ necessario evitare la trappola del compiacersi per non ripetere gli errori del passato. I Paesi dell’area euro "non dovrebbero mandare all’aria" i risultati raggiunti con il consolidamento e dovrebbero mettere su una traiettoria al ribasso gli elevati livelli di debito. Resta il nodo della disoccupazione che "nell’area euro e’ molto alta – conclude – anche se il mercato del lavoro ha mostrato i primi segni di miglioramento"
UE
SALVATAGGI PRIVATI / Il parlamento europeo ha approvato il pacchetto di norme sul meccanismo di risoluzione bancaria, a completamento della riforma sull’unione bancaria. In base alla nuova disciplina, in caso di crisi non saranno più i contribuenti ad accollarsi i costi dei salvataggi ma gli istituti stessi e i loro finanziatori. "Questo passo", scrive il Financial Times, "segna l’apice di una lotta durata quattro anni per metter fine all’epoca dei bailout finanziati dai cittadini.

GRECIA
ATENE TORNA SUI MERCATI
Il 10 aprile la Grecia è tornata sui mercati dei titoli di stato, dopo un’assenza cominciata quattro anni fa, quando è scoppiata la crisi del debito e il paese è stato sottoposto al programma di austerità della troika (Unioneeuropea, Bce e Fmi). Con la collocazione di più di tre miliardi di euro di buoni del tesoro quinquennali a un tasso d’interesse del 4,75 per cento annuo, l’operazione è stata definita "un successo" dal governo, scrive Kathimerini, e "potrebbe rappresentare una svolta nel piano di austerità, consentendo ad Atene di uscire dall’assistenza finanziaria all’inizio del 2015".. Tuttavia, i problemi rimangono gravi e la disoccupazione è altissima. Sempre il 10 aprile, aggiunge Eleftherotypia, un’au-tobomba è esplosa davanti alla sede della banca centrale greca, provocando danni ad alcuni edifici. Il tutto alla vigilia della visita della cancelliera tedesca Angela Merkel, arrivata ad Atene "per sostenere gli sforzi del governo per uscire dalla crisi".
ATENE. Bomba davanti alla Banca di Grecia ad Atene: molti danni ma nessuna vittima / Un potente ordigno e’ esploso stamani davanti alla sede della Banca di Grecia, ad Atene, causando alcuni danni ma nessuna vittima. La bomba, secondo le prime informazioni della polizia, era stata collocata dentro un’auto parcheggiata davanti all’edificio che ospita la Banca Centrale, poco distante dagli uffici della troika (Ue, Bce e Fmi). L’esplosione e’ avvenuta pochi minuti prima delle 3:00 locali (le 2:00 in Italia) ed e’ stata udita in una vasta area della capitale. Stando agli inquirenti, il veicolo – una Nissan – era stato imbottito con almeno 75 chili di esplosivo. Un’ora prima dell’esplosione, un anonimo aveva telefonato al sito di notizie Zougla e al giornale Efymerida ton Syndakton per avvertire dell’imminente scoppio dell’ordigno. L’attentato, che sinora non e’ stato rivendicato, avviene il giorno dopo il ritorno della Grecia sui mercati internazionali dopo quattro anni di assenza e alla vigilia della visita ad Atene della cancelliera tedesca Angela Merkel. Atene collocherà fra i due e i 2,5 miliardi di debito a cinque anni, con un rendimento di appena il 5%, una cifra comunque appetitosa per gli investitori affamati di un buon ritorno per i loro soldi di fronte allo 0,6% tedesco.

MACEDONIA
IVANOV VINCE IL PRIMO TURNO / Smentendo le previsioni, il 13 aprile il presidente uscente della Macedonia, Gjorge Ivanov , del partito di governo Vmro-Dpmne, ha vinto il primo turno delle elezioni presidenziali con il 52 per cento dei voti. Il candidato dell’opposizione, il socialdemocratico Stevo Penda- rovski, ha ottenuto il 37,5 per cento. L’affluenza alle urne è stata del 49 per cento, soprattutto a causa del boicottaggio della minoranza albanese. Secondo il quotidiano Utrinski vesnik, la destra al potere ha confermato "il mito della propria imbattibilità. Gli appelli all’omogeneità etnica e il nazionalismo crescente sono solo alcune delle manifestazioni di una macchina statale implacabile".

SPAGNA
BARCELLONA CONTRO MADRID
Càmbio 16, Spagna
L’8 aprile il parlamento spagnolo ha bocciato la richiesta del governo catalano di organizzare un referendum sull’indipendenza della regione. I partiti principali hanno votato contro, i nazionalisti catalani e baschi a favore. Dopo il voto il presidente della Catalogna, Artur Mas, ha dichiarato che continuerà a
cercare il modo per far svolgere la consultazione. Il voto del parlamento "non va interpretato come la fine delle aspirazioni dei catalani, anzi", scrive Càmbio 16. "Ma fa capire che serve una via legale per istituzionalizzare quello che la piazza chiede. Serve una riforma costituzionale che disegni un nuovo modello territoriale accettato da tutti". Anche il catalano La Vanguardia è d’accordo: "Dopo le europee si aprirà una finestra che dev’essere usata per trovare una soluzione. I riferimenti del capo del governo a una riforma costituzionale non possono essere considerati pura retorica". Il paese ha bisogno di "una riforma di pochi articoli, con una disposizione che riconosca la Catalogna come nazione, blindi le sue competenze e faccia piazza pulita per sempre delle tentazioni di una battaglia contro la lingua e la cultura catalane".
Il 10 aprile la Grecia è tornata sui mercati dei titoli di stato, dopo un’assenza cominciata quattro anni fa, quando è scoppiata la crisi del debito e il paese è stato sottoposto al programma di austerità della troika (Unione europea, Bce e Fmi). Con la col-locazione di più di tre miliardi di euro di buoni del tesoro quinquennali a un tasso d’interesse del 4,75 per cento annuo, l’ope-razione è stata definita "un successo" dal governo, scrive Kathimerini, e "potrebbe rap-presentare una svolta nel piano di austerità, consentendo ad Atene di uscire dall’assistenza finanziaria all’inizio del 2015".. Tuttavia, i problemi rimangono gravi e la disoccupazione è altissima. Sempre il 10 aprile, aggiunge Eleftherotypia, un’autobomba è esplosa davanti alla sede della banca centrale greca, provocando danni ad alcuni edifici. Il tutto alla vigilia della visita della cancelliera tedesca Angela Merkel, arrivata ad Atene "per sostenere gli sforzi del governo per uscire dalla crisi".

REGNO UNITO
INDIPENDENTISTI ALLA CARICA
In Scozia i nazionalisti procedono spediti verso il referendum sull’indipendenza da Londra previsto per il 18 settembre. Il 12 aprile, in occasione del congresso dello Scottish national party (Snp) ad Aberdeen, il leader Alex Salmond (nella foto) ha attaccato la campagna per il no, definendola "miserabile, negativa, deprimente e noiosa", riferisce The Scotsman, "e condotta da politici che hanno perso il contatto con la realtà e stanno perdendo anche quello con la gente". Salmond, sottolinea The Herald, più che ai simpatizzanti dell’Snp "si è rivolto agli scettici e agli indecisi". Tra cui ci sono, secondo il Daily Telegraph, "soprattutto gli elettori laburisti e le donne".

UNGHERIA
II 13 aprile la commissione elettorale ha confermato che il partito Fidesz, del primo ministro Viktor Orbàn, ha ottenuto la maggioranza dei due terzi in parlamento.

FRANCIA
Secondo un sondaggio pubblicato il 13 aprile sul Journal du Dimanche, la popolarità del presidente Franfois Hollande è scesa al 18 per cento, contro il 58 per cento del primo ministro Manuel Valls.
FRANCIA
PARIGI – BANDIERE ROSSE CONTRO L’AUSTÉRITÉ A PARIGI di Anna Maria Merlo / In piazza. Dopo le tensioni delle municipali, la sinistra torna unita in vista delle europee. Al fianco di Tsipras e contro Hollande Bandiere rosse in Place de la République per l’avvio della campagna elettorale del Front de Gauche alle europee del 25 maggio, per lottare contro l’austerità generalizzata. Varie migliaia di persone hanno sfilato ieri pomeriggio a Parigi. Alla manifestazione era presente il greco Alexis Tsipras, leader di Syriza. Pierre Laurent del PCF e Jean-Luc Mélenchon del Parti de Gauche hanno messo da parte le tensioni esplose in occasione delle municipali per ritrovarsi assieme alla testa del corteo contro l’austerità. Tra gli organizzatori del corteo, c’era anche il NPA (Nuovo partito anticapitalista, ex trotzkista).
La manifestazione arriva a due settimane dalla nomina di Manuel Valls a primo ministro. «Hol­lande basta» diceva uno striscione in Place de la République. «Contro l’austerità, per l’uguaglianza e la condivisione delle ricchezze», hanno scandito i manifestanti. «Quando si è di sinistra si tassa la finanza», hanno ricordato migliaia di persone a Hollande, che appena eletto ha dimenticato molto in fretta l’annuncio fatto durante la campagna elettorale: «Il mio nemico è la finanza».
Il Front de Gauche, che ha ritro­vato una certa unità in vista delle ele­zioni euro­pee, dopo le lace­ra­zioni del voto amministrativo (spaccatura e liste separate in varie città, a cominciare da Parigi, tra alleanze del Pcf con i socialisti per salvare una presenza nei comuni e liste autonome del Parti de Gauche di Mélenchon), ha voluto ricordare al governo che «quando si è di sinistra in Europa la dimensione umana viene prima di tutto». Il Front de Gauche, che ha lanciato venerdì sera la campagna per le europee, ha indicato Tsipras come suo candidato presidente della Commissione.
I Verdi non hanno partecipato alla manifestazione. Neppure il Partito socialista, ma solo ufficialmente, perché a titolo personale nel corteo c’erano alcuni esponenti di entrambe le formazioni. L’economista del Ps Liem Hoag Ngoc, per esempio, ha sfilato con il Front de Gauche per ricordare al governo che «Hollande ha sbagliato primo mini­stro», nominando Manuel Valls, un esponente della destra del Ps, «e ci impone una svolta che non è stata discussa», cioè una scelta liberal-socialista che importa in Francia le teorie di Gerhard Schroeder dieci anni dopo.
La sinistra del Partito socialista resta molto perplessa sulla scelta di Valls e intende farsi sentire. Una decina di deputati socialisti si sono astenuti al voto di fiducia al nuovo governo, per manifestare lo scontento nei confronti di una nomina che previlegia le relazioni con le imprese a scapito di quelle con i lavoratori. Valls dovrà applicare il Patto di Responsabilità voluto da Hollande, che tradotto in grandi linee significa una trentina di miliardi di sgravi di contributi al padronato, senza avere ottenuto per ora in cambio nessuna garanzia sull’aumento dell’occupazione.
La forte disoccupazione e la paura del futuro che genera questa situazione sono le principali cause dell’impennata del Fronte nazionale alle municipali di marzo, dove il Ps ha subito una sconfitta storica.
La manifestazione di ieri a Parigi, che è stata un successo, voleva segnare, nelle intenzioni degli organizzatori, anche la prima offensiva della sinistra per «riprendersi la piazza», dopo mesi di manifestazioni della destra francese contro i matrimoni omosessuali.

UCRAINA
LA DISINFORMAZIONE SUI FATTI DELL’UCRAINA: LA VERSIONE DEL PC IN UN INCONTRO DEL GUE/NGL di Pietro Lunetto
Gli avvenimenti degli ultimi mesi avvenuti in Ucraina sono stati trattati a livello mediatico dalla stampa internazionale seguendo un copione già visto e sperimentato in molteplici occasioni: distorsione dei fatti reali, oscuramento delle voci contrarie agli interessi imperialistici di Unione Europea, USA e Nato a secondo dei casi, fino alla diffusione di immagini montate ad arte per sostenere dei fatti inesistenti. Questo è stato uno dei principali argomenti trattati dal primo segretario del comitato centrale del Partito Comunista Ucraino, Petro Symonenko (picchiato da alcuni deputati fascisti dentro il parlamento nei giorni scorsi), durante un incontro tenutosi presso il parlamento europeo e organizzato dal gruppo del GUE/NGL (Sinistra Unita e Sinistra Verde Nordica).
Dopo una breve introduzione della presidente del GUE/NGL Gabi Zimmer, dove ha confermato la piena solidarietà e il massimo supporto di tutti i partiti che fanno parte del gruppo parlamentare, Symonenko ha aggiornato i presenti all’incontro della situazione dei cittadini ucraini dopo il golpe di piazza sostenuto dall’UE e dagli USA in chiave anti russa, che ha portato al governo dell’Ucraina esponenti della destra neonazista, soffermandosi in particolare sui fatti che hanno provocato la secessione della Crimea.
La distorsione dei fatti reali accaduti vanno dalla censura totale della risposta dei cittadini ucraini al golpe fuori dai confini di Kiev, all’avere completamente taciuto della presenza di stranieri a sostegno dei rivoltosi nelle piazze di Kiev, alla mancata chiarezza sui motivi per i quali molti esponenti di punta dell’Unione Europea si siano recati a Kiev ripetutamente incontrando le delegazioni dei rivoltosi; alle decine di attacchi che i paramilitari nazisti hanno compiuto a danno dei militanti e delle sedi del Partito Comunista, di altri partiti minori e a danno di giornalisti indipendenti, rei di non volere accettare il colpo di stato militare.
Secondo Symonenko, vi é anche stato un certo supporto popolare ai rivoltosi, derivante dal fatto che, dalla proclamazione dell’indipendenza in poi, nessuno dei governi succedutisi ha realmente cercato di risolvere i gravi problemi economici e sociali dell’Ucraina. A peggiorare notevolmente la situazione si è inserito l’accentramento completo e totale di tutte le strutture burocratiche nelle mani dell’ ex presidente Yanukovick e delle oligarchie che lo sostenevano. Che di fatto hanno solo pensato ad arricchirsi a spese dei cittadini.
I media mainstream non dicono, continua Symonenko, che tra i primi provvedimenti del nuovo governo vi é stata l’eliminazione della lingua russa come una delle lingue ufficiali dell’Ucraina, in aperta violazione della costituzione, e ovviamente questo ha avuto un grosso impatto nella percezione delle regioni a maggioranza russa e su tutta la comunità russofona, che ammonta a circa il 60% della popolazione.
In un primo momento i russofoni hanno cercato una trattativa, appoggiandosi alle norme della costituzione, ma a causa della risposta negativa e violenta del nuovo governo, é passata ad altre azioni. La situazione in Crimea é nota, ma abbiamo fatto presente al nuovo governo che una situazione analoga si sta creando nella regione di Donetsk, che al contrario della Crimea, produce il 25% del PIL ucraino.
Il nuovo governo sta continuando la sua battaglia neonazista, attaccando e distruggendo i simboli e i monumenti della lotta partigiana in Ucraina e revocando la festa del Primo Maggio. Senza considerare la modifica delle leggi sull’arresto, che daranno la possibilitàal nuovo governo di trattenere chiunque senza esplicitare le accuse per ben 60 giorni.
Il Partito Comunista ucraino ha da sempre sostenuto una proposta che si basa su 3 principi per cercare di risolvere positivamente le tensioni nelle zone a prevalenza russa.
Intavolare un negoziato per risolvere i problemi economici e sociali delle regioni che abbia come premessa l’integrità territoriale dell’Ucraina. Rispettare le procedure di governo ed autonomia scritte nella costituzione dell’Ucraina. La volontà popolare é legge. E quindi i risultati delle consultazioni devono essere rispettate.
Ovviamente nulla di tutto questo é stato accettato prima dal presidente Yanukovic né poi dal nuovo governo.
La proposta principale del partito comunista ucraino é stata ed è quella di far decidere sulle sorti del proprio paese in maniera democratica i cittadini ucraini. Senza influenze esterne.
Ad oggi si sono affrontate solo due fazioni che dicono che una é meglio dell’altra, ma non hanno lasciato ai cittadini la possibilità di dibattere sulle due opzioni e di scegliere liberamente.
Qualsiasi decisione dovrà anche tenere conto della situazione attuale dell’economia ucraina: quelli che ribadiscono che gli accordi con l’Unione Europea consentiranno da subito dei miglioramenti economici, poco sanno delle condizioni dell’ apparato industriale ucraino. Per riconvertire l’apparato industriale agli standard dell’Unione Europea ci vorranno tempo e risorse (che oggi non ci sono), e nel frattempo come vivranno i cittadini ucraini?
In conclusione dell’incontro, Symonenko, ha sottolineato che gli accordi con l’EU firmati a Febbraio sono stati in molte parti disattese, specialmente dove si prevedeva il disarmo delle forze paramilitari, e che il nuovo prestito che sara’ erogato all’Ucraina servirà solo a coprire gli interessi di un precedente prestito erogato dal Fondo Monetario Internazionale, e che le condizioni per erogarlo peggioreranno in maniera considerevole la vita dei cittadini. Vi é stata anche una proposta di aiuti economici da parte della Cina, senza nessuna clausola capestro nei confronti del sistema sociale ucraino, che non é stata nemmeno presa in considerazione dai governi ucraini.

MEDIO ORIENTE & AFRICA
PALESTINA
GAZA – Il mare umano di Vik I fondi raccolti contribuiranno alla costruzione di un asilo intitolato a Vittorio a Khan Yunis, Gaza e a sostegno della fondazione Vik Utopia onlus. di Tommaso Di Francesco
Il mare di Gaza che Vittorio amava. Il mare di Gaza che Vittorio solcava a bordo delle barche della Freedom Flotilla e dei pescherecci palestinesi che, con la sua presenza, sperava di proteggere dagli assalti della marina militare israeliana. Il mare di Gaza che accompagnava tanti momenti di riflessione di Vittorio.
Da oggi è disponibile in un e-book formato digitale, «Il mare di Gaza» che raccoglie 12 articoli di Vittorio Arrigoni pubblicati nel 2009–2011 dal nostro-suo giornale e il racconto del sequestro che tre anni fa, nella notte tra il 14 e il 15 aprile del 2011, portò all’assassinio dell’attivista e giornalista italiano, con il lutto mondiale che ne scaturì. Ci piace credere che al testimone-medi attivista-internazionalista Vik avrebbe fatto piacere dare questo titolo a una raccolta, stavolta digitale, di suoi articoli curata dal manifesto .
Il ricavato di questo libro sarà interamente devoluto in beneficenza per la costruzione di un asilo a Khan Yunis (Gaza) che porterà il nome di Vittorio e per sostenere le attività della Fondazione Vik Utopia onlus.
Vik ci ha dato tanto, è il tempo di restituire contribuendo, con progetti concreti, alla realizzazione di ciò che lui avrebbe voluto per la sua Gaza. «Non era un eroe, né un martire, solo un ragazzo che credeva nei diritti umani», ha scritto la madre di Vittorio, Egidia Beretta Arrigoni. Stay human, Restiamo umani.

TURCHIA
L’11 aprile la corte costituzionale ha annullato una parte della riforme giudiziaria approvata dal governo di Recep Tayyip Erdogan per rafforzare il controllo sulla magistratura.
ANKARA – Turchia: ‘Destinazione Italia’ per 100 milioni investimenti.
CON 100 MILIONI DI EURO DI POSSIBILI INVESTIMENTI SUL TAPPETO SI E’ TENUTO OGGI A ISTANBUL A PALAZZO VENEZIA, ANTICA RESIDENZA DELL’AMBASCIATORE ITALIANO IN TURCHIA, UN INCONTRO ‘DESTINAZIONE ITALIA’, IL PROGRAMMA VARATO PER PROMUOVERE INVESTIMENTI ESTERI DIRETTI NELLA PENISOLA. L’incontro di Istanbul, aperto dall’ambasciatore Gianpaolo Scarante e da Rifat Hisarciklioglu, Presidente dell’Unione delle Camere di Commercio di Turchia (Tobb), ha esplorato potenzialità di investimento prevalentemente in turismo, trasporti, energia, tecnologie dell’informazione e settore immobiliare. I potenziali investimenti sono stati individuati grazie alla cooperazione di studi legali e di consulenza italiani che operano in Turchia con l’obiettivo di facilitare i contatti fra operatori privati e di agevolare l’ingresso degli investitori turchi nel mercato italiano. Fra gli interventi, quelli di Zeynep Bodur Okyay, Presidente dell’Italian-Business Council di DEIK, Elisabetta Muscolo di Invitalia e Vincenzo De Luca del Ministero Affari Esteri. L’Italia e’ ai primi posti tra i principali partner commerciali della Turchia, con un interscambio di circa 19,6 miliardi di dollari nel 2013. Circa 1.100 imprese italiane operano oggi in Turchia. Il progetto ‘Destinazione Italia’ e’ stato varato dal governo per attrarre investimenti esteri e favorire la competitività delle imprese. Seconda potenza manifatturiera d’Europa e quinta al mondo l’Italia attrae solo l’1,6% dello stock complessivo di investimenti diretti esteri. Una cifra ancora troppo bassa dovuta ad una serie di fattori che scoraggiano gli investitori, soprattutto a livello normativo. Le misure previste dal programma toccano numerosi ambiti: dal fisco al lavoro, dalla giustizia civile alla ricerca, dal rafforzamento della rete estera al miglioramento della reputazione dell’Italia all’estero. In generale, l’Italia rappresenta un partner fondamentale della Turchia in settori d’importanza strategica, bancario, energia, macchinari, auto motive, infrastrutture e costruzioni, industria della difesa, tessile e abbigliamento, alimentare, elettrodomestici, chimico

RUANDA
VENTI ANNI DI GENOCIDIO IN RUANDA, I DANNI DEL COLONIALISMO NON FINISCONO MAI – di Anastasia Latini
Venti anni fa il mondo si svegliava e in una parte dell’Africa che era sconosciuta a molti stava compiendosi uno dei peggiori genocidi che la storia ricordi.
Il tempo che passa a trasformare un bambino in un uomo, e tra i ricordi del 1994 c’è anche quella ferita lacerante a cui molti di noi hanno assistito tramite i mezzi d’informazione, mentre almeno un milione di ruandesi trovava la morte a colpi di machete.
Il 6 Aprile fu la data che segnò l’inizio della carneficina, durata cento giorni, e la prima vittime fu il presidente del Ruanda, Juvénal Habyarimana, il cui aereo fu abbattuto mentre tornava da Arusha, città della Tanzania dove si svolgevano i negoziati per porre fine alla guerra civile ruandese.
Questo fu il segnale d’inizio, dopodiché per cento giorni i miliziani di etnia Hutu trucidarono i loro connazionali di etnia Tutsi, e quello che era iniziata come una escalation di violenza a sfondo politico (per eliminare ogni possibilità di pacificazione tra il Fronte Patriottico Ruandese composto da tutsi) divenne nel giro di pochi giorni una pulizia etnica di una brutalità senza pari.
Oltre alle vittime ci furono un milione e mezzo di profughi che scapparono negli stati confinanti creando così un’ulteriore emergenza umanitaria, con il proliferare delle malattie tipiche quali il tifo e il colera, mentre la quantità di corpi insepolti e gettati nei fiumi che vennero trascinati dalle correnti nel lago Vittoria contaminarono le rive del Kenya e dell’Uganda.
Quando l’FRP riuscì a prendere il potere la situazione si capovolse e si scatenarono le rappresaglie contro le persone di etnia hutu che, terrorizzate, scapparono nei paesi confinanti abbandonando uno Stato “clinicamente morto come nazione”, come lo definì il premio Nobel nigeriano Wole Soyinka.
Oggi la ferita è ancora aperta nonostante la politica di pacificazione intrapresa dal premier ruandese di etnia tutsi Paul Kagame che in questi giorni ha presenziato le celebrazioni per l’anniversario con toni tutt’altro che concilianti verso la comunità internazionale, in special modo la Francia, il cui ambasciatore è stato definito ospite non gradito alle celebrazioni.
Kagame aveva infatti ribadito il ruolo svolto dal paese durante il genocidio ( i 40.000 soldati hutu che formavano l’esercito erano stati addestrati e armati in Francia) e durante la cerimonia di apertura della commemorazione ha dichiarato: “Nessun paese è abbastanza potente, anche se pensa di esserlo, da cambiare i fatti” aggiungendo in francese “dopo tutto i fatti sono testardi”.
E un fatto è il comportamento che la Francia ebbe durante il genocidio: due mesi dopo l’inizio mise in piedi l’Operazione “Turquoise”, all’inizio senza il sostegno delle Nazioni Unite, volta a creare una zona di sicurezza per permettere ai tutsi di scappare, che sì ruppe l’inedia della comunità internazionale, ma data la sua brevissima durata non ebbe molti risultati oltre ad aggravare la situazione nei campi profughi.
Inoltre, la Francia viene accusata di aver messo in piedi questo corridoio umanitario per mettere in sicurezza l’esercito ruandese in modo da proteggere i suoi interessi nel vicino Congo, all’epoca governato da un dittatore filo-francese. La comunità internazionale dimostrò in quell’occasione tutta la sua inadeguatezza, non riuscendo, o non volendo reagire all’orribile massacro che si compiva sotto gli occhi di tutti e a quello meno scenografico ma altrettanto letale che si svolse poi nei campi profughi, declinando ogni responsabilità che il colonialismo ebbe nel creare conflittualità tra le varie etnie.
E anche in seguito. Come il rifiuto posto tra il 1994 e il 1996 del Consiglio di Sicurezza di disarmare i "genocidaires" presenti nei campi profughi del Congo, che ebbe poi un peso nell’aprire la strada alla Seconda Guerra del Congo.
Venti anni e ancora non è sanata la rabbia dei ruandesi, anche se il paese ha fatto passi da gigante con una crescita pari all’8% l’anno e una media di vita che si è enormemente innalzata, un debellamento dell’85% della morte per malaria.
La strada tuttavia è ancora lunga, essendo ad oggi il Ruanda uno dei paesi più poveri dell’Africa e certamente uno dei più duramente colpiti al cuore e nella memoria.

NIGERIA
MAIDUGURI – Disperse le 115 liceali rapite Oltre 100 delle 129 studentesse rapite in Nigeria dal gruppo Boko Haram mancano ancora l’appello. Lo ha detto la direttrice della scuola nello Stato del Borno dal quale le ragazze erano state sequestrate. In precedenza l’esercito aveva detto che 100 erano state liberate. Secondo la direttrice, solo 14 delle ragazze rapite sono tornate in libertà.

ASIA & PACIFICO
ASIA
LA CORSA AL RIARMO
Nel 2013, mentre per il secondo anno consecutivo la spesa militare mondiale è scesa, in Asia c’è stato un aumento del 3,6 per cento, scrive Asia Times. Secondo il rapporto dell’istituto internazionale di ricerca per la pace di Stoccolma, nel 2012 i primi importatori di armi sono stati la Cina (che in dieci anni ha alzato le spese militari del 170 per cento e nel 2014 le aumenterà del 12,2 per cento), l’India, Il Pakistan, la Corea del Sud e Singapore. Quest’anno il Giappone per la prima volta spenderà in armi più dell’i per cento del pil. Le imponenti importazioni di armi in Asia sono il sintomo e la causa di tensioni latenti legate alle dispute territoriali nel mar Cinese meridionale e orientale, al programma nucleare nordcoreano e all’allontanamento di Tokyo dal pacifismo della sua costituzione.

COREA DEL SUD
II 16 aprile al-meno quattro persone sono morte e 284, in maggioranza studenti in gita, risultano di-sperse nel naufragio di un tra-ghetto al largo della costa meridionale del paese

BIRMANIA
Giornali in lutto
L’11 aprile i quotidiani birmani sono usciti con la prima pagina completamente nera per protestare contro la condanna a un anno di prigione di Zaw Pe, giornalista del sito Democratic voice of Burma, per disturbo di pubblico ufficiale. Pe era stato arrestato mentre cercava di intervistare un funzionario del ministero dell’istruzione.

INDONEIA
ALLE ELEZIONI LEGISLATIVE DEL 9 APRILE, il Partito democratico indonesiano di lotta (Pdi-p), all’opposizione, ha ottenuto quasi il 20 per cento dei voti, un risultato migliore rispetto al 2009 (14 per cento) ma peggiore del previsto (27 per cento). Il suo candidato alle presidenziali di luglio, il governatore di Jakarta Joko Widodo, detto Jokowi, rimane il favorito anche se per presentarlo il partito, che avrebbe dovuto ottenere almeno il 25 per cento dei voti 0 il 20 per cento dei seggi in parlamento, dovrà coalizzarsi con un’altra forza politica. Il risultato deludente è dovuto al fatto che molti sostenitori di Jokowi non votano il Pdi-p.

CINA
PECHINO. Export -6,6% a marzo, secondo calo consecutivo / Le esportazioni in Cina calano del 6,6% annuale a marzo, per il secondo mese consecutivo e l’import arretra dell’11,3%. Il surplus commerciale si attesta a 7,7 miliardi di dollari a marzo, a fronte del deficit di 23 miliardi di dollari di febbraio. Gli analisti si aspettavano un aumento del 4% dell’export e del 2,4% dell’import. Il calo contemporaneo di esportazioni e importazioni a marzo dimostra che il settore manifatturiero in Cina resta in raffreddamento.
CINA
SCIOPERO DI MASSA
Il 14 aprile migliaia di lavoratori della Yue Yuen – un’azienda taiwanese che produce calzature per vari marchi internazionali come Nike e Adidas a Dongguan, nella Cina sudorientale – sono entrati in sciopero per chiedere di alzare il livello delle pensioni, dell’assicurazione sanitaria, dei sussidi per la casa e delle indennità per gli infortuni. Secondo gli organizzatori almeno 4omila lavoratori hanno incrociato le braccia bloccando sette stabilimenti in città e minacciano di proseguire lo sciopero fino a quando l’azienda non accoglierà le loro richieste. A scatenare la protesta, scrive il South China Morning Post, è stata la denuncia di un’ex dipendente che non ha ricevuto la pensione dovuta dopo 18 anni di lavoro. Già il 5 aprile la Yue Yuen aveva bloccato la produzione per uno sciopero poi rientrato. Li Dong, attivista di una ong peri diritti dei lavoratori arrivato a Shenzhen per dare sostegno alla protesta, ha denunciato di essere stato fermato dalla polizia al suo ingresso in città il 13 aprile. Almeno altre venti persone sono state arrestate e alcune picchiate. Il mancato pagamento delle assicurazioni sanitarie per i lavoratori migranti è uno dei principali problemi sociali in Cina, dove il welfare è legato al sistema dei certificati di residenza (hukou), che legano una persona al suo luogo di nascita.

INDIA
II 12 aprile i ribelli maoisti hanno ucciso 14 persone in due attacchi nello stato del Chhattisgarh durante le operazioni di voto per le
BENVENUTO TERZO SESSO
Il 15 aprile la corte suprema in-diana ha riconosciuto i transgender come terzo genere. "È un diritto di ogni essere umano scegliere il proprio genere", re-cita la sentenza della corte, "e lo stato deve garantire i diritti di chi non si sente né uomo né donna con quote dedicate nel lavoro e nell’istruzione, come avviene già per le altre minoranze". Le persone transessuali in India hanno sempre avuto un ruolo importante in ambito artistico e culturale e sono state trattate con rispetto fino all’arrivo dei coloni britannici, che nel 1871 li misero fuori legge, scrive Outlook. Da allora i transgender sono stati discriminati e marginalizzati. Il riconoscimento come terzo genere gli garantirà la protezione della legge.

PAKISTAN
I taliban pachistani hanno annunciato il 16 aprile la fine del cessate il fuoco cominciato il 1 marzo. Rimane comunque aperta la porta al dialogo con il governo di Islamabad.

AMERICA CENTRO-MERIDIONALE
VENEZUELA
CARACAS – SPIRAGLI D’INTESA / "Una ventina di dichiarazioni, accuse reciproche e sguardi di sfida", scrive Daniel Pardo su Bbc mundo. "Sono solo alcune cose che si sono viste alla riunione, il 10 aprile, tra il governo di Nicolàs Maduro e i leader dell’opposizione della Mesa de la unidad democràtica, con la mediazione di un nunzio del Vaticano e dei ministri degli esteri di Colombia, Brasile ed Ecuador. "È stato un preambolo che ha rivelato le differenze tra le parti, ma che lascia aperta la porta del dialogo". Nel secondo incontro, che si è svolto il 15 aprile, il governo e l’opposizione hanno raggiunto un’intesa su tre punti. Il 14 aprile è stata liberata la giornalista di Globovisión, Nairobi Pinto, sequestrata una settimana prima a Caracas.
VENEZUELA
Maduro comincia il dialogo con l’opposizione. Martedì il prossimo incontro di Fabio Sebastiani
Si apre il dialogo tra il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro e l’opposizione venezuelana. L’altra notte, nel palazzo presidenziale di Miraflores, dopo due mesi di scontri durissimi di piazza con almeno 41 morti, c’è stato un primo lunghissimo incontro durato ben sei ore sotto l’egida della chiesa cattolica e dell’ex presidente del Brasile Lula.
E’ uscita con nettezza la difficoltà ad individuare una linea di mediazione possibile. Del resto le prime battute sono state utilizzate tutte per formulare le reciproche accuse. Sono state sei ore di conversazioni senza agenda e senza freni, segnate da accuse reciproche e toni spesso duri. Maduro ha escluso ogni misura di clemenza verso i dirigenti arrestati o nel mirino dalle procure -"c’e’ un tempo per il perdono e un tempo per la giustizia, e questo e’ il momento della giustizia", ha detto. La riunione, trasmessa in diretta su tutti i canali tv, si e’ aperta con un messaggio di papa Francesco che auspicava "l’eroismo del perdono e la misericordia" da ambedue le parti, perche’ "la violenza non conduce mai alla pace e al benessere, ma genera solo violenza".
I rappresentanti del governo hanno sostenuto che le politiche del chavismo hanno messo in crisi potenti interessi nazionali ed esteri. A queste scelte del popolo venezuelano che pochi mesi fa ha riconfermato con il voto la linea della rivoluzione bolivariana è stato deciso di rispondere con la destabilizzazione e la violenza golpista. E poi ancora: l’opposizione non ha mai riconosciuto la legittimità dell’elezione di Maduro un anno fa. Le difficoltà economiche sono reali ma il modello del "socialismo bolivariano" e’ stato essenzialmente un successo.
Da parte sua, l’opposizione ha fatto la lista dei problemi economici del paese, peraltro mai negata dall’esecutivo: l’inflazione alle stelle, i gravi problemi di approvvigionamento ("fare la spesa e’ un’esperienza umiliante"), l’insicurezza crescente ("25 mila morti ammazzati l’anno scorso e c’e’ voluta una Miss morta perche’ le vittime avessero un nome"). E poi: l’atteggiamento aggressivo del governo ("come potete chiederci rispetto se ogni giorno ci date del fascista?") e la violazione della Costituzione che rappresenta l’allineamento delle Forze Armate e il potere giudiziario con il chavismo. All’incontro c’è stata la presenza dei ministri degli Esteri dell’Unasud (Brasile, Colombia, Ecuador) e del nunzio apostolico, personaggio che sicuramente si trova in posizione delicata in quanto la Conferenza episcopale di Caracas sostiene che la vera causa della crisi attuale e’ la volontà del governo di imporre al paese un progetto politico "con un profilo totalitario". Il prossimo appuntamento e’ stato preso per martedì prossimo. Lula da parte sua ha ipotizzato due giorni fa, con un atteggiamento molto pragmatico, "un patto politico di 5 anni" fra Maduro e l’opposizione "per lavorare sui blackout elettrici, la lotta contro l’inflazione e l’autosufficienza alimentare".

BOLIVIA
La crisi ucraina permetterebbe al gas boliviano di entrare in nuovi mercati Morales: «Sarà per i popoli, non per la guerra»
La Bolivia ha portato all’Aja il conflitto con il Cile, a cui chiede uno sbocco al mare. La Corte internazionale di giustizia dell’Orni (Cig) dovrà quindi esaminare il fascicolo presentato dal presidente boliviano Evo Morales in cui si articola, sul piano storico e giuridico, la denuncia presentata nell’aprile del 2013 contro il Cile: per «obbligarlo a negoziare un accesso sovrano all’Oceano Pacifico». Una questione che dura da 135 anni. La Paz ha perso l’accesso al mare (120 mila km quadrati di territorio e 400 km di costa) durante la guerra del Pacifico (1879-1883), dichiarata contro Santiago con l’aiuto del Perù. E da allora cerca di recuperarlo. Finora il Cile ha respinto la richiesta sostenendo che il conflitto si è concluso con un Trattato di pace e di amicizia nel 1904: con il quale si sono stabilite facilitazioni commerciali nell’uso dei porti cileni per la Bolivia, ma senza sovranità. Tra il 1975 e il ’78, durante la dittatura cilena e boliviana, Pinochet ha proposto al generale boliviano Hugo Banzer una por-zione di territorio con accesso al mare. I negoziati si sono però arenati perché il Perù, che avrebbe dovuto essere consultato per via del trattato col Cile, firmato nel 1929, voleva un governo a tre su quella porzione di territorio. Morales ha ricordato alla presidenta cilena Michelle Bachelet quelle trattative: «Se un dittatore come Pinochet ha proposto uno sbocco al mare per la Bolivia negli anni ’70, speriamo che un governo democratico e socialista faccia diventare realtà questo diritto in pieno XXI mo secolo», ha detto. «Il mare boliviano sarà dei popoli e non un bottino di guerra o un motivo per far aumentare il numero delle armi», ha affermato il presidente indigeno. Nel 2006, durante la sua prima presidenza, Bachelet aveva intavolato con Morales un’agenda in 13 punti che includeva anche il contenzioso marittimo, ma che è poi rimasta lettera morta durante il governo di Sebastian Pinera. Il tribunale Onu ha già risolto altri conflitti di frontiera tra vari paesi latinoamericani come fra Cile e Perù o fra Colombia e Nicaragua. La Paz ha accelerato le procedure di denuncia contro Santiago dopo che il Perù, nel 2008, ha portato il suo caso alla Cig: per chiedere una porzione di mare cileno (ricchissima di pesce), poi ottenuta. Il Cile ha tempo per rispondere fino al 18 febbraio del 2015. Per La Paz, la questione assume una particolare importanza anche in presenza della crisi Ucraina e dei problemi tra Russia e Europa. Il 65% del gas che produce attualmente Mosca è destinato ai paesi europei, che importano la metà dell’energia che consumano (la Germania importa il 36% del gas che consuma). La Bolivia è il maggior esportatore di gas dell’America latina, a cominciare da Brasile e Argentina. Ora avrebbe la possibilità di entrare in un mercato di proporzioni ancora più appetibili: tanto più dopo la scoperta di un grossissimo giacimento nel sud-est dell’Argentina. Il vicepresidente Alvaro Garda Linera ne ha parlato la settimana scorsa, durante la sua visita a Praga: «Dobbiamo diversificare i nostri mercati – ha detto – anche perché da qui a cinque-dieci anni l’Argentina inonderà di gas il Latino america grazie allo sfruttamento della zona di Vaca Muerta». ( di Geraldina Colotti)

BRASILE
SOTTO SFRATTO
La vicenda dell’operaio edile Altair Antunes Guimaràes di Rio de Janeiro è un tipico caso di "effetto collaterale" delle grandi manifestazioni. Mentre il calcio d’inizio dei Mondiali si avvicina, la gente sembra essersi dimenticata delle migliaia di famiglie sfrattate per fare posto ai lavori di ampliamento, di ammodernamento o di costruzione delle infrastrutture. La sensazione è che le imprese edili abbiano vinto la battaglia e le famiglie si siano ormai rassegnate ad abbandonare le loro case. Non è il caso di Altair,
60 anni, e delle cinquecento famiglie che vivono a Vila Autòdromo. Questa ex comunità di pescatori che si è trasformata in favela è a rischio di evacuazione dalla metà degli anni novanta. Con l’assegnazione delle Olimpiadi del 2016, il rischio è diventato più concreto. Il comune vorrebbe costruire il villaggio olimpico lì vicino e ha progettato un "condominio extra lusso" proprio dove vivono Altair e i suoi vicini. Sarebbe la terza volta che l’amministrazione di Rio de Janeiro lo caccia per fare spazio ai progetti di
sviluppo di una città che non si è mai curata dei suoi vecchi residenti. Altair è andato ad abitare a Vila Autòdromo dieci anni fa, quando è stato sfrattato da Cidade de Deus perché l’amministrazione doveva costruire un’autostrada. Era stato già sfrattato all’età di 14 anni: la sua famiglia abbandonò llha dos Caifaras, a sud della laguna Rodrigo de Freitas. Questa volta lui e i suoi vicini combatteranno. E resteranno. (Da Sào Paulo Natalia Viana dirige l’agenzia giornalistica brasiliana Pùblica.

EQUADOR
II 10 aprile l’associazione ecologista Yasunidos ha annunciato di aver raccolto le firme necessarie per organizzare un referendum contro l’estrazione di petrolio nel parco amazzonico Yasuni.

ARGENTINA
La capitale Buenos Aires è rimasta paralizzata il 10 aprile a causa di uno sciopero nazionale proclamato dai sindacati contro la recente ondata di violenze e l’inflazione.

AMERICA SETTENTRIONALE
STATI UNITI
II 13 aprile un uomo di 73 anni, Frazier Glenn Cross, ex affiliato del Ku Klux Klan, ha aperto il fuoco in un centro ebraico nel Kansas uccidendo tre persone.
NYC
ILPULITZER DELLE RIVELAZIONI
Il 14 aprile il Washington Post e il Guardian hanno vinto il premio Pulitzer per il giornalismo nella categoria servizio pubblico per gli articoli sulle attività della National security agency (Nsa) basati sui documenti forniti dall’ex collaboratore della Cia Edward Snowden (nella foto). Denunciando il programma di spionaggio dell’Nsa, i due quotidiani hanno "lanciato un dibattito intemazionale sui limiti della sorveglianza da parte dei governi", scrive il New York Times. "E sono stati accusati da Washington e Londra di mettere a rischio la sicurezza nazionale"
NYC
CINQUANTANNI DOPO
New York Magazine, Stati Uniti
As it turns out, race has been the real story of’ the Obama presidency all along.
BARACK OBAMA AVEVA DUE ANNI quando il presidente degli Stati Uniti Lyndon B. Johnson firmò il Civil rights act, la legge che dichiarò illegali le disparità di registrazione nelle elezioni e la segregazione razziale nelle scuole, sul posto di lavoro e nelle strutture pubbliche. Il 10 aprile ad Austin, in Texas, nell’ambito delle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario di quella firma, il primo presidente nero nella storia del paese ha ammesso che il razzismo non è stato eliminato e che le iniziative del governo non sempre hanno avuto successo. Ma ha respinto il cinismo di chi pensa che la politica non possa cambiare le cose, perché, ha detto "la storia dell’America è una storia di progresso". Durante la presidenza Obama la questione razziale ha avuto una centralità senza precedenti nella politica statunitense, scrive Jonathan Chait in un articolo che ha fatto molto discutere: "I progressisti vivono nella paranoia di un razzismo bianco che si nasconde ovunque e non viene riconosciuto. I conservatori vivono nella paranoia che il razzismo sia usato per delegittimare le loro opinioni. E il brutto è che entrambi hanno ragione

(articoli da: NYC Time, Time, Guardian, The Irish Times, Das Magazin, Der Spiegel, Folha de Sào Paulo, Clarin, Nuovo Paese, L’Unità, Internazionale, Il Manifesto, Liberazione, Ansa , AGVNoveColonne, ControLaCrisi, Le Monde, South China Morning Post, Washington Post e Bbc Mundo)

PER LE ASSOCIAZIONI, CIRCOLI FILEF, ENTI ed AZIENDE . Sui siti internet www.emigrazione-notizie.org e www.cambiailmondo.org è possibile utilizzare uno spazio web personalizzato, dedicato alla Vostra attività e ai Vostri comunicati stampa. Per maggiori informazioni, contattateci a emigrazione.notizie@email.it , oppure visitate la sezione PUBBLICITÀ su www.cambiailmodo.org

 

Views: 2

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.