11135 L’Australia tra sogno e illusione: un’inchiesta di Repubblica

20140419 20:14:00 redazione-IT

di LORENZO BORDONI e STEFANO VERGINE (da La Repubblica) – Ci sono i giovani in cerca di avventura, i laureati attirati da un sistema più meritocratico del nostro e intere famiglie in fuga dalla crisi. Gente che ha perso il lavoro o è rimasta sommersa dai debiti. Persone che sperano in una vita migliore, ma che spesso si scontrano con difficoltà impreviste e si scoprono impreparati all’impatto con un paese che offre tante possibilità, ma solo a condizione di avere le idee chiare e di essere disposti a ricominciare.
SYDNEY – Il flusso è inarrestabile. Decine di italiani ogni giorno atterrano negli aeroporti di Perth, Melbourne, Sydney. I nostri concittadini in Australia sono un’immensa categoria difficile da uniformare. Ci sono i giovani in cerca di avventura, affascinati dall’idea di un’esperienza agli antipodi. Ci sono i laureati attratti da un’economia che cresce senza sosta da 22 anni e da un sistema più meritocratico del nostro. E poi ci sono i nuovi arrivati: gli italiani in fuga dalla crisi.

Gente che ha perso il lavoro o è rimasta sommersa dai debiti. Persone che sognano una vita migliore. Migranti, insomma, come lo siamo stati tante volte in passato.

Nell’ufficio di Go Study, agenzia di Sydney che aiuta gli italiani decisi a trasferirsi qui, il via-vai è continuo. "Fino a un paio di anni fa erano soprattutto giovani laureati a rivolgersi a noi", racconta Margaret Ferrante, manager della società. "Ai cosiddetti cervelli in fuga ora si sono aggiunti operai, artigiani, gente con più di 40 anni d’età, persino intere famiglie che lasciano tutto quello che hanno in Italia, o che a volte non hanno più nulla, sperando di trovare il paradiso qui".

E con il miraggio di questo paradiso, il numero degli italiani che arrivano in Australia continua ad aumentare. Se nell’anno fiscale 2011-2012 il pallottoliere segnava quota 60mila, nel 2012-2013 ne sono entrati 74mila. Non tutti sono migranti: i dati di Canberra non distinguono infatti tra turisti e gente decisa a trasferirsi. Girando per l’Australia è netta però la percezione che ultimamente la quota degli italiani che sperano di costruirsi qui una nuova vita sia in aumento. Il fenomeno riporta alla mente le grandi migrazioni italiane del passato, i cui segni sono ancora visibili nelle decine di Little Italy sparse per il mondo.

Quella di Sydney si trova nel quartiere di Leichhardt, dove ha da poco trovato lavoro Roberto Carella, fino a sei mesi fa personal trainer a Milano, ora impegnato dietro un bancone a preparare caffè. "Dell’Australia mi affascinava la situazione economica promettente", dice il 32enne di Quarto Oggiaro. Ottimista sulla sua nuova vita, Roberto ammette però di non aver considerato alcuni aspetti prima di partire. Il suo livello d’inglese è elementare, e per fare il personal trainer bisogna sapere parlare con i clienti. "Questo è un paese meritocratico, ma se non sei preparato rischi di fare una brutta vita, di essere sfruttato". Anche Adriano D’Alò, romano, 27 anni, diplomato all’istituto d’arte, ha dovuto faticare. Dopo quasi un anno trascorso a lavare piatti e preparare insalate, è riuscito però a coronare il suo sogno: ha ottenuto il permesso di soggiorno grazie a un’azienda locale che lo ha assunto come disegnatore grafico. "E ora da qui non me voglio più andare", assicura. In Italia Adriano aveva provato ad aprire una società del suo settore: "Quando sono andato dal commercialista per capire quanto sarebbe costato, ho capito che non avrei potuto avviare un’attività in quelle condizioni: le tasse sarebbero state troppo alte. Così ho deciso di tentare la carta australiana".

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