11066 9. NOTIZIE dall ITALIA e dal MONDO 1 marzo 2014

20140228 14:58:00 red-emi

ITALIA – Fmi: ‘Bene l’esordio di Renzi, ora cruciale fare le riforme’ – Il tasso di disoccupazione a gennaio è balzato al 12,9%, in rialzo di 0,2 punti percentuali su dicembre e di 1,1 su base annua. I disoccupati sfiorano i 3,3 milioni. Lo rileva l’Istat. IL NERVO SCOPERTO DEI TRATTATI EUROPEI. Si parte subito con la Spending review. Il dossier di Cottarelli è pronto / Se il buongiorno si vede dal mattino… Colloquio telefonico Renzi-Merke
VATICANO – PAPA: non condannare chi ha fallito nozze – "Accompagnare, non condannare", quanti sperimentano il "fallimento" del proprio amore.
EUROPA – EU. Sondaggi. il Pd al 27,6%, il M5s al 24,9% e Forza Italia il 22,4% lista Alexis Tsipras, into al 7,2 % , Lega data al 4,8%. Ncd al 3,1%.
Spagna – CON LA RIFORMA DEL LAVORO SONO AUMENTATI I DISOCCUPATI / L’ultima riforma del lavoro in Spagna, che compie ha compiuto due anni, è da mettere in soffitta.
AFRICA & MEDIO ORIENTE – Uganda Il 24 febbraio il presidente ugandese Yoweri Museveni ha promulgato una legge contro i gay ancora più severa di quella che era già in vigore: non solo vieta i rapporti sessuali e i matrimoni gay, ma anche le attività di "promozione" dell’omosessualità
ASIA & PACIFICO – CINA-USA, e i pericoli della "TRAPPOLA DI TUCIDIDE" / Che gli Stati Uniti stiano spostando la loro attenzione verso i vicini occidentali si è capito da un po’. AUSTRALIA – Qantas in crisi, taglia 5.000 posti
AMERICA CENTROMERIDIONALE – CILE -La figlia di Salvator Allende incoronerà Bachelet –
IN VENEZUELA SERVE IL DIALOGO ( El Espectador, Colombia ) – La risposta del governo di Nicolas Maduro alle proteste studentesche cominciate all’inizio di febbraio non poteva essere più sbagliata.
AMERICA SETTENTRIONALE – OBAMA FIRMA IL "TEN TEN", SALARIO MINIMO E SCALA MOBILE / SI CHIAMA ‘TEN TEN’. E’ lo slogan con cui Barack Obama lancia l’offensiva perche’ ovunque in America il salario minimo sia aumentato a 10,10 dollari l’ora

ITALIA
ROMA/ NEW YORK
FMI: ‘BENE L’ESORDIO DI RENZI, ORA CRUCIALE FARE LE RIFORME’ – ‘Positivi i temi annunciati nel discorso in Aula. Alta la disoccupazione, serve riforma del lavoro’
– ”Abbiamo ascoltato attentamente” quanto affermato dal premier Matteo Renzi e ”diamo il benvenuto ad alcune delle misure che ha toccato nel suo intervento in Parlamento”. Lo afferma il portavoce del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), Gerry Rice.
A chi gli chiedeva un commento sulla proposta del governo di ridurre le tasse sul lavoro e il cuneo fiscale, Rice si e’ limitato a dire che il Fmi plaude a molte delle misure di cui Renzi ha parlato: ”portano avanti le proposte scaturite nelle discussioni con l’Italia”. E l’attuazione di queste riforme e’ cruciale per far tornare l’Italia alla crescita.
L’elevato tasso di disoccupazione in Italia e’ un nodo pressante: la riforma del mercato del lavoro e’ "chiave". L’attuazione delle riforme e’ la chiave per la sostenibilita’ e la crescita dell’Italia, afferma il portavoce del Fmi.
Pier Carlo Padoan ”era molto rispettato quando era al Fmi”. Dice Ruice rispondendo a chi gli chiedeva un commento sul nuovo ministro dell’Economia. Padoan prima dell’Ocse era al Fmi, da dove proviene anche Carlo Cottarelli, il commissario alla spending review.
La ripresa nell’area euro e’ ”reale ma debole e servono ulteriori azioni per rafforzare la crescita e la creazione di lavoro”. Lo afferma Reza Moghadam, numero uno del Dipartimento Europeo del Fondo Monetario Internazionale .

DISOCCUPAZIONE, È RECORD I GIOVANI SONO 690MILA I DATI ISTAT, I SENZA LAVORO A QUOTA 12,9% A GENNAIO – PROTESTE DEI DISOCCUPATI. IMMAGINE D’ARCHIVIO DISOCCUPAZIONE, È RECORD I GIOVANI SONO 690MILA
Il tasso di disoccupazione a gennaio è balzato al 12,9%, in rialzo di 0,2 punti percentuali su dicembre e di 1,1 su base annua. I disoccupati sfiorano i 3,3 milioni. Lo rileva l’Istat (dati provvisori). E’ il tasso più alto sia dall’inizio delle serie mensili, gennaio 2004, sia delle trimestrali, primo trimestre 1977.
E’ record anche il tasso di disoccupazione dei 15-24enni: a gennaio è pari al 42,4%. I giovani in cerca di un lavoro sono 690mila.
Nel 2013 gli occupati sono diminuiti di 478 mila (-2,1%) rispetto al 2012, ovvero di quasi mezzo milione. Lo rileva l’Istat, spiegando che si tratta dell’anno peggiore dell’inizio della crisi. Nell’anno il tasso medio di disoccupazione è arrivato al 12,2%. Era al 10,7% l’anno precedente. Tra il 2008 e il 2013, gli anni della crisi, si contano 984 mila occupati in meno, ovvero quasi un milione. Lo rileva l’Istat diffondendo i dati sulla media annua. I disoccupati in Italia nella media 2013 hanno dunque raggiunto quota 3,1 milioni con un aumento del 13,4% rispetto al 2012. L’Istat sottolinea che quasi la metà dei disoccupati risiede nel Mezzogiorno (un milione 450 mila).
Le persone che hanno rinunciato a cercare lavoro perchè pensano di non trovarlo (i cosiddetti scoraggiati) sono cresciuti ancora. Nella media del 2013, rileva l’Istat, hanno raggiunto quota un milione 790 mila, con una crescita dell’11,6% (+20,5% per i maschi, +7,5% per le femmine). E’ il dato peggiore di sempre (ovvero dal 2004, inizio delle serie storiche).
"LA DISOCCUPAZIONE È AL 12,9%. Cifra allucinante, la più alta da 35 anni. Ecco perché il primo provvedimento sarà il JobsAct #lavoltabuona". A scriverlo, su Twitter, è il presidente del Consiglio,.

MALE ANCHE I PRECARI
Il lavoro precario, definito dall’Istat come atipico, nella media del 2013 torna a scendere. Infatti, il numero di dipendenti a tempo determinato e di collaboratori scende a 2 milioni 611 mila, in calo di 197 mila unità in un anno. Lo rileva l’Istat. Insomma a calare non solo solo i dipendenti a tempo indeterminato (-190mila).
GLI OCCUPATI TRA I 15 E I 34 ANNI IN ITALIA SONO DIMINUITI DI 1 MILIONE 803 MILA UNITÀ TRA IL 2008, ANNO D’INIZIO DELLA CRISI, E IL 2013. I GIOVANI QUINDI SONO STATI I PIÙ COLPITI.

IL NERVO SCOPERTO DEI TRATTATI EUROPEI / HABERMAS ha riconosciuto che il «CAPITALISMO DEI MERCATI FINANZIARI È UNA DELLE CAUSE DECISIVE DELLA CRISI ATTUALE» traendo «LA CONCLUSIONE CHE ABBIAMO BISOGNO DI UNA NUOVA REGOLAMENTAZIONE DEL SETTORE BANCARIO MONDIALE PARTENDO DA UN’AREA CHE ABBIA COME MINIMO IL PESO E LE DIMENSIONI DELL’EUROZONA». Disegna quest’area come entità, soggetto giuspolitico di una Europa a due velocità, con un nucleo duro (con l’euro come connettivo) e una periferia.
La configura trasformando i caratteri attuali dell’architettura europea in quelli opposti. Al modello intergovernativo e alle relative istituzioni sarebbero riservati solo i compromessi tra gli «inamovibili interessi nazionali». L’adozione definitiva del metodo della comunità coprirebbe tutti gli altri ambiti di azione. L’attuale sistema elitario della politica europea sarebbe sostituito con la costruzione di un sistema di partiti europei. Da questi partiti dovrebbe poi scaturire la formazione della volontà politica in un parlamento europeo per «controbilanciare gli interessi nazionali con comunità di interessi oltre le frontiere».
Con tutto il rispetto per Habermas non credo che la questione dell’Europa sia risolvibile solo bilanciando interessi. Né che bastino alcuni innesti di democrazia per legittimare il sistema istituzionale complessivo dell’Ue. Le proposte di Habermas si collocano all’interno del quadro definito dai Trattati, e perciò non ne convertono la ragion d’essere e non ne modificano i compiti istituzionali. Soprattutto non riconoscono nei contenuti normativi di tali e costitutivi atti dell’Ue i fattori determinanti della crisi. La cui origine non è dovuta soltanto al diverso grado o tipo di sviluppo delle economie nazionali. Non deriva solo dalla omologazione coatta di ogni economia nazionale a quella tedesca. Sono altre e più pro­fonde le cause della crisi.
Habermas è partito però da una constatazione ineccepibile. È indubbio che sia il «capitalismo dei mercati finanziari una delle cause decisive della crisi attuale». Ha poi esitato. Se quel capitalismo è una delle cause decisive, e lo è, diventa indispensabile accertare su quale base, qui in Europa ad esempio, il capitalismo dei mercati poggia questo suo enorme potere, chi e come lo legittima. Non occorre grande sforzo per accertarlo. Basta leggere un po’ per convincersi che a legittimare il potere del capitalismo dei mercati finanziari in Europa è il Trattato sul Funzionamento dell’Unione. È in questo trattato la verità di questa Europa. Ed è esplicitata dalla seguente proposizione normativa: «Ai fini enunciati all’articolo 3 del Trattato sull’Unione (quello che enuncia con esaltanti parole i fini inebrianti dell’Ue, nda ) l’azione degli Stati membri e dell’Unione comprende …. l’adozione di una politica economica …. condotta conformemente al principio di un’economia di mercato aperta ed in libera concorrenza». È scritta nel primo comma dell’art. 119 ed è ripetuta nel successivo articolo 120 dello stesso trattato. Ad una lettura appena attenta si comprende chiaramente che questa pro­posizione normativa implica l’autoregolazione dei mercati e non è soltanto prescrittiva di una strumentazione della dinamica istituzionale complessiva dell’Ue. Ne è, insieme, il compito ed il fine. Esclusivo l’uno, assoluto l’altro, tutti e due, comunque, prevalenti su ogni altro. Permea qualsiasi altra disposizione, qualsiasi altro enunciato. Deve improntare qualsiasi attività delle istituzioni dell’Ue, ispirandola e condizionandola. Deve condizionare l’intera comunità di donne e uomini, il vissuto di ognuno e di tutti.
Opera inoltre, questo principio, come dispositivo per la mutazione genetica delle origini e delle identità delle istituzioni trasformandole tutte in esecutivi di se stesso per essere il fondamento del funzionamento dell’Ue. A cominciare dai due Consigli, ambedue di derivazione dei governi nazionali, immunizzati, mediante la collegialità delle deliberazioni, dalla responsabilità politica nei confronti dei rispettivi parlamenti. Proseguendo con la Commissione, esecutiva per eccellenza dei trattati. Finendo col Parlamento, privato del potere di iniziativa degli atti normativi attribuito alla sola Commissione e, comunque, vincolato dalla norma fondamentale del Trattato. Parlamento che da produttore di atti da eseguire diventa l’esecutivo della «poltica economica conforme al principio dell’economia di merctoo aperta ed in libera concorrenza». Il trionfo degli esecutivi coincide quindi con il neoliberismo, con la fase attuale del capitalismo, quello finanziario. ( di Gianni Ferrara)

ROMA
SI PARTE SUBITO CON LA SPENDING REVIEW. IL DOSSIER DI COTTARELLI È PRONTO / Tra le cose che non cambieranno da Letta a Renzi, c’è sicuramente la Spending review del commissario straordinario Carlo Cottarelli, più volte sollecitata dalla Commissione europea. L’obiettivo di Cottarelli per il 2014-2016 punta a reperire risorse per almeno due punti percentuali di Pil ovvero circa 32 miliardi ma con ”risparmi significativi” gia’ nel 2014 e nel 2015. Di fatto, la Spending review avrà un effetto domino sulle privatizzazioni, a partire dalla sanità e i trasporti.
LE REGIONI, PER ESEMPIO, SUBIRANNO UN TAGLIO DI 200 MILIONI. I governatori delle Regioni che temono nuove sforbiciate senza controllo. Ma Cottarelli nei giorni scorsi ha gia’ annunciato che: ”si affronteranno anche cose considerate tabù in passato. Niente sara’ facile, ci sara’ qualcuno che si lamenterà”. Il perimetro di intervento è rappresentato dalla spesa delle amministrazioni pubbliche (centrali e periferiche), delle societa’ controllate direttamente o indirettamente da amministrazioni pubbliche che non emettono strumenti finanziari quotati in mercati regolamentati. Tra i settori di intervento: i trasferimenti alle imprese, la razionalizzazione delle attivita’ e dei servizi offerti, il ridimensionamento delle strutture, la riduzione delle spese per acquisto di beni e servizi, l’ottimizzazione dell’uso degli immobili e/o ulteriori settori individuati da direttive del Presidente del Consiglio dei ministri. E per il pubblico impiego, che preoccupa i sindacati di base, si prenderà in considerazione la mobilità del lavoro (compresa l’ esplorazione di canali di uscita e rivalutazione delle misure sul turnover) e l’armonizzazione del sistema retributivo e contrattualistico nel anche per incentivare la mobilità tra amministrazioni e funzioni. Allo studio interventi anche su: Rai, Invitalia, Casse conguaglio, Gse, Istituto di Credito sportivo, Agenzie servizi difesa, Poligrafico dello stato, Rete Autostradale Mediterranee, etc.). La Cgil affida la protesta a una nota firmata da Michele Gentile, responsabile dei Settori pubblici.
"FRANCAMENTE NON SI COMPRENDE QUALE SAREBBE LA NOVITA’ SOSTANZIALE DELL’ENNESIMA VERSIONE DEL PIANO COTTARELLI CON IL QUALE SI PENSA DI RICAVARE 2 PUNTI DI PIL DA UNA CAMPAGNA DI NUOVI TAGLI LINEARI. TRA TUTTI I 25 TAVOLI DI LAVORO IN PIEDI, CONTINUA AD ESSERE CENTRALE QUELLO DEL LAVORO PUBBLICO".
Dopo i 9 miliardi derivanti dal blocco della contrattazione, ai quali vanno aggiunti quelli che stanno determinando i dissesti negli enti locali, “assistiamo all’ennesima riproposizione del tema della mobilità del personale", continua Gentile. A spaventare il sindacato è il profilo giuridico: mobilità volontaria, senza regole e con probabile riduzione della retribuzione nel passaggio tra varie amministrazioni; cosi’ come obbligatoria, anche essa senza regole, senza relazioni sindacali e nella totale discrezionalità del datore di lavoro pubblico
"SI TRATTA DI MISURE TALMENTE CONTRO I LAVORATORI CHE GLI STESSI DATORI DI LAVORO PRIVATI NE SOGNANO L’ESTENSIONE AI LORO SETTORI", AGGIUNGE IL SINDACALISTA. "CI ASPETTIAMO, UNA VOLTA NOTO IL PIANO, CHE IL NUOVO GOVERNO CONVOCHI LE PARTI PER AFFRONTARE CON ESSE UN PIANO DI SPENDING REVIEW NON FATTO DI INEFFICACI E FALLIMENTARI TAGLI LINEARI, MA DI MISURE CHE PRODUCANO RISPARMI DI SPESA MA, ALLO STESSO TEMPO, EFFETTI POSITIVI SUL SISTEMA DEI SERVIZI PUBBLICI”, conclude Gentile.
La vera spending review – sottolinea Ermanno Santoro di Usb – va fatta con la semplificazione normativa, recuperando 220 miliardi di euro da evasione fiscale e corruzione e riportando nel perimetro pubblico i servizi privatizzati, assumendo chi lavora nelle ditte esterne. Su tutto questo stiamo costruendo la manifestazione nazionale del prossimo 14 marzo. La loro spending review – conclude Santoro – e’ solo un altro pretesto per spazzare via il poco che e’ rimasto di diritti, servizi, reddito e occupazione e banchettare sui servizi pubblici’
FIRENZE
SE IL BUONGIORNO SI VEDE DAL MATTINO… COLLOQUIO TELEFONICO RENZI-MERKE / Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha avuto nel pomeriggio una conversazione telefonica con la Cancelliera tedesca Angela Merkel. Al centro del colloquio le relazioni tra Italia e Germania, alla vigilia del vertice di Berlino del prossimo 17 marzo, e il comune impegno nel processo europeo. Lo rende noto la presidenza del Consiglio

VATICANO
PAPA: NON CONDANNARE CHI HA FALLITO NOZZE – "Accompagnare, non condannare", quanti sperimentano il "fallimento" del proprio amore. Lo ha detto il Papa nella messa a Santa Marta. "Quando questo lasciare il padre e la madre e unirsi a una donna, farsi una sola carne e andare avanti e questo amore fallisce, perché tante volte fallisce, dobbiamo sentire il dolore del fallimento, accompagnare quelle persone che hanno avuto questo fallimento nel proprio amore. Non condannare! Camminare con loro! E non fare casistica con la loro situazione".

EUROPA
LO SBARRAMENTO AL 3% È INCOSTITUZIONALE / LA CORTE COSTITUZIONALE BOCCIA LA SOGLIA FISSATA NELLA LEGGE ELETTORALE PER LE EUROPEE / POTRANNO FARE FINTA DI NIENTE IL PARLAMENTO E IL GOVERNO ITALIANI? Forse sì, appellandosi alla (presunta) mancanza dei tempi tecnici necessari. Ma la sentenza di ieri della Corte costituzionale tedesca è destinata a fare discutere anche da noi, perché la notizia è di quelle che pesano: i giudici di Karlsruhe hanno dichiarato incostituzionale la soglia di sbarramento al 3% nella legge elettorale per le europee in vigore nel loro Paese.
I CITTADINI DELLA REPUBBLICA FEDERALE, pertanto, voteranno il 25 mag­gio con un sistema proporzionale «purissimo». Ben diverso da quello che abbiamo in Italia, che Barbara Spinelli ha definito con ragione un europorcellum: un proporzionale apparente, perché vanificato da una soglia del 4%, introdotta in fretta e furia da Pd e Berlusconi 5 anni fa, con lo scopo dichiarato (e poi raggiunto) di far fuori le forze minori. Come le due liste di sini­stra — Prc/Pdci e Sinistra e Libertà — che alle europee del 2009 ottennero rispettivamente il 3,4% e il 3,1%, restando senza rappresentanza.
LA DECISIONE DI IERI è di grande significato proprio perché viene dalla Germania, un Paese nel quale è previsto uno sbarramento del 5% alle elezioni politiche. C’è contraddizione, dunque? No, spiegano i custodi della Costituzione tedesca: nel voto per il parlamento nazionale, la soglia ha la funzione di tutelare la «capacità d’azione» della camera legislativa, mettendola al riparo dal rischio di un’eccessiva frammentazione che la conduca alla paralisi. Siamo in Germania, e lo spettro della Repubblica di Weimar — dila­niata dai contrasti sino all’ascesa del nazismo — aleggia sempre. Discorso diverso nel caso del parlamento di Strasburgo: allo stato attuale, argomentano i giudici, non si giustifica in alcun modo il bisogno di proteggerlo da rischi di «troppo» pluralismo.
Cantano vittoria i ricorrenti, quei piccoli partiti da sempre esclusi de facto e de iure dalle competizioni elettorali: «E’ un successo per la democrazia», hanno com­men­tato a caldo i loro rap­presentanti presenti alla lettura della sentenza. Storcono invece il naso le grandi formazioni, in particolare democristiani (CduCsu) e socialdemocratici (Spd), attualmente alleati di governo nella grosse Koalition: «Questa decisione indebolirà la rappresentanza tedesca nell’Europarlamento», ha dichiarato alla tv pubblica Ard Thomas Stobel, vice­presidente del gruppo democristiano al Bundestag. Soddisfazione per la notizia giunta da Karlsruhe è stata espressa dalla Linke, unico partito rappresentato in parlamento ad essere dalla parte dei ricorrenti.
Secondo i giudici tedeschi, in assenza della necessità di «proteggere» l’Eurocamera dal rischio di frammentazione, la soglia di sbarramento va eliminata perché in contrasto con i principi costituzionali dell’eguaglianza del voto di ciascun cittadino e dell’eguaglianza di opportunità dei partiti. Uguaglianza del voto non significa soltanto, cioè, che ciascuno disponga di un singolo voto al pari di ogni altro, ma che ciascun voto espresso contribuisca con lo stesso ’peso’ di ogni altro a determinare la composizione della rappresentanza parlamentare. Ed eguaglianza di chances fra i partiti vuol dire che la possibilità di ottenere un seggio non deve crescere esponenzialmente con l’aumento dei voti ottenuti da una lista: in altre parole, un voto deve valere sempre uno, sia che se lo aggiudichi un partito grande, sia uno piccolo o piccolissimo

EU
SONDAGGI, LISTA TSIPRAS STIMATA OLTRE IL 7% / Il Pd resta il primo partito ma il Movimento 5 Stelle di Grillo aumenta nei consensi e supera Forza Italia. È quanto risulta dal sondaggio settimanale di Ixè trasmesso da Agorà su Rai3. Secondo l’indagine se si votasse oggi il Pd otterrebbe il 27,6% dei consensi, il M5s il 24,9% e Forza Italia il 22,4%. Buona attestazione prevista per la lista di sinistra che sostiene il greco Alexis Tsipras, intorno al 7,2 percento e quindi sopra la soglia di sbarramento del 4%, che verrebbe superata anche dalla Lega data al 4,8%. Non va così bene invece al Nuovo centrodestra di Angelino Alfano che si ferma al 3,1%.

FRANCIA
IN SIRIA PER IL JIHAD / "Sarebbero centinaia, tra i 300 e i 700 secondo le stime, i giovani francesi partiti per combattere in Siria", scrive Le Nouvel Observateur in un’inchiesta su un tema tornato d’attualità dopo la pubblicazione della lettera lasciata da Anissa, una ragazza di 22 anni di Bordeaux, ai genitori. Anissa, che da mesi aveva abbracciato il fondamentalismo islamico, ha scritto di essere andata in Siria per "aiutare i fratelli combattenti". "La maggioranza dei ‘jihadisti francesi’ è però composta da ragazzi, che scelgono di partire per Sham, come chiamano la Siria, per servire Allah". Reclutati su internet da singoli militanti (a quanto pare non esistono reti organizzate), al momento della partenza questi giovani rompono ogni legame con la famiglia. Eppure, sottolinea il settimanale, "i gruppi ribelli siriani non si fidano di loro perché non hanno esperienza e a volte non parlano nemmeno arabo. Per cominciare gli affidano i lavori più umili e li mandano a studiare nelle scuole coraniche. E gli fanno capire che sono sorvegliati e che se commettono imprudenze rischiano di finire in prigione, come alcuni dei loro fratelli poi tornati in Francia".

SPAGNA
L’ITALIA RIPARTE DA RENZI ( El País, Spagna ) Matteo Renzi è diventato il presidente del consiglio più giovane della storia d’Italia. Guiderà un governo di coalizione, con un’età media che non arriva a cinquantanni e in cui le donne hanno la metà dei ministeri, compresi gli esteri e la difesa. È arrivato a palazzo Chigi dopo aver forzato le dimissioni del suo compagno di partito, Enrico Letta. Il programma di riforme di Renzi prevede una nuova legge elettorale, la liberalizzazione del mercato del lavoro, la modernizzazione della pubblica amministrazione e un nuovo sistema fiscale. Anche solo parlare di queste cose, in un paese lento come l’Italia, riflette un’insolita ambizione, anche perché chi parla ha ottenuto il po-tere con un regolamento di conti di partito. Un cambiamento è necessario: l’economia italiana ha perso il dieci per cento in sei anni, il debito pubblico supera il 130 per cento del pil e la disoc-cupazione giovanile è allarmante.
Renzi mostra uno slancio e un coraggio che mancavano ai suoi predecessori, ma come loro arriva al governo senza il sostegno delle urne. Le sue armi non sono molto diverse da quelle di En-rico Letta 0 Mario Monti. Il presidente del consiglio, che ha avuto un’esperienza di governo solo come sindaco di Firenze, guiderà una coalizione eterogenea. Il suo esecutivo comprende leader di piccoli partiti, di cui ha bisogno per ottenere l’ap-poggio del parlamento. Renzi dovrà affrontare momenti difficili con i suoi alleati ma anche con i sindacati, con Beppe Grillo e con Silvio Berlusconi, anche se con lui ha concordato le li-nee guida della riforma elettorale.
L’Italia ha bisogno di un governo forte, capace di mettere in pratica le sue riforme. Non è detto che il governo di Renzi riuscirà a rispettare le con-dizioni per arrivare alla fine della legislatura nel 2018, come vorrebbe. Ma, soprattutto, la sfida per rendere moderna e governabile l’Italia richiede l’approvazione degli italiani. Molti confidano nell’immaginazione e nella volontà di Renzi, anche se criticano il modo con cui ha raggiunto il potere. L’approvazione della legge elettorale sa-rebbe l’occasione giusta per convocare elezioni anticipate e ottenere il mandato popolare che og-gi manca al presidente del consiglio.
MADRID
CON LA RIFORMA DEL LAVORO SONO AUMENTATI I DISOCCUPATI / L’ultima riforma del lavoro in Spagna, che compie ha compiuto due anni, è da mettere in soffitta. Secondo la valutazione della Fondazione della casse di risparmio (Funcas) il numero di disoccupati iscritti agli uffici di collocamento, che alla chiusura del gennaio 2012, un mese prima del varo della riforma, era di 4.599.829 persone, due anni dopo e’ di 4.814.435, con un aumento di 241.606 di senza lavoro, pari a un +4,6% nel gennaio scorso. Nello stesso periodo, il numero di iscritti alla Previdenza sociale si e’ ridotto di 769.627 persone, fino a complessivi 16.176.610 lavoratori, pari a un -4,5% alla fine di gennaio 2014.Il consuntivo e’ negativo anche prendendo in considerazione i dati dell’inchiesta trimestrale sulla popolazione attiva (Epa) realizzata dall’Istituto nazionale di Statistica (Ine): il numero di 5.273.600 disoccupati, registrati all’entrata in vigore della riforma nel quarto trimestre del 2011, e’ salito a 5.896.300 nello stesso trimestre del 2013, pari a 622.700 persone in piu’ (+11,8%) in due anni. La riforma varata dall’esecutivo conservatore di Mariano Rajoy – che, fra le altre misure, ha facilitato i licenziamenti senza giusta causa e generalizzato un’indennità di fine rapporto di 20 giorni per anno lavorato, non ha creato impiego "ne’ e’ riuscita a frenare la sua distruzione", denuncia il sindacato Union General de Trabajadores, in un rapporto in cui sgrana dati e statistiche.
L’unico risultato, anche per il sindacato Comisiones Obreras, e’ "un aumento della disoccupazione e un peggioramento delle condizioni di lavoro di tutti i lavoratori".
Nonostante le critiche, organismi internazionali come l’Ocse e servizi di studi come quello del BBVA hanno rilevato effetti positivi della normativa elaborata a dal ministro del lavoro Fatima Banez. Nel suo rapporto di dicembre, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo evidenzia che "va nella giusta direzione", dato che "ha contribuito ad aumentare i contratti indefiniti e la flessibilità interna, a ridurre i licenziamenti collettivi e moderare i salari", anche se "e’ insufficiente per creare posti di lavoro". Fra i correttivi, l’Ocse propone l’introduzione di licenziamenti collettivi senza giusta causa, per evitare la possibilita’ che i Tribunali annullino in piano di ristrutturazione delle imprese, ordinando i reintegro dei dipendenti licenziati. Oltre a un’ulteriore diminuzione delle indennità obbligatorie di licenziamento per i contratti indefiniti.
Valutazioni positive sono venute dalla Commissione Europea e dal Fmi, sebbene quest’ultimo abbia insistito sulla necessita’ di "un secondo round" della riforma, per semplificare i contratti e disincentivare i contenziosi giudiziari. Altri organismi, come l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, non hanno nascosto il proprio scetticismo: "Che abbia creato lavoro e’ tutto da vedere", sostengono all’Ilo, rimandando ai dati dell’inchiesta sulla popolazione attiva: il tasso di disoccupazione e’ passato dal 22,8% degli inizi del 2012 al 26,03% attuale (+3,18%). Vale a dire 1.049.300 occupati in meno di due anni fa, con distruzione d’impiego soprattutto per i minori di 25 anni (-27,7%) e stranieri immigrati (-14,6%) e un aumento del lavoro part-time del 7,3%. Allo stesso modo, i lavoratori di almeno 55 anni hanno visto dal febbraio 2012 aumentare i livelli di disoccupazione del 42,9%, il doppio della media dei salariati (19,9%), passando da 400.000 persone alle oltre 576.000 attuali. Una delle conseguenze e’ l’aumento record dei disoccupati di lunga durata: 6 disoccupati su 10 cercano lavoro da almeno un anno e un 39,2% da almeno due anni, percentuale che era al 27,1% all’entrata in vigore della riforma. E se Ugt denuncia che "la disoccupazione strutturale e’ in aumento", il ministro Banez, nel bilancio tracciato nel primo anno della riforma, sosteneva che "e’ riuscita a centrare gli obiettivi: contenere la distruzione di lavoro, aumentare la flessibilità e ridurre il dualismo del mercato del lavoro". In materia salariale, l’esecutivo rileva l’impatto positivo, con una moderazione degli aumenti: dalla media dell’1,98% del 2011 allo 0,57% del 2013. Secondo il rapporto dell’Osservatorio sulla riforma del lavoro, quest’ultima ha consentito alle grandi aziende una riduzione media dei salari del 10%.
BILBAO
UN DISARMO TROPPO TIMIDO / Gli indipendentisti baschi dell’Età (nella foto) hanno annunciato il 21 febbraio di aver cominciato lo smantellamento del loro arsenale. Ne ha dato notizia la commissione internazionale che verifica l’applicazione del cessate il fuoco (Civ). La commissione ha diffuso l’inventario delle armi consegnate dall’organizzazione terroristica (tra cui quattro pistole, 16,5 chili di materiale per fabbricare esplosivi e due granate) definendo "credibile e significativo" il passo avanti fatto verso il disarmo completo. Diversa l’opinione del governo, che non riconosce l’operato del Civ e sottolinea che quello in corso "non è un processo di pace ma la dissoluzione di un gruppo terroristico". Anche i principali giornali del paese hanno parlato di progressi troppo timidi: "Anche se bisogna ammettere l’importanza del carattere unilaterale del gesto," scrive El Pais, "è evidente che l’inventario presentato dal Civ è insufficiente e molto al di sotto delle aspettative
MADRID
II capo del governo Mariano Rajoy ha definito "illegale" il referendum sull’indipendenza della Catalogna in programma il 9 novembre 2014.

REGNO UNITO
II governo sta valutando la possibilità di vendere all’asta i visti per la permanenza di lungo periodo nel paese. La misura è pensata soprattutto per attirare gli investimenti dei miliardari russi e cinesi

RUSSIA
LA PROTESTA PUNITA / Sentenze severissime al termine del processo per le proteste del maggio 2012 in piazza Bolotnaja contro l’inaugurazione del nuovo mandato presidenziale di Vladimir Putin. Sette degli otto accusati sono stati condannati a pene fino a quattro anni di prigione, e solo a uno, l’unica donna del gruppo, è stata concessa la condizionale. La polizia ha arrestato circa duecento persone che protestavano contro i verdetti. "Alcuni speravano che le Olimpiadi avrebbero reso più clemente il grande capo", scrive Ezednevnij Zumai, "ma evidentemente l’incubo ucraino l’ha fatto optare per condanne esemplari".
RUSSIA
Si sono chiuse il 23 febbraio le Olimpiadi invernali di Soci. Con 33 medaglie, di cui tredici d’oro, la Russia è al primo posto nel medagliere.

BOSNIA ERZEGOVINA
ANCORA IN PIAZZA / Proseguano le proteste nelle città bosniache. Negli ultimi giorni ovunque continuano a nascere nuovi Plenum, libere assemblee dei cittadini che esercitano forti pressioni sulle autorità. Si sta cominciando anche a pensare a forme di coordinamento delle assemblee a livello nazionale. "Uno degli effetti più positivi delle mobilitazioni", afferma Radio Sarajevo, "è che i cittadini stanno ricominciando a occuparsi di politica dopo i traumi degli ultimi due decenni. Sui partecipanti, i Plenum hanno un vero e proprio effetto catartico".

AFRICA & MEDIO ORIENTE
TURCHIA
INTERCETTAZIONI E VELENI / Lo scandalo politico-giudiziario che da due mesi scuote il paese si arricchisce di un nuovo capitolo. Il 24 febbraio è stata diffusa un’intercettazione in cui il premier Recep Tayyip Erdogan dice al figlio di far sparire alcuni milioni di euro nascosti in casa. L’autenticità della registrazione è discussa, ed Erdogan ha respinto le accuse parlando di una montatura del suo ex alleato Fethullah Gulen. Quest’ultima intercettazione è arrivata pochi giorni dopo che due giornali vicini al governo (Star e Yeni Safak) avevano pubblicato due inchieste, realizzate separatamente, che proverebbero l’esistenza di un programma di intercettazioni ai danni di funzionari del governo. "Tutto questo", commenta Hùrriyet, "è un passo indietro per la democrazia e la libertà in Turchia".

PALESTINA
LE PASSEGGIATE DEL SABATO Da Ramallah Amira Hass / Sabato scorso ho fatto un giro nel centro di Ramallah, dove si respirava l’atmosfera festosa dei fine settimana. Ci sono sempre molte persone in giro, tra i commercianti che decantano i loro prodotti e i mandorli in fiore che abbelliscono le vecchie case. La presenza dei bambini rende la scena ancora più allegra. Per quanto le strade siano affollate, capita sempre di incrociare un conoscen¬te. Sabato scorso ho incontrato M., che fa l’avvocato e lavora per un’associazione benefica internazionale, ed è una cristiana palestinese con la cittadinanza israeliana. Era venuta dalla sua città natale sulla costa del Mediterraneo per godersi il sabato a Ramallah. Poi ho incontrato H., originario di Gaza, che vive a Ramallah da ventanni (e da sedici non vede la sua famiglia). Mi ha presentato una donna minuta, vestita in jeans e maglietta. Nei suoi occhi c’era qualcosa che mi ha conquistata. Anche lei cittadina israeliana, vive ad Haifa, anche se è nata in un villaggio palestinese della Galilea. Pratica l’agopun-tura e lavora a Ramallah per tre giorni ogni due settimane. I palestinesi di Israele visitano sempre più spesso le città della Cisgiordania per trovare un attimo di pace dal razzismo degli israeliani – più o meno nascosto, ma sempre presente – che li fa sentire stranieri nella loro terra. Non avendo difficoltà a viaggiare, vanno nella prigione a cinque stelle di Ramallah per dimenticarsi per un po’ delle loro vite, in cui sono continuamente bersagliati dalle iniziative razziste degli ebrei israeliani.

EGITTO
DIMISSIONI INASPETTATE / Con una mossa a sorpresa, il 24 febbraio il primo ministro Ha-zem el Beblawi ha annunciato le dimissioni del governo. Il mi¬nistro della casa e dello svilup¬po urbano, Ibrahim Mahlab (nella foto), è stato incaricato di formare un nuovo esecutivo. "È una scelta strana. Mahlab non è il tecnocrate che rimetterà in sesto l’economia", scrive Mada Masr. "Però ha molti contatti nel settore dello sviluppo im¬mobiliare, dove ha lavorato a lungo. E bisogna tener conto che l’esercito è il principale pro¬prietario di terreni in Egitto". Il maresciallo Abdel Fattah al Sisi è stato confermato ministro della difesa.

ISRAELE-LIBANO
RAID CONTRO HEZBOLLAH / Quattro combattenti di Hezbol¬lah sono stati uccisi il 24 febbra¬io in un attacco aereo israeliano sul confine tra Libano e Siria, ri¬vela il Daily Star. Due giorni dopo l’organizzazione sciita ha ammesso di essere stata colpita, promettendo di reagire all’ag¬gressione. Secondo Time, il convoglio preso di mira traspor¬tava missili molto più pericolosi di quelli già a disposizione di Hezbollah. "Israele non ammet¬terà mai l’attacco. Hezbollah non risponderà subito", scrive Ha’aretz. "Ma è evidente che le due parti sono già in conflitto".

IRAN-IRAQ
BAGHDAD – Secondo l’agenzia Reuters, alla fine di novembre del 2013 l’Iran avrebbe firmato un accordo per vendere all’Iraq armi e munizioni per 195 milioni di dollari, violando l’embargo imposto dall’Onu sulla vendita di armi iraniane. Il 26 febbraio Baghdad ha smentito la notizia

UGANDA
Uganda Il 24 febbraio il presidente ugandese Yoweri Museveni ha promulgato una legge contro i gay ancora più severa di quella che era già in vigore: non solo vieta i rapporti sessuali e i matrimoni gay, ma anche le attività di "promozione" dell’omosessualità. Il testo, rimasto a lungo fermo nel suo iter parlamentare, è stato approvato dai deputati nel dicembre del 2013, dopo che erano stati emendati alcuni degli aspetti più discussi, come la possibilità di applicare la pena di morte o l’obbligo di denunciare i gay alla polizia. Museveni ha aspettato due mesi a promulgare la normativa perché aveva chiesto un parere scientifico sulla questione se l’omosessualità sia innata 0 no, spiega il Daily Monitor. La legge è stata duramente criticata all’estero. Alcuni paesi, tra cui i Paesi Bassi, hanno sospeso parte degli aiuti allo sviluppo destinati al paese africano, o hanno minacciato di farlo. Il 25 febbraio il tabloid Red Pepper ha pubblicato i nomi di duecento presunti omosessuali, copiando l’iniziativa lanciata nell’ottobre del 2010 dal giornale locale Rolling Stone, che aveva portato all’omicidio dell’attivista gay David Rato. Uganda Daily Monitor

NIGERIA
II 24 febbraio un raid attribuito al gruppo armato Boko haram contro una scuola di Buni Yadi, nel nordest, ha causato la morte di 29 studenti.
SIRIA
II 22 febbraio il Consiglio di sicurezza dell’Orni ha approvato la risoluzione 2139, che chiede alle parti in conflitto di favorire il passaggio degli aiuti umanitari. Il 26 febbraio l’eser-cito ha annunciato l’uccisione di 175 combattenti islamisti in un’imboscata vicino a Damasco.

REP. CENTRAFRICANA
Dal 23 febbraio almeno settanta persone sono morte nelle violenze contro i musumani a Carnot.
SOMALIA
Sono almeno undici le vittime dell’attentato del 21 febbraio e dei successivi scontri nel palazzo presidenziale, a Mogadiscio. L’attacco è stato rivendicato da Al Shabaab.

ASIA & PACIFICO
AUSTRALIA
Qantas in crisi, taglia 5.000 posti / La compagnia di bandiera australiana Qantas ha annunciato oggi il taglio di 5.000 posti di lavoro, su uno staff totale di circa 30 mila, e la riduzione di 50 aerei dalla flotta, denunciando una perdita pre-tasse di 252 milioni di dollari australiani (circa 164 milioni di euro) nel secondo trimestre del 2013.
Il Ceo Alan Joyce ha presentato un piano di taglio dei costi di due miliardi di dollari (1,3 miliardi di euro) nei prossimi tre anni, citando la durissima concorrenza sia nelle operazioni internazionali che domestiche. La Qantas Domestic ha registrato un profitto di 57 milioni di dollari nel secondo semestre 2013, contro i 218 milioni dello stesso periodo dell’anno prima, mentre la perdita della divisione internazionale è salita a 262 milioni dai 91 milioni del secondo semestre 2012. Risultati definiti "inaccettabili", tali da imporre misure "senza precedenti come portata e profondità". Joyce ha citato la ‘distorsione’ del mercato da parte dell’agguerrita concorrente Virgin Australia, che ha accesso a massicce partecipazioni straniere (Air New Zealand, Singapore Airlines e Etihad, Ndr), che per la Qantas sono limitate per statuto al 49%. La Qantas cerca ora di convincere il governo che merita sostegno finanziario, almeno a livello di garanzie, e chiede di allentare le regole che limitano le partecipazioni straniere. Una concessione che permetterebbe di trasferire all’estero posti di lavoro e di esternalizzare la manutenzione degli aerei. Nei mesi scorsi sia Standard and Poor’s che Moody’s hanno ridotto il rating della Qantas sotto il grado di investimento e con prospettiva negativa. Il sindacato dei servizi Asu, che rappresenta il personale di prima linea e dei servizi ai clienti, sostiene che i dipendenti sono puniti per le cattive decisioni imprenditoriali prese dalla compagnia e promette di "difendere tutti e ciascuno dei posti di lavoro"
SYDNEY
IN AUSTRALIA SESSANTA COCCODRILLI IN VENDITA – VALGONO TRA 10 E 15 MILA DOLLARI CIASCUNO – La più grande vendita ‘all’ingrosso’ di coccodrilli nella storia d’Australia è in corso presso Wyndham, nel nordovest del continente. Sono sul mercato circa 60 grandi rettili, offerti dal proprietario del Crocodile Park locale che vuole vendere il sito turistico e l’allevamento. Il parco è in vendita da un anno e il proprietario Mark Douglas spera che senza coccodrilli sarà più facile trovare acquirenti per il terreno.
"Sono metà maschi e metà femmine, sono animali da riproduzione e producono uova", ha detto Douglas alla radio nazionale Abc. "Valgono tra 10 e 15 mila dollari ciascuno.
Vorremmo vederli andare in buone mani, e non essere uccisi per la pelle, quindi siamo disposti a cederli a basso prezzo". Douglas spera di trovare il proprietario di un terreno con accesso ad acqua di irrigazione, che voglia avviare un allevamento. "E’ necessario avere una passione per i coccodrilli, ma sono molto facili da mantenere se si hanno le strutture necessarie, e sono molto interessanti da osservare".
Per chi tuttavia ne vorrebbe uno come animale da compagnia, la risposta è ‘no’. Tenere un coccodrillo in giardino è punibile con una multa pari a 6.500 euro.

COREA DEL NORD
SEI GIORNI INSIEME – Il 25 febbraio si è concluso dopo sei giorni l’incontro delle famiglie divise dal 380 parallelo, in cui 357 sudcoreani hanno potuto rivedere i parenti residenti in Corea del Nord. Pyongyang aveva minacciato di cancellare l’evento, il primo dal 2010, a causa delle esercitazioni militari congiunte tra Corea del Sud e Stati Uniti, ma secondo il Korea Times il successo dell’iniziativa è un passo verso il disgelo

CINA-USA, E I PERICOLI DELLA "TRAPPOLA DI TUCIDIDE" / Che gli Stati Uniti stiano spostando la loro attenzione verso i vicini occidentali si è capito da un po’.
La strategia americana, che negli ultimi anni sta prendendo via via contorni sempre più definiti, sembra stia seguendo la strada, prospettata da tempo dagli analisti, del disimpegno in Medio Oriente per volgere lo sguardo verso l’Asia e soprattutto verso il nuovo grande contendente cinese.
La Cina infatti, grazie alla crescita economica esponenziale degli ultimi anni, è ormai uscita dal suo livello di protagonista regionale per conquistare una posizione di rilievo nella politica globale, assumendo quel ruolo di bilanciamento della potenza U.S.A., fiaccata dalla crisi economica e dallo scoppio della bolla immobiliare del 2006, lasciata libera dal crollo dell’Unione Sovietica.
Molti gli argomenti sul tavolo che vedono contrapposte le due nazioni: il tema dei diritti umani, soprattutto quelli relativi alla libertà della rete, i cambiamenti climatici (tema scottante per la Cina), e le spiegazioni chieste recentemente riguardo la zona di identificazione di difesa aerea, che tocca gli interessi dell’alleato storico degli Stati Uniti nella regione, il Giappone.
E’ un gioco che gli americani conducono in modo altalenante, soprattutto dopo le rilevazioni scottanti del “pentito” analista dell’N.S.A. Snowden, il quale ha dichiarato durante il suo soggiorno a Hong Kong, che gli Stati Uniti spiavano i rivali commerciali e infiltrati delle maggiori aziende del settore tecnologico americane erano presenti sul mercato cinese.
Dopodiché il controverso incontro di John Kerry, Segretario di Stato dell’amministrazione Obama, con il Segretario del Partito Comunista Xi Jinping e il Ministro degli Esteri Wang Yi, in previsione della prossima visita del Presidente americano, il cui obiettivo è stato quello di mantenere stabili i rapporti tra i due Paesi ed evitare quello che il China Daily ha dichiarato il pericolo storicamente inevitabile della Trappola di Tucidide.
Il quotidiano cinese richiama gli insegnamenti dello storico greco che, indagando sulle cause della Guerra del Peloponneso, ha tratto la conclusione che quando una potenza in ascesa collide con gli interessi di una potenza al declino la guerra è inevitabile, situazione che sembra ricalcare l’odierno rapporto di forza tra i due giganti.
I quali sono però vincolati l’uno a l’altro da una fitta rete di interessi: gli Stati Uniti sono il partner commerciale principale della Cina per le esportazioni e, viceversa, la Cina ha acquistato negli ultimi anni 1.200 miliardi di buoni del Tesoro, detenendo di fatto il debito a stelle e strisce nelle proprie mani.
A discapito delle teorie che vedono lo scontro inevitabile va anche ricordato che entrambe sono potenze nucleari e che entrambe reggono la diplomazia di molti Paesi che viaggiano sul filo del rasoio nei rapporti bilaterali, in primis il Giappone, la cui svolta nazionalista impensierisce la Cina per quanto riguarda le dispute territoriali nel Mar Cinese Orientale e Meridionale, e dulcis in fundo la Corea del Nord, anche lei affiliata del club atomico, pericolosamente minacciosa nei riguardi degli americani, che fino alla stagione delle purghe inaugurate da poco dal nuovo leader Kim Jong-Un, aveva la Cina come unico interlocutore.
Una situazione ad alto rischio che sia Stati Uniti sia Repubblica Popolare sono intenzionati a mantenere sotto il livello di guardia, senza però cedere terreno all’avversario.
Kerry infatti sembra abbia stuzzicato il nervo scoperto del politburo cinese incontrando nell’ambasciata americana di Pechino alcuni blogger invisi al regime perorando la causa di una rete libera, per poi tirarsi indietro alla richiesta di questi di far visita a Liu Xia, moglie del premio Nobel Liu Xiaobo, costretta da tre anni agli arresti domiciliari, forse per non tirare troppo la corda con gli ospiti cinesi.
Certo è che i rapporti bilaterali tra Stati Uniti e Cina terranno banco per i prossimi anni, influenzando la politica estera di molti altri paesi, tra cui l’Unione Europea, legata in modo indissolubile al vecchio alleato ma sempre più aperta agli investimenti asiatici.
Il soft power americano continua però ad avere una certa efficacia e il Presidente Obama non sembra voglia farlo affievolire, continuando una partita contraddittoria, camminando sul filo sottile della democrazia: controversa ma comprensibile alla luce di quanto si è detto è infatti la notizia che voglia incontrare il Dalai Lama a breve alla Casa Bianca.
La Cina, sempre alla prova di forza con le regioni di confine del Tibet e dello Xinjiang, è stata invitata per bocca di Caitlin Hayden, una portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale, a riprendere il dialogo con la provincia ribelle e a ridurre le tensioni.
Suggerimento che è stato declinato poche ore dopo da un portavoce del Ministero degli Esteri cinese e definito “una cruda interferenza negli affari interni della Cina”.
Anche se la Cina ha dichiarato di voler instaurare “un nuovo tipo di relazioni tra grandi potenze” (Xi Jinping durante la visita negli Stati Uniti nel 2012), riferendosi al voler evitare climi da vecchia Guerra Fredda, sembra difficile anche per due protagonisti dotati delle migliori intenzioni (e si dubita sia questo il caso) non cadere nella trappola della Storia che ci fornisce molti esempi di quale sia l’epilogo quando due potenze devono passarsi il testimone.

HONG KONG
PER LA LIBETRTA’ DI STAMPA / Il 23 febbraio più di seimila persone hanno manifestato a Hong Kong in difesa della libertà di stampa. La partecipazione ha superato le aspettative degli organizzatori, scrive il Ming Pao. I dimostranti sono arrivati sotto gli uffici del governo locale per denunciare i rischi per la libertà d’informazione e per i giornalisti non allineati con la politica di Pechino. I manifestanti hanno ricordato al chief executive di Hong Kong, CY Leung, che durante la campagna elettorale del 2012 ha firmato un documento con cui si impegnava a tutelare la libertà di stampa, uno dei tratti distintivi dell’ex colonia britannica tornata alla Cina nel 1997. Alla manifestazione hanno aderito giornalisti di diversi mezzi d’informazione, dal gruppo Next Media all’emittente Rthk allo stesso Ming Pao, che teme di perdere la propria indipendenza dopo la sostituzione del direttore Kevin Lau con il malese Chong Tien Siong, vicino a Pechino. Tre giorni dopo la manifestazione, Lau è stato accoltellato in un ristorante da due uomini che sono poi scappati lasciandolo in fin di vita.

INDIA
È NATO UN NUOVO STATO / Il 20 febbraio il parlamento indiano ha approvato la legge che divide l’Andhra Pradesh formando un nuovo stato, il Telan-gana. Per dieci anni Hyderabad resterà la capitale di entrambi gli stati. L’indipendenza del Te-langana, i cui abitanti si considerano distanti dal resto dell’Andhra Pradesh per motivi storici, economici e culturali, è una questione dibattuta fin dalla riorganizzazione degli stati dell’India meridionale nel 1956. Secondo The Diplomat, i due maggiori partiti indiani hanno trovato l’accordo sulla questione soprattutto a causa delle immi¬nenti elezioni generali. Il Congress, che nell’Andhra Pradesh ha una delle tradizionali basi elettorali ma ha perso consenso negli ultimi anni, spera di mantenere la sua maggioranza grazie ai voti degli indipendentisti, mentre il partito nazionalista indù Bharatiya j anata party (Bjp) punta ad affermarsi nel Telan-gana, dove la percentuale di indù è più alta. La divisione dell’Andhra Pradesh potrebbe rafforzare le spinte indipendentiste in altri stati indiani, come il Bengala occidentale, il Maharashtra e l’Uttar Pradesh. Ma secondo l’Hindustan Times metterla in pratica sarà molto più complicato rispetto ai casi precedenti. L’Andhra Pradesh è uno degli stati più vasti e ricchi dell’India e ripartire le risorse e le strutture amministrative comporterà mesi di dispute politiche.

NEPAL
KATHMANDU CELEBRA IL COMPLEANNO DI SHIVA
27 febbraio, 14:26 Al via i festeggiamenti al tempio Pashupati di Kathmandu per il ‘compleanno’ di Shiva. Un Sadhu (santone) impegnato nella preghiera. Il Maha Shivaratri è il più grande festival religioso induista. Più di 100mila devoti (compresi i santoni di tutta la nazione e della vicina India) si riversano nel tempio per venerare Shiva, il dio della creazione e della

PAKISTAN
ISLAMABAD
L’ALTRA GUERRA PACHISTANA – Vishakhapatman – "I colloqui tra il governo di Islamabad e i taliban occupano le prime pagine dei giornali mentre c’è scarso interesse per un dialogo che potrebbe far finire la più lunga guerra civile nella storia del paese", scrive Ahmed Rashid sul sito della Bbc. "Da dieci anni nella regione del Belucistan, al confine con l’Afghanistan, nazionalisti beluci, militanti indipendentisti armati e anche civili innocenti sono rapiti, torturati e uccisi. L’esercito nega ogni responsabilità ma il governo non fa nulla per fermare il ciclo di violenza. Senza un’iniziativa di Islamabad che coinvolga l’esercito, il parlamento, i partiti politici e altri soggetti interessati, non ci sarà mai la possibilità di dialogo con gli indipendentisti beluci".
PAKISTAN
il 24 febbraio Asmatullah Shaheen, uno dei leader dei taliban pachistani, è stato ucciso insieme ad altri tre militanti da assalitori ignoti nel Waziristan del nord, vicino alla frontiera con l’Afghanistan.

AFGHANISTAN
II 25 febbraio il presidente statunitense Barack Obama ha ordinato al Pentagono di prepararsi all’eventuale ritiro completo delle truppe dal paese entro la fine dell’anno. Il presidente afgano Hamid Karzai, infatti, non intende firmare l’accordo di sicurezza che dovrebbe regolare la presenza dei marines in Aghanistan.

AMERICA CENTROMERIDIONALE
CILE
LA figlia di Salvator Allende incoronerà Bachelet – Sarà la scrittrice Isabel Allende, figlia del presidente Salvador Allende, a consegnare la fascia presidenziale a Michelle Bachelet, che s’insedierà alla Moneda il prossimo 11 marzo per il suo secondo mandato quale capo dello Stato del Cile. La Allende sarà d’altra parte la prima donna a guidare il Senato nella storia del paese, in base a un accordo tra i partiti della Nuova Maggioranza, coalizione che appoggia la Bachelet e che comprende socialisti, democristiani e comunisti.

PANAMA
CANALE PANAMA: ACCORDO SU LAVORI BORSE FESTEGGIANO, IMPREGILO +2,2%, SACYR +2,65%
Sacyr e l’Autorità di Panama hanno raggiunto l’accordo per la conclusione dei lavori per il potenziamento del Canale e le Borse festeggiano. In luce a Madrid il titolo di Sacyr (+2,65%), che guida il consorzio di imprese partecipato da Salini Impregilo, in crescita del 2,28% a 4,66 euro in Piazza AffarI.

COLOMBIA
IN VENEZUELA SERVE IL DIALOGO ( El Espectador, Colombia ) – La risposta del governo di Nicolas Maduro alle proteste studentesche cominciate all’inizio di febbraio non poteva essere più sbagliata: repressione, arresto dei leader dell’opposizione e provvedimenti contro i pochi mezzi d’informazione che raccontano una verità diversa da quella ufficiale. Il tutto con la complicità dei colectivos, gruppi armati di civili filochavisti che seminano il terrore. Da questo primo braccio di ferro contro le manifestazioni, Maduro è uscito davvero male. A far scoppiare le proteste sono stati i casi di corruzione, la mancanza di sicurezza e di prodotti di base e l’inflazione. Il 12 febbraio Leopoldo Lopez, uno degli oppositori del governo, ha convocato una manifestazione per la liberazione dei detenuti politici che si è conclusa con tre morti e decine di feriti. Poi è stata la volta del mandato di cattura contro di lui, della consegna ben orchestrata di Lopez alle autorità e di nuove manifestazioni.
Perora, comunque, sembra che il governo stia vincendo la partita, nonostante il logoramento interno e internazionale. Ma il vantaggio potrebbe tradursi in un fallimento politico. La maggior parte delle proteste e dei blocchi stradali si è concentrata nella zona est di Caracas, con oppositori della classe media e dell’alta borghesia. Dopo la vendita di Globovisión nessuna tv locale sta pre-sentando l’altra versione dei fatti. Come se non bastasse, l’opposizione si è divisa tra Leopoldo Lopez, favorevole alle manifestazioni, ed Henrique Capriles, che dubita della loro efficacia per la repressione e la violenza che scatenano, e perché compattano il fronte chavista.
Ma il governo potrebbe aver fatto male i suoi calcoli, per diversi motivi. L’arresto di Lopez e di altri oppositori alimenta il malcontento sociale. Inoltre i social network compensano ampiamente il blackout informativo. Il blocco del canale colombiano di notizie Ntn24 e la goffa espulsione di alcuni giornalisti della Cnn aumentano la per-cezione di un governo sempre più autoritario. Sottoscriviamo le parole che il cantante panamense Ruben Blades ha indirizzato a Maduro: "Rivolgo una preghiera alle due fazioni in lotta nell’amato Venezuela, fate cessare gli insulti e le discussioni, perché i venezuelani comincino a parlare; il silenzio è il miglior preambolo a un dialogo ragionato".

VENEZUELA
CARACAS
LA RIVOLUZIONE PERSA DEL VENEZUELA – di Marta Ruiz, Semana, Colombia Continuano le proteste degli studenti contro il governo e aumenta il bilancio delle vittime. Il modello chavista è in crisi, nonostante i buoni risultati ottenuti nelle politiche sociali
o ascoltato il consiglio di un’amica giornalista che vive a pochi metri da plaza Altamira, a Caracas. "Stai lontana da Twitter", mi ha detto, "secondo i social network il Venezuela è un campo di battaglia, ma non è così". Comunque sia, era chiaro che prima o poi la situazione sarebbe degenerata. Negli ultimi quindici anni ci sono stati scontri, elezioni contestate, tentativi di golpe, manifestazioni e cospirazioni di ogni tipo, ma l’economia non aveva ancora toccato il fondo. Avere un’economia in ginocchio è più grave che assistere a uno scontro politico selvaggio. Con l’inflazione al 56 per cento e una grave penuria di alimenti di prima necessità era logico aspettarsi che i venezuelani scendessero in piazza. Il fallimento del modello economico chavista non si può nascondere
dietro le bandiere della rivoluzione (nono-stante i suoi risultati), soprattutto quando il governo non è in grado di spiegare dove sono finiti i milioni di dollari ricavati dal petrolio. L’insicurezza nella vita quotidiana è intollerabile, e così un tentativo di stupro nello stato di Tàchira è stato la scintilla che ha fatto scoppiare la polveriera. Le proteste di massa si sono trasformate in rivolte, in un clima di violenta anarchia dove si affrontano oppositori e sostenitori del pre-sidente Nicolas Maduro.
Una nuova casta
Secondo i mezzi d’informazione, dall’inizio delle proteste sono morte quattordici persone. Siamo lontani da una guerra civile, anche se ci sono elementi nuovi e preoccupanti. Nei quattordici anni in cui è stato al governo, Hugo Chàvez ha armato i civili per creare milizie che in teoria avrebbero dovuto difendere la rivoluzione dalle aggressioni esterne, ma sono state riassorbite nel dispositivo politico e militare del governo. È comprensibile che una parte dei venezuelani abbia perso la pazienza, ma lo è meno che il politico dell’opposizione Leopoldo Lopez sia diventato l’eroe di qualche giornata. Lopez, ripetendo i vecchi stratagemmi che hanno portato al fallimento l’opposizione venezuelana, ha cavalcato l’onda dell’anticonformismo solo per trarne vantaggio. Invece di dare un orientamento politico al movimento, co¬me avrebbe fatto un dirigente serio, ha messo in piedi una sceneggiata (con tanto di arresto) per sembrare un martire. L’atteggiamento di Lopez ha diviso ancora di più l’opposizione. All’altro estremo del movimento di opposizione, Henrique Capriles ha richiamato il popolo alla calma (inutilmente) e sembra non aver capito che le proteste stanno cambiando lo scenario politico del paese. A questo punto è possibile che Capriles non abbia il tempo di portare avanti il suo piano per sottrarre la base popolare al chavismo. Se a questo sommia¬mo le spaccature nel chavismo, dissimulate goffamente da Maduro e dal presidente dell’assemblea nazionale Diosdado Cabello, il panorama non è incoraggiante. L’esperimento chavista ha significato molto per i più poveri, ma è stato un fallimento per la società nel suo complesso e un pro¬getto che difficilmente il resto dell’America Latina imiterà: per la sua arroganza e perché ha creato una nuova casta dominante, ambiziosa e corrotta come quelle che esistevano prima di Chàvez.

ULTIME NOTIZIE
Le proteste studentesche sono cominciate all’inizio di febbraio nello stato di Tàchira contro la mancanza di sicurezza e di prodotti di base. In pochi giorni si sono estese al resto del paese. Finora il bilancio delle manifestazioni, a favore e contro il governo di Nicolas Maduro, è di 14 morti (otto per colpi di arma da fuoco) e più di 140 feriti.
Il 18 febbraio il politico dell’opposizione Leopoldo Lopez, accusato dal governo di Nicolas Maduro d’incitamento alla violenza, si è consegnato alla guardia nazionale. Il 22 febbraio Maduro ha annunciato che convocherà una conferenza per la pace a cui saranno invitate le parti politiche, sociali e religiose.
Le accuse di violazione dei diritti umani da parte dei militari e della guardia nazionale bolivariana sono in aumento. Secondo l’ong Foro penai venezolano ci sono stati più di cinquecento arresti, moltissime denunce di maltrattamenti e, fatto ancora più grave, quattro casi di tortura e uno stupro. La procuratrice generale Luisa Ortega ha annunciato che aprirà un’inchiesta sulle presunte violazioni dei diritti umani. Bbc, Afp (Semana, Colombia )

MESSICO
MAZATLÀN
IL MESSICO DOPO LA CATTURA DEL CHAPO 7 Il 22 febbraio a Mazatlàn è stato arrestato il boss del cartello di Sinaloa, latitante da anni. Un successo per il presidente Pena Nieto. Ora però si rischia una guerra di successione ( Jorge Zepeda Patterson, SinEmbargo, Messico)
La buona notizia è che il 22 febbraio è stato arrestato Joaquin Guzmàn Loera, detto "El Chapo". Quella cattiva è che, con la sua cattura, il cartello di Sinaloa è stato decapitato. Molti messicani si stanno chiedendo se la buona notizia sia migliore di quella cattiva. Sicuramente l’arresto di chi, per anni, è stato il secondo uomo più ricercato dalle autorità statunitensi è un successo per il presidente Enrique Pena Nieto e farà proseguire la sua luna di miele con la stampa straniera, cominciata con le riforme politiche ed econo¬miche approvate dal suo governo e "vendute" come un passo decisivo per la modernizzazione e l’apertura del paese. La copertina del 24 febbraio che la rivista Time ha dedicato a Pena Nieto con il titolo Saving Mexico (Salvare il Messico) dimostra fino a che punto Washington sia interessata al fatto che il ritorno del Partito rivoluzionario istituzionale (Pri) si traduca in una crescita veloce e nell’apertura del settore petrolifero messicano all’iniziativa privata. Ma per sfortuna di Pena Nieto, l’atteggiamento dei messicani nei confronti delle sue riforme non è altrettanto entusiastico.
CAMPO DI BATTAGLIA
Alla fine del suo mandato, nel 2012, l’ex pre-sidente Felipe Calderón aveva cercato di realizzare quest’arresto eccezionale per dare al candidato del suo partito (il Partito d’azione nazionale) più possibilità di vincere le elezioni. Si era perfino detto che El Chapo era già stato catturato e che la notizia sarebbe stata divulgata qualche giorno prima delle elezioni. Ma è stato altrettanto evidente che durante i sei anni di governo di Calderón il cartello di Sinaloa è stato preso di mira molto meno delle altre organizzazioni criminali del paese. Per anni è circolata la tesi, mai accettata dalle autorità, secondo cui ci sarebbero dei cartelli "buoni" (quello di Sinaloa) e altri cattivi (Los Zetas). I primi rispettano la popolazione civile e si occupano solo del traffico di droga; i secon-di commettono reati contro la popoli civile, soprattutto sequestri ed estot Alcuni analisti davano per scontate con il ritorno del Pri al governo, avrei preso forza l’ipotesi di una trattativ una parte della criminalità organizzat concentrarsi nella lotta contro le fazio violente. Ma con l’arresto del Chapo, q teorie sono diventate acqua passata, munque significativo il palese inten delle autorità statunitensi nell’arrest boss in un hotel a Mazatlàn, nello st; Sinaloa.
La verità è che, con o senza entusia il duro colpo politico e militare infei Chapo è anche un colpo contro l’organ zione più antica della criminalità org; zata messicana. Joaquin Loera è stat boss straordinariamente longevo in professione famosa per il suo carattere mero. In qualche modo è stato una fi eccezionale, perché è riuscito a reste capo del cartello di Sinaloa per più di vi cinque anni, anche nel periodo in cui è s in carcere. Se El Chapo è caduto, chiur può subire la stessa sorte, e questa è una ra lezione per ogni boss della droga, queste ragioni, la notizia del suo arres molto positiva per Pena Nieto. Non è eh invece se lo sarà per i messicani che viv sulla costa del Pacifico.
Ovviamente quello di Guzmàn non un "cartello buono", ma considerand sua stabilità e il controllo sul territori! costo della guerra era minore negli stai Sinaloa, Sonora, Nayarite Durangorispt a gran parte del resto del paese. La mort< Nacho Coronel Villareal, capo del cart( di Sinaloa a Guadalajara, dà un'idea di o potrebbe succedere dopo la scomparsa Chapo. La piazza di Guadalajara è stata lativamente tranquilla fino all'estate 1 2010, quando Coronel è stato ucciso da autorità. Pochi mesi dopo, la città è diven ta il campo di battaglia di diverse fazic che volevano conquistare il controllo ( mercato della droga. Oggi è una delle zo più violente del paese, perché ancora n c 'è un gruppo dominante. Bisognerebbe chiedersi se l'arresto c Chapo non provocherà su grande scs quello che è già successo a Guadalajai Nonostante tutto, Pena Nieto deve con: derarsi soddisfatto. E immagino che tutl messicani che desiderano uno stato di dir to nel paese debbano esserlo. Ma temo ci ci sia qualcuno ancora più contento del pr sidente: Los Zetas. AMERICA SETTENTRIONALE USA OBAMA FIRMA IL "TEN TEN", SALARIO MINIMO E SCALA MOBILE / SI CHIAMA 'TEN TEN'. E' lo slogan con cui Barack Obama lancia l'offensiva perche' ovunque in America il salario minimo sia aumentato a 10,10 dollari l'ora: per i lavoratori dei fast food, per quelli delle mense, per quelli delle lavanderie. Sono le categorie piu' deboli - spiega – che fanno un lavoro duro senza avere un futuro. Come anche i lavoratori disabili, spesso discriminati sul fronte della paga, retribuiti anche al di sotto del minimo. "Ten Ten, 10,10 dollari. E' un aumento che fara' la differenza per molte persone", ha spiegato il presidente Usa in occasione della firma del decreto che aveva annunciato nell'ultimo discorso sullo Stato dell'Unione: quello che obbligherà tutte le aziende che lavorano per l'amministrazione federale ad innalzare il salario minimo dei propri addetti (compresi quelli con problemi di disabilità) da 7,25 a 10,10 dollari l'ora. Gli aumenti scatteranno dal primo gennaio del prossimo anno e riguarderanno tutte le nuove assunzioni e poi, via via, i rinnovi contrattuali. Insomma, Obama ha mantenuto la promessa e chiede a tutti di seguire l'esempio del governo federale: "Chiedo a tutti gli imprenditori, ai governatori, ai sindaci, ai leader locali: volete alzare i salari?". "Ten Ten", ripete, sottolineando come "aumentare i salari minimi non e' un ostacolo alla crescita. E' invece un bene per i lavoratori, ma anche per le imprese e per l'economia. Piu' salario - spiega - significa piu' consumi, piu' guadagni per le aziende e, dunque, piu' assunzioni". Un circolo virtuoso che per il presidente americano va innescato a tutti i costi, per cominciare ad aggredire seriamente le troppe diseguaglianze che ancora caratterizzano la societa' americana. E che rappresentano una enorme minaccia al mito dell'American Dream, il sogno americano Obama rilancia anche la proposta di introdurre una sorta di 'scala mobile', un meccanismo che agganci il valore degli stipendi all'andamento effettivo dei prezzi al consumo: "Se il salario minimo fosse agganciato all'inflazione sarebbero gia' piu' di 10,10 dollari", afferma, invitando il Congresso a non tirarsi indietro e a fare anche sul tema delle retribuzioni la sua parte. (articoli da: NYC Time, Time, Guardian, The Irish Times, Das Magazin, Der Spiegel, Folha de Sào Paulo, Clarin, Nuovo Paese(Australia), Uganda Daily Monitor, L’Unità, Internazionale, Il Manifesto, Liberazione, Ansa , AGVNoveColonne, ControLaCrisi e Le Monde) PER LE ASSOCIAZIONI, CIRCOLI FILEF, ENTI ed AZIENDE . Sui siti internet www.emigrazione-notizie.org e www.cambiailmondo.org è possibile utilizzare uno spazio web personalizzato, dedicato alla Vostra attività e ai Vostri comunicati stampa. Per maggiori informazioni, contattateci a emigrazione.notizie@email.it , oppure visitate la sezione PUBBLICITÀ su www.cambiailmodo.org  

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