11073 10. NOTIZIE dall’ITALIA e dal MONDO 8 marzo 2014

20140307 10:40:00 red-emi

ITALIA – Governo, dopo tante parole arrivano le tasse. E nella forma più odiosa: esenzioni per Vaticano e multinazionali / LA giornalista BARBARA SPINELLI, lo scrittore ANDREA CAMILLERI, il poeta, musicista, attore e scrittore MONI OVADIA, lo storico e giornalista / Quattro nomi italiani di altissimo profilo intellettuale sposano L’altra Europa / Al Cartello Roche-Novartis per tenere alto il prezzo dei medicinali: multa da 180 milioni.
VATICANO – Con Bergoglio 12 mesi di ‘conversione papato’ / Da Chiesa "povera" a riforma della Curia romana e dell’economia
G8 – Secondo alcuni esperti la crisi ucraina fa regredire i rapporti tra Washington e Mosca allo stesso clima da guerra fredda del 1968 con l’invasione dell’allora Cecoslovacchia
EUROPA – Ucraina – Da Sapere / Da Kiev A Sebastopoli
AFRICA & MEDIO ORIENTE – LIBIA Assaltato a parlamento / ISRAELE -no al servizio militare/ Almeno 300mila ebrei ultraortodossi hanno manifestato il 2 marzo a Gerusalemme contro la riforma del servizio militare che prevede la coscrizione obbligatoria anche per gli studenti delle scuole talmudiche (finora esentati).
ASIA & PACIFICO – Kirghizistan una nuova Ucraina? La rivoluzione dei tulipani del 2005 fece cadere il regime corrotto di Askar Akayev e diede speranza ai kirghizi che volevano un futuro migliore.
AMERICA CENTROMERIDIONALE VENEZUELA / hasta siempre comandante Chavez! Sit-in davanti all’Ordine dei Giornalisti oggi alle 16 per il diritto di essere informati. – Venezuela, Maduro rompe le relazioni diplomatiche con Panama
AMERICA SETTENTRIONALE – Washington / Marijuana, prima licenza per la coltivazione nello Stato di Washington

ITALIA
ROMA
Governo, dopo tante parole arrivano le tasse. E nella forma più odiosa: esenzioni per Vaticano e multinazionali. Pontifica sul decisionismo e il giovanilismo. E intanto riempie l’Italia di altre tasse. E della forma più odiosa, con le esenzioni per i soliti “poteri forti”, in questo caso Vaticano e multinazionali. Matteo Renzi ha tenuto ieri il suo primo Consiglio dei ministri. Archiviato il Salva – Romache ha rovesciato sulla Capitale tagli e dismissioni a non finire.
La Tasi è in campo con la possibilità di alzarla fino allo 0,8 per mille da decidere comune per comune ma con l’impegno di destinarne parte alle detrazioni per le categorie a reddito piu’ basso. Proroga della ‘rottamazione’ delle cartelle Equitalia che, scaduta oggi, potra’ invece proseguire fino al 31 marzo e ‘cancellazione’ della WebTax introdotta di recente, ma gia’ decisamente depotenziata per i dubbi subito espressi da Renzi.
Intanto, arriva anche una rassicurazione, ma niente di concreto: le coperture, anche i 10 miliardi per tagliare il cuneo, dice il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, ci sono e saranno specificate nelle prossime settimane. Dunque come noto si continua a lavorare sulle due diverse ipotesi che sono o il taglio dell’Irap, o dell’Irpef o un ‘mix’ tra le due misure. Ipotesi che il sindacato non vede di buon occhio, comunque.
Per gli immobili della Santa Sede riconosciuti dai Patti Lateranensi che non pagheranno la nuova Tasi, si va dalla Basilica di Santa Maria Maggiore all’Università Gregoriana, dal Palazzo della Cancelleria, dove ci sono gli uffici della Rota, alla Basilica di San Paolo. Fuori da Roma, esentato dalla tassa anche il Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, la residenza estiva dei Papi. Sono circa venticinque in tutto.
C’è invece un po’ di confusione su tutti gli altri immobili della chiesa, dalle parrocchie agli oratori. ”Sono esentati dal versamento della Tasi soltanto i fabbricati della Chiesa indicati nei Patti Lateranensi”, riferiva il comunicato diramato da Palazzo Chigi alla fine del Consiglio dei ministri, lasciando intendere che tutti gli altri immobili ecclesiastici, compresi quelli esclusivamente dedicati al culto, potessero essere assoggettati alla tassa. Il punto è che la Tasi è sui servizi e non sulla proprietà e quindi il regime impositivo non è lo stesso del precedente. Si tratta, infatti, di una tassa basata sui servizi erogati dal Comune, dall’illuminazione alle strade, che interessano anche luoghi non commerciali, come per esempio le parrocchie.
Diverso invece e’ il caso degli immobili della Chiesa che svolgono attivita’ commerciali: sono soggetti all’Imu, proprio come tutte le altre attivita’ produttive. Su questi inciderà anche la nuova Tasi? Anche questo e’ un nodo da sciogliere. Discorso analogo per gli immobili ‘misti’, in parte dedicati al culto e in parte dedicati alle attivita’ commerciali. Si paga l’ Imu per la quota di immobile che fa profitto. Anche in questo caso non e’ chiaro se la Tasi verrà applicata o meno.
Un decreto ministeriale delle Finanze era atteso proprio nei prossimi giorni. Tutto questo, va ribadito, riguarda pero’ principi di tassazione del passato, dicono fonti dell’Esecutivo, che guardavano alla proprietà. Mentre la Tasi, spiegano le stesse fonti, riguarda servizi indivisibili. ( di fabio sebastiani)
ROMA
«SURREALE» CONGRESSO DEL PSE / «È un giorno speciale, molto importante per il nostro movimento e per tutta la nostra comunità. Voglio salutare Pierluigi Bersani e Piero Fassino». A Roma il presidente del consiglio Matteo Renzi ricorda il percorso che, dal PDS ai Ds, ha portato fino al Partito democratico, durante il suo intervento al congresso del Partito socialista europeo cui i dem hanno aderito dopo l’ok dato giovedì in Direzione. «Cercheremo di utilizzare il semestre di presidenza per un nuovo modello, perché l’Europa non sia solo burocrazia, ma prima l’Italia deve adempiere ai propri compiti, mettere a posto il bilancio non perché ce lo chiedono le istituzioni ma per i nostri figli. I conti a posto non sono una richiesta di qualcuno fuori ma un impegno verso le nuove generazioni».
Buoni propositi e tanti «vogliamoci bene»: fila via così il congresso del Pse, che dopo aver avallato tutte, ma proprio tutte, le politiche europee di austerità (quelle stanno riportando la Grecia indietro di un secolo e stanno dando il colpo di grazia all’economia italiana) ora viene a dirci che però, sì ci vuole un’Europa «amica», nella quale «il piccolo artigiano non veda l’origine dei suoi problema ma la soluzione» (Renzi). Che quanto a buoni propositi non scherza nemmeno davanti ai socialisti europei e si dà tre «obiettivi ambiziosi»: la riforma del lavoro e del fisco, la riforma elettorale, ma soprattutto «una gigantesca scommessa educativa che parta dagli investimenti nell’edilizia scolastica, nuove tecnologie nelle scuole e restituire agli insegnanti il valore che meritano».
STANDING OVATION PER BERSANI. Standing ovation per l’ex leader del Partito democratico Pier Luigi Bersani al suo arrivo in sala. Bersani, che da segretario ha molto lavorato per costruire l’adesione del Pd nel Pse, è stato accolto con calore dai primi ministri e delegati. «Oggi è un giorno storico perché il principale partito del centrosinistra italiano entra nella più grande famiglia dei socialisti e progressisti europei», ha detto l’ex leader Pd ai giornalisti prima di sedersi in sala
Il Pse cambia nome. Al secondo e ultimo giorno di congresso, il Partito socialista europeo cambia nome in Pse-Socialists&Democrats, dopo l’ingresso ufficiale del Pd italiano. Il simbolo resta lo stesso, un quadrato rosso con una virgola in basso, che campeggia sul palco del Palazzo dei Congressi dell’Eur con lo slogan «Towards a new Europe» (Verso una nuova Europa). Ad aprire i lavori è stato il presidente del Pse, Serghei Stanishev, che ha dato il «benvenuto al Pd» che ieri è stato formalmente accolto nella famiglia socialista europea. «Senza il Pd la nostra famiglia non poteva considerarsi completa. Oggi siamo più forti». Stanishev sottolinea che oggi in Europa i premier socialisti sono 12 contro i 3 del recente passato.
Il Pse candida alla presidenza della Commissione europea Martin Schulz con il quale «possiamo dimostrare che abbiamo un’agenda comune che cambierà la politica europea – dice il ministro degli esteri Federica Mogherini – Il governo italiano e il Pd italiano sosterranno questo processo per il cambiamento, non solo in Italia ma in Europa». Dal canto suo Martin Schulz suona la sviolinata a Matteo Renzi: «I nostri amici italiani ce la stanno mettendo tutta per rendere l’Italia un paese più forte, più giusto, un paese dove Matteo Renzi ha definito un piano di riforme coraggioso per ridare speranza e futuro all’Italia».
ROMA
ELEZIONI EUROPEE: SPINELLI, CAMILLERI, OVADIA E PROSPERI CANDIDATI NELLA LISTA TSIPRAS – Fonte: www.repubblica.it
Quattro nomi di altissimo profilo intellettuale sposano L’altra Europa e spiegano il perché. "Lista della società civile, autonoma dai partiti". E una posizione inequivoca: "No all’Europa delle oligarchie finanziarie e delle grandi intese, sì a un Parlamento costituente e all’Europa dei cittadini e della lotta contro i privilegi". Se eletti, lasceranno il posto ad altri candidati con maggiori "energie e competenze"
LA giornalista BARBARA SPINELLI, lo scrittore ANDREA CAMILLERI, il poeta, musicista, attore e scrittore MONI OVADIA, lo storico e giornalista ADRIANO PROSPERI. Quattro nomi italiani di altissimo profilo intellettuale sposano L’altra Europa, la proposta per l’Europa di Alexis Tsipras, leader di Syriza e della giovane sinistra greca, candidato alla presidenza della Commissione Ue alle ormai prossime elezioni europee, come riporta l’Huffington Post. Spinelli, Camilleri, Ovadia e Prosperi, quattro candidature di certo non qualunque per la lista Tsipras. Che però, se eletti, annunciano già che lasceranno il posto ad altri "candidati che più di noi hanno le energie e le competenze" per compiere un "lavoro quotidiano che sarebbe al di sopra delle nostre forze".

Consapevoli del "rumore" che il loro passo avanti avrebbe generato, hanno voluto spiegarsi attraverso un documento firmato in calce da tutti e quattro. Spiegando con chiarezza di non essere specchietti per le allodole chiamati per affascinare l’elettorato e poi lasciare il campo ad altri, ma convinti della bontà politica di una proposta davvero alternativa, capace di soddisfare in chiave europea tante aspettative andate deluse nel panorama politico nazionale.
"Siamo convinti – scrivono – che L’altra Europa con Tsipras costituisca alle prossime elezioni europee uno straordinario elemento di novità: una lista della società civile, autonoma dai partiti, capace di dar vita, raccogliere, rilanciare le lotte civili e sociali, di opinione e di piazza, che nel corso del ventennio berlusconiano, e di compromessi di potere tutt’altro che estinti, hanno tenuto alta la bandiera dei principi di giustizia e libertà della nostra Costituzione repubblicana, indicandola come la ‘via maestra’ da realizzare, anziché una carta obsoleta da calpestare".
"Proprio perché la lista dei candidati è la ‘carta d’identità’ di questa iniziativa politica – spiegano Spinelli, Camilleri, Ovadia e Prosperi -, siamo felici di essere candidati di L’altra Europa con Tsipras, per sottolineare il nostro impegno pieno e convinto. Ci rivolgiamo in primo luogo ai cittadini delusi dalla politica e tentati dall’astensione. Ma siamo persuasi che tanti militanti ed elettori del Pd e del M5S troveranno uno strumento più coerente con le aspirazioni che li hanno fin qui spinti ad appoggiare, magari criticamente, i rispettivi partiti e movimenti, tanto più che la nostra lista è la sola ad avere sul tema europeo una posizione inequivoca: no all’Europa delle oligarchie finanziarie e delle Grandi Intese fra Socialisti e Popolari, sì a un Parlamento costituente e all’Europa dei cittadini e della lotta contro i privilegi. Dunque più Europa, non meno. E un’Altra Europa, radicalmente".
"Se eletti – concludono -, lasceremo il nostro posto al Parlamento a candidati che più di noi hanno le energie e le competenze per portare a Bruxelles e Strasburgo la nostra voce e i nostri valori in un lavoro quotidiano che sarebbe al di sopra delle nostre forze. Non ci consideriamo però ‘candidati di bandiera’, come spesso riduttivamente si dice, ma protagonisti, insieme a tutti voi elettori che lo condividerete, di un progetto in cui crediamo fermamente".
ROMA
Cartello Roche-Novartis per tenere alto il prezzo dei medicinali: multa da 180 milioni / L’Antitrust ha sanzionato Roche e Novartis per "un cartello che ha condizionato le vendite dei principali prodotti destinati alla cura della vista, Avastin e Lucentis", a oltre 180 milioni di euro di multa.
"I due gruppi – si legge sul sito dell’ Autorità – si sono accordati illecitamente per ostacolare la diffusione dell’uso di un farmaco molto economico, Avastin, nella cura della più diffusa patologia della vista tra gli anziani e di altre gravi malattie oculistiche, a vantaggio di un prodotto molto più costoso, Lucentis, differenziando artificiosamente i due prodotti".
Per il Sistema Sanitario Nazionale, l’intesa ha comportato un esborso aggiuntivo stimato in oltre 45 milioni di euro nel solo 2012, con possibili maggiori costi futuri fino a oltre 600 milioni di euro l’anno. Dalla documentazione acquisita, anche grazie alla collaborazione del Gruppo Antitrust del Nucleo Speciale Tutela Mercati della Guardia di Finanza – prosegue l’ Autorità, – è emerso che le capogruppo Roche e Novartis, anche attraverso le filiali italiane, hanno concertato sin dal 2011 una differenziazione artificiosa dei farmaci Avastin e Lucentis, presentando il primo come più pericoloso del secondo e condizionando così le scelte di medici e servizi sanitari. Secondo il provvedimento dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, le condotte delle imprese trovano la loro spiegazione economica nei rapporti tra i gruppi Roche e Novartis: Roche, infatti, ha interesse ad aumentare le vendite di Lucentis perché attraverso la sua controllata Genentech – che ha sviluppato entrambi i farmaci – ottiene su di esse rilevanti royalties da Novartis. Quest’ultima, dal canto suo, oltre a guadagnare dall’incremento delle vendite di Lucentis, detiene una rilevante partecipazione in Roche, superiore al 30%. Non è stata invece ritenuta responsabile dell’illecito la controllata di Roche, la società californiana Genentech. In considerazione della particolare gravità dell’illecito, l’Autorità ha comminato al gruppo Novartis una sanzione di 92 milioni di euro e al gruppo Roche una sanzione di 90,5 milioni di euro, per un totale di oltre 180 milioni di euro.

VATICANO
CON BERGOGLIO 12 MESI DI ‘CONVERSIONE PAPATO’ / DA CHIESA "POVERA" A RIFORMA DELLA CURIA ROMANA E DELL’ECONOMIA.
"Dal momento che sono chiamato a vivere quanto chiedo agli altri, devo anche pensare a una conversione del papato". In questo passaggio del suo vero manifesto programmatico, l’esortazione apostolica "Evangelii gaudium" dello scorso 24 novembre, nel parlare della sua Chiesa "in stato permanente di missione", della "conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno", della "salutare decentralizzazione" che deve interessare tutta la struttura ecclesiale, papa Francesco – come sempre gli capita nel suo modo di intendere il papato – mette in gioco prima di tutto il suo ruolo e la sua stessa persona. Il cambio di passo che Bergoglio chiede alla Chiesa, da lui chiamata a non essere più chiusa in sé stessa, ad aprirsi verso le "periferie", ad abbandonare pesantezze e "clericalismi" per farsi "ospedale da campo" verso le ferite del mondo, lo interpreta da un anno prima di tutto lui stesso. E questa "conversione", fin da quella sera del 13 marzo di un anno fa, il Papa venuto "dalla fine del mondo" l’ha mostrata in ogni suo comportamento, in ogni parola, in ogni gesto, con una forza profetica di esempio e di trascinamento che a molti, pur tra le resistenze ancora esistenti in Vaticano, ha fatto gridare ad una vera e propria "rivoluzione". Tanto il predecessore Benedetto XVI, le cui dimissioni-shock hanno aperto una stagione di rinnovamento della Chiesa capace di intercettare le attese latenti in ogni propaggine del cattolicesimo mondiale, era uomo attento alla dottrina, ai principi, alla "non negoziabilità" dei valori, tanto Francesco – la cui scelta del nome rappresenta più che un marchio per il suo pontificato – mette l’"annuncio" prima dei precetti, in nome di una Chiesa "samaritana", improntata alla "misericordia" e alla "tenerezza", che affonda le radici negli anni trascorsi dallo stesso Bergoglio lungo le strade dissestate delle "villas miserias" della sua adorata e tanto rimpianta Buenos Aires, vero prete di strada (lui dice "callejero") che vede la sua missione nella vicinanza ai più bisognosi ed emarginati. E’ da lì che nasce la sua idea di "Chiesa povera e per i poveri", la sua preferenza per una Chiesa "ferita e sporca per essere uscita per le strade", piuttosto che una Chiesa "preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti" (ancora la Evangelii gaudium). E’ da lì che nasce l’aver spogliato il pontificato da tutti i simboli di sfarzo e regalità, con un esempio che mette alle strette anche il resto dei cardinali e vescovi di Curia. E’ da lì che nasce il suo voler a tutti i costi stare vicino alla gente, sfidando anche le implicazioni della sicurezza. Da lì prendono le mosse – anche questa una "riforma" del pontificato – le omelie mattutine di Santa Marta, in cui distilla giorno per giorno sferzate etiche, sollecitazioni, a volte vere e proprie frustate nei confronti di una Chiesa che in tante sue parti aveva perso di vista la sua vera missione. Da lì si sviluppa anche il desiderio di affrontare i problemi della famiglia, con due Sinodi successivi, e in particolare le situazioni difficili, le necessità di chi fallisce, il nodo irrisolto dei divorziati e risposati. L’enorme popolarità catalizzata da Bergoglio fin dai suoi primi giorni da Papa, poi tradotta anche nelle copertine dei giornali di tutto il mondo fino al titolo di "persona dell’anno" 2013 di Time, resta la base da cui il Pontefice argentino trae la forza per imprimere la svolta anche alle ossificazioni della Curia. E questa resta tuttora una delle sue sfide più grandi. La grande riforma è avviata. Il consiglio degli otto cardinali è all’opera per riscrivere la "Pastor Bonus", la costituzione della Curia romana. La ristrutturazione degli organismi economici – che tanti grattacapi e scandali hanno prodotto in passato – è in atto con la creazione, tra l’altro, del super-ministero delle Finanze, che sostanzialmente risponderà allo stesso Pontefice, tanto da avere come numero due il suo segretario personale don Alfred Xuereb. In vista c’è anche il riassetto dello Ior e dell’Apsa, poi anche accorpamenti e semplificazioni nei dicasteri vaticani. Ma Francesco vuole anche sradicare comportamenti e mentalità che negli ultimi decenni avevano portato il governo romano, in particolare nella stagione Vatileaks, ad una delle peggiori crisi della sua storia. E’ una svolta che tutte le Chiese del mondo chiedono, che sta all’origine della stessa elezione di Bergoglio. Contro le lobby che ancora sono all’opera. La Curia non dovrà essere più una "centrale di potere" autoreferenziale, ma finalmente un’entità al servizio delle Chiese particolari. Ed è una sfida che il Pontefice non ha ancora vinto. Serve anche un cambio di mentalità: quella "conversione del cuore" che lui non si stanca di invocare e su cui dare l’esempio ( Fonte Ansa di Fausto Gasparroni)

G8
SOCHI
UCRAINA-CRIMEA, OBAMA E PUTIN SI PARLANO MA LA TENSIONE SALE. RISCHIA DI SALTARE IL G8 A SOCHI / Secondo alcuni esperti la crisi ucraina fa regredire i rapporti tra Washington e Mosca allo stesso clima da guerra fredda del 1968 con l’invasione dell’allora Cecoslovacchia.
Da un lato Barack Obama condanna senza mezzi termini l’intervento armato in Crimea e parla di violazione del diritto internazionale. La minaccia è quella di far saltare i prossimi lavori del G8 a Sochi costringendo la Russia a una fase di “isolamento economico e politico”. Sul fronte opposto, Vladimir Putin sottolinea di avere il diritto di proteggere i propri interessi in Ucraina (video di Giulietto Chiesa sull’abolizione del bilinguismo da parte di Kiev in questi giorni). I due si sono anche parlati, per 90 lunghi minuti stanotte, ma la tensione resta alle stelle. E l’escalation registra episodi di ora in ora. Ieri sera miliziani armati hanno impedito l’accesso a diversi giornalisti stranieri al check-point nei pressi di Armiank, nel nord della Crimea. Tra le troupe respinte quelle di Bbc, della tv pubblica olandese Nos e di Mtv Finlandia. Ai reporter sono anche stati requisiti i giubbotti antiproiettile.
L’attività militare preparatoria va avanti senza soste. Oltre all’invio dei blindati russi, lungo la "linea di frontiera" tra Crimea ed Ucraina i miliziani scavano buche per posizionare armamenti difensivi e cecchini. Intanto vengono segnalati militari russi in una base radar e in un’accademia della Marina militare ucraina che hanno sequestrato tutte le armi leggere disponibili. Dalla base radar di Sudak sono stati portati via fucili, pistole e munizioni, caricati su un’auto. Armi sono state prelevate anche dalla struttura per l’addestramento della Marina a Sebastopoli, la citta’ sul Mar Nero che ospita una base della Flotta russa. Sul fronte internazionale vanno avanti le consultazioni. Obama nella serata di ieri serata ha sentito il presidente francese Francois Hollande e il premier canadese Stephen Harper, trovando il loro sostegno, come riferisce la Casa Bianca. In campo anche l’Unione Europea e l’Onu, che ha riunito d’urgenza il Consiglio di Sicurezza. Il segretario generale Ban ki-Moon ha chiamato lui stesso Putin, chiedendo un "dialogo" con Kiev. Il nodo, secondo Mosca, e’ quindi la tutela della minoranza di etnia russa nel Paese. Una preoccupazione a cui Obama replica spazientito: nessuno nega i legami culturali di Mosca con questa area dell’Ucraina. Tuttavia – incalza il presidente Usa – se Putin ha il timore per la sorte di questa minoranza ha il dovere di agire pacificamente e in modo appropriato chiedendo l’impegno diretto del governo ucraino e l’invio di osservatori internazionale sotto l’egida del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite o dell’Osce. Non manca però di sottolineare il suo appoggio al nuovo esecutivo ucraino: il popolo ucraino – ribadisce – ha il diritto di determinare il proprio futuro. La sua amministrazione, assicura, continuera’ a lavorare con urgenza, assieme ai suoi partner internazionali, per fornire supporto al governo ucraino, tra cui assistenza tecnica e finanziaria. ( di Fabio Sebastiani)

EUROPA
UCRAINA
DA SAPERE / DA KIEV A SEBASTOPOLI
21 novembre 2013 II presidente Viktor Janukovic annuncia che non firmerà l’accordo di associazione con l’Unione europea. Nelle piazze esplode la protesta. 1 dicembre A Kiev scendono in piazza 30omila persone. I manifestanti occupano il municipio. La mobilitazione continua per settimane.
20 Febbraio 2014 Negli scontri tra manifestanti e polizia muoiono almeno 77 persone.
21 febbraio Janukovic firma con i leader dell’opposizione un accordo che prevede, tra le altre cose, la formazione di un governo di unità nazionale. In piazza proseguono gli scontri.
22 febbraio I manifestanti occupano il palazzo del governo senza incontrare resistenza. Janukovic fa perdere le sue tracce. Il parlamento vota la sua destituzione e convoca le elezioni presidenziali per il 25 maggio.
23 febbraio II parlamento nomina presidente ad interim il presidente del parlamento Oleksandr Turcinov. Mosca non riconosce la legittimità delle nuove autorità ucraine.
24 febbraio Viene emesso un mandato d’arresto per Janukovic, accusato di aver commesso una "strage di cittadini innocenti".
26 febbraio II leader dell’opposizione Arsenij Jatsenjuk è nominato primo ministro.
27 febbraio A Simferopol, la capitale della Crimea, gruppi filorussi prendono il controllo degli edifici del governo locale. Il parlamento locale annuncia che a marzo si terrà un referendum per decidere lo status della regione.
28 febbraio Soldati russi con uniformi senza simboli di riconoscimento prendono il controllo degli aeroporti della Crimea, alimentando i timori di un’invasione da parte di Mosca.
1 marzo II senato russo approva una risoluzione presentata dal presidente Putin che permette a Mosca di intervenire militarmente in Crimea e nell’Ucraina sudorientale. Nel sudest del paese ci sono manifestazioni fìlorusse.
2 marzo II presidente statunitense Barack Obama afferma che Mosca ha violato il diritto internazionale. Putin risponde che sta proteggendo gli interessi della Russia e dei russi in Ucraina.
3 marzo I russi prendono il controllo di basi militari e infrastrutture strategiche in Crimea.
4 marzo Putin definisce il cambio di regime a Kiev un "colpo di stato" e afferma che in Crimea non ci sono truppe russe. Il segretario di stato statunitense John Kerry arriva a Kiev per incontrare il governo provvisorio.
5 marzo L’Unione europea annuncia un piano di aiuti per l’Ucraina di 11 miliardi di euro. Kerry
i incontra a Parigi il ministro degli esteri russo ! Sergej Lavrov. Bbc
UCRAINA
Ucraina, i russi spediscono migliaia di soldati in Crimea / Immediata risposta del Cremlino all’appello lanciato dal neo-premier della Crimea, Serhiy Aksyonov, che ha chiesto aiuto a Vladimir Putin per la penisola, a maggioranza filo-russa sebbene sotto sovranità ucraina. La Russia, hanno affermato fonti governative a Mosca, "non ignorerà la richiesta di assistenza rivolta al presidente Putin, e non la lascerà priva della sua attenzione". Fonti ufficiali indicano in 6.000 il numero degli uomini spediti in Crimea. Il nuovo premier filorusso della Crimea aveva in precedenza chiesto a Putin di aiutare a riportare ""la pace e la calma" nella regione. "La Russia non ignorerà questa richiesta", aveva dichiarato un responsabile dell’amministrazione presidenziale russa alla Ria Novosti. E la risposta non si è fatta attendere.
La tensione, quindi, è destinata a salire. Poche ore fa il presidente americano Barack Obama aveva espresso "profonda preoccupazione". "Ogni intervento in Crimea – aveva detto – sarebbe una grave violazione del diritto internazionale e della sovranità ucraina”.
Da Mosca sono anche arrivate alcune rassicurazioni, che lasciano, però, il tempo che trovano, di fronte alla protesta di Kiev dopo aver intercettato l’invio di circa 2.000 paracadutisti. "Qualsiasi movimento di truppe russe in Crimea sta avvenendo sulla base degli accordi in vigore con l’Ucraina sul dispiegamento di unita’ militari nella ex repubblica sovietica", aveva detto l’ambasciatore russo alle Nazioni Unite, Vitaly Churkin. Kiev reagisce ma senza far precipitare gli eventi. "La presenza inadeguata dei militari russi in Crimea e’ una provocazione", ma "i tentativi di far reagire l’Ucraina con la forza e’ fallito", ha detto Iatseniuk aprendo il consiglio dei ministri. Kiev ha denunciato una "invasione armata russa" in Crimea, afflitta da tensioni separatiste e che ospita la flotta russa del Mar Nero. Per il ministro degli Esteri, Andrei Dechtchitsa, l’accordo con la Russia sullo status della flotta "e’ stato violato". Intanto, decine di uomini armati di kalashnikov e incappucciati, in uniforme ma senza distintivi che ne consentano l’identificazione, hanno preso posizione nei pressi del Parlamento della Crimea a Sinferopoli. Due mitragliatrici sono state sistemate per poter difendere l’edificio del parlamento. Un commando filorusso aveva già preso il controllo due giorni fa del palazzo ufficiale, ma non era visibile all’esterno. ( di fabrizio salvatori)

SPAGNA
SPAGNA, CON LA RIFORMA DEL LAVORO SONO AUMENTATI I DISOCCUPATI (di fabrizio salvatori) / L’ULTIMA RIFORMA DEL LAVORO IN SPAGNA, CHE COMPIE HA COMPIUTO DUE ANNI, È DA METTERE IN SOFFITTA. Secondo la valutazione della Fondazione della casse di risparmio (Funcas) il numero di disoccupati iscritti agli uffici di collocamento, che alla chiusura del gennaio 2012, un mese prima del varo della riforma, era di 4.599.829 persone, due anni dopo e’ di 4.814.435, con un aumento di 241.606 di senza lavoro, pari a un +4,6% nel gennaio scorso. Nello stesso periodo, il numero di iscritti alla Previdenza sociale si e’ ridotto di 769.627 persone, fino a complessivi 16.176.610 lavoratori, pari a un -4,5% alla fine di gennaio 2014.
Il consuntivo e’ negativo anche prendendo in considerazione i dati dell’inchiesta trimestrale sulla popolazione attiva (Epa) realizzata dall’Istituto nazionale di Statistica (Ine): il numero di 5.273.600 disoccupati, registrati all’entrata in vigore della riforma nel quarto trimestre del 2011, e’ salito a 5.896.300 nello stesso trimestre del 2013, pari a 622.700 persone in piu’ (+11,8%) in due anni. La riforma varata dall’esecutivo conservatore di Mariano Rajoy – che, fra le altre misure, ha facilitato i licenziamenti senza giusta causa e generalizzato un’indennita’ di fine rapporto di 20 giorni per anno lavorato, non ha creato impiego "ne’ e’ riuscita a frenare la sua distruzione", denuncia il sindacato Union General de Trabajadores, in un rapporto in cui sgrana dati e statistiche.
L’unico risultato, anche per il sindacato Comisiones Obreras, e’ "un aumento della disoccupazione e un peggioramento delle condizioni di lavoro di tutti i lavoratori".
Nonostante le critiche, organismi internazionali come l’Ocse e servizi di studi come quello del BBVA hanno rilevato effetti positivi della normativa elaborata a dal ministro del lavoro Fatima Banez. Nel suo rapporto di dicembre, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo evidenzia che "va nella giusta direzione", dato che "ha contribuito ad aumentare i contratti indefiniti e la flessibilita’ interna, a ridurre i licenziamenti collettivi e moderare i salari", anche se "e’ insufficiente per creare posti di lavoro". Fra i correttivi, l’Ocse propone l’introduzione di licenziamenti collettivi senza giusta causa, per evitare la possibilita’ che i Tribunali annullino in piano di ristrutturazione delle imprese, ordinando i reintegro dei dipendenti licenziati. Oltre a un’ulteriore diminuzione delle indennita’ obbligatorie di licenziamento per i contratti indefiniti.
Valutazioni positive sono venute dalla Commissione Europea e dal Fmi, sebbene quest’ultimo abbia insistito sulla necessita’ di "un secondo round" della riforma, per semplificare i contratti e disincentivare i contenziosi giudiziari. Altri organismi, come l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, non hanno nascosto il proprio scetticismo: "Che abbia creato lavoro e’ tutto da vedere", sostengono all’Ilo, rimandando ai dati dell’inchiesta sulla popolazione attiva: il tasso di disoccupazione e’ passato dal 22,8% degli inizi del 2012 al 26,03% attuale (+3,18%). Vale a dire 1.049.300 occupati in meno di due anni fa, con distruzione d’impiego soprattutto per i minori di 25 anni (-27,7%) e stranieri immigrati (-14,6%) e un aumento del lavoro part-time del 7,3%. Allo stesso modo, i lavoratori di almeno 55 anni hanno visto dal febbraio 2012 aumentare i livelli di disoccupazione del 42,9%, il doppio della media dei salariati (19,9%), passando da 400.000 persone alle oltre 576.000 attuali. Una delle conseguenze e’ l’aumento record dei disoccupati di lunga durata: 6 disoccupati su 10 cercano lavoro da almeno un anno e un 39,2% da almeno due anni, percentuale che era al 27,1% all’entrata in vigore della riforma. E se Ugt denuncia che "la disoccupazione strutturale e’ in aumento", il ministro Banez, nel bilancio tracciato nel primo anno della riforma, sosteneva che "e’ riuscita a centrare gli obiettivi: contenere la distruzione di lavoro, aumentare la flessibilità e ridurre il dualismo del mercato del lavoro". In materia salariale, l’esecutivo rileva l’impatto positivo, con una moderazione degli aumenti: dalla media dell’1,98% del 2011 allo 0,57% del 2013. Secondo il rapporto dell’Osservatorio sulla riforma del lavoro, quest’ultima ha consentito alle grandi aziende una riduzione media dei salari del 10%.

GRECIA
INTERNET CONTRO LA CRISI
In Grecia ci sono imprese che crescono nonostante la crisi profonda: quelle online. È il caso della Travelplanet24, spiega la Süddeutsche Zeitung, un’azienda che vende biglietti aerei e navali su internet in quindici paesi. Nel 2011 la Tra-velplanet24 aveva 45 dipendenti e fatturava 37 milioni di euro, mentre oggi il personale è composto da 160 persone e le entrate sono arrivate a duecento milioni di euro. In Grecia, continua il quotidiano, sono attivi tremila giovani imprenditori nel web, che nel complesso fatturano settecento milioni di euro all’anno, "più di quanto si ricava con l’olio d’oliva". Il segreto del successo, spiega Marco Veremis, fondatore dell’azienda di servizi mobili Upstream, "è la possibilità di lavorare con sviluppatori preparati che non hanno niente da invidiare a quelli della Silicon valley e in un posto che costa un terzo di meno rispetto alla California".

CIPRO
Privatizzazioni approvate
Il 4 marzo il parlamento cipriota ha approvato con trenta voti a favore e ventisei contrari una legge sulle privatizzazioni che apre la strada alla cessione delle principali imprese a partecipa¬zione statale, tra cui l’azienda elettrica Eac, quella di teleco-municazioni Cyta e l’Autorità portuale di Cipro. L’operazione, spiega il Financial Mirror di Nicosia, dovrebbe fruttare 1,4 miliardi di euro entro il 2018. La legge servirà a ottenere il versa¬mento di una franche da 236 mi-lioni di euro degli aiuti concessi dall’Unione europea e dal Fon¬do monetario internazionale a Cipro nel 2013. L’opposizione e i sindacati hanno protestato (nel¬la foto), accusando il governo di scarso patriottismo e di svende¬re il patrimonio nazionale.

GERMANIA
IL REGNO DEL TEDESCO MEDIO
Haßloch è un comune di ventimila abitanti del Palatinato, in Germania. Dal 1986, scrive Brand Eins, è un "villaggio campione" per i test della Gesellschaft für Marktforschung (Gfk), la più grande azienda tedesca di ricerche di mercato. A Haßloch sono testate le possibilità di successo di molti nuovi prodotti, perché questo comune "rappresenta la Germania: età, reddito, numero di bambini, anziani e stranieri sono tutti vicini alla media nazionale". La Gfk osserva i consumi e i comportamenti di quasi metà delle famiglie di Haßloch attraverso il sistema digitale BehaviorScan. Per le tv via cavo e per le radio e i giornali locali sono preparati ad hoc spot e annunci sui prodotti testati. "Cosa s’impara da un posto come Haßloch?", si chiede il mensile. "Di sicuro quanto noi consumatori siamo terribilmente misurabili. Le famiglie di questo comune permettono di sapere quanti maschi in Germania non usano lo shampoo, quante volte al giorno i tedeschi si lavano le mani, usano il filo interdentale o in quale stagione dell’anno hanno una voglia matta di cetrioli sottaceto". Un altro insegnamento è che "chi vuole sottrarsi all’influsso della pubblicità non dovrebbe guardare la tv". Gli esperti di Haßloch confermano che gli spot televisivi sono i più efficaci: "Toccano la coscienza e i sentimenti delle persone, garantendo più vendite". ( Brand Eins, Germania)

AFRICA & MEDIO ORIENTE
CISGORDANIA/PALESTINA
RAMALLAH
Il 27 febbraio gli abitanti dell’accampamento beduino di Khan al Ahmar, in Cisgiordania, hanno notato un oggetto lungo 50 centimetri che volava sopra le loro teste. Un drone israeliano, ovviamente. Immaginate il contrasto: a terra un accampamento di baracche e tende senza elettricità, in cielo un gioiello della tecnologia. In realtà una costruzione moderna nell’accampamento c’è. È la scuola ecologica della tribù jahalin, costruita nel 2009 su un progetto dell’ong Vento di terra. Poche ore dopo il passaggio del drone, sono arrivati gli ispettori dell’amministrazione civile israeliana. C’erano due camion davanti alla scuola. Uno trasportava cemento, l’altro attrezzature per un parco giochi, altalene e scivoli, dono del governo italiano. Prima che i bambini potessero ammirarli, gli ispettori hanno confiscato i due camion. Un portavoce dell’amministrazione civile mi ha spiegato che "le attrezzature sarebbero state montate, senza permesso, su un terreno statale", aggiungendo che il consolato italiano era stato avvertito in anticipo. Il linguaggio burocratico nasconde i seguenti fatti: "ter-reno statale" è un’espressione che Israele, violando il diritto internazionale, usa per definire le terre palestinesi; nel vicino insediamento israeliano di Kefar Edomim ci sono almeno trecento edifici costruiti senza autorizzazione; non è possibile chiedere un permesso all’am-ministrazione israeliana perché questa nega ai beduini di costruire alcunché sui terreni dove vivono da decenni. /da Ramallah Amira Hass)

ISRAELE
NO AL SERVIZIO MILITARE/ Almeno 300mila ebrei ultraortodossi hanno manifestato il 2 marzo a Gerusalemme contro la riforma del servizio militare che prevede la coscrizione obbligatoria anche per gli studenti delle scuole talmudiche (finora esentati). Per la prima volta da molti anni, spiega Yedioth Ahronot, non ci sono ultraortodossi nel governo ed è stato possibile portare avanti la riforma, che alleggerirà i costi dello stato sociale. Gli ultraortodossi sono il 10 per cento degli israeliani e vivono in gran parte grazie ai sussidi dello stato. Il 3 marzo il premier israeliano Benjamin Netanyahu era a Washington per discutere con Barack Obama del processo di pace con i palestinesi.

LIBIA
Assaltato a parlamento
"La Libia è più che mai sull’orlo della guerra civile", scrive El Watan, dopo "l’assalto al congresso nazionale generale compiuto il 2 marzo da decine di manifestanti armati". In quello che è considerato l’ennesimo episodio di una lotta tra clan rivali, è rimasta uccisa una guardia e sono stati feriti vari parlamentari. Il congresso ha dovuto riunirsi in un albergo di Tripoli. Intanto nel paese si moltiplicano gli omicidi di poliziotti, ma anche di civili: "Febbraio è stato il mese più sanguinoso con 49 morti in Cirenaica". Un quadro poco promettente in vista dell’incontro dei paesi amici della Libia, previsto per il 6 marzo a Roma

REP. CENTRAFRICANA
Intervento necessario
Il segretario generale dell’Orni Ban Kimoon ha raccomandato il 3 marzo l’invio di diecimila caschi blu e duemila poliziotti nella Repubblica Centrafricana, stimando che le truppe africane e francesi non bastino a proteggere i civili dalle violenze tra cristiani e musulmani, scrive Afrik. La missione di peacekeeping avrà anche il compito di sostenere il processo politico.

BAHREIN
II 3 marzo tre poliziotti sono morti nell’esplosione di una bomba nel villaggio sciita di Daih, vicino a Manama.

QATAR
II 5 marzo i governi di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Bahrein hanno richiamato i loro ambasciatori per denunciare le ingerenze di Doha nei loro affari interni.

SUDAN
Le violenze recenti in Darfur hanno costretto ventimila persone a lasciare le loro case. Lo ha rivelato il 3 marzo il Programma alimentare mondiale.

SUDAFRICA
IMPUTATO PISTORIUS
È COMINCIATO IL 3 MARZO A PRETORIA IL PROCESSO CONTRO IL CAMPIONE PARALIMPICO OSCAR PISTORIUS, ACCUSATO DI AVER UCCISO LA FIDANZATA REEVA STEENKAMP. Pistorius si dichiara innocente. "Il processo si svolge sotto i riflettori, con tutto il mondo collegato, mentre 45mila sudafricani, un terzo della popolazione carceraria, rimangono in attesa di giudizio", scrive il Mail & Guardian. "In particolare le condanne per gli omicidi di donne sono drammaticamente poche, spesso a causa dell’incapacità degli inquirenti".

ASIA & PACIFICO
AUSTRALIA
G20 DI SYDNEY: SCONTRO CON I PAESI EMERGENTI / All’ultimo summit G20 di Sydney si è consumato uno scontro tra Usa e Paesi emergenti, con l’Europa in tribuna a guardare, come al solito
Il recente summit di Sydney tra i ministri delle Finanze ed i governatori delle banche centrali del G20 è stato, più che un incontro di coordinamento, un vero e proprio scontro tra poteri e interessi differenti. E’ avvenuto in un momento assai delicato, all’apice della destabilizzazione valutaria e della spinta inflazionistica in tutti i Paesi emergenti. Ma sembra che sull’argomento sia stato imposto il silenzio.
Nel comunicato finale, infatti, si ignora quasi completamente questo aspetto. Ci si limita a parlare genericamente di “volatilità sui mercati finanziari” che potrebbe danneggiare la crescita economica. Si riconosce che in molte economie avanzate la politica monetaria dovrà restare “accomodante” e che il suo superamento richiederà tempi non definibili e condizionati dalla stabilità dei prezzi e dalla ripresa.
Addirittura si afferma che “dato che i mercati reagiscono a varie politiche di transizione e a differenti circostanze nazionali, i prezzi delle attività e i tassi di interesse si aggiustano di conseguenza”. In pratica si ritiene che la realtà di oggi non sarebbe altro che il “banale adeguamento” ad una astratta teoria economica dei vasi comunicanti. Nessuna parola, invece, viene spesa sulle politiche yo-yo della Federal Reserve, che prima ha inondato di liquidità il sistema e poi ha cominciato a ritirarla creando choc e fughe di capitali dai Paesi emergenti.
Ma c’è di più. La dichiarazione del G20 vede come evento principale i recenti segnali di un presunto miglioramento dell’economia globale ed in particolare il rafforzamento della crescita negli Usa, in Gran Bretagna, nel Giappone.
Perché si sottace il fatto che negli ultimi 12 mesi il real brasiliano ha perso il 24% nei confronti del dollaro, la rupiah indiana si è svalutata del 28%, il rublo russo del 17% ed il rand sudafricano del 31%?
Eppure alla vigilia del summit di Sydney i governi del Brics si erano fortemente lamentati del fatto che la Fed e le banche centrali di Londra, di Tokyo, e in parte anche la Bce, avessero attuato politiche monetarie senza tener conto delle possibili ricadute negative sul resto del mondo, sollecitando l’indispensabile coordinamento delle politiche economiche e monetarie.
L’atteggiamento americano è a dir poco sconcertante. Il ministro del Tesoro Usa, Jack Lew, ha “rivoltato la frittata” rovesciando le responsabilità sui governanti dei Paesi emergenti. ”I mercati emergenti – ha detto – sono chiamati a prendere iniziative per mettere in ordine il loro sistema fiscale e per operare delle riforme strutturali”. In altre parole, non è stata l’eccessiva liquidità della Fed a drogare e a sconvolgere le altre economie, ma sono state le loro disfunzioni interne a determinare le situazioni di crisi. Ancora una volta l’Unione europea non si è distinta dalla Fed ne ha cercato di comprendere le ragioni dei Paesi emergenti. Anzi. Non a caso è stato il governatore della Bundesbank tedesca a dare la linea dicendo che “non si deve sovrastimare il peso dei Paesi emergenti sull’economia mondiale”.
Per rendere ancora più chiara la rottura con le economie emergenti, gli Stati Uniti hanno bloccato la riforma delle quote di controllo del Fondo Monetario Internazionale che sarebbe dovuta entrare in vigore il primo gennaio 2014. Perciò, anche al fine di limitare il controllo anglo-americano del Fmi, al meeting di Sydney il G20 ha deciso di sollecitare, per iscritto, gli Usa “ a ratificare la riforma del 2010 del Fmi prima del prossimo summit di aprile”.
Secondo la Cina, sulla riforma del Fmi si gioca la stabilità del sistema globale, la credibilità del G20 e la stessa legittimità del Fondo.
In realtà il tema principale del summit sarebbe dovuto essere la politica di investimenti di lungo termine per riavviare la ripresa e il rilancio dei settori delle nuove tecnologie, delle Pmi e delle infrastrutture. Invece esso è stato marginale.
Si calcola che, per sostenere la crescita economica globale fino al 2030, sarebbero necessari 57 trilioni di dollari di finanziamento per i vari progetti infrastrutturali. L’effetto sulla nuova occupazione potrebbe essere di circa 8.000 posti di lavoro per ogni miliardo di dollari investito.
Anche per conto dell’OCSE, il nuovo ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha partecipato al summit. Ci auguriamo che ciò sia di buon auspicio anche per il rilancio della nostra economia e dell’occupazione, essendo egli stato uno dei primi fautori della politica di investimenti a lungo termine nelle grandi infrastrutture.( di Mario Lettieri, Paolo Raimondi )

GIAPPONE
L’INDUSTRIA BELLICA DI TOKYO
In Giappone il tema dell’esportazione delle armi sta diventando sempre più importante. Di fatto, spiega in un editoriale il Tokyo Shimbun, il governo di Shinzò Abe sta cambiando uno dei capisaldi della politica sulla sicurezza nazionale giapponese fin dal dopoguerra, il divieto di esportare armi e tecnologia bellica. La questione dell’esportazione delle armi è regolata da tre princìpi, stabiliti nel 1967 dal premier Eisaku Satò, che proibivano a Tokyo di fare affari con i paesi del blocco comunista, con quelli soggetti a sanzioni da parte dell’Orni o coinvolti in conflitti internazionali. Nei decenni questi princìpi sono stati modificati diventando un divieto generalizzato. Ora le riforme di Abe stanno alleggerendo queste restrizioni e introducendo nuove regole ed eccezioni ancora poco chiare per l’esportazione di armi, mentre sono in crescita anche gli investimenti sulla ricerca per la tecnologia bellica. I nuovi princìpi non solo violano il diritto delle persone di conoscere le decisioni del governo in ambito militare, ma stanno svuotando di significato gli ideali pacifisti della costituzione giapponese

SINGAPORE
Tokyo non è più la città più cara del mondo. Secondo la classifica redatta dall’Intelligence unit dell’Economist, quest’anno il primato spetta a Singapore. La città-stato asiatica è seguita da Parigi, Oslo, Zurigo e Sydney. Tokyo è precipitata al sesto posto. Tra le città che hanno subito un brusco calo nel costo della vita c’è Damasco: la capitale della Siria, colpita dalla guerra civile, è la quarta città meno cara del mondo.

THAILANDIA
OPPOSIZIONE PER VIE LEGALI
Il Partito democratico vuole ri-correre alla corte costituzionale per costringere il governo di Yingluck Shinawatra a dimettersi. Secondo l’opposizione tailandese, la premier non può ricoprire ancora l’incarico ad interim perché, scrive il Bangkok Post, sono scaduti i 30 giorni dalle elezioni entro i quali si sarebbe dovuta convocare la prima seduta del parlamento. Il 2 marzo si è votato nei distretti in cui le proteste avevano impedito il voto il 2 febbraio. Ma non è stata ancora raggiunta la quota di 475 deputati su 500 per formare il parlamento. Dal 3 marzo i presidi dell’opposizione sono limitati ad alcune aree di Bangkok. Alla tensione si è aggiunta la protesta degli agricoltori per i mancati pagamenti dei sussidi per la produzione di riso.

CINA
II 5 marzo, in un discorso all’assemblea nazionale del popolo, il primo ministro Li Keqiang ha annunciato un obiettivo di crescita per il 2014 del 7,5 per cento (contro il 7,7 per cento del 2013), ma anche una serie di provvedimenti contro l’inquinamento. Il governo ha fatto sapere che la spesa militare aumenterà del 12,2

NEPAL
RIFIUTI SUL TETTO DEL MONDO
Dalla prossima primavera gli scalatori che saliranno su monte Everest dal versante nepalese dovranno tornare al campo base con almeno otto chili di spazzatura, scrive l’Himalaya Post. L’obiettivo delle autorità di Kathmandu è evitare che sulla montagna più alta del monde rimangano altri rifiuti oltre alle tonnellate di spazzatura già accumulate dai più di quattromila alpinisti che hanno raggiunto la vetta a 8.848 metri di quota fin dal 1953. L’Everest è la principale meta turistica nepalese e porta alle casse dello stato 3,3 milioni di dollari all’anno. Inoltre, dopo la lite tra sherpa e due alpinisti scoppiata nell’aprile del 2013, da quest’anno al campo base ci sarà una squadra di sicurezza.
per cento.

KIRGHIZISTAN
UNA NUOVA UCRAINA?
La rivoluzione dei tulipani del 2005 fece cadere il regime corrotto di Askar Akayev e diede speranza ai kirghizi che volevano un futuro migliore. Ma le loro aspettative furono deluse, scrive The Diplomat. Al successore di Akayev, Kurmanbek Bakiyev, è toccata la stessa sorte ed è stato deposto nel 2010. In seguito il Kirghizistan è diventato il primo stato parlamentare dell’Asia centrale, dove di solito i presidenti e i loro fedelissimi controllano la politica, l’economia e la finanza. Ma anche il nuovo leader del paese, Almazbek Atambayev, ha pensato solo ad ampliare il suo potere politico perseguitando gli oppositori. Così ancora oggi le lotte di potere tra clan locali e fazioni politiche continuano a dominare il paese. Dalla cacciata di Bakiyev le divisioni tra il nord e il sud arretrato, teatro di violenze interetniche nel 2010, sono aumentate e Bi-shkek non ha fatto nulla per lo sviluppo economico e sociale della regione, dove dilaga lo scontento verso il governo centrale. Il caos attuale è da imputare alle scelte politiche di Atambayev, il leader più vicino al Cremlino di tutta la regione, che ha reso il paese economicamente dipendente da Mosca. Oggi la Russia ha il monopolio dell’industria militare, energetica e dei trasporti del paese. La recente crisi ucraina potrebbe rafforzare l’opposizione alla politica troppo filorussa di Atambayev.

INDIA
UN MESE DI ELEZIONI
La commissione elettorale ha annunciato le date delle elezioni generali, che si terranno in nove fasi dal 7 aprile al 12 maggio, scrive The Hindu. I due partiti principali, il Congress e il Bharatiya janata party, oggi all’opposizione e in vantaggio nei sondaggi, si contendono la vittoria. Se la dovranno vedere però con l’Aam aadmi party (Partito dell’uomo comune), guidato da Arvind Kejriwal

PAKISTAN
II 1 marzo i ribelli taliban hanno annunciato un cessate il fuoco di un mese per rilanciare i negoziati di pace con il governo, sospesi da due settimane. Il governo ha risposto bloccando i raid aerei.

AMERICA CENTROMERIDIONALE
VENEZUELA
HASTA SIEMPRE COMANDANTE CHAVEZ! SIT-IN DAVANTI ALL’ORDINE DEI GIORNALISTI OGGI ALLE 16 PER IL DIRITTO DI ESSERE INFORMATI
In occasione dell’anniversario della scomparsa fisica del Comandante Hugo Chavez Frìas. In questi giorni e queste ore in cui la strategia di destabilizzazione del processo bolivariano conta su di un poderoso apparato mediatico, ancora una volta esprimiamo la nostra solidarietà a difesa del processo rivoluzionario.
«Assistiamo da parte dei media italiani ed internazionali ad una rappresentazione faziosa, spesso manipolata e subalterna ai poteri forti degli accadimenti in corso – hanno dichiarato Paolo Ferrero e Cesare Procaccini -. Una banalizzazione degli eventi secondo lo schema buoni cattivi, e naturalmente i buoni sono gli alleati degli Usa e degli europei, e i cattivi gli altri. Una cattiva informazione che rimuove la natura golpista e fascista delle forze sostenute dagli Usa e e Ue per i propri obiettivi geopolitici imperialisti, e che nulla hanno a che fare con la democrazia. Ancora una volta il nostro Paese subisce gli effetti di una informazione malata che manipola le notizie e omette di informare i cittadini. Facciamo appello a tutti i democratici e i progressisti a far sentire la voce della parte migliore del nostro Paese, promuovendo a Roma un sit-in davanti la sede nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, per giovedì 6 marzo alle 16, in piazza della Torretta, per chiedere un’informazione che non sia la propaganda dei paesi imperialisti, ma che aiuti a capire quello che realmente accade in quei paesi».
CARACAS
Venezuela, Maduro rompe le relazioni diplomatiche con Panama
Il governo del Venezuela ha rotto le relazioni politiche e diplomatiche con il Panama, decidendo inoltre di congelare i rapporti commerciali ed economici. Il presidente Nicolas Maduro, che ieri durante le celebrazioni per l’anniversario della morte di Chavez ha parlato in televisione, ha giustificato la sua decisione a seguito della richiesta del Panama di esaminare la situazione venezuelana nell’Organizzazione degli stati americani. Maduro ha sottolineato che non intende permettere che "nessuno cospiri” contro il paese. “Il Venezuela deve essere rispettato – ha aggiunto – e non accettero’ cospirazioni contro il paese per chiedere un intervento". Di fabrizio salvatori

L’Organizzazione degli stati americani "non entra in Venezuela ne’ ora ne’ mai", ha affermato, sottolineando che Caracas non accetta le "politiche interventiste". "Abbiamo lasciato indietro 60 anni di storia infame dell’Osa", ha tuonato Maduro, aggiungendo in tono ironico che "e’ meglio lasciare l’Osa a Washington, dove sta cosi’ bene, ma che resti fuori da questo Paese".Poco dopo, su twitter, il presidente del Panama Ricardo Martinelli, ha detto di essere "sorpreso" dalle parole di Maduro: "l’unica aspirazione del Panama" e’ che il Venezuela "trovi la pace e rafforzi la propria democrazia".

I governi del cosiddetto "asse bolivariano" si sono allineati sulla posizione di Caracas: l’argentina Cristina Fernandez de Kirchner, il boliviano Evo Morales e l’ecuadoriano Rafael Correa hanno tutti denunciato che la protesta antichavista e’ in realta’ un "golpe soft", coperto dalla "manipolazione dei media", piu’ o meno orchestrati da Washington. Il Brasile, alleato tradizionale del chavismo dai tempi di Lula, ha assunto una posizione più prudente. Secondo la stampa brasiliana, la presidente Dilma Rousseff ha chiesto al suo consigliere Marco Aurelio Garcia – presente a Caracas per l’omaggio a Chavez – di tenere "contatti riservati" per organizzare un vertice dell’Unione delle Nazioni Sudamericane (Unasud) per analizzare la situazione in Venezuela, forse a margine della cerimonia di insediamento di Michelle Bachelet a Santiago, martedi’ prossimo. Il ministro degli Esteri del Brasile, Luiz Alberto Figueireido, ha detto che non "da’ la colpa a nessuno in particolare" per la violenza in Venezuela, sottolineando pero’ che "ci sono anche agenti dello Stato arrestati e accusati per l’uccisione di manifestanti". Ne’ la Comunita’ degli Stati dell’America Latina e Caraibi (Celac) ne’ il Mercosur hanno finora aderito esplicitamente alle posizioni venezuelane, limitandosi a condannare la violenza, a riaffermare la legittimita’ democratica del governo e a raccomandare che si ricorra al dialogo.
Intanto, l’opposizione continua a scendere in piazza. Perlunedì prossimo Capriles ha convocato un’altra manifestazione. Dall’altra parte il popolo del Venezuela continua ad appoggiare Maduro. Fino ad ora sono state cinque le marce consecutive organizzate dai vari settori sociali. Due settimane fa sono state le donne, poi i pensionati, i motociclisti e per ultimi i dipendenti della societa’ telefonica. Ancora prima era toccato ai lavoratori della compagnia petrolifera di Stato.

ARGENTINA
BUENOS AIRES
IL DECLINO DELL’ARGENTINA – CENTO ANNI FA L’ARGENTINA ERA UNA DELLE NAZIONI PIÙ RICCHE AL MONDO. ADESSO È DIVENTATA UNA NAZIONE CON UN’ECONOMIA MOLTO FRAGILE E A RISCHIO DI DEFAULT.
La mala gestione da parte di successivi governi ha portato la nazione sudamericana sull’orlo di un altro default. Dagli anni ottanta, Buenos Aires ha fatto default sui suoi debiti tre volte, il più recente nel 2001 quando ha rifiutato di pagare i creditori per un totale di novantacinque miliardi di dollari. Da allora l’Argentina è stata essenzialmente estromessa dai mercati internazionali.
Recentemente il peso è stato svalutato di quasi il 20% causando un’inflazione che, unita ad incertezza e la speculazione, sta spingendo i prezzi per i consumatori alle stelle.
Recentemente il tasso di inflazione è cresciuto raggiungendo il 30% a livello annuale ma per alcuni beni di consumo i prezzi stanno crescendo molto più velocemente. La corrispondente Lucia Newman rivela che il prezzo della carne, fondamentale nella dieta argentina, è cresciuto del 20% da una settimana all’altra.
Il servizio illustra la storia di Cynthia Cabrera, mamma di tre bambini, che dice “siamo messi male. Con quello che mio marito guadagna caricando i camion al mercato delle verdure, non riusciamo a sopravvivere. Devo chiedere al verduraio di farci credito. Viviamo alla giornata. Mangiamo solo a pranzo o a cena perché non abbiamo i soldi per mangiare due volte al giorno.”
Il governo nel frattempo accusa speculatori per la condizione attuale dell’economia argentina.
Carlos Caicedo, analista per l’America Latina presso la IHS di Londra, dice che l’Argentina ha un problema di credibilità a livello internazionale e la situazione viene aggravata da problemi a livello macro economico. Possibili soluzioni ai problemi sono state purtroppo attuate dai diversi governi che si sono succeduti in ritardo e con limitata efficacia.
CHI DI VOI VIVE IN ARGENTINA? CONFERMATE LA SITUAZIONE?

BRASILE / QATAR
SANPAOLO
La notizia che il boom edilizio in Qatar per i Mondiali del 2022 ha provocato la morte di centinaia di lavoratori immigrati ha fatto il giro del mondo. Qualcosa di più sottile sta succedendo in Brasile, dove la Fifa fa pressioni per completare gli stadi in tempo per l’evento. Manaus, nel cuore dell’Amazzonia, è al primo posto per numero di operai rimasti uccisi nella costruzione di uno stadio, l’Arena da Amazonia. Tre uomini sono morti sul lavoro, uno d’infarto. L’azienda edile Andrade Gutierrez – tra le principali donatrici delle campagne elettorali – è stata denunciata dal ministero dei la-vori pubblici per danni collettivi e rischia di pagare un risarcimento di dieci milioni di dollari. "Durante le nostre ispezioni abbiamo visto operai senza occhiali protettivi e senza ganci di sicurezza", ha detto il pubblico ministero Maria Nely de Oliveira. La giornalista Elaize Farias, di Agencia Pública, è riuscita a parlare con la famiglia di uno degli operai morti. Marcleudo de Melo Ferreira aveva 22 anni quando a dicembre è
caduto da 35 metri di altezza nell’Arena da Amazonia. Era stato assunto da una società subappaltatrice e guadagnava quattrocento dollari al mese. La Andrade Gutierrez si è accollata le spese del funerale, ma non si è messa in contatto con la famiglia. L’Arena da Amazonia, situata in una città con poca tradizione calcistica, è una delle strutture con più probabilità di diventare una cattedrale nel deserto.
( di Natalia Viana dirige l’agenzia giornalistica brasiliana Pùblica.)

COLOMBIA
Candidati collusi
"Secondo un rapporto reso noto il 27 febbraio dalla fondazione Paz y reconciliación, 131 candidati alle elezioni legislative del 9 marzo hanno vincoli con i paramilitari, con gruppi guerriglieri o con narcotrafficanti", scrive il quotidiano colombiano El Pais. In un editoriale su Semana Leon Valencia, scrive: "Sono dodici anni che indago sui legami tra politica e illegalità, e a ogni elezione mi illudo che il fenomeno scompaia. Invece ogni volta mi accorgo che cambiano i nomi dei candidati, ma i cognomi e le forze da cui sono guidati sono le stesse".

CILE II 27 febbraio la coalizic di sinistra al potere ha annu ciato la nomina a presidente senato della socialista Isabel I Alende, figlia di Salvador Alien

ECUADOR II 4 marzo il giudice New York Lewis Kaplan ha c chiarato illegittima una multi da 9,5 miliardi di dollari inflitta da un tribunale ecuadoriano a Chevron per danni ambienta

AMERICA SETTENTRIONALE
WASHINGTON
MARIJUANA, PRIMA LICENZA PER LA COLTIVAZIONE NELLO STATO DI WASHINGTON / Le autorità dello stato di Washington hanno rilasciato la prima licenza per la coltivazione di marijuana a uso ricreativo, a un privato che avrà pronto il primo raccolto entro un paio di mesi. Sono quindi due gli stati della confederazione (l’altro è il Colorado) ad arrivare alla fase operativa dopo i referendum pro-legalizzazione. Il primo ad aver ricevuto la licenza è Sean Green, un uomo di Spokane, che è già un coltivatore di marijuana a uso terapeutico, e che passerà da 5mila metri quadrati di piantagione a 21mila. Secondo le regole dello Stato Green ha 15 giorni per registrare tutte le piante possedute, anche quelle che non fioriscono. "Stiamo vivendo il sogno americano – ha affermato Green – proprio qui e adesso".
Nello Stato di Washington molto presto anche il possesso e il consumo di marijuana a casa propria potrebbe non essere più un reato penale. Il consiglio comunale ha infatti approvato, quasi all’unanimità, una legge che depenalizza il consumo della cannabis rendendolo un illecito amministrativo andando così ad aggiungersi a 17 Stati americani che hanno preso decisioni simili. Prima di diventare legge la norma deve passare dal Congresso che ha 60 giorni per rigettarla. Non è atteso però alcun intervento da parte dei legislatori federali: esso richiederebbe l’intervento sia di Camera sia di Senato, qualcosa che è accaduto solo tre volte dal 1979. Se arriverà il semaforo verde, il possesso fino a 28 grammi di marijuana sarà sanzionato con un’ammenda da 25 dollari, la più bassa rispetto a ogni altro Stato eccetto l’Alaska. Con le norme ora in vigore si finirebbe dietro le sbarre fino a un anno. Il consumo di cannabis in pubblico verrà inoltre equiparato al consumo di una birra, reato che comporterà una pena massima di 500 dollari e fino a sei mesi di carcere, meno di una multa da 1.000 dollari e un anno di carcere attualmente previsti.
CANADA
II 5 marzo la premier del Quebec, Pauline Marois. sciolto il parlamento locale e fissato le elezioni anticipate : il 7 aprile. L’obiettivo è consolidare la maggioranza del Parti Québecois (indipendentista)

STATI UNITI
II 26 febbraio la governatrice repubblicana dell’Arizona Jan Brewer ha messo il veto a una legge che autorizzava i negozianti a rifiutarsi di servire gli omosessuali in nome della liberta religiosa.
STATI UNITI
LOBBISTI NELL’OMBRA
L’industria delle lobby negli Stati Uniti si espande sempre di più nell’ombra, denuncia The Nation. Nel 2013 il numero dei lobbisti ufficialmente registrati è sceso a poco più di dodicimila, il dato più basso dal 2002, per una spesa complessiva di tre miliardi di dollari. Secondo diversi analisti, però, il numero reale è vicino a centomila e la spesa annuale supera i nove miliardi. Lo sviluppo di strategie sempre più raffinate per creare falsi gruppi di pressione e mascherare i fondi impiegati sta portando al collasso il sistema federale istituito per tenere sotto controllo le lobby, che non ha il potere né le risorse per costringere i gruppi a registrarsi. I dirigenti dei grandi conglomerati che influenzano la politica statunitense riescono a eludere facilmente il Lobbying disclosure act del 1995, che stabilisce i termini in base ai quali un lobbista è tenuto a registrarsi. Subito dopo la sua elezione il presidente degli Stati Uniti Barack Obama aveva sostenuto la necessità di arginare il potere delle lobby firmando un ordine esecutivo che, tuttavia, ha avuto l’effetto di spingere molti lobbisti ad agire di nascosto.
STATI UNITI
UN ESERCITO PIÙ PICCOLO Il 23 febbraio il ministro della difesa statunitense Chuck Hagel ha annunciato un piano per ridurre il numero dei militari attivi nelle forze armate del paese. "L’esercito americano tornerebbe ai livelli precedenti alla seconda guerra mondiale", scrive il New York Times, "passando dalle 52omila unità attuali attuali a 440-45omila". Il risultato, dicono i militari, sarà un esercito capace di sconfiggere qualunque avversario, ma troppo piccolo per occupazioni di lunga durata in territorio straniero.
USA
Nel 2012 solo il 3,4 per cento del reddito è andato al 20 per cento più povero della popolazione statunitense. Nello stesso anno il 20 per cento più ricco ha ricevuto la metà del totale del reddito delle famiglie statunitensi. Sono i dati raccolti nell’indagine Current population survey del Census bureau. La disuguaglianza crescente negli Stati Uniti è una tendenza di lungo periodo: l’indice di Gini, che misura la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi, è cresciuto sistematicamente dal 1968, e il divario tra i ricchi e i poveri è ormai cosi ampio che difficilmente potrà essere colmato in una generazione. Questa situazione mina l’ideologia della mobilità sociale e dell’uguaglianza delle opportunità su cui si fonda la società statunitense. Oggi il divario nelle prove di apprendimento tra i bambini ricchi e quelli poveri risulta del 30-40 per cento più ampio rispetto a 25 anni fa. È un dato su cui riflettere.

( Fonte da : Tokyo Shimbun, Clarin, Nuovo Paese, L’Unità, Internazionale, Il Manifesto, Liberazione, Ansa , AGVNoveColonne, ControLaCrisi, Italiani in fuga e Le Monde)

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