10773 LETTERE

20130811 11:34:00 guglielmoz

IL RISPETTO DELLE SENTENZE
QUANDO I CAVALIERI DIVENTANO INTOCCABILI
PD E CAV: ARRIVEREMO ALLA FRANCIA DEL 1789?
PDL E LA CONDANNA
IL PENSIERO DEL PDL…..

IL RISPETTO DELLE SENTENZE
«Qualora uno che è stato condannato faccia ostruzione alla magistratura che lo ha condannato, coloro a cui è stata fatta ingiustamente ostruzione lo conducano dinanzi al tribunale dei custodi delle leggi, e se egli è riconosciuto colpevole in siffatto processo sia punito con la morte come uno che porta alla rovina l’intero Stato e le leggi» (Platone, Le leggi). Chi in questi giorni cerca ogni mezzo per contrastare la sentenza della Cassazione e annullarne gli effetti sulla vita personale e politica di Berlusconi dovrebbe riflettere su quanto era già stato compreso 2400 anni fa dal pensiero politico greco: non accettare le sentenze del potere giudiziario e cercare di impedirne l’esecuzione significa «portare alla rovina l’intero Stato e le leggi»; equivale infatti a minare le fondamenta dello Stato di diritto, in cui non vi sono privilegiati che possano sottrarsi alla sovranità della legge. Roberto Blanco

QUANDO I CAVALIERI DIVENTANO INTOCCABILI
Se, quando Mussolini si alzò in Parlamento per rivendicare alla sua personale responsabilità l’assassinio di Matteotti, fosse esistita una magistratura forte, indipendente e sovrana che lo avesse subito inquisito per omicidio e poi condannato come mandante di quel crimine, a prescindere dai voti avuti e a prescindere dall’essere l’indiscusso capo di una consistente forza politica, le cose in Italia sarebbero andate ben diversamente . Invece non fu così e il seguito costò poi all’Italia milioni di morti, sofferenze e miserie inenarrabili. Occorre invece essere oggi storicamente grati alla Costituzione e all’esistenza di magistrati (forse troppo pochi) che non guardano né ai voti ottenuti dai delinquenti alle elezioni, né alla consistenza delle forze politiche che li sostengono e neppure a quei numerosissimi personaggi, falsi legalitari o garantisti “di sua maestà”, che si trastullano con i salvifici “otto milioni di voti”( la foresta di 8 milioni di baionette bene affilate e impugnate da giovani intrepidi e forti), o con i moniti del tipo “in democrazia non si condanna in tribunale il capo di una delle principali forze politiche” . Quante demenziali scemenze pericolose, forse frutto del caldo, ci tocca sorbire in questa torrida estate! Carlo de Lisio

PD E CAV: ARRIVEREMO ALLA FRANCIA DEL 1789?
I comportamenti di alcuni politici della cosiddetta sinistra sono a dir poco sconcertanti, e fanno pensare che il Pd cerchi continuamente di compiacere Berlusconi e in generale la destra: la Finocchiaro (e molti suoi colleghi di partito) difende le indecenti pensioni d’oro, il neofita Leva sostiene la necessità di abolire l’ergastolo (come fece prima di lui Totò Riina), e soprattutto l’intero Pd continua a governare (si fa per dire) con Berlusconi, pur condannato in via definitiva. Consente a lui e ai suoi scherani di insultare la magistratura e di tenere comizi abusivi, cerca di inculcare nella mente delle persone che non c’è alternativa a questa spaventosa coalizione, in ciò spinto e incoraggiato da Napolitano che del resto è l’artefice di questo melting pot governativo. Si tenta di imporre l’idea che Berlusconi, essendo stato votato da alcuni milioni di cittadini, debba per forza rimanere a fare i suoi comodi a vita, non ricordando che un numero molto più alto di milioni di italiani hanno votato per mandarlo a casa: ma questo pare non conti nulla. Come sembra non avere peso il fatto che esistano leggi che impediscono ad un condannato di sedere in Parlamento, ma anche questo argomento è accantonato da destra e sinistra all’unisono, concordi nel continuare a strombazzare che “si deve battere Berlusconi per via politica e non giudiziaria”. Come dire che un politico ha licenza di delinquere per il solo fatto di essere un politico: ma non siamo più nella Francia del Re Sole, e quando la gente si stancò ben bene quella Francia lì finì nel modo che sappiamo. Tiziana Gubbiotti

PDL E LA CONDANNA
Attilio Doni si domanda (lettera dell’8-8) come sia possibile che nessuno del pdl sia scalfito da un dubbio di fronte alla condanna. Ma il pdl non è un partito, è un’organizzazione criminale che sfruttando circostanze favorevoli (strapotere mediatico del suo capo fondatore, strapotere economico, retorica non vincolata ad alcun ideale né visione o progetto di Paese e quindi facilmente accattivante, perché libera da ogni vincolo di coerenza, verisimiglianza, principio di non contraddizione ecc.; e, ovviamente, arrendevolezza ingenua e/o complice dei presunti avversari) si è pienamente installata nelle istituzioni. Nessun vero partito, Lega Nord compresa, reggerebbe o ha retto senza una fase di crisi un intervento così forte e circostanziato della magistratura. Ma pdl è un blocco che fa quadrato intorno al suo capo: i parlamentari, che ab origine hanno deciso di prostituire la propria intelligenza e la propria dignità per un progetto settario/ eversivo e difatti, in blocco, dicono tutti le stesse cose completamente insensate; e gli elettori, adesi fideisticamente e psicoticamente alla sacralità del guru. Inutile ogni discussione, con queste premesse. Conteranno solo i fatti. Conterà come si respingerà questa trattativa che l’organizzazione criminale vuole imporre allo Stato dall’interno delle istituzioni, contrariamente a quella nascosta di vent’anni fa, per contrastare la quale Borsellino pagò con la vita. Per respingerla, però, bisognerà riconoscerla come tale, e adottare la stessa fermezza con cui, prima di Borsellino, fu giocata un’altra vita, quella di Moro, contro un nemico dello Stato meno pericoloso di quello attuale. Marco De Luca Milano

L’ETERNA ILLEGGIBILITÀ DEL PD
Il mare nel quale annaspa il Pd è quello della sua insensata volontà di coesione; per usare, rimanendo in questa stagione, rispettose metafore nautiche, non ci sono boe a cui aggrapparsi, e perfino un Renzi qualsiasi, marinaretto o mozzo di bordo sbarbatello, finisce comicamente per passare come un ammiraglio espertissimo capace di solcare gli oceani con tranquilla capacità di tenuta. A biglie ferme, senza tante sponde complicatissime che socialmente e umanamente distolgono dalla verità di altre, senza un mondo tanto complicato sfaccettato e illeggibile, finiremmo alla fine per concentrarci su un partito di tristi figuranti allo sbaraglio, con un Letta ora assurto agli onori del premierato e costretto a dare una goffa quadratura a cento compagini interne più che pasticciate. Possono far finta di avvolgersi in un congresso farsa, promettersi impegni e lungimiranza meglio dei grandi apparati politici davvero inossidabili, ma alla distanza le crepe, le divisioni, i troppi dissapori e la colla incerta che tiene tante correnti mostrerebbero nel più atroce realismo un’agonia irrisolta di decenni, poiché dall’89 in poi siamo ormai a un quarto di secolo, e nulla o pochissimo è mai sortito e ha potuto trovare costanza e piglio da una tradizione tanto nobile e nobilmente radicata. Gioia De Giovanni Oria

IL PENSIERO DEL PDL
Silvio Berlusconi dell’altro giorno: «Subito riforma della giustizia o voto». E i politici del Pdl in coro: «Subito riforma della giustizia o voto». Silvio Berlusconi di ieri in via del Plebiscito a Roma: «Nessuno può venire a dirci che siamo degli irresponsabili, perché abbiamo detto chiaro e tondo che il governo deve andare avanti e deve approvare i provvedimenti economici». E tutti in coro i politici del Pdl: «Nessuno può venire a dirci». Il Cavaliere condannato: «Io sono innocente». E tutti in coro, i politici del Pdl: «E’ innocente». Insomma, sono da ammirare questi politici: hanno un pensiero unico, vale a dire, secondo Simone Weil, un NON-PENSIERO. Possibile non ci sia un politico del Pdl che la pensi lievemente in modo diverso? Che abbia un pensiero autonomo? Non so, ci sarà qualcuno che si chieda: «Possibile che i giudici della Cassazione abbiano condannato un innocente?». Attilio Doni

 

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