10756 EMIGRAZIONE, ARCHI: IL FENOMENO CAMBIA, SERVE UN NUOVO APPROCCIO

20130731 22:06:00 redazione-IT

La riforma del voto estero, la promozione della lingua italiana e del made in Italy, le rilevazioni statistiche e il fenomeno della nuova mobilità internazionale che rende “indispensabile” un approccio innovativo. Il viceministro degli Esteri Bruno Archi ne parla in un’audizione al Comitato italiani nel mondo interno alla Commissione Esteri della Camera presieduto da Fabio Porta, fissando punto per punto gli obiettivi della Farnesina, a partire dalle riforme. Senza entrare nel merito delle future modifiche alla legge elettorale, che inevitabilmente influiranno sul funzionamento del voto degli italiani all’estero, Archi auspica che venga applicato il principio dell’inversione dell’opzione, che scongiurerebbe l’invio generalizzato di tre milioni e mezzo di plichi spesso a destinatari irreperibili o del tutto disinteressati.

“Il voto per corrispondenza – ha spiegato Archi – ha dimostrato limiti che la rete diplomatica consolare ha cercato di arginare il più possibile” attraverso “interventi di bonifica” da parte dei consolati sugli elenchi dell’Anagrafe degli italiani residenti all’estero. Tuttavia, questi elenchi “non saranno mai totalmente affidabili” per via soprattutto delle mancate comunicazioni da parte di chi si trasferisce all’estero: la conseguenza su 3 milioni di mezzo di plichi inviati per le elezioni sarà sempre “difficilmente accettabile”. Da evitare invece l’ipotesi di seggi diffusi che, oltre a essere finanziariamente onerosa, costringerebbe il 75% degli elettori all’estero a compiere lunghi spostamenti per esercitare un proprio diritto. Altro punto centrale la promozione della lingua, una voce messa a terra dai tagli e dalla riduzione del personale docente imposta dalla spending review a cui rispondere con l’accorpamento degli enti gestori: “E’ vero che le risorse sono drasticamente diminuite ma è altrettanto vero che ci sono ampi margini per assicurare una loro gestione maggiormente produttiva ed efficiente”. “Se c’è una cosa su cui dobbiamo fare davvero sistema è proprio l’estero”, ha poi evidenziato il viceministro sul fronte economico esaltando la cosiddetta “diplomazia della crescita”. Il brand Made in Italy, ha spiegato riferendo del suo recente viaggio nel sud-est asiatico, è il terzo più conosciuto nel mondo e sul tema della cosiddetta fuga dei cervelli “la visione del ministero degli Esteri è cambiata”: occorre “sfruttarne le potenzialità, cercando di far capire come l’Italia sia in grado di esportare persone di massimo livello, su cui poter puntare nei prossimi anni”. Dribblato invece il tema della chiusura di alcune sedi consolari annunciato dalla Farnesina, che potrebbe essere al centro del seguito dell’audizione di Archi nella stessa sede, forse già la prossima settimana. Il viceministro, che ha evidenziato la necessità di rivedere i sistemi di rilevazione statistica sul fenomeno dell’emigrazione, ancora troppo ancorati a conteggi anagrafici viziati da ritardi burocratici, ha però chiarito: “Il cosiddetto nuovo emigrante, spesso mobile, si avvale di diversi mezzi di aggregazione e di conservazione dei legami culturali, linguistici e politici con l’Italia e presenta esigenze dinamiche che difficilmente trovano soddisfazione nei servizi consolari tradizionali”. “I consolati – ha spiegato – si trovano così di fronte a due principali ordini di difficoltà. Il primo riguarda le “risorse che sono in continuo calo a fronte di oneri in continua crescita”, il secondo è il mutato quadro della nuova mobilità internazionale. Da parte dei membri del Comitato l’attenzione sulla chiusura dei consolati resta alta: “Siamo molto preoccupati dal fatto che si vanno a prevedere chiusure di determinate sedi consolari indicando come soluzione altre sedi già enormemente oberate e in situazione di difficoltà”, ha affermato Laura Garavini (Pd) rivolgendo le sue osservazioni al viceministro. Alessio Tacconi, unico deputato del Movimento Cinque Stelle eletto all’estero, ha rincarato la dose: “A sentir parlare il signor ministro sembra che gli italiani all’estero siano la prima priorità del ministero degli Esteri nonché del governo. La realtà dei fatti, la situazione attuale e le politiche degli ultimi governi dicono altre cose. Le politiche migratorie fin qui adottate dalla Farnesina, pur se comprensibili nell’ottica di una riduzione delle spese, hanno fortemente penalizzato le nostre comunità all’estero”.

(Fonte: 9colonne)

 

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