10639 Coordinamento Donne Francoforte: Lettera aperta sugli italiani all’estero

20130527 22:26:00 redazione-IT

I dati ci dicono che per esempio in Germania sono passati per lavoro quattro milioni di italiani e la più parte è ritornata − oggi siamo circa 600.000, la più forte comunità di italiani in una nazione estera. Dunque il progetto dell’emigrazione non è quasi mai pensato come definitivo. Molti connazionali lavorano nel campo dell’importazione di prodotti italiani e non possono di conseguenza disinteressarsi dello stato di un’economia da cui traggono i mezzi di sussistenza. Molti vivono sul crinale tra i due paesi, perché offrono servizi tipicamente italiani – gastronomia, moda, spettacolo − e il loro successo dipende anche da un continuo aggiornamento della loro offerta.

Nell’Europa di oggi ci si aspetta proprio figure professionali con competenze multiculturali.
Il primo governo Prodi aveva definito nel suo programma gli italiani all’estero una risorsa economica per l’Italia, non solo per le loro rimesse, ma per l’esportazione e le occasioni di lavoro che offrono.

Perché però la circoscrizione estera?

Ci ha stupito e offeso che Sergio Romano, ex ambasciatore, abbia criticato espressamente questa parte della legge.
Abbiamo cercato per anni, anzi per decenni, di spiegare ai politici italiani di passaggio i gravi problemi scolastici e professionali, nonché le risorse non sfruttate degli italiani in Germania. Non erano tutti solo a caccia di voti dei connazionali, alcuni volevano realmente aiutarci.

I risultati sono stati deludenti: abbiamo imparato che solo chi conosce una situazione perché ci vive in mezzo è in grado di comprenderne le cause ed avviare progetti sensati.
Moltissimi problemi sarebbero risolvibili con risorse anche e soprattutto di personale in loco, che è più competente di quello del MAE, perché conosce la situazione e la lingua del
posto, e costa anche molto di meno, non avendo bisogno di trasferta.

Non ci si può illudere che i parlamentari eletti in Italia possano essere di aiuto e ci stupisce che un ex ambasciatore non se ne sia reso conto. Mandare i nostri rappresentanti a Roma è l’unica logica a cui possiamo affidarci, beninteso ripromettendoci di verificarne l’’operato.

Una riflessione generale sulla rappresentanza degli italiani all’estero va comunque fatta. I pochi parlamentari che ci rappresentano non bastano da soli a portare la nostra voce e le nostre richieste. Da anni viene invocata − e promessa − una riforma del Consiglio Generale degli Italiani all’estero, organismo che secondo la nostra esperienza è un vero e proprio cimitero degli elefanti, legato a logiche di spartizioni partitiche o sindacali. In realtà è ancora − e ci sembra volutamente − tutto fermo. I Comitati Italiani all’Estero (Comites), grandi elettori del CGIE, non hanno più nessuna legittimazione, le ultime elezioni essendo
del 2004. ll nostro diritto ad eleggere nostri rappresentanti e in contemporanea la ridefinizione di un organismo più dinamico e meno legato ai tempi della burocrazia parlamentare vengono tuttora elusi.

Riteniamo sempre più necessaria un referente con le deleghe per l’estero all’interno del governo. Per quanto riguarda la Germania non possiamo continuare ad accettare, ad esempio, disservizi consolari come a Colonia o altri consolati, dove i tempi di attesa per un documento di identità sono, in media, di circa 6 mesi.

E veniamo a dire perché il nostro voto si differenzia significativamente da quello espresso in Italia e proprio per questo dovrebbe essere attentamente analizzato. Gli italiani all’estero hanno uno sguardo esterno sulla politica italiana, non influenzato dai media interni all’Italia, ma caso mai dai commenti dei paesi ospiti, di cui devono tenere conto per l’immagine che l’Italia dà al mondo e che normalmente si riversa su di loro sotto forma di cliché e pregiudizi, confermati o confutati secondo i casi.

Negli ultimi anni questi pregiudizi sono stati rafforzati e ne è risultato un quadro di un popolo che ha governanti sotto processo, che costruisce illegalmente fidandosi dei condoni, che imbroglia dove può – tanto il falso in bilancio non è reato – , che evade le tasse senza nessun rimorso nel farlo.

Da chi per anni ci ha rappresentato come Presidente del Consiglio sono state fatte all’estero dichiarazioni e azioni, che sarebbe eufemi-stico definire “gaffes”. Insomma, non è esagerato dire che ci siamo vergognati.

Certamente alcuni intendevano approfittare della Circoscrizione Estera come di un reservoir di voti e non immaginavano che l’appello paternalistico di Tremaglia avrebbe avuto tutt’altro risultato. Senza rendersene conto con questa legge l’Italia ha compiuto un passo significativamente innovativo, che non ha pari in nessun altro paese con una storia di emigrazione antica come la nostra, da cui finalmente si potrebbe imparare qualcosa.

Con la circoscrizione estera l’Italia ha la possibilità di uscire dal suo provincialismo e di dare una spinta di rinnovamento a se stessa ed alla sua classe dirigente, accogliendo alcuni soggetti nuovi. Doversi confrontare con esperienze e consuetudini politiche “altre”, come quelle dei neoeletti all’estero, che devono rispondere a un elettorato di base molto critico rispetto al paese di provenienza, dovrebbe essere produttivo, non solo per noi ma anche di riflesso per le politiche riguardanti l’immigrazione in Italia, dato che noi abbiamo vissuto sulla nostra pelle diversi modi di gestire l’immigrazione e li sappiamo valutare.

Riformare con opportune correzioni il sistema del voto per corrispondenza, in modo da escludere possibilità di brogli, dovrebbe essere possibile senza per questo cancellare la
circoscrizione estera. I “saggi” e le persone che sono di questo parere dicano chiaramente che dei destini e dell’apporto dei cittadini italiani all’estero non gliene importa nulla.

[b]Liana Novelli per il Coordinamento Donne Italiane di Francoforte e.V.[/b]

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[b]Hanno firmato la lettera aperta:[/b]

ReteDonne e.V. Germania
Retedonne-gruppo di Bruxellesr
Udi Monteverde, Roma
Associazione per una Libera Università delle Donne di Milano
Dario Azzellini , Berlino
Chiara Angelini , Francoforte
Grazia Sperone, Francoforte
Andreina Coatto, Francoforte
Luigino Giustozzi, Berlino
Rosa Maria Liguori, Francoforte
Adriana Corti Cardetti, Torino
Elettra Giaccone, Francoforte
Ida Fazio, Palermo
Angela Usai, Francoforte
Giovanna Fiume, Palermo
Luca Tagliaretti, Francoforte
Emma Camoni, Francoforte
Gemma Campo, Offenbach
Berardo Ciccocelli, Francoforte
Gabriella Guercilena, Francoforte
Francesca Lacaita, St.Andrews, UK

——————
Coordinamento Donne Italiane di Francoforte e.V.
Schloßstraße 110 Tel. 0049 (0)69 77 22 27
60486 Frankfurt a.M.
E-Mail: coordinamento@donneitaliane.eu
[url]www.donneitaliane.eu[/url]

www.donneitaliane.eu

 

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