10626 Italiani all’estero: nuova fase di governo e questione sempre aperte

20130515 21:23:00 redazione-IT

[b]di Rino Giuliani[/b]
L’altro ieri l’on Micheloni in un suo comunicato- stampa di apprezzamento dell’avvenuta costituzione del Comitato italiani all’estero al Senato individua un nuovo livello della rappresentanza degli italiani all’estero.
Dopo quella “politica” espressa dai, per ora, 16 parlamentari dell’estero, dopo quella se-dicente del CGIE, almeno a legislazione immutata, dopo quella “sociale” dell’associazionismo” e dei comites, arriva quella del Comitato senatoriale degli italiani all’estero. Dichiara in fatti Micheloni: “ “Gli italiani all’estero sono uno strumento unico di promozione politica, culturale ed economica dell’Italia nel mondo, quindi l’istituzione al Senato di un Comitato che li rappresenta è d’obbligo”

Sulla base di questo convincimento personale il comitato per gli italiani all’estero che secondo Micheloni dovrebbe rappresentarli, dovrebbe svolgere una complessa, e per alcuni versi anche specialistica, produzione normativa che, prima facie, apparirebbe essere oggetto della attività legislativa delle Camere in sede di commissioni ed in Aula.

Prosegue Micheloni. “le questioni da prendere subito in considerazione sono il rinnovo dei Cgie e dei Comites, la riforma costituzionale che includa anche i parlamentari della circoscrizione Estero, la riforma della legge sul voto all’estero, il riassetto della rete consolare, la diffusione della lingua e cultura italiana nel mondo, il tema dell’attribuzione della cittadinanza, l’informazione e lo spinoso problema dell’Imu, tassa che deve considerare gli immobili degli italiani all’estero prima ca.

L’Ufficio di presidenza del CGIE ha aggiornato la discussione sulla rappresentanza rinviando anche il relativo previsto seminario. Il vero segnale forte politico è stato in effetti quello di andare prestissimo al rinnovo dei comites imponendo nel ruolino di marcia ministeriale questo appuntamento cui gli altri vanno collocati un attimo dopo. Non si può non essere d’accordo.

Ritorna con forza la centralità dell’associazionismo nel rinnovo delle politiche migratorie in specie se, , con grave danno, quasi si dimezza la rappresentanza politica.
Il deputato Bobba ed il senatore Longo hanno distintamente ripresentato lo stesso testo di ddl presentato da Narducci ed altri nella XVI legislatura per estendere quanto previsto per le associazioni di promozione sociale anche alle associazioni operanti all’estero.

Nel lungo elenco delle cose da fare l’on Micheloni non c’è traccia di proposte di iniziative per il rafforzamento del ruolo di rappresentanza sociale espresso dall’associazionismo mentre il ddl del collega Fausto Longo non è oggetto neanche di una cortese citazione.

Domani il Pd ha convocato una riunione della propria Consulta degli italiani al’estero.
Mi aspetto, coerentemente con la posizione PD manifestata nell’altra legislatura, che dalla Consulta, dal dipartimento degli italiani all’estero e dai gruppi parlamentari PD ci sia una forte attivazione perché la discussione sia avviata sui provvedimenti già depositati.

Il responsabile della Consulta Neri nella convocazione esprime la convinzione che “ oggi abbiamo un quadro di riferimento più adeguato per una riflessione complessiva sia sul risultato elettorale, in Italia e all’estero, sia sulle dinamiche politiche e gli esiti di governo che hanno segnato, e segnano, l’attuale fase istituzionale, politica ed economico sociale”. Neri mette le mani avanti affermando che sui temi del dibattito. All’interno dello schieramento democratico ci sono “prese di posizione distinte e in taluni casi opposte” auspicando per questo “l’avvio di un confronto su questa nuova fase tra le diverse componenti dell’emigrazione italiana all’estero, intanto per comprendere le ragioni dei diversi orientamenti”.

Sommessamente suggerirei che, preliminarmente, sia il dibattito interno, diversamente che ai tempi del precedente ”provvedimento Micheloni” di modifica di comites e cgie, a chiarire subito che sarà evitato un ritorno al passato, ad una normazione su comites e cgie sulla quale il dissenso è stato pressocchè unanime.

Questa volta sarebbe difficile attribuirne la responsabilità ad un governo di centro destra.

Da ultimo mi domando come, in presenza di una’elevata concentrazione di parlamentari convinti della funzione centrale dell’associazionismo degli italiani all’estero, tra i numerosi parlamentari che sono stati presenti e che sono intervenuti all’ultimo Ufficio di presidenza del CGIE (che discuteva anche dell’associazionismo), in un quadro di afasia specifica, l’unico che se ne sia ricordato sia stato l’on Fabio Porta.

Rino Giuliani vicepresidente della CNE
Fonte: santinews

 

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