10604 Notizie 30 aprile

20130429 15:19:00 guglielmoz

EUROPA
AMERICA CENTRO MERIDIONALE
AMERICA DEL NORD
AFRICA & MEDIO ORIENTE
ASIA & PACIFICO

EUROPA
UNIONE EUROPEA – La schiavitù invisibile / Le vittime del traffico di esseri umani identificate in Unione europea tra il 2008 e il 2010 sono state più di 23mila. Lo rivela il primo rapporto della Commissione europea sul fenomeno della tratta a livello continentale. Come spiega il quotidiano danese Jyllands Posten, tra il 2008 e il 2010 il numero delle vittime è aumentato del 18 per cento, ma i dati emersi dallo studio "con ogni probabilità rappresentano solo la punta dell’iceberg". In totale, infatti, si stima che in tutta l’Ue le persone sottoposte a forme di schiavitù, tra cui la prostituzione, siano circa 88omila. Tra le cause del problema c’è la crisi economica, che rende le persone vulnerabili ancora più a rischio di finire vittime del traffico di esseri umani.

ISLANDA – II 27 aprile sì svolgeranno le elezioni legislative. Secondo un recente sondaggio, sono in testa il Partito del progresso (centro) con il 30 per cento e il Partito dell’indipendenza (conservatore) con il 27 per cento. Le due formazioni, considerate responsabili della crisi finanziaria, erano state sconfitte nelle elezioni del 2009.

GERMANIA- II 22 aprile più di dodicimila impiegati della compagnia aerea Lufthansa hanno partecipato a uno sciopero per chiedere un aumento degli stipendi. Sono partiti regolarmente solo 42 voli su circa 1.800.

FRANCIA – Matrimonio per tutti / Protesta contro i matrimoni gay a Parigi, 21 aprile 2013. Il parlamento ha approvato in via definitiva la legge sul "matrimonio per tutti", che estende alle coppie gay il diritto di sposarsi e di adottare i figli. Le organizzazioni che negli ultimi mesi hanno combattuto il testo (scese in piazza il 21 aprile a Parigi) hanno però annunciato che proseguiranno la protesta contro il governo socialista, spiega Le Monde. Il collettivo "Manifestazione per tutti" e alcuni deputati dell’opposizione di destra, ricompattata da questa nuova battaglia, hanno spiegato che impugneranno la legge davanti al consiglio

REGNO UNITO – SEMPRE PIÙ RICCHI / RUSSI, INDIANI, E SVIZZERI, OLANDESI, NORVEGESI, STATUNITENSI E INFINE BRITANNICI. È più che mai cosmopolita la lista dei più ricchi residenti del Regno Unito, compilata come ogni anno dal Times. Stando ai dati del quotidiano londinese, l’uomo con il patrimonio maggiore è il russo Alisher Usmanov, che controlla il 30 per cento della squadra dell’Arsenal e ha interessi nel settore della materie prime, delle tecnologie e delle comunicazioni. Al di là della forte presenza di imprenditori stranieri, attirati dai benefici fiscali garantiti dalla legge britannica, quello che colpisce nella lista è come
negli ultimi anni sia enormemente aumentata la quota di ricchezza in mano a un ristretto gruppo di soggetti. Nel 1989 le duecento persone più ricche del paese avevano un patrimonio totale di 38 miliardi di sterline. Oggi la cifra è salita a 317,7 miliardi. Inoltre, se nel 2004 bastavano poco meno di 800 milioni di sterline per entrare tra i primi cinquanta paperoni britannici, oggi serve un miliardo e mezzo.
I PRIMI CINQUE PATRIMONI BRITANNICI
Fonte: The Sunday Times
Miliardi
di sterline
13, 3 – Alisher Usmanov (Russia)
Materie prime e investimenti
11,0 – LenBlavatnik (Stati Uniti)
Investimenti, musica e media
10,6 – Sri e Gopi Hinduja (India)
Industria e finanza
10,0 – Lakshmi Mittai e famiglia (India)
Acciaio
9,3 – Roman Abramovich (Russia)
Petrolio e industria

POLONIA . Nel ricordo della rivolta / Il 19 aprile la Polonia ha commemorato il settantesimo anniversario dell’insurrezione del ghetto di Varsavia. Come scrive Gazeta Wyborcza, la rivolta degli ebrei di Varsavia è stata la prima nell’Europa occupata dai tedeschi. E rimane una pagina eroica della storia del paese. Nel 1943, con l’intensificarsi delle deportazioni, alcune centinaia di ebrei confinati nel ghetto decisero di prendere le armi e resistere ai tedeschi. Combatterono fino alla sconfitta, il 16 maggio. La ricorrenza è stata celebrata anche con l’inaugurazione del nuovo museo dedicato alla storia degli ebrei di Polonia

PAESIBASSI – Una novità sul trono / Il 30 aprile – nel koninginnedag, il giorno della regina – Willem Alexander di Orange-Nassau, che ha 47 anni, succederà alla madre Beatrice sul trono olandese. Beatrice (nella foto) aveva annunciato l’intenzione di abdicare il 28 gennaio, dopo 33 anni di regno. Come scrive Trouw, la regina ha scelto "il momento perfetto": quest’anno compie 75 anni e i Paesi Bassi festeggiano il loro bicentenario. E poi, continua il giornale, Beatrice non voleva far aspettare troppo a lungo Willem Alexander, come sta invece succedendo al principe Carlo d’Inghilterra.

ITALIA
ROMA – IL NUOVO GOVERNO / ROMA – Sette donne nella squadra del governo guidato da Enrico Letta – su poltrone di dicasteri che pesano, come gli Esteri e la Giustizia – e un bell’abbassamento dell’età media dei ministri. Una cura che ringiovanisce di undici anni i tratti del viso dei ministri: l’età media scende a 53 anni rispetto ai 64 dell’esecutivo precedente di Mario Monti. Questi i segni esteriori più evidenti del ‘nuovo’ che sta per insediarsi a Palazzo Chigi sotto la guida di un premier che non ha ancora compiuto 50 anni e che ha voluto con sé una tedesca e una congolese – l’olimpionica Josefa Idem e l’oculista Cecile Kyenge – a dare il segno di un’Italia aperta, e che sa valorizzare il patrimonio multiculturale che vive e lavora nel Paese.
Un esecutivo dove sono molte le presenze dei tecnici (Carlo Trigilia, Fabrizio Saccomanni, Enrico Giovannini, Massimo Bray) o di personalità non inquadrabili strettamente nella casella di un partito come Anna Maria Cancellieri, una civil servant di lungo corso chiamata al Viminale da Monti e candidata da Scelta Civica al Quirinale, o Patroni Griffi anche lui ministro con Monti e ora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Discorso un po’ diverso per Emma Bonino che approda alla Farnesina forte di una lunghissima militanza radicale ma dotata di grande caratura e notorietà personale, tanto da essere stata più volte candidata al ‘Colle’. Per il resto, Letta ha scelto sette ministri pescando nel suo partito, e cinque pescando dal Pdl. Nel governo che nasce domani è ‘rosa’ un ministero su tre, un record, e la presenza femminile è del 32%. Con Monti c’erano solo tre ministri donna.
Nello scorso esecutivo, il ministro più anziano era Piero Giarda (classe 1936) mentre il più giovane era Filippo Patroni Griffi (1955). La ministra più giovane della ‘era’ Letta, invece, ha 37 anni: è Nunzia De Girolamo del Pdl (classe 1975) e gestirà le Politiche Agricole, mentre il componente più maturo è il ministro Economia e Finanze Saccomanni, il ‘supertecnico’ di Bankitalia (1942). Il ministro che viene da più lontano è senza dubbio la Kyenge del Pd – dicastero per l’ Integrazione – nata il 28 agosto 1964 a Kambove, nel Congo. Ora cittadina italiana. In Germania, invece, è nata la ministro Idem per le pari opportunità, sport e giovani, anche lei classe 1964. Un anno più giovane è il Ministro per l’Istruzione, Università e Ricerca Maria Chiara Carrozza, classe 1965. Giovanissima e somigliante a Meg Ryan la ministra per la Salute Beatrice Lorenzin del Pdl, nata nel 1971.

ROMA – VIZI CICLICI, INCARNATI DA UOMINI DIVERSI CON LO STESSO CINISMO di Pier Paolo Pasolini. Noi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero. Se l’Italia avesse cura della sua storia, della sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono dal nulla, sono il portato di veleni antichi, di metastasi invincibili, imparerebbe che questo Paese speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al culo, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale. : Scritti corsari, 1975.
ROMA – POCHE BUONE NOTIZIE DALL’ITALIA, Finacial Times, GB – Napolitano, che ha prestato giuramento il 22 aprile, è popolare in patria e rispettato all’estero. Ha dato prova di saper mediare tra i partiti di una classe politica sempre più litigiosa. L’ampia maggioranza che l’ha votato testimonia del consenso di cui gode in tutto lo spettro politico italiano.
Ma il suo secondo settennato è sintomo della grave condizione in cui sono i partiti italiani. Nella storia della repubblica non era mai accaduto che un presidente fosse rieletto, e Napolitano, con i suoi 87 anni, è uno dei capi di stato più anziani del mondo. Aveva dichiarato che non voleva farsi rieleggere, ma poi, quando si è visto che i partiti non riuscivano a mettersi d’accordo su un altro nome, ha dovuto cambiare idea. La colpa di questo corto circuito istituzionale è soprattutto del Partito democratico (Pd, di centrosinistra), vincitore di stretta misura delle elezioni di febbraio. Alle prime quattro votazioni per eleggere il presidente, il Pd ha proposto due candidati, ma entrambi non ce l’hanno fatta a causa delle lotte interne. A quel punto il segretario Pier Luigi Ber- sani si è dimesso, insieme a tutta la segreteria del partito. La vecchia guardia ha perso ogni credibilità parlamentari si oppongono alla riforma della legge sull’immigrazione negli Stati Uniti a causa di quello che è successo a Boston. Non c’è da sorprendersi: i politici sfruttano sempre eventi simili ità e ora il Pd dovrà darsi nuovi dirigenti e cambiare strategia. E in fretta. Ma non è stato solo il Pd a giocare male la sua partita. Il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo è entrato di slancio nelle votazioni per il presidente, ma alla fine si è trovato a commentare l’esito dalla panchina, dichiarando che sotto il profilo costituzionale la rielezione di Napolitano era una specie di colpo di stato. Che il populismo porti nuovi consensi a Grillo è tutto da vedere, ma non fa ben sperare sull’azione costruttiva dei parlamentari del Cinque stelle. Preoccupa invece la possibilità che il vero vincitore di questa partita sia Silvio Berlusconi. L’ex premier, del tutto screditato, ha contribuito all’elezione di un presidente di cui si fida e ha visto i suoi avversari in affanno. L’alleanza di centrodestra ora è in testa nei sondaggi. Ma poiché è stato lui a condurre l’Italia sull’orlo del baratro, non bisognerebbe lasciarglielo fare di nuovo.
Adesso si prevede che l’accordo sulla presidenza apra la strada a un governo di larghe intese, che realizzi alcune riforme politiche ed economiche di cui l’Italia ha bisogno. Si spera che i politici italiani, accantonate le rivalità, finalmente collaborino. Ma i partiti italiani si sono più volte mostrati incapaci di cambiamenti significativi, dunque non ci sono molte ragioni di sperare che comincino adesso.

AMERICA CENTRO MERIDIONALE
BRASILE – II 22 aprile 23 poliziotti sono stati condannati a 156 anni di prigione per aver partecipato a una strage di detenuti nel 1992 nella prigione di Carandiru, nello stato di Sào Paulo. Nelle violenze morirono 111 persone.
BRASILE/EQUADOR
AMAZONIA – L’ultima mattanza di indios in Amazzonia di Davide Matrone
QUITO ESCALATION 30 morti e 2 bambine rapite. Guerra tra «cugini» nel sud-est della selva ecuadoriana
La pressione delle compagnie petrolifere e l’estrazione illegale del legno fanno salire la tensione. Governo in allarme QUITO – «Ho l’impressione che sia il principio di una guerra che preoccupa soprattutto i Haorani, perché la maggior parte di loro non si sente sicuro e credo che in questa zona nei prossimi tempi ci possano essere ancora delle vittime». Con queste allarmanti parole termina l’incontro con Eduardo Pichilingue Ramos, coordinatore dei diritti collettivi dell’Ecuador, che da anni segue da vicino le popolazioni ancestrali dell’Amazzonia C’è effettivamente preoccupazione all’indomani della situazione venutasi a creare nella zona sud-est della selva ecuadoriana dopo la tragedia dello scorso 29 marzo, quando nella provincia dell’Orellana, 30 componenti della tribù dei Tagaeris-Taromenanis sono stati uccisi dai "cugini" della nazionalità Huaorani che hanno oltretutto catturato due bambine del gruppo avversario come bottino di guerra. La vendetta consumata, è scattata all’idomani dell’uccisione dei due capi tribù Huaorani, Ompure e Buganey, avvenuta il 5 marzo da parte dei Taromenanis in località Yarentero. Ci sono varie versioni su quest’uccisione ma la più attendibile al momento risulta essere quella secondo cui le tribù Tagaeri-Taromenani vedevano nelle figure di Ompure e Buganey una minaccia per i loro stretti rapporti con i coloni delle imprese del legno.
Questi tragici eventi hanno scosso la "pacifica" convivenza delle tre popolazioni indigene e hanno suscitato preoccupazione nella società civile, che in data 10 aprile 2013 si è data appuntamento all’esterno del ministero delle Risorse non Rinnovabili dell’Ecuador per chiedere al Ministro Pastor di aprire un’inchiesta. Il timore principale è che si possa ripetere ciò che avvenne 10 anni fa, quando l’eccidio di altri 16 Tagaeri in località Cuchiyacu (provincia del Pastaza) rimase senza nessun responsabile durante il governo di Lucio Gutierrez.
Dal 2003 ad oggi, nella zona sud orientale dell’Amazzonia non si erano registrati fatti di sangue tra le tribù che popolano quest’area ricca di risorse naturali. Nella provincia dell’Orellana e del Pastaza vivono circa 220 mila abitanti (secondo l’ultimo censimento del 2010) di cui 3000 membri della comunità Haorani e circa 300 indigeni tra Tagaeri e Taromenani. Queste due ultime comunità indigene, denominate «isolate» o «non contattate», dal 1956 hanno rifiutato qualsiasi relazione con la civiltà esterna, in quanto si sono sempre viste minacciate dalla invadente penetrazione delle imprese petrolifere e dalla continua estrazione legale e illegale del legno.
ESPANSIONE E DESTABILIZZAZIONE
È sembra proprio quest’ultimo fattore a scatenare questa nuova escalation di violenza dell’ultimo periodo, secondo Eduardo Pichilingue che precisa: «Negli ultimi decenni l’espansione delle compagnie transnazionali del petrolio e quelle legate all’estrazione del legno è aumentata in quest’area. Tutto questo ha fortemente destabilizzato la vita degli indigeni che hanno visto limitare il loro accesso alle risorse naturali e di conseguenza la lotta per la sopravvivenza si è resa sempre più difficile».
Intanto sul versante istituzionale, il governo Correa ha aperto un’inchiesta governativa per chiarire la vicenda e ha realizzato due missioni sul territorio con la presenza della polizia, dell’esercito, del procuratore della Repubblica Galo Chiroboga Zambrano e di alcuni funzionari del ministero degli Interni. Le due bambine catturate, nel frattempo, sono state curate e vaccinate e oggi si trovano in buono stato di salute come ha dichiarato alcuni giorni fa la ministra della Giustizia Johana Pesántez. che ha oltretutto precisato in un’intervista televisiva: «Abbiamo realizzato vari pattugliamenti aerei e terrestri per l’investigazione del caso, ma al momento non si è riuscito a localizzare nessun cadavere che possa avallare l’ipotesi di questa mattanza o di questo supposto attentato avvenuto nei confronti delle popolazioni isolate».
Al momento ci sono ancora molti lati oscuri di questa vicenda ma ciò che è ben chiaro è che quelli avvenuti il 5 e il 29 marzo non sono semplicemente due episodi di un conflitto interno tra clan, come ha inoltre dichiarato il presidente della Repubblica Correa lo scorso 16 aprile nella città di Colimes. Dietro c’è un processo molto complesso che parla d’altro. In Ecuador lo sfruttamento delle risorse ha fatto gola a innumerevoli imprese multinazionali, alle oligarchie del paese che negli anni hanno accumulato enormi ricchezze e ha fatto gola alle mafie locali legate soprattutto all’estrazione del legno. Tutto questo ha però inciso sulla pacifica convivenza delle popolazioni ancestrali con la pachamama («madre terra» in lingua Kicwa).
Nel frattempo con l’arrivo dell’economista Rafael Correa si sono realizzati alcuni cambiamenti positivi rispetto ai governi passati in materia di politica mineraria. Ma d’altro canto si sono create molte aspettattive poi trasformatesi in critiche per le contraddizioni che ancora emergono nella sua stessa politica governativa.
I cambiamenti positivi tra gli altri riguardano i nuovi contratti con le imprese petrolifere a favore dello Stato. Con il Decreto Esecutivo n°662 in base alla riforma alla legge 42 / 2006 si è stabilito che i profitti staordinari delle multinazionali sarebbero stati del 99% a favore dello stato e del’1% a favore delle stesse imprese (nel governo precedente di Alfredo Palacios la percentuale era del 50%), mentre i profitti ordinari sarebbero aumentati fino all’80% rispetto al 20% del passato.
La nuova Costituzione approvata il 28 settembre 2008 stabilisce, attraverso gli articoli 313 e 318, il diritto dello Stato ad amministrare, regolare, controllare e gestire i settori strategici quali l’energia, le telecomunicazioni, l’acqua e le risorse naturali non rinnovabili. E infine, il processo di ammodernamento delle attrezzature e infrastrutture delle compagnie petroliere pubbliche esistenti (Petro Ecuador e Petro Amazonas) a partire dal 2011, attraverso la promulgazione della legge organica delle imprese pubbliche.
Le responsabilità dello stato
Le critiche però, come detto non mancano, anzi. Varie organizzazioni sociali e ambientaliste come Acción Ecológica dichiarano da tempo che in Amazzonia la politica estrattiva dello Stato deve essere assolutamente cambiata e gradualmente eliminata e nel caso della mattanza dello scorso marzo si ritiene lo stato responsabile. Intanto c’è un tavolo di dialogo tra le due parti, ossia tra il governo e le associazioni e lunedì 22 aprile c’è stato un incontro pubblico con il ministro della Difesa, il General Oswaldo Jarrin.
Durante l’incontro il rappresentante legale dell’organizzazione Acción Ecológica, Marcello Orellana, ha presentato al ministro un rapporto nel quale si dichiara la responsabilità totale dello Stato nell’eccidio avvenuto e chiede un incontro a livello nazionale con tutte le organizzazioni indigene e organismi dei diritti umani. Il ministro ha dichiarato che ci sono state varie ispezioni nella zone per recuperare i cadaveri e capirne di più e che c’è in atto un lavoro congiunto con le rappresentanze etniche della zona, con gli organismi della difesa dei diritti umani e i rappresentanti del governo per fare chiarezza.
La sfida diTrudeau
Il 14 aprile il deputato Justin Trudeau, figlio dell’ex primo ministro canadese Pierre Elliott Trudeau, è stato eletto leader del partito liberale. Trudeau, 41 anni, "è sicuramente il candida¬to che ha più possibilità di scon¬figgere i conservatori nelle ele¬zioni del 2015", scrive il Globe and Mail. Secondo gli ultimi sondaggi, i liberali sono in testa con il 35,4 per cento dei consen¬si, contro il 31,3 per cento dei conservatori.

PARAGUAY – Horacio Cartes presidente / Alle elezioni presidenziali del 21 aprile ha vinto l’imprenditore del tabacco Horacio Cartes con il 45,8 per cento dei voti. Il suo principa¬le avversario, Efrai’n Alegre del Partido liberal, ha ottenuto il 36,9 per cento delle preferenze. Dopo cinque anni e dopo il golpe che nel giugno del 2012 ha destituito l’ex vescovo Fernando Lugo, il Partido Colorado – che era stato al governo dal 1948 al 2008 – è tornato a vin-cere. Secondo O Globo, ora ci si aspetta che il Paraguay normalizzi le relazioni con i paesi vicini interrotte dopo il golpe.

VENEZUELA – COMINCIA L’ERA MADURO / Semana, Colombia / "Dopo giorni d’incertezza, segnati dalle proteste dei sostenitori del candidato dell’opposizione Henrique Capriles, è awenuto quello che sembrava inevitabile. Il 19 aprile Nicolàs Maduro ha giurato come presidente del Venezuela", scrive Semana. Ma per il delfino di Hugo Chàvez, che alle elezioni del 14 aprile ha vinto con uno scarto minimo di voti, il difficile è appena cominciato. Il Consejo nacional electoral ha accolto la richiesta dell’opposizione di ricontare i voti, ma al tempo stesso ha fatto sapere che la vittoria di Maduro è irreversibile. Il nuovo presidente dovrà amministrare un paese diviso e gestire la crisi economica. Secondo il settimanale colombiano, nei prossimi mesi Maduro e Capriles dovranno moderare i toni. "Il ‘figlio’ di Chàvez", conclude Semana, "non somiglia per niente ‘al padre’. Non ha il suo stile e non ha l’autorità per controllare le diverse fazioni del chavismo. Forse i toni forti di Maduro sono un sintomo del fatto che non ha la situazione sotto controllo.

ARGENTINA Decine di migliaia di persone hanno partecipato il 18 aprile a una manifestazione a Buenos Aires contro una riforma del sistema giudiziario presentata dal governo di Cristina Fernàndez.

AMERICA DEL NORD
STATI UNITI – Guantanamo protesta / Mother Jones lo definisce "uno dei più grandi atti di disobbedienza civile" mai avvenuti a Guantanamo. Dei 166 detenuti nel campo di prigionia, 84 sono in sciopero della fame. La protesta, cominciata il 6 febbraio quando un gruppo di prigionieri ha accusato le guardie di dissacrare il Corano, si è allargata nelle ultime due settimane. Il 14 aprile il New York Times ha pubblicato la testimonianza di Samir Naji al Hasan Moqbel, uno dei 17 prigionieri in sciopero della fame che vengono nutriti con la forza. "Non dimenticherò mai la prima volta che mi hanno infilato il tubo per l’alimentazione forzata nel naso. Non so descrivere quanto sia doloroso. È una punizione crudele che non auguro a nessuno".
STATI UNITI – II 17 aprile 14 persone sono morte in un’esplosione avvenuta in una fabbrica di fertilizzanti a West, in Texas.
STATI UNITI – La vittoria delle armi / Il 18 aprile il senato degli Stati Uniti ha respinto la nuova legge sulle armi voluta dal presidente Barack Obama e frutto di un accordo tra i democratici e i repubblicani, bocciando i punti fondamentali della riforma: il divieto di vendere armi d’assalto e caricatori ad alta capacità e l’estensione dei controlli su chi acquista un’arma da fuoco. Per 45 senatori, tra cui alcuni democratici, "il massacro alla scuola elementare Sandy Hook è acqua passata", commenta il New York Times. "Per loro, i 270 cittadini statunitensi che ogni giorno sono uccisi da un’arma da fuoco non sono un problema, né c’è motivo di porre un limite all’acquisto di armi su internet e di prevenire il prossimo inevitabile massacro". La volontà dell’opinione pubblica, fortemente favorevole a controlli più severi sul possesso di armi, è stata azzittita, prosegue il quotidiano. "Per questi senatori, l’unica cosa che conta è la cieca fedeltà ai capricci della lobby delle armi". "È una giornata vergognosa per Washington", ha commentato Obama dopo il voto del senato. "Ma non è finita qui".

STATI UNITI – BOSTON / I CECENI E LE BOMBE DI BOSTON – The Economist, Regno Unito – I due presunti attentatori della maratona di Boston appartengono a una minoranza emarginata in patria e all’estero. Una condizione che potrebbe aver alimentato la violenza come molte famiglie originarie della Cecenia, quella dei fratelli Tsarnaev faceva parte di una diaspora disseminata in tutto il globo: Turchia, Siria, Polonia, Austria e a quanto pare anche la periferia urbana del Massachusetts. I ceceni sono stati deportati da Stalin e poi spinti a emigrare da due guerre scoppiate dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Oggi sono un popolo che per metà vive lontano dalla patria. Prima di finire a Watertown, in Massachusetts, Dzhokhar e Tamerlan hanno viaggiato seguendo rotte familiari a molti ceceni, attraverso il Kirghi-zistan, nell’Asia centrale, e il Daghestan, una repubblica islamica della federazione russa. A quanto pare i due fratelli sono cresciuti abbastanza lontani dall’evoluzione del conflitto che ha stravolto il nord del Caucaso negli ultimi dieci anni. Lo scontro, cominciato come una guerra di indipendenza in Cecenia a metà degli anni novanta, è degenerato in una rivolta islamica allargata alle altre repubbliche russe della regione, in particolare il Daghestan, dove Dzhokhar è andato a scuola per qualche anno. Negli ultimi dieci anni le figure più moderate e laiche della resistenza cecena sono state ignorate da Mosca ed emarginate dai combattenti più estremisti. Oggi il conflitto ha preso la forma di una logorante guerra civile, alimentata dall’affermazione delle correnti più violente del salafismo e da una serie di omicidi e vendette sanguinarie. Una miscela di violenza, povertà e assenza dello stato ha favorito l’ascesa del salafismo, una scuola di pensiero estremista dell’islam politico, nata in Arabia Saudita. Molti salafiti del Caucaso del nord sono pacifici e vogliono solo essere lasciati in pace e vivere in comunità autonome governate dalla sharia. I più militanti invece sono scappati sulle montagne e sognano di creare un emirato islamico pancaucasico. Oggi quasi tutti quelli che vivono nel Caucaso del nord sono schiacciati tra due forze: da una parte lo stato russo che teme la base di potere indipendente rappresentata anche dai salafiti pacifici, dall’altra i ribel-
li islamici che espongono la popolazione alle ritorsioni della polizia anche solo chiedendo un pezzo di pane. Le autorità reagiscono trattando ogni salafita come un potenziale terrorista.
GIOVANI IMMIGRATI
Il fatto che due ragazzi di origine cecena abbiano commesso un atto terroristico non significa necessariamente che i terroristi ceceni abbiano preso di mira gli Stati Uniti. L’eccentrico e crudele presidente della Cecenia, Ramzan Kadyrov, potrebbe aver centrato il punto quando ha affermato via Instagram che le radici del "male" di Dzhokhar e Tamerlan affondano in America, non in Cecenia. Dzhokhar e Tamerlan sono ceceni e musulmani, ma anche giovani immigrati oppressi dall’isolamento e dalla frustrazione. Il linguaggio e le motivazioni della ribellione cecena potrebbero aver rappresentato un balsamo per il senso di estraneità che provavano negli Stati Uniti. A Boston le rivendicazioni e le giustificazioni dei militanti del Caucaso del nord potrebbero essersi fuse con la solitudine e la voglia di riscatto che spinge alcuni americani a commettere orribili violenze, creando un terrificante mix tra Beslan e Columbine. Al Qaeda e la rabbia americana hanno in comune la capacità di incoraggiare un nichilismo ossessivo che spesso sfocia nel sangue. "Non ho nemmeno un amico americano", aveva dichiarato Tamerlan a margine di un servizio fotografico sulle sue aspirazioni da pugile. "Non li capisco". Oggi è l’America a non capire i fratelli Tsarnaev.
Nota
– Il 19 aprile Dzhokhar Tsarnaev, 19 anni, uno dei presunti attentatori della maratona di Boston del 16 aprile in cui sono morte tre persone, è stato catturato dalla polizia dopo che l’altro sospettato, suo fratello Tamerlan Tsarnaev, di 26 anni, era stato ucciso durante una sparatoria.
– Il 22 aprile Dzhokhar, che è ferito e si trova in ospedale, è stato formalmente accusato di uso di arma di distruzione di massa. La Casa Bianca ha precisato che Tsarnaev non sarà considerato "nemico combattente", come avevano chiesto alcuni esponenti del partito repubblicano. La categoria dei "nemici combattenti" era stata creata dall’amministrazione Bush per definire i terroristi e i sostenitori di Al Qaeda a cui non dovevano essere garantiti gli stessi diritti dei prigionieri di guerra e dei criminali. Dzhokhar Tsarnaev sarà processato da un tribunale civile e rischia la pena di morte. Bbc/
STATI UNITI – San Jose Mercury News. L’IMMIGRAZIONE SECONDO OBAMA / I parlamentari si oppongono alla riforma della legge sull’immigrazione negli Stati Uniti a causa di quello che è successo a Boston. Non c’è da sorprendersi: i politici sfruttano sempre eventi simili a loro vantaggio. Ma in questo caso l’ipocrisia è evidente. C’è un motivo per cui dieci anni fa si sarebbe dovuto impedire a Dzhokhar e Tamerlan Tsarnaev, che all’epoca avevano otto e 15 anni, di entrare nel nostro paese quando ai loro genitori era stato concesso l’asilo politico? Sembra che i due fratelli siano diventati estremisti solo di recente. Uno di loro ha studiato nelle scuole statunitensi e ha vinto una borsa di studio per andare all’università. Tranne vietare l’ingresso a tutti i musulmani, quali regole avrebbero potuto adottare per escludere quei ragazzi? Coloro che si attaccano a questa scusa per rimandare la riforma non vogliono norme più efficienti sull’immigrazione. Vogliono bloccare la riforma, rimandandola all’infinito. La proposta non è perfetta, bisogna ancora lavorarci. Il prezzo che gli immigrati clandestini devono pagare per ottenere la cittadinanza è troppo alto. Le norme dovrebbero aiutare di più le famiglie a restare unite, perché i rapporti familiari favoriscono il successo di chi emigra negli Stati Uniti. Ma per ciò che conta davvero – quello che le imprese, le organizzazioni dei lavoratori e quelle per i diritti degli immigrati e le forze dell’ordine chiedono a gran voce – la proposta coglie nel segno. Prevede una spesa di 5 miliardi di dollari per rafforzare i confini. Migliora il programma di gestione dei posti disponibili per i lavoratori stranieri. Incoraggia gli studenti universitari più capaci a restare per fare carriera o avviare un’impresa. Ma soprattutto prevede un percorso per dare la cittadinanza, unica opzione realistica, agli 11 milioni.

AFRICA & MEDIO ORIENTE

PALESTINA – Da Rio de Janeiro Amira Hass / LA RICERCA DELLA VERITÀ / Com’era prevedibile, sulla copertina della mia guida turistica del Brasile c’è un’immagine del Cristo redentore, la gigantesca statua che domina Rio de Janeiro. Non sono ancora salita a visitare la statua, ma l’ho osservata da lontano. Mi trovo a Rio perché un gruppo di giovani ebrei brasiliani ha scoperto di aver creduto a tutta una serie di bugie su Israele. Non conoscevano la Nakba (l’esodo palestinese) ed erano convinti che Israele avesse sempre cercato la pace. Pensavano che i palestinesi fossero trattati bene e che l’occupazione fosse casuale. E così mi hanno invitata per contribuire al loro percorso di ricerca della verità. Alcuni esponenti della comunità discendono da ebrei cacciati dalla Spagna e dal Portogallo a partire dal 1492. Altri appartengono a famiglie fuggite dalle persecuzioni in Russia e in Polonia. Molti sono figli e nipoti delle vittime dell’Olocausto, e altri ancora sono arrivati dall’Egitto. Oggi fanno tutti parte di quella società di immigrati che è il Brasile, o per
essere più precisi della società di immigrati-coloni-schiavi liberati, perché non bisogna dimenticare gli abitanti indigeni di queste terre decimati dalle guerre e dalle malattie portate dall’uomo bianco. Gli ebrei brasiliani avrebbero potuto andare a vivere in Israele, ma hanno preferito continuare la tradizione della diaspora. Come il Cristo redentore, Israele ha proteso le sue braccia per accoglierli, diventando parte della loro identità di ebrei ma non la loro casa.

LIBIA – Attentato all’ambasciata / Almeno due persone sono rimaste gravemente ferite il 23 aprile nell’esplosione di un’autobom-ba davanti all’ambasciata francese di Tripoli, scrive il Lybia Herald. L’attentato non è stato rivendicato ma, come fa notare il sito libico, "Al Qaeda nel Ma-ghreb islamico aveva minacciato la Francia dopo il suo intervento in Mali".

EGITTO – II 19 aprile, 82 persone sono rimaste ferite negli scontri tra sostenitori e avversari del presidente Mohamed Morsi al Cairo. Due giorni dopo si è dimesso il ministro della giustizia Ahmed Mekki.

IRAQ – Almeno 27 persone sono morte il 23 aprile negli scontri tra manifestanti sunniti e forze dell’ordine a Huweija.

MAROCCO – Washington con i sahrawi . El Watan, Algeria / "Scontro tra Rabat e Washington", titola il quotidiano algerino El Watan. Perla prima volta nella storia del conflitto sul Sahara Occidentale, gli Stati ,.anche il monitoraggio della situazione dei diritti umani nei territori sahrawi. È una "doccia fredda" per Rabat, che ha deciso di cancellare un’esercitazione militare congiunta tra Stati Uniti e Marocco. Quest’estensione del mandato, su cui il Consiglio di sicurezza dell’Orni vota il 25 aprile, è da sempre una pressante richiesta del Fronte Polisario e, se dovesse essere approvata, rappresenterebbe "un duro colpo" alla pretesa marocchina di sovranità sul Sahara Occidentale. Secondo il sito marocchino d’opposizione Lakome, la nuova risoluzione sarebbe una svolta storica: "Mentre oggi sono intimiditi, torturati e picchiati dalle forze dell’ordine marocchine, sotto la tutela delle truppe dell’Onu i rappresentanti delle organizzazioni indipendentiste potranno riunirsi, creare nuovi mezzi d’informazione e accedere a uno spazio politico senza precedenti"

SIRIA – Le dimissioni di Al Khatib / Muaz al Khatib, il presidente della Coalizione nazionale siriana, si è dimesso per la seconda volta, scrive The National, per dimostrare la sua frustrazione di fronte al rifiuto dei paesi amici della Siria di intervenire militarmente. L’incarico di Al Khatib sarà ricoperto da George Sabra. In Siria i combattimenti sono intensi a Damasco, nei sobborghi di Jdaidet Artouz e di Jdaidet al Fadel, e intomo ad Al Qusayr, al confine con il Libano, dove l’esercito è appoggiato da Hezbollah. Il 23 aprile due vescovi ortodossi sono stati rapiti nella provincia di Aleppo, ma sono stati liberati poche ore dopo.

BAHREIN – Contro la Formula uno / Anche quest’anno il Gran premio di Formula uno del Bahrein si è svolto tra le proteste dell’opposizione. Il 21 aprile i manifestanti (nella foto, proteste a Sana-bis) hanno bloccato le strade, mentre la polizia è intervenuta in una scuola con i gas lacrimogeni, scrive The Daily Star. Secondo il partito d’opposizione Al Wefaq, 43 persone sono state arrestate e una decina è stata ferita nelle violenze. Da febbraio è in corso un tentativo di dialogo nazionale, in cui i rappresentanti del governo e dell’opposizione cercano di delineare una serie di riforme concordate.

COSTA D’AVORIO – II 21 aprile si sono svolte le elezioni amministrative. Alcune persone sono rimaste ferite negli incidenti scoppiati dopo il voto.

ASIA & PACIFICO
INDIA – La scusa del porno. La diffusione della pornografia favorisce l’aumento delle molestie sessuali e degli stupri? Il tema è in discussione in India, dove la corte suprema ha ricevuto un’istanza che chiede di rendere l’uso della pornografia – come la sua pubblicazione e la distribuzione, già illegali in India – un reato che non prevede la libertà su cauzione. Le denunce di stupro sono in aumento in India e il caso di una bambina di 5 anni rapita il 15 aprile a New Delhi e stuprata ha provocato una nuova ondata di proteste nella capitale. Secondo l’istanza, presentata da un avvocato, la violenza contro le donne sarebbe favorita dal numero spropositato di contenuti pornografici disponibili online. Secondo Google Trends, dal 2004 al 2013 le ricerche della parola "pomo" in India sono quintuplicate. "Sulla maggiore accessibilità dei video porno rispetto a una volta non ci sono dubbi", scrive il settimanale Open, "ma che questo favorisca la violenza contro le donne è un salto logico. Molti studi condotti negli Stati Uniti, infatti, dimostrano l’esatto contrario

PAKISTAN – Manette per Musharraf / Il 19 aprile il generale Pervez Musharraf, presidente del Pakistan dal 1999 al 2007, è stato arrestato. Musharraf è accusato di aver tenuto in arresto per sei mesi alcuni giudici nel 2007, dopo aver imposto lo stato d’emergenza. Un reato giudicato come alto tradimento. Ma il governo ad interim, incaricato di portare il paese al voto l’u maggio, non intende processarlo perché non rientra tra i suoi compiti. Sarà il nuovo governo a decidere.

BANGLADESH – Un’elezione strategica / Il 22 aprile il parlamento del Bangladesh ha eletto Abdul Ha-mid (nella foto), nuovo presidente in sostituzione di Zillur Rah-man, morto il 20 marzo. Dal 1991, quando il Bangladesh è diventato una repubblica parlamentare, la figura del presidente è quasi esclusivamente simbolica, ma in un momento di transizione come questo – il paese andrà alle urne nel gennaio del 2014 – può assumere un valore decisivo. Hamid è noto per la sua vicinanza ai partiti all’opposizione e potrebbe trovarsi a mediare tra i due principali schieramenti, scrive Dawn. Il Partito nazionalista del Bangladesh, il principale partito all’opposizione, ha minacciato di boicottare il voto se non si terrà sotto un governo di transizione.

HONG KONG – Portuali in sciopero / Dal 24 marzo centinaia di lavoratori portuali di Hong Kong sono in sciopero per chiedere un aumento del salario, fermo da quindici anni, e migliori condizioni di lavoro. Lo sciopero è il più imponente degli ultimi anni, scrive Asia Sentinel, e rischia di avere ripercussioni internazionali dato che l’azienda al centro della disputa è parte della Hutchinson international, il maggiore operatore portuale del mondo.

COREA DEL NORD – Sforzo diplomatico / Diminuito l’allarme per un imminente attacco da parte della Corea del Nord, i diplomatici di Seoul, Tokyo e Washington stanno lavorando per far tornare la calma nella penisola. I missili Musudan sono sempre pronti al lancio sulla costa orientale della Corea del Nord, ma il 20 aprile l’Asahi Shimbun ha scritto che Pyongyang sarebbe pronta a dialogare con Pechino. Quattro giorni prima Pyongyang aveva posto delle condizioni per avviare i colloqui con gli Stati Uniti sul suo programma nucleare giudicate però inaccettabili da Washington. Il 23 aprile, durante una conferenza stampa, un alto generale dell’esercito cinese ha rivelato che la Corea del Nord potrebbe procedere con un quarto test nucleare
AFGHANISTAN – II 22 aprile i ribelli taliban hanno rapito dieci stranieri, in maggioranza turchi, nella provincia di Logar. Viaggiavano su un elicottero costretto a un atterraggio d’emergenza dopo un’avaria.

BIRMANIA – II 22 aprile l’Unione europea ha revocato tutte le sanzioni nei confronti del paese, con l’eccezione dell’embargo sulle armi.

TAIWAN – II ministero della giustizia ha annunciato il 19 aprile l’esecuzione di sei condannati a morte. Sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco mentre erano sotto anestesia.

 

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