10603 VIZI CICLICI,INCARNATI DA UOMINI DIVERSI CON LO STESSO CINISMO di Pier Paolo Pasolini.

20130428 12:50:00 guglielmoz

Noi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero. Se l’Italia avesse cura della sua storia, della sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono dal nulla, sono il portato di veleni antichi, di metastasi invincibili, imparerebbe che questo Paese speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al culo, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale. : Scritti corsari, 1975.

UN PIATTO AVVELENATO
Chissà come devono sentirsi gli otto milioni e mezzo di elettori del Pd che lo scorso febbraio avevano pensato di votare contro Berlusconi e che ora si ritrovano al governo proprio con il Pdl di Berlusconi. Un tradimento politico che non ha precedenti nella storia repubblicana, sancito solennemente dal presidente Giorgio Napolitano, vero, unico, grande regista dell’operazione quando stringendo a sé come un figlioccio che deve fare il bravo il premier Enrico Letta ha detto e ribadito che questo è un “governo politico” sancito da “un’intesa politica”. Che poi questo ibrido mostruoso degno del dottor Frankenstein sia ingentilito da un qualche nome di prestigio in più (Emma Bonino, Fabrizio Saccomanni) e da qualche impresentabile in meno è la conferma dell’imbroglio. L’assenza dei pezzi da novanta, da Brunetta a Schifani, da Monti a D’Alema non è una buona notizia per il nipote di Gianni Letta (zio molto presente nelle trattative) perché non offre sufficiente riparo politico al governo politico che, in men che non si dica, potrebbe trovarsi ridotto a rango di governo balneare. Molto dipende da Berlusconi che ha già piazzato il fido Alfano su due poltrone (vicepremier e ministro degli Interni) tanto perché si sappia che comanda davvero. E anche se la Giustizia è toccata al “tecnico” Cancellieri, al Caimano giustamente preoccupato per l’esito dei suoi numerosi processi non mancheranno gli interventi da larghe, anzi larghissime intese di Csm, Cassazione e Consulta. Ancora una volta, l’uomo di Arcore “a un passo da piazzale Loreto” (Giuliano Ferrara), grazie al suicidio del Pd e agli errori di Grillo (non votare Prodi) può giocarsi due carte pesanti. Sfruttare il più a lungo possibile la svolta di Napolitano e approfittare fino all’osso di un governo di cui è azionista di riferimento. Oppure condurre fino in fondo la battaglia per l’abolizione dell’Imu: formidabile calamita di voti nel caso decidesse di staccare la spina e di prendersi tutto il piatto con le elezioni anticipate già nel prossimo autunno. Lo stesso non si può dire dei Democratici, costretti a cantare viva Napolitano e a portare la croce. Il governo Letta è una vera e propria bomba a orologeria per un partito in dissoluzione, con la base in rivolta e che in Parlamento sarà costretto a cogestire i problemi personali dell’ex nemico. Una delegazione di basso profilo completa la tragedia. Il resto, il rinnovamento generazionale, la bella storia di Josefa Idem campione di governo e la novità di un ministro dell’Integrazione di colore, Cécile Kyenge servono solo ad addolcire un piatto avvelenato. di Antonio Padellaro

COSÌ IL PD SI CONSEGNA A B. E TRADISCE I SUOI ELETTORI . FIGURE DI SECONDO PIANO IN MINISTERI MARGINALI
Noi e il Pd avevamo sottoscritto un patto di fronte a milioni di italianichecidiceva: andate a governare per tirare fuori l’Italia dal berlusconismo, non per abbracciare Berlusconi”. Nichi Vendola davanti ai microfoni del Tg3 descrive una realtà amara, che ieri ogni dirigente democratico cerca di cancellare e di rimuovere. Lui con Sel è passato all’opposizione. Il Pd è andato a fare le larghe intese. Un governo “politico” come lo ha voluto definire con tutto il suo peso il presidente Napolitano con il Pdl. Quello che Bersani – e a turno ogni rappresentante del Pd – aveva promesso che non ci sarebbe mai stato.

ALLA FINE , sono nove i ministri in quota democratica (oltre al premier) . Perlopiù ministeri minori e politici non di primo piano. Divisi tra correnti, tecnici e facce nuove. C’è il bersaniano ex comunista, il sindaco di Padova, Flavio Zanonato, il Giovane Turco, Andrea Orlando, il capo corrente di Area Dem, Dario Franceschini, il renziano, Graziano Delrio. E poi, il direttore dell’ Enciclopedia Treccani, Massimo Bray, uomo di Massimo D’Alema (e anche di Giuliano Amato), il rettore dell’università Sant’Anna di Pisa, Maria Chiara Carrozza, legata alla famiglia Letta, la campionessa olimpica Josefa Idem (vicina a Bersani), Carlo Trigilia (Italianieuropei). E CecileKyenge,neodeputata,fuoridal gioco delle correnti. Basso profilo, fuori tutti i big. “Il Pd ha fatto un’operazione politica precisa”, spiega Luigi Zanda, capogruppo al Senato.

In ballo fino a ieri mattina c’erano anche D’Alema, Finocchiaro e Amato. Qualche ambizione la vantava pure Marini. Letta l’aveva detto in tutti i modi che voleva un governo di quarantenni. Poi ha visto Pier Luigi Bersani, che sostanzialmente gli ha garantito il suo sostegno, ma ha anche ribadito la necessità di tenere fuorigli“impresentabili”.“Informa il Pdl che non farai il governo a tutti i costi”, gli avrebbe detto. Asse rinsaldato tra i due, almeno per ora. Tanto che i bersaniani, Stumpo e Zoggia si affrettano a definire nel nome del “rinnovamento” e del “cambiamento” l’operazione-Letta. Mostrano entusiasmo i deputati di Area Dem. “Bravo Letta, fatte scelte non scontate”, dice Antonello Giacomelli, braccio destro di Franceschini. Lui, il neo Ministro per i Rapporti con il Parlamento commenta su Twitter: “Se un amico, vero, chiede una mano in un’avventura così difficile si risponde di sì. Anche caricandosi il lavoro più difficile e meno visibile”. Dopo la delusione della mancata presidenza della Camera e la bocciatura del suo candidato,Franco Marini, al Quirinale, una soddisfazione. Il trio che ha gestito l’ultima fase politica del Pd è diversamente rappresentato: Enrico Letta a Palazzo Chigi, a Franceschini un ministero e in quota Bersani persone non troppo esposte. L’altro polo del Pd è – appunto – renziano. Storia a parte quella dei Giovani Turchi. Avevano dichiarato che un governo così non lo volevano. Si erano persino astenuti nel voto della direzione che dava la delega in bianco a Napolitano. “Avrei preferito che Letta non me lo chiedesse, ma me l’ha chiesto – commenta il neo ministro all’Ambiente, alla tutela del mare e al territorio, Orlando (che appunto s’era astenuto) – è un governo non eccessivamente appesantito, che rappresenta anche un cambiamento. E allora, perché riesca, meglio esserci che non esserci”. Poi spiega: “Avevo sostenuto che era più utile Stefano Fassina”. Mettendo il più “politico” della corrente, Letta prova a disinnescarli. Difficile pensare che Fassina potesse entrarci, visto che è su posizioni diametralmente opposte sui temi economici e del lavoro del neo Premier.

POI, C’È ANCHE chi sostiene che è stato lasciato fuori perché è uno dei nomi spendibili – insieme a Guglielmo Epifani – come reggente del Pd. Per un riequilibrio del partito a sinistra, fino al congresso, insieme a un comitato collegiale. Resta da capire cosa resterà del Pd da qui al congresso. E del governo. “Reggente del Pd? Forse auto – reggente”, ha scherzato ieri sera Renzi. Ribadendo che lui il segretario non lo vuol fare perché è più adatto “ far funzionare le cose”. Da Palazzo Chigi. Ennesimo avvertimento a Letta, se ce ne fosse bisogno. “Una parte del Pd ha preferito vincere le primarie, piuttosto che le elezioni”. Ancora il Sindaco. Domani alle 9 c’è l’assemblea dei gruppi parlamentari per decidere se dare la fiducia. Solo Civati annuncia battaglia. Gozi e Puppato si sono ammorbiditi. Gira un documento del disagio in cui si dice che la battaglia sarà condotta dopo, sulle leggi. Possibili adesioni della Zampa e di Mineo. Ma c’è l’incognita giovani. E la variabile vendette trasversali. di Wanda Marra

 

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