10444 IL CONSIGLIO DI STATO BOCCIA LE BOLLETTE DELL’ACQUA: MANDIAMOLI A CASA

20130201 11:43:00 guglielmoz

[b]LA TRUFFA DELL’ACQUA
IL CONSIGLIO DI STATO BOCCIA LE BOLLETTE DELL’ACQUA: «NON TENGONO CONTO DELLA VOLONTÀ ESPRESSA DAI CITTADINI» CON IL REFERENDUM. E SOPRATTUTTO HANNO MAGGIORAZIONI NON DOVUTE.[/b]

[b]DIRITTI:[/b] Con il famoso decreto 201, il cosiddetto Salva-Italia (6 dicembre 2011) IL NEONATO GOVERNO MONTI affidava l’acqua all’Autorità per l’energia elettrica e il gas.

Le bollette dell’acqua ‘non sono coerenti’ col quadro normativo uscito dal referendum del 12-13 giugno 2011. Lo dice in Consiglio di Stato in un parere all’Authority per l’energia, giudicando ‘in contrasto’ col referendum il criterio della ‘adeguatezza della remunerazione dell’investimento’ per determinare la tariffa. L’Authority dovra’ tenerne conto per la adozione del nuovo sistema.Il consiglio di stato ricorda in sostanza che il 7% di aumento sulle bollette, legato alla remunerazione del capitale investito, e’ stato applicato dal 21 luglio 2011 al 31 dicembre 2011 nonostante l’esito referendario.

Per i giudici amministrativi la maggioranza del 7% destinata ai gestori come remunerazione al capitale investito andava abolita. Intanto l’Autorità si inventa un nuovo balzello.

[b]IL RICATTO DELLA SETE. [/b]

Con il famoso decreto 201, il cosiddetto Salva-Italia (6 dicembre 2011) IL NEONATO GOVERNO MONTI affidava l’acqua all’Autorità per l’energia elettrica e il gas. Aeeg. Per non sapere né leggere né scrivere l’Autorità, chiamata così in causa, si rivolgeva al Consiglio di stato per un parere sulle tariffe. Si poteva trascurare l’esito del referendum del 2011? O bisognava prenderlo sul serio, alleggerendo le tariffe del 7% di «remunerazione del capitale» che il referendum prendeva di mira? Nell’attesa del responso l’Autorità prendeva per buoni i bilanci dei gestori che mantenevano il 7%, occultandolo in qualche forma. Veniva suggerito di scrivere «costo della risorsa finanziaria» invece di «remunerazione del capitale». Ora il consiglio di stato ha risposto «confermando quanto precedentemente affermato dalla Corte Costituzionale: dal 21 luglio 2011, data di proclamazione della vittoria referendaria, la remunerazione del capitale investito doveva cessare di essere calcolata in bolletta». Parlare di risorsa finanziaria invece che di remunerazione del capitale non è solo un gioco di parole per confondere le masse e mantenere tutto immutato, strizzando l’occhio agli amici informati e ai loro amici, industriali e banchieri. C’è anche dell’altro, molto preoccupante. Si prefigura, nel sistema di grandiosi investimenti idrici che si renderanno forse necessari nel futuro e per i quali potrebbe servire un finanziamento altrettanto grandioso, anche quale sarà l’autore degli interventi; anzi se ne scrive già il nome: «RISORSA» e il cognome: «FINANZIARIA»; insomma un mago della finanza; uno di quelli che presta oggi e si fa pagare per tutti gli anni seguenti, tenendo un elegante cappio intorno al collo del debitore che è una città, una regione intera. In questo caso idrico il contratto-ricatto sarà anche più efficace e pulito perché costringerà alla sete l’intera popolazione, lesinando anche la goccia d’acqua a chi si rifiuterà di pagare. Senza saperlo abbiamo allora raggiunto un giorno felice? La maggioranza della popolazione potrebbe davvero fare festa; i 27 milioni di sì del 12-13 giugno 2011 potrebbero essere contenti di avere vinto allora e della conferma autorevole delle proprie buone ragioni. Per una volta si potrebbero trascurare le abituali cattive notizie che ci perseguitano. Solo che poche persone lo verranno a sapere… L’acqua pubblica non piace alle grandi agenzie di notizie che dunque non le danno soverchio spazio, provoca il prurito al grande padronato che amministra i giornali e che sull’acqua privata ci contava; distrae i partiti, che in larga maggioranza considerano uomini e donne come pecore da contare, soprattutto in tempo di elezioni. E pensano all’acqua, bene pubblico, come a una tematica as-sai strana che in definitiva è loro estranea.

( di Gugielmo Ragozzino “ Il Manifesto 01 02 13 )

[b]ILLEGITTIMO A OGNI COSTO
IL CONSIGLIO DI STATO BOCCIA LE BOLLETTE DELL’ACQUA: «NON TENGONO CONTO DELLA VOLONTÀ ESPRESSA DAI CITTADINI» CON IL REFERENDUM. E SOPRATTUTTO HANNO MAGGIORAZIONI NON DOVUTE. [/b]

Nell’ultimo anno a mezzo gli italiani hanno pagato bollette dell’acqua appesantite da un rincaro del 7% destinato ai gestori. Un rincaro giudicato adesso illegittimo dal Consiglio di Stato, convinto che non sia stata rispettata la volontà espressa dagli italiani quando, con i referendum di giugno del 2011, oltre a pronunciarsi contro la privatizzazione dell’acqua decisero di abrogare anche la remunerazione del capitale investito dai gestori. Per l’appunto quel 7% che da 18 mesi rende ingiustamente più pesanti le bollette.
Quello espresso dai giudici di palazzo Spada è un parere destinato ad avere conseguenze immediate sulle tasche dei cittadini e degli oltre cento gestori (per parlare solo dei principali) che ora potrebbero essere costretti a rimborsare il tributo incassato. Potrebbero, perché come spesso accade con le cose italiane, un nuovo balzello è già stato preparato dall’Autorità per l’Energia elettrica e il gas, a cui spetta il compito di formulare le tariffe dell’acqua. Ma andiamo con ordine.
A giugno del 2011 27 milioni di italiani decidono che l’acqua deve essere un bene pubblico e che la quota pagata ai privati per gli investimenti fatti – il famoso 7% previsto dal comma 1 dell’articolo 154 decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 – va abrogata. Un mese dopo, il 21 luglio del 2011, l’esito del referendum diventa ufficiale. Da quel momento, in teoria, la voce che sulla bollette indica la remunerazione del capitale investito non avrebbe dovuto esserci più, ma così non è stato.
Nel frattempo l’Autorità per l’energia e il gas, chiamata a fissare le nuove tariffe dell’acqua, chiede al Consiglio di Stato come comportarsi con quella maggiorazione che continua a gonfiare le bollette degli italiani. E in attesa che i giudici amministrativi si pronuncino alla fine dell’anno scorso, il 28 dicembre, fissa i nuovi prezzi inserendo nelle bollette una voce nuova: relativa questa volta agli oneri finanziari calcolati in un 6,4% destinato sempre ai gestori. E come se non bastasse stabilisce la retroattività delle nuove tariffe.
Il parere del Consiglio di Stato adesso dà ragione a quanti, come il Forum del movimenti per l’acqua, hanno sempre sostenuto l’illegittimità del balzello. E che adesso si preparano a contestare anche la nuova tassa decisa dall’Autorità. «Quello che i cittadini hanno pagato è illegittimo e i gestori non hanno più alibi: devono ricalibrare le bollette», commentava ieri il Forum dopo il pa-_ rere espresso dal Consiglio di Stato. Proprio per contestare quel 7% indebito nei mesi scorsi è stata organizzata una campagna di «obbedienza civile» alla quale hanno aderito decine di migliaia di famiglie che, al momento di pagare la bolletta, detraggono la percentuale ritenuta ingiusta.
La battaglia adesso potrebbe spostarsi proprio sulla nuova tariffa decisa dall’Autorità che, per il Forum, altro non sarebbe che il vecchio tributo «reintrodotto sotto mentite spoglie». Contro il quale stanno già preparando un ricorso al Tar della Lombardia. «La decisione del Consigli di Stato – prosegue il Forum – rafforza la necessità di rispettare il referendum e delegittima le scelte che hanno guidato l’Autorità nella formulazione delle nuove tariffe».

( di Leo Lancari da “ Il Manifesto 01 02 13)

[b]Codacons: Consiglio di Stato boccia l’aumento dell’acqua[/b]

Il Consiglio di Stato ha bocciato l’aumento del 7% sulle bollette dell’acqua, legato alla remunerazione del capitale investito, definendolo non «coerente» con il quadro normativo uscito dal referendum del 12-13 giugno 2011. Lo fa sapere il Codacons rilevando come il criterio «dell’adeguatezza della remunerazione dell’investimento» è «in contrasto» con il referendum. Ora, aggiunge l’associazione, «i soldi indebitamente incassati dai gestori dal 21 luglio 2011 (data di proclamazione della vittoria referendaria) vanno immediatamente, ossia nella prima bolletta utile, restituiti al consumatore con tanto di interessi legali, altrimenti scatteranno le azioni legali».

Secondo il Codacons, però, va rivista anche la nuova delibera dell’Authority del 28 dicembre 2012, eliminando il riconoscimento di costi a priori e l’aggiornamento automatico dei costi operativi all’inflazione. Un conto, sostiene l’associazione dei consumatori, è che la tariffa copra tutti gli effettivi aumenti di costi legati all’aumento reale dei prezzi pagati dai gestori, un conto è prevedere, ex ante, un meccanismo di indicizzazione dei prezzi che reintroduce, surrettiziamente, quanto il Consiglio di Stato ha definito illegale.

 

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