10308 Il dibattito del seminario sulla diffusione e l’insegnamento della lingua e cultura italiana all’est

20121208 12:58:00 redazione-IT

[b]Gli interventi dei deputati del Pd Ghizzoni, Garavini, Narducci e dei consiglieri Conte (Svizzera), Mangione (Usa), Marzo (Belgio), Santellocco (Algeria), Cretti (Fusie), Siena (Cile), Schiavone (Svizzera) e Tabone (Francia)[/b]

ROMA – La seduta pomeridiana del seminario del Cgie dedicato alla promozione della lingua e cultura italiana all’estero si è aperto con la relazione di Tommaso Conte (Germania) che ha parlato a nome della Commissione Scuola e Cultura.

Il consigliere ha in primo luogo sottolineato come a tutt’oggi i corsi all’estero per i discendenti di italiani siano in grave difficoltà a causa della mancanza di risorse. Un ridimensionamento del contributo pubblico che, per Conte, rende ancora più necessaria una profonda riforma del sistema volto alla diffusione della lingua e cultura italiana all’estero che consenta, ad esempio, un migliore coordinamento delle iniziative attivate in questo campo e la creazione di un nuovo soggetto di programmazione dell’intervento linguistico culturale. Conte ha poi segnalato come nel 2012 si registri, a causa della costante riduzione delle risorse pubbliche, sia un netto calo degli alunni di lingua italiana assistiti dall’Italia in diversi paesi, ad esempio in Australia, Belgio, Svizzera e Brasile, sia un abbassamento della qualità del processo formativo. Il consigliere si è poi soffermato sulla riduzione degli insegnanti di ruolo all’estero, i milioni risparmiati solo in parte sono stati riversati sui corsi, e sull’esigenza di controllare, attraverso strutture specializzate esterne, il lavoro svolto dagli enti gestori. Conte ha inoltre auspicato il passaggio dall’attuale cadenza annuale nell’erogazione dei contributi per gli enti gestori, ad una programmazione triennale in modo che ogni ente abbia la possibilità di disegnare per tempo la sua attività didattica e agli impegni presi con le banche. Il consigliere ha infine ipotizzato la reintroduzione dei Piani paese, uno strumento che permetterebbe di evidenziare i bisogni specifici dei vari paesi per un’equa distribuzione dei fondi.

Della necessità di ripensare in maniera più generale il sistema di promozione della lingua e della cultura italiana all’estero ha parlato anche il presidente della Commissione Cultura della Camera Manuela Ghizzoni che ha spiegato come questa modifica sia resa necessaria anche dal mutato contesto della nostra emigrazione. Comunità di seconda e terza generazione che presentano esigenze diverse rispetto al passato e vedono l’italiano come una seconda lingua. La Ghizzoni ha inoltre evidenziato la necessità sia di formare docenti su alti livelli e con dati omogenei, sia di garantire una trasparente gestione amministrativa degli enti gestori.

E’ stata poi la volta della deputata del Pd Laura Garavini, eletta nella ripartizione Europa, che ha sottolineato come l’organizzazione di questo seminario rappresenti la testimonianza dell’ottima forma del Cgie “Sto lavorando da alcuni mesi – ha annunciato la Garavini- ad una proposta normativa che va nella direzione di ripensare l’offerta della lingua e cultura italiana all’estero, e credo che le indicazioni emerse in questa sede, quando parlate di coordinamento, supervisione, professionalizzazione del corpo docente e superamento dell’ottica dell’emergenza, possano essere utili”. “Nella mia proposta – ha spiegato la deputata del Pd – ripenso la forma degli istituti italiani di cultura in chiave di agenzia. Un’agenzia che rimanga pubblica e sempre inquadrata nel’alveo del ministero degli Esteri, ma che, grazie ad un’agile struttura, possa reperire anche altre risorse pubbliche, come ad esempio quelle dei paesi dove opera o dell’Unione europea”.

“Nel mondo odierno, – ha affermato il vice presidente della Commissione Esteri della Camera Franco Narducci – che sposta sempre più ricchezza dall’occidente verso oriente, chi ha responsabilità istituzionali e politiche, è chiamato a riflettere sull’aspetto cruciale della promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo”. “Oggi – ha aggiunto Narducci dopo aver ricordato la complessa situazione del Mae che gestisce la promozione culturale all’estero attraverso due diverse direzioni generali – il nostro patrimonio culturale e la nostra lingua accompagnano il sistema Paese e quindi rappresentano due aspetti della competizione globale. Noi – ha proseguito il deputato del Pd eletto nella ripartizione Europa – non possiamo più andare avanti con questa pluralità di interventi, una ricchezza che in passato ci ha aiutato a mantenere vive le nostre radici. Dobbiamo dunque compiere un passo avanti verso la riforma e mettere a frutto le esperienze fatte a partire da quelle dei vari ministeri, del Parlamento e delle Regioni”. Narducci, dopo aver sottolineato che i tagli alle risorse derivano anche dall’immobilismo nella realizzazione di riforme strutturali in questo settore, ha infine auspicato il ripristino dei Piani Paese.

Ha poi preso la parola il vice segretario generale per i Paesi Anglofoni Silvana Mangione che ha illustrato i modelli di intervento utilizzati in alcuni paesi anglofoni. “Noi – ha spiegato la Mangione – inseriamo i corsi nell’orario curriculare delle scuole dicendo loro che siamo pronti a contribuire al materiale o la pagamento dei loro insegnanti per tre anni. Alla fine di questo periodo saranno loro ad organizzare i corsi mentre noi ne creeremo degli altri. Questo ha un effetto moltiplicatore e porta veramente alla certezza che non solo partecipino i bambini italiani e i discendenti degli italiani, presenti ovviamente in quelle scuole, ma che vi sia anche il moltiplicatore della creazione di italofoni e italofili. Questa realtà è più presente negli Stati Uniti e in Canada. A questo – ha continuato la Mangione – noi aggiungiamo gli accordi con gli Stati, con le città, con le contee e le autorità scolastiche locali. Il nostro problema è che ci sono paesi che non accettano l’abilitazione italiana all’insegnamento e quindi bisogna trovare dei modi per riuscire a superare questo ostacolo”. La Mangione ha poi evidenziato la necessità di non cercare di applicare le stesse ricette per la promozione linguistica e culturale in tutti i paesi in quanto ogni realtà presenta le sue eccellenze e specificità. Il vice segretario generale per i Paesi Anglofoni ha inoltre auspicato sia la creazione da subito di un coordinamento per la promozione culturale e linguistica, in attesa che venga attivata una specifica agenzia, sia la realizzazione da parte della Rai di una serie di lezioni sulla lingua italiana per bambini e adolescenti.

Dal canto suo il giornalista e scrittore Federico Guiglia, dopo aver evidenziato che l’italiano non è una lingua nazionale ma universale, ha proposto la creazione di una comunità internazionale italofona, magari presieduta da uno straniero, che metta insieme i paesi e le personalità che parlano italiano o che si sentono vicini alla nostra lingua. Guiglia ha anche auspicato la nascita all’estero di un’università italiana che potrebbe avere sede in Sud America, ad esempio a Montevideo dove già opera una scuola italiana organizzata come un campus.

Dopo l’intervento di Fernando Marzo (Belgio) che ha parlato della possibilità di utilizzare per gli enti preposti alla diffusione della nostra lingua all’estero le certificazioni telematiche di qualità della Comunità Europea, Giuseppe Napoli della Regione Friuli Venezia Giulia ha sottolineato come nel mondo tanti friulani non parlino italiano ma il dialetto della famiglia d’origine. Una lacuna che la Regione cerca di superare attraverso le associazioni friulane all’estero che promuovono l’italiano e le università che portano in Friuli i corregionali all’estero che vogliono imparare la nostra lingua. Napoli a anche segnalato come purtroppo a tutt’oggi l’italiano venga considerato a Bruxelles come una lingua di serie B.

“La lingua italiana – ha affermato il presidente della Commissione Formazione, Impresa, Lavoro e Cooperazione Franco Santellocco – deve raggiungere anche un pubblico culturalmente lontano,ma sensibilmente aperto a ciò che è il made in Italy che si propone nel mondo con le sue eccellenze ampiamente diversificate. Ecco dunque la necessità di individuare quegli elementi che possano rappresentare un’esperienza umana condivisibile propria della cultura italiana e della sua lingua”. Santellocco ha inoltre ricordato la firma del 2006 di un accordo bilaterale culturale fra Italia ed Algeria che portò all’apertura della scuola italiana di Algeri. “Oggi – ha precisato Santellocco – la scuola si è ampliata ed ha cambiato più volte sede, e ora oltre agli studenti italiani ci sono figli di spagnoli e di altre nazionalità, e questo perché hanno saputo che la scuola italiana di Algeri è un eccellenza”. Santellocco ha poi sottolineato come questa scuola, che riceve dal Mae un contributo minimo, rappresenti un esempio di come si debbano trovare risorse attive per sostenere la politica linguistico culturale.

“Le potenzialità della cultura italiana sono enormi – ha dichiarato Giangi Cretti (Fusie) – ma noi siamo esperti nel distruggerle. Ogni qual volta si affronta la questione della proiezione all’estero si parla di fare sistema, ma poi non lo facciamo. Ma è fuor di dubbio che bisogna fare sistema con una strategia che deve essere ponderata sulla base di analisi. In buona sostanza – ha puntualizzato Cretti – l’italiano fuori dai confini nazionali viene apprezzato soprattutto per il piacere personale. Da questo dovrebbero discende delle strategie mirate volte, o a far affermare questa tendenza, o far prevalere l’aspetto dell’economia e del made in Italy”.

Dopo le parole di Primo Siena (Cile) che ha depositato agli atti un documento sulla necessità di rinnovare la normativa delle istituzioni scolastiche private all’estero rispettando la specifica morfologia, il consigliere Michele Schiavone (Svizzera) ha sottolineato il rischio che il rapporto linguistico fra l’Italia e le nuove generazioni all’estero possa venire meno, nonostante i nostri connazionali promuovano e facciano vivere la nostra lingua nel mondo. Schiavone ha poi auspicato la creazione di un’agenzia volta anche alla semplificazione delle procedure che interesano chi opera all’estero per la diffusione della lingua e cultura italiana. Da Salvatore Tabone (Francia) è stato infine depositato un documento in cui si chiede, fra l’altro, di investire nella formazione del personale a contratto mediante l’attivazione di una piattaforma digitale da parte del Mae, l’introduzione di certificazioni nei percorsi formativi degli studenti e dei docenti, nonché la riconsiderazione, alla luce degli accordi bilaterali con ogni paese e della reale posizione dell’insegnamento dell’italiano nei curricoli locali, dell’investimento che l’Italia intende portare avanti, stabilendo delle priorità in base alle specifiche situazioni.

(G.M.-Inform/eminews)

 

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