10237 Notizie e curiosità dal mondo 27 Oct 2012

20121027 01:34:00 guglielmoz

ORIENTE E PACIFICO
AMERICHE
AFRICA e MEDIO ORIENTE
EUROPA

ORIENTE E PACIFICO
COREA DEL NORD
Opinioni personali Kim Han-sol nipote di Kim Jongil, ha rilasciato un’intervista all’ex ministra della difesa finlandese Elisabeth Rehn comparsa su YouTube. Kim Hansol, figlio del primogenito del Caro leader, ha 17 anni, è cresciuto a Macao e studia allo United world college di Mestar, in Bosnia. Nell’intervista il ragazzo si augura di poter fare qualcosa per migliorare la vita dei nordcoreani, definisce "dittatore" suo zio Kim Jongun (attuale leader del paese) e parla dei suoi amici sudcoreani. "Molti hanno interpretato le parole di Kim Han-sol come un segnale di apertura da parte di Pyongyang", scrive AsiaSentinel, "ma non è così". Kim Hansol, infatti, fa parte di un ramo della famiglia che è stato allontanato dalla politica e dal paese.
TIMOR LESTE
I caschi blu se ne vanno
La missione di pace delle Nazione Unite a Timor Leste è finita e le forze di polizia torneranno sotto il controllo del governo. "Entro il 15 dicembre 2012 non ci sarà più un solo casco blu", ha fatto sapere Finn Reske-Nielsen, capo della missione Onu che è arrivata nel paese nel 2006 per ristabilire la sicurezza dopo che la crisi politica era sfociata in violenza, scrive Straìts Times.
CINA
Riformare la stampa – iSunAffair, Hong Kong
"In occasione del prossimo congresso del Partito comunista cinese (Pcc), in cui la leadership della Repubblica popolare sarà rinnovata, i commenti del Quotidiano del Popolo, voce ufficiale del partito, saranno identici a quelli preparati per la festa nazionale o per l’annuale riunione plenaria del parlamento", scrive iSunAffair nel primo editoriale della nuova edizione cartacea. Le parole si ripetono uguali nel tempo e nei mezzi d’informazione ufficiali a livello locale, creando assuefazione nei lettori. I giornali non fanno che ripetere che "la Cina è a un punto di svolta", che è "pronta per le riforme". I mezzi d’informazione economicamente indipendenti hanno migliorato la situazione, spiega il direttore Chang Ping. Ma sia in Cina sia all’estero si rischia di rimanere imbrigliati in una trappola che prevede solo due possibilità: lodare o criticare l’operato del partito. "La Cina", conclude Chang, "sta per affrontare alcuni cambiamenti cruciali che riguardano anche il resto del mondo. Per questo la libertà di espressione è più importante del controllo politico, e il benessere nazionale viene prima degli interessi del Pcc.
CINA – Un appello per BoXilai
A due settimane dal congresso del Partito comunista, il destino di Bo Xilai è ancora incerto. L’ex capo del partito di Chong-qing, destinato ai vertici del potere prima di cadere a causa di uno scandalo, è stato espulso dal partito. Settecento accademici ed ex dirigenti del partito, aderenti alla sinistra cinese, hanno presentato un appello al parlamento perché non espella Bo. L’espulsione, infatti, gli toglierebbe l’immunità che lo metterebbe al riparo da una sentenza politicamente motivata. Secondo i firmatari non sono state fornite le prove delle accuse di corruzione e abuso di potere, e il caso è un esempio di violazione delle procedure legali, scrive il South China MorningPost.
GIAPPONE
Okinawa non trova pace.
L’arresto di due marinai statunitensi accusati dello stupro di una ragazza giapponese a Okinawa ha riacceso le proteste dei residenti contro le basi americane sull’isola. Il 22 ottobre la prefettura di Okinawa ha approvato all’unanimità un documento che condanna una situazione da tempo fuori controllo e chiede di rivedere gli accordi tra Tokyo e Washington. L’Okinawa Times scrive che dalla restituzione dell’isola al Giappone nel 1972 sono stati commessi più di 5.700 crimini legati alla presenza dei soldati statunitensi, che costituiscono il 3 per cento della popolazione. "Gli okinawani sono furiosi e questo episodio avrà pesanti ricadute sulla presenza delle basi sull’isola", ha dichiarato il governatore di Okinawa, Hirokazu Nakaima. Secondo Masashi Toguchi, capo della commissione speciale sulle basi dell’amministrazione di Cha-tan, una località dove i militari statunitensi hanno commesso diversi stupri, "la situazione è diventata insostenibile".
GIAPPONE
II ministro della giustizia Keishu Tanaka si è dimesso il 23 ottobre dopo aver riconosciuto i suoi legami con la yakuza, l’organizzazione criminale giapponese
BIRMANIA
II 23 ottobre tre persone sono morte negli scontri tra buddisti di etnia rakhine e musulmani di etnia rohingya a Pandeinkone, nello stato occidentale di Rakhine.
BANGLADESH
II 20 ottobre 723 guardie di frontiera sono state riconosciute colpevoli di aver partecipato a un ammutinamento nel 2009 in cui morirono 74 persone.

AMERICHE
URUGUAY
Aborto depenalizzato 17 ottobre 2012
"II 22 ottobre il presidente José Mujica ha promulgato una legge che legalizza l’aborto", scrive il quotidiano di Montevideo El Pais. Da ora in avanti, la donna potrà interrompere la gravidanza entro la dodicesima settimana di gestazione, dopo aver consultato una commissione formata da ginecologi e psicologi. Nella regione una legge così avanzata sull’aborto esiste solo a Cuba, in Guyana, a Portorico e nel Distretto Federale del Messico. Mujica ha anche annunciato di voler legalizzare la vendita e il consumo di marijuana.
CUBA
FIDEL CASTRO STA BENE
Le voci sulla morte di Fidel Castro sono circolate sui social network per settimane. Il 21 ottobre il quotidiano Granma le ha smentite pubblicando alcune foto e un articolo intitolato "Fidel Castro està agonizando" firmato dall’ex leader cubano, che oggi ha 86 anni. Castro chiama "uccelli del malaugurio" quelli che parlano delle sue cattive condizioni di salute e sostiene di "non ricordare cosa sia un mal di testa". Il lider màxima non appariva in pubblico da fine marzo e da giugno non scriveva su Granma.
COLOMBIA
II 20 ottobre, due giorni dopo l’inizio dei negoziati di pace a Oslo, i ribelli delle Fare hanno ucciso cinque soldati in un attacco nella provincia di Putumayo.
PANAMA
II 23 ottobre il presidente Ricardo Martinelli ha revocato, a causa delle proteste nella città di Colón, una legge che consentiva la vendita di terre statali nella zona franca vicino al canale di Panama.
STATIUNITI
UNA CORSA INCERTA
Il tono combattivo di Barack Obama durante l’ultimo dibattito in tv è il segno che il presidente è indietro nella corsa alla Casa Bianca. Dopo il dibattito, gli strateghi della campagna elettorale di Mitt Romney non hanno mancato di sottolinearlo. "Obama sembra disperato, e infatti sta perdendo terreno", ha detto Eric Fehrnstrom, direttore della comunicazione della squadra di Romney. "Non è il comportamento che ci si aspetterebbe da un presidente", ha aggiunto Stu Stevens, il capo della strategia elettorale del candidato
repubblicano. Dall’altro lato della sala alla Lynn university di Boca Raton, in Florida, il principale stratega del presidente, David Plouffe, è sembrato un po’ sulla difensiva. "È una corsa molto incerta e pensiamo di essere in vantaggio perché abbiamo più voti", ha detto. "La vittoria è a portata di mano". Plouffe e il suo staff puntano tutto su Ohio, Nevada e lowa, tre stati in cui gli uomini di Romney dicono di essere in rimonta. È in questo contesto che si è svolto il dibattito: Obama ha cercato di distinguersi da Romney, spes-
so con battute memorabili. "Stanno chiamando dagli anni ottanta, dicono che rivogliono indietro la loro politica estera", ha detto riprendendo una dichiarazione in cui Romney aveva definito la Russia il maggiore avversario geopolitico degli Stati Uniti. Poi lo ha accusato di cambiare continuamente posizione su Iraq, Afghanistan e Iran e lo ha preso in giro quando si è lamentato perché la marina ha meno navi rispetto a cento anni fa. "Be’, governatore, abbiamo anche meno cavalli e baionette".
GLI ISPANICI PER OBAMA
II tasso di disoccupazione tra gli ispanici che vivono negli Stati Uniti è del 9,9 per cento, più di due punti sopra la media nazionale. E gli stati dove sono più numerosi sono anche i più colpiti dalla crisi immobiliare. Sulla carta questi fattori dovrebbero spingerli a votare per il candidato alla presidenza repubblicano, scrive l’HuffingtonPost. Invece, di fronte alla linea dura sull’immigrazione sostenuta da Mitt Romney, non hanno altra alternativa che votare per Barack Obama. "Negli ultimi trent’anni la popolazione ispanica è cresciuta a ritmo esponenziale e oggi nessun politico può permettersi di ignorare le richieste degli ispanici", scrive l’Economist. "Ogni mese 5omila cittadini ispanici raggiungono l’età minima per poter votare. I repubblicani devono riuscire a proporre una versione del sogno americano adatta al paese che cambia".
Percentuale di ispanici sul totale della popolazione statunitense

AFRICA e MEDIO ORIENTE
MAURITANIA.
A Mauritania è stata l’ultimo paese al mondo ad avere abolito la schiavitù, nel 1981. Ma migliaia di persone vivono ancora in catene. Il governo nega il problema. Gli attivisti di Sos cercano di far conoscere le loro storie. In Mauritania la schiavitù sarà definitivamente sconfitta solo quando il paese saprà di essere finito sotto i riflettori del mondo intero, ha detto l’attivista di un’organizzazione contro la schiavitù al giornalista della Cnn che lo intervistava. Tra Marsiglia e Algeri ci sono 750 chilometri. Mentre tra Algeri e il confine a sud dell’Algeria i chilometri sono 2.000. Tutta l’Africa è grande come Cina, India, Europa, Stati Uniti, Messico e Giappone messi insieme. Sembra incredibile, ma è così. L’Africa è piccola solo nella nostra testa. E il fatto che la nostra percezione delle sue reali dimensioni sia totalmente distorta, spiega meglio di tante parole perché sotto i riflettori del mondo intero la Mauritania, probabilmente non ci finirà mai.
DA SAPERE.
La Mauritania è uno stato indipendente dal 1960. Ha 3,4 milioni di abitanti che vivono su un’area di un milione di chilometri quadrati, in gran parte desertica. Solo lo 0,2 per cento delle terre è coltivabile e l’agricoltura è spesso minacciata dalla siccità. Il 44 per cento della popolazione vive con meno di due dollari al giorno. Il tasso di alfabetizzazione è del 51 per cento, mentre la disoccupazione è al 30 per cento. Nell’indice di sviluppo umano dell’Orni la Mauritania si trova al 159° posto su 187. * II presidente in carica è Mohamed Ould Abdel Aziz, un generale che ha vinto le elezioni nel 2009. L’anno precedente aveva rovesciato con un colpo di stato il suo predecessore, Sidi Ould Cheikh Abdallahi. Nel maggio del 2012 l’opposizione mauritana è scesa in piazza per chiedere le dimissioni di Aziz. Il 13 ottobre 2012 il capo dello stato è stato ferito da un proiettile sparato da una pattuglia militare ed è stato ricoverato in Francia. Secondo il governo si è trattato di un incidente.
CRONOLOGIA
Fin dal terzo secolo il traffico di schiavi provenienti dall’Africa subsahariana si sviluppa nella regione
nordoccidentale del continente. Lo gestisco i mercanti arabi.
1905 L’amministrazione coloniale francese decreta la fine della schiavitù. Ma l’abolizione rimane sulla
carta, in parte a causa della vastità del paese.
1948 Le Nazioni Unite adottano la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, che abolisce la schiavitù a livello internazionale.
1961 Dopo l’indipendenza dalla Francia, la Mauritania adotta una nuova costituzione che preved l’abolizione della schiavitù. Ma la norma resta lettera morta.
1980-1981 II governo abolisce la schiavitù e dichiara che questa pratica non esiste più. Secondo Human rights watch, si è trattato più che altro di un’iniziativa migliorare l’immagine del paese.
1995 Un ex schiavo e un ex padrone fondano il gruppo Sos esclaves; aiutare gli schiavi a fuggire.
2007 Nouakchott approva una legge che rende la schiavitù un reato penale. II massimo della pena sono dieci anni di carcere Finora solo una donna è stata condannata per questo reato. Cnn
AFRICA OCCIDENTALE
Lo spauracchio del golpe
II governo della Guinea-Bìssau sostiene di aver sventato un colpo di stato il 21 ottobre, quando un gruppo armato ha attaccato una caserma vicino alla capitale. La sparatoria ha causato sette morti. Le autorità locali, secondo cui l’attacco era appoggiato dal Portogallo, hanno arrestato varie persone, molte delle quali legate al precedente governo, che era stato rovesciato con un golpe ad aprile, scrive Slate Afrique. Il 21 ottobre, in Benin, la polizia ha reso noto di aver scoperto un piano per avvelenare il presidente Thomas Boni Yayi. Già ad agosto il governo sosteneva di aver sventato un complotto contro lo stato.
STRISCIA DI GAZA
L’emiro in visita
Gli abitanti di Gaza hanno riservato all’emiro del Qatar "un’accoglienza da eroe", scrive The National. Il 23 ottobre Hamad bin Khalifa al Thani è stato il primo capo dì stato estero a visitare la Striscia dal 2007, anno in cui Hamas ne ha assunto il controllo. L’emiro ha annunciato che destinerà 400 milioni di dollari per i progetti locali di ricostruzione. Il 22 e il 23 ottobre sette palestinesi sono morti nei raid israeliani nel nord della Striscia, mentre i militanti palestinesi hanno sparato decine di razzi e colpi di mortaio contro Israele.
DA RAMALLAH
II privilegio della non violenza di Amira Hass
"Mi conceda solo venti minuti", ho detto all’ospite di un mio amico nel villaggio ribelle di Nabi Saleh, in CISGIORDANIA. Gli leggevo in faccia la stanchezza, e c’era da capirlo: la delegazione di solidarietà di cui faceva parte era in viaggio da una settimana. L’ho incontrato venerdì dopo che lui e i suoi avevano assistito alla protesta settimanale contro l’occupazione, brutalmente repressa dall’esercito. Mi interessava molto ascoltare le parole dello statunitense Vincent Harding, 81 anni, storico e amico di Martin Luther King (fu lui a scrivere il famoso discorso di King contro la guerra in Vietnam). Dopo le prime due domande su King e su Obama, Harding ha cominciato a prendermi in giro: "Davvero pensavi che ti sarebbero bastati venti minuti? Guarda che parlo molto lentamente". Allora gli ho rivolto una domanda un po’ provocatoria: "La sua delegazione promuove le attività palestinesi non violente. Ma così non finite per attribuire l’onere della non violenza agli oppressi esentando invece l’occupazione, che è la causa di tutte le violenze?". Questa volta Harding ha alzato il ritmo delle parole: "La non violenza non è un onere, ma un grande privilegio. Per noi, negli anni sessanta, era un modo per costruire una nuova società. È per questo che sono qui. Incitare i palestinesi alla lotta armata sarebbe molto più facile. Ma per sperare nella pace bisogna rinunciare a distruggere un nemico che a sua volta vuole distruggere te".
LIBANO
L’esplosione di un’autobomba a Beirut il 19 ottobre ha ucciso il capo dei servizi segreti della polizia Wissam al Hassan e altre due persone. Nei giorni successivi undici persone sono morte negli scontri tra sostenitori e oppositori del regime siriano nella città libanese di Tripoli. I I funerali di Hassan, il 21 ottobre a Beirut, si sono trasformati in una manifestazione contro il governo. Il primo ministro Najib Miqati si è detto pronto a dare le dimissioni. Stati Uniti ed Europa hanno fatto sapere che temono un vuoto di potere, ma che appoggiano gli sforzi di dialogo nazionale.
SIRIA
Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani le vittime della guerra sono salite a 35mila. Anche se si è detto disponibile ad accettare una tregua, il regime continua ad attaccare i ribelli, in particolare nella città strategica di Maaret al Numan. Ci sono stati nuovi scontri anche al confine con la Turchia.
GIORDANIA
II 22 ottobre il governo ha annunciato l’arresto di undici terroristi di Al Qaeda che preparavano attentati nel paese.
LIBIA
Ventisei persone sono morte e più dì duecento sono rimaste ferite il 20 ottobre nei combattimenti tra forze governative e gruppi armati a Banì Walid.
KUWAIT
Migliaia in piazza
Il 21 ottobre migliaia di kuwaitiani – l’opposizione parla di almeno centomila persone – hanno partecipato alla più grande manifestazione nella storia del paese (nella foto). Protestavano contro una riforma elettorale imposta per decreto che favorisce i candidati vicini al governo, spiega Al Jadida. Un centinaio di persone sono rimaste ferite negli scontri con la polizia, che ha arrestato decine di manifestanti. L’opposizione ha dichiarato che continuerà a scendere in piazza per le riforme e minaccia di boicottare le elezioni anticipate del i dicembre.
SUDAN
Raid aerei su Khartoum
II 24 ottobre quattro aerei militari hanno bombardato una fabbrica di armi vicino alla capitale Khartoum, causando un grave incendio e la morte dì due persone. Il governo ha accusato Israele dell’attacco, scrive Ha’aretz. Secondo la stampa sudanese, l’aviazione israeliana aveva già condotto dei raid in Sudan alla fine del 2011 contro due convogli sospettati di trasportare armi dirette a Gaza.
SUDAFRICA
II 23 ottobre il gruppo GoldFields ha licenziato, alla scadenza di un ultimatum, 8.500 minatori in sciopero.

EUROPA
ISLANDA
La costituzione dei cittadini
II 20 ottobre il 66,9 per cento degli islandesi ha votato sì al referendum non vincolante sulla bozza della nuova costituzione. Il documento è stato elaborato da un consiglio costituzionale composto da 25 comuni cittadini, che hanno tenuto in considerazione anche le proposte e le opinioni arrivate via web, in un inedito esperimento di democrazia virtuale. L’affluenza è stata del 48,7 per cento. Gli elettori hanno risposto sì anche ad altri cinque quesiti, che riguardavano, tra le altre cose, la nazionalizza/ione delle risorse naturali e la riforma della legge elettorale. Un comitato di giuristi dovrà ora esprimere il suo parere sulla nuova costituzione entro due settimane, spiega Fretta-blaòiò, secondo cui "sarà comunque l’Albingi, il parlamento, ad avere l’ultima parola".
UCRAINA
Passivi alle urne
II 28 ottobre gli ucraini andranno alle urne per rinnovare il parlamento. Secondo i sondaggi, con il 30 per cento delle intenzioni di voto il favorito è il Partito delle regioni del presidente Viktor Janukovic. I due principali partiti di opposizione, l’Udar del pugile Vitali Klicko e Patria dell’ex premier Julia Timosenko (in carcere da un anno e mezzo), sono intorno al 20 per cento. Zerkalo Nedeli sottolinea che nei seggi dove si vota con il sistema maggioritario potrebbero essere eletti molti candidati indipendenti. Il settimanale è convinto che il voto sarà segnato da brogli: "Le elezioni non si sono ancora tenute e già le si può definire irregolari, per colpa del cinismo del governo, ma anche della timidezza dell’opposizione e della passività dei cittadini".
SERBIA E KOSOVO si parlano
I primi ministri di Serbia e Kosovo, Ivica Dacie e Hashim Tha9Ì, si sono incontrati per la prima volta il 19 ottobre a Bruxelles alla presenza dell’alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Catherine Ashton. Come scrìve il sito serbo 892, "l’incontro non significa che Belgrado abbia riconosciuto l’indipendenza di Pristina". Ma su alcuni temi "la Serbia è pronta al negoziato". A Pristina l’incontro è stato accolto dalle proteste, sfociate in scontri con la polizia, dei militanti del movimento nazionalista Vetèvendosje.
POLONIA
II premier Tusk affonda
L’eccezionale popolarità di cui aveva goduto finora Donald Tusk sembra esaurita: secondo dati recenti, la fiducia dei polacchi nel premier liberale è scesa al 44 per cento. Oltre all’usura del potere – Tusk è al governo dal 2007 – l’immagine del premier è stata appannata da una serie di eventi: lo scandalo Amber Gold, una finanziaria piramidale nel cui fallimento è stato coinvolto il figlio Michal; gli errori nell’identificazione dei cadaveri dell’incidente di Smolensk; il rinvio della partita tra Polonia e Inghilterra in seguito all’allagamento dello stadio di Varsavia; e infine un fallimentare discorso in parlamento con cui Tusk non è riuscito a mascherare l’assenza di una strategia per far ripartire la crescita. Dopo aver viaggiato su cifre superiori al 4 per cento per anni, nel 2013 la Polonia crescerà di circa il 2 per cento, con la disoccupazione che rischia di arrivare al 13,5 per cento. "Siamo davanti a un uomo sulla difensiva che incassa un colpo dietro l’altro", scrive Wprost. "Ormai gli elettori incolpano Tusk di tutti i guai del paese, indipendentemente dalle sue reali responsabilità". ^
UNGHERIA
Pro e contro Viktor Orbàn
Due grandi manifestazioni-una a sostegno, l’altra di protesta contro il governo di Viktor Orbàn – hanno occupato il centro di Budapest il 23 ottobre, nel 56° anniversario dell’insurrezione antisovietica del 1956. Più di cinquantamila persone hanno partecipato a una marcia per la pace in appoggio al governo, mentre la mobilitazione dell’opposizione, altrettanto imponente, è stata guidata dall’ex premier Gordon Bajnai. Come scrive Népszabadsàg, Bajnai ha annunciato la nascita di Insieme 2014, un raggruppamento di partiti di sinistra e associazioni civiche che sfiderà il premier Orbàn alle elezioni in programma tra due anni. Nella foto: un militante dell’opposizione
REGNO UNITO
II 20 ottobre decine di migliaia dì persone hanno partecipato alle manifestazioni in varie città del paese contro l’austerità.
RUSSIA
II 21 ottobre il governo ha annunciato l’uccisione di 49 ribelli islamici in un’operazione nel Caucaso. + II 22 ottobre le due attiviste delle Pussy Riot condannate sono state trasferite in campi di lavoro a Perm e in Mordovia.
UNIONE EUROPEA
II 21 ottobre il governo maltese ha proposto il ministro degli esteri Tonio Borg come commissario europeo al posto di John Dalli, costretto a dimettersi dopo uno scandalo.
SPAGNA
In Spagna cresce la spinta dei separatisti radicali – El Paìs, Spagna
Nel voto regionale del 21 ottobre i popolari di Rajoy hanno tenuto in Galizia. Ma nel Paese Basco hanno vinto gli indipendentisti. Un segnale da non sottovalutare in vista delle elezioni catalane
Nel voto regionale del 21 ottobre il Partito popolare ha confermato la sua maggioranza assoluta in Galizia, pur avendo perso consensi rispetto alle scorse elezioni. Ma ci è riuscito soprattutto grazie alla fragilità del suo avversario. I socialisti, infatti, hanno perso voti e seggi sia in Galizia sia nel Paese Basco, a conferma del momento difficile attraversato dal partito e dal suo leader, Alfredo Pérez Rubalcaba. A conti fatti il premier Mariano Rajoy può tirare un sospiro di sollievo grazie al trionfo di Alberto Nùnez Feijóo in Galizia, che compensa il pessimo risultato ottenuto dai popolari nel Paese Basco. Ma la principale preoccupazione del governo rimane, ed è rappresentata dal successo e dalla radicalizzazione dei nazionalisti. Il buon senso mostrato finora da Inigo Urkullu, leader del Partito nazionalista basco (Pnv), non esclude per il futuro iniziative a favore dell’indipendenza. A un mese dalle elezioni catalane, e con i separatisti pronti a sfidare il governo, Rajoy ha buone ragioni per trarre dal voto conclusioni politiche a livello nazionale. Anche perché sotto il profilo economico la Spagna sta vivendo una fase di emergenza e di gravi tensioni sociali, e potrebbe presto essere oggetto di un salvataggio europeo.
LA COALIZIONE IMPOSSIBILE
Dalle urne basche esce un parlamento regionale più nazionalista, ma soprattutto più radicale. Il Pnv e la coalizione della sinistra radicale indipendentista Euskal Herria Bildu ottengono insieme circa 50 seggi su 75 e quasi il 60 per cento dei voti. I socialisti perdono sei punti e nove seggi su 25. Il Pp perde tre seggi su 13. Non è la prima volta che il nazionalismo ottiene un simile successo. La differenza, però, è che oggi la componente radicale rappresenta il 40 per cento del voto nazionalista, molto più che in passato. È ovvio che le migliaia di persone che sono state vittime dell’Età o hanno vissuto sotto la sua minaccia siano deluse dal. successo degli indipendentisti radicali. Ma la situazione oggi è meno grave rispetto a quando, oltre al problema politico, c’era quello del terrorismo. Il prezzo della ritirata dell’Età è stata la legalizzazione dei successori di Batasuna. Il risultato è che oggi i problemi politici possono essere risolti senza lo spettro della violenza. Comunque vadano le cose, il prossimo lehendakari (governatore basco) sarà Inigo Urkullu. Al momento l’ipotesi di un’alleanza con EH Bildu è la meno realistica, perché a sostenerla ci sarebbero solo fattori identitari. Un accordo tra Pnv e socialisti è possibile ma poco probabile, considerato che nell’ultima legislatura i rapporti tra i due partiti sono stati molto tesi. In ogni modo il vero ago della bilancia saranno i 21 deputati di EH Bildu, che però al momento non possono pensare di formare una maggioranza con altri partiti. Dovranno prima dimostrare di aver rinunciato non solo alla violenza, ma anche al fanatismo mostrato dove hanno governato negli ultimi mesi.
A salvare il premier Rajoy è stata ancora una volta la Galizia. La sua politica di austerità non è stata sconfessata dagli elettori e il Pp, pur non aumentando i consensi, ha guadagnato tre seggi. Le elezioni anticipate hanno colto impreparati i socialisti, che perdono voti soprattutto a favore della sinistra nazionalista, spaccata in due partiti ma complessivamente in crescita. Il crollo socialista (sette seggi persi) e lo spostamento degli elettori verso il nazionalismo riflettono non solo il fallimento del leader socialista galiziano Pachi Vàzquez, ma anche la frattura della sinistra. Se nel 2009 il voto galiziano aveva salvato Rajoy dagli agguati interni al partito, la vittoria del 21 ottobre è una boccata di ossigeno per il governo in un momento molto critico. Buona parte del merito del successo del Pp spetta a Nùnez Feijóo, presidente della xunta (il governo locale galiziano), che è stato riconfermato al suo posto. Ed è in ottima posizione nella lotta per la leadership nazionale del partito.

 

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