10211 SHOCK ECONOMY ALL’ITALIANA, L’ALLIEVO MONTI SUPERA IL MAESTRO MILTON FRIEDMAN e l’amica M. Thatcher

20121016 09:53:00 guglielmoz

Dopo la patrimoniale per i poveri IMU, arrivano le tasse sulla povertà, sugli invalidi di guerra, sulla sanita.
Non si era mai visto una cosa simile.

1 -Invalidi e cooperative ecco la tassa sui poveri – mezzo miliardo di euro tra aumenti dell’iva e riduzione degli assegni di accompagnamento.
2 – “non è una manovra” ma ci costa cinque miliardi. La relazione tecnica alla legge di stabilità conferma: gli sgravi sono di 7 miliardi, le nuove tasse arrivano a 12.
3 – The Independent i “modelli” del premier il rigore della Thatcher (che piace tanto a Monti)

1 – INVALIDI E COOPERATIVE ECCO LA TASSA SUI POVERI – MEZZO MILIARDO DI EURO TRA AUMENTI DELL’IVA E RIDUZIONE DEGLI ASSEGNI DI ACCOMPAGNAMENTO
Ci sono alcune cose che personalmente non piacciono neanche a me, che richiedono correzioni, lo farò presente al presidente Monti e al ministro Grilli: credo che si possa correggere qualcosa, in particolare sulle questioni che riguardano le politiche sociali”. Ieri mattina s’è scoperto così che la legge di stabilità non piace proprio a nessuno, nemmeno al ministro del Lavoro Elsa Fornero . La professoressa torinese si riferisce, “personal-mente”, a quei provvedimenti che Susanna Camusso ha definito “di un cinismo insopportabile, riassunte nel modo seguente dal portavoce del Forum del Terzo Settore, Andrea Olivero (Acli): “Un ulteriore e insensato attacco con ricadute gravissime per la vita dei cittadini più deboli”. La prova? È in questo elenco, che si occupa anche di descrivere plasticamente come il governo dei tecnici si rapporti con la marginalità sociale, persino quando ad occuparsene è il benedetto privato.
INVALIDI E PENSIONATI DI GUERRA. Le loro pensioni, e per i primi anche l’assegno di accompagnamento, si sommeranno ad eventuali altri redditi e verranno tassate a partire dalla somma minima di 15 mila euro l’anno: non tutta la platea (oltre 4,7 milioni) sarà costretta a pagare, ma il governo ha calcolato di incassare comunque, a regime, 255 milioni l’anno.
ASSISTENZA/1. Quasi cinquanta milioni di euro: è quanto l’esecutivo conta di risparmiare tagliando i permessi lavorativi di chi deve assistere un parente disabile. In sostanza – se l’assistito non è il lavoratore stesso, il coniuge o i suoi figli – la paga viene dimezzata: l’idea, spiega la relazione tecnica al ddl, è abbassare “la maggiore incidenza percentuale nella fruizione dei permessi nel settore pubblico e ricondurla a livelli fisiologici (quelli del privato, ndr)”.
ASSISTENZA/2. Aumenta dal 4 al 10% l’aliquota imposta alle cooperative sociali, una realtà che eroga servizi a oltre 5 milioni di cittadini e dà lavoro a più di 330mila persone nei settori dell’assistenza, della sanità, dell’educazione (si pensi agli asili nido). Il governo pensa di spremere da questo settore 153 milioni l’anno: loro avvertono che il costo verrà scaricato all’ingrosso per il 70% sugli enti locali per cui effettuano servizi e per il restante 30% sulle famiglie.
SANITÀ. I tagli orizzontali, mascherati da spending review, per il settore ammontano a 600 milioni nel 2013 e ad un miliardo ciascuno nei due anni successivi: vanno a sommarsi, peraltro, agli oltre venti miliardi di contrazione delle spese già previsti dalle manovre del 2010, 2011 e 2012.
ESODATI. Viene istituito un fondo ad hoc. Buona notizia, si dirà: non tanto perché dentro ci sono solo 100 milioni di euro e si rischia la creazione di un diritto valido solo finché ci sono le risorse per garantirlo.
ONLUS/1. L’effetto regressivo di un taglio generale delle detrazioni è abbastanza intuitivo, ma nel ddl del governo c’è un ulteriore effetto perverso: visto che la franchigia sale da 129 a 250 euro anche per le donazioni a favore di onlus e associazioni di volontariato che il contributo medio nel 2011 è stato di 210 euro – si può parlare di un vero e proprio disincentivo all’erogazione liberale che manderà in crisi specialmente le realtà più piccole. “Il colmo della vergogna – dice Antonio Borghesi, deputato Idv – è che secondo indiscrezioni non saranno invece toccate le donazioni a favore dei partiti politici”.
ONLUS/2. Nonostante fosse un provvedimento atteso, nella legge di stabilità non c’è al momento la stabilizzazione del 5xmille e nemmeno la sua conferma per il 2013.(di M.P.)

2 – “NON È UNA MANOVRA” MA CI COSTA CINQUE MILIARDI. LA RELAZIONE TECNICA ALLA LEGGE DI STABILITÀ CONFERMA: GLI SGRAVI SONO DI 7 MILIARDI, LE NUOVE TASSE ARRIVANO A 12
Adesso lo ammette anche il governo: gli italiani pagheranno più tasse grazie alla legge di stabilità che “non è una manovra” approvata la scorsa settimana. Lo certifica la relazione tecnica circolata ieri pomeriggio (il testo definitivo del ddl dovrebbe essere pubblicato oggi), che assume su di sé anche lo sgradevole compito di smentire il ministro che la firma: “Abbiamo voluto dare un segnale avviando un percorso di riduzione della pressione fiscale”, scolpiva su Repubblica di ieri Vittorio Grilli dichiarandosi basito per le critiche arrivate alla fatica sua e di Ma-rio Monti (“se anche questo, nella polemica quotidiana, viene trasformato in una segnale negativo, allora diventa un suicidio per il paese”). Solo che il ddl stabilità non abbassa affatto la pressione fiscale, al contrario la alza, come scrive nero su bianco lo stesso governo: facendo due conti a partire proprio dalla relazione tecnica risulta che nel 2014 – con le norme a regime per l’intero anno – l’erario alleggerirà i cittadini di oltre 12 miliardi, restituendogliene in minori imposte solo sette.
QUELLA CHE SEGUE, perdonerete la pedanteria, è la lista degli aumenti di tasse e imposte nel 2014 secondo il documento governativo: un punto in più di Iva, si desume dalle tabelle dell’esecutivo, vale più o meno 6,5 miliardi di maggiori entrate (cui va aggiunto l’aumento dei prezzi); la franchigia da 250 euro su deduzioni e detrazioni (e per queste ultime anche il tetto a tremila euro) 1,15 miliardi; l’aumento dell’Iva alle cooperative sociali costa 153 milioni e quella delle aliquote sui Tfr 170, il bollo sui certificati penali 175, gli aumenti per il comparto agricolo 150 circa; le minori detrazioni sulle auto aziendali comporteranno un prelievo di 570-590 milioni; alcune nuove norme fiscali per banche e assicurazioni drenano dal sistema oltre un miliardo (che probabilmente pagheranno i clienti), la tassazione di pensioni di guerra e di invalidità sottrae alle famiglie 255 milioni; l’imposta di bollo sulle transazioni finanziarie, che rappresenta un anticipo di Tobin Tax, genera introiti per 1,1 miliardi, la stabilizzazione dell’aumento delle accise per i carburanti innescato dal terremoto in Emilia 800 e più milioni l’anno. Dal lato degli sgravi fiscali, invece, ci sono la riduzione di un punto delle prime due aliquote Irpef (oggi al 23 e 27%), che vale 6,6 miliardi compresi gli effetti sulle liquidazioni, e i 400 milioni stanziati per finanziare la de-tassazione del salario di produttività. Dodici miliardi e più nella colonna del dare e 7 in quella dell’avere, e questo senza nemmeno citare gli effetti perversi sui redditi bassi cui il taglio delle tasse sul reddito interessa poco, mentre l’aumento dell’Iva moltissimo.
Per il 2013 la situazione è più complessa: intanto il taglio Irpef agisce in maniera meno potente visto che si applica sull’anno fiscale in corso, poi l’aumento dell’Iva scatta dal 1 luglio e c’è ancora l’incognita delle nuove norme sulle detrazioni. Il ddl uscito dal Consiglio dei ministri le prevedeva retroattive, cioè a valere già sui redditi 2012, mentre ieri fonti governative sostenevano che nella versione definitiva – quella che arriverà alla Camera oggi – il taglio partirà solo dal 1 gennaio prossimo (in questo modo l’esecutivo eviterebbe pure di violare lo Statuto del contribuente).
IL CONTO NON È comunque positivo in nessun caso: se franchigia e tetto alle detrazioni partissero subito il conto delle maggiori imposte per l’anno prossimo ammonterebbe a circa 9,3 miliardi di euro – 7,3 senza la retroattività – mentre le minori imposte saranno in tutto 5,4 miliardi (4,2 per via del taglio dell’Irpef e 1,2 miliardi per il salario di produttività). Questa manovra è talmente recessiva (e iniqua, come vi raccontiamo nell’altra pagina) che nessuno dei partiti che sostiene Mario Monti, nemmeno l’Udc per una volta, se la sente di difenderla: molti nel Pdl – tra tasse e tagli alle forze dell’ordine – cominciano a dire che così la “non manovra” non si può proprio votare (Gasparri, Boniver, Rotondi, Giovanardi, etc); nel Pd si sommano le critiche moderate dei montiani (“lo Stato non può risparmiare con le detrazioni e le pensioni di invalidità, questa legge va riscritta”) alla bocciatura radicale di Stefano Fassina, vicino a Pier Luigi Bersani, che vuole cancellare tutta la manovra fiscale su Irpef, Iva e detrazioni. A chi piace questo ddl? Per ora alla Cisl, chissà perché, e alle scuole cattoliche: l’anno prossimo gli istituti non statali s’intascheranno 233 milioni. (di Marco Palombi)

3 – The Independent I “MODELLI” DEL PREMIER IL RIGORE DELLA THATCHER (che piace tanto a Monti) 3 – The Independent I “MODELLI” DEL PREMIER IL RIGORE DELLA THATCHER (che piace tanto a Monti) di Michael Day
Stupisce che Mario Monti, primo ministro del governo tecnico italiano, europeista della prima ora ed espressione della tecnocrazia europea, annoveri tra le sue fonti di ispirazione una nemica giurata dell’Europa unita: Margaret Thatcher. Eppure loda la “Lady di ferro” per aver salvato la Gran Bretagna dal tracollo e per aver “trasformato profondamente la società britannica” nel giro di tre mandati. Monti, economista di spicco la cui carriera è stata un andirivieni tra le aule delle università e le istituzioni pubbliche e private, è stato chiamato a presiedere il governo alla fine dell’anno passato quando finalmente il parlamento ha deciso di farla finita con Berlusconi e le sue stravaganze.
IL CAMBIAMENTO non è stato solamente di facciata. Certo è svanito il bunga bunga, ma sono spariti anche gli speculatori che stavano mettendo l’Italia in ginocchio. Monti sa bene che il tempo stringe anche se ha dato la sua disponibilità a completare il lavoro durante la prossima legislatura: “Mi preme fare in modo che i cambiamenti da noi introdotti non vengano travolti al primo stormir di fronde”, dice Monti. “Il mio governo ha due priorità: l’evasione fiscale e la corruzione”. Per un primo ministro che non è stato eletto dal popolo è facile parlare di tasse, ma il tema dell’evasione suscita nel premier uno dei rari momenti di autentica passione. “ Non so cosa accadrà dopo le elezioni del 2013. Dipende da cosa farà il nuovo parlamento. Ma sono convinto che lo stato d’animo del Paese sia profondamente cambiato. L’opinione pubblica è molto più matura e capisce che alcuni cambiamenti sono inevitabili”. La scena politica italiana è in continuo movimento. Molti sono convinti che Monti, direttamente o indirettamente, avrà un ruolo chiave nel prossimo governo e lo stesso Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, lo ha definito “una risorsa per il Paese”. Dal canto suo Monti non nasconde la sua ammirazione per l’euroscettica Margaret Thatcher che incontrò a Milano poco dopo l’entrata in vigore del Trattato di Maastricht che spianava la strada alla moneta unica.
“Come era suo costume parlò senza peli sulla lingua: ‘Non capisco tutto questo entusiasmo degli italiani per il Trattato di Maastricht’, mi disse. Quando gli spiegai i vantaggi del Trattato, replicò: ‘Ora capisco. Il Trattato costringerà gli italiani a fare finalmente quello che avrebbero dovuto fare da un pezzo, ma non avevano voglia di fare. Ai cittadini britannici il Trattato non interessa perché hanno me’”. Al contrario dei Conservatori inglesi, Mario Monti è un fautore dell’Unione europea e ribadisce la sua totale fiducia nella moneta unica a dispetto della crisi e dei ripetuti attacchi portati all’euro e facilitati dal debito sovrano di molti Paesi dell’eurozona. Sulla situazione della moribonda politica italiana, è ottimista e prevede il ritorno alla crescita nel 2013 grazie anche alle riforme strutturali del suo governo.
POCHI IN ITALIA dubitano della necessità di contrastare efficacemente la corruzione non solo per dare sollievo alla finanza pubblica, ma anche per ridare ai cittadini fiducia nella politica e nelle istituzioni. Sulla situazione politica Mario Monti ha le idee chiare: “La gente è indignata. È necessario ridare credibilità allo Stato e al governo. La legge, tra l’altro, impedirà ai pregiudicati di presentarsi alle elezioni, sia a quelle politiche che a quelle amministrative”. Ma il primo ministro italiano non si preoccupa solo della salvezza dell’Italia. A Monti sta a cuore la salvezza dell’euro e della costruzione europea. “Per salvare l’Europa i leader europei dovranno assumere un ruolo più squisitamente politico nell’azione di contrasto delle crescenti tensioni tra i Paesi membri della Ue. Sta diventando per me quasi una ossessione. Bisogna impedire una guerra del Nord contro il Sud e dei ricchi contro i poveri”. Quest’ultimo commento sembra una velata critica al cancelliere tedesco Angela Merkel tanto più che Monti ha già invitato la Germania ad un atteggiamento più solidale nei confronti dei Paesi mediterranei in grave difficoltà. Una nota positiva è stato il conferimento del Nobel per la pace all’Unione europea: “Un premio più che meritato e che mi riempie di soddisfazione e di orgoglio”, commenta. Peccato non abbia avuto il tempo di leggere le reazioni di alcuni giornali greci e britannici. L’Unione europea meriterebbe ancora il premio se, come previsto da molti commentatori e dalla signora Thatcher, l’euro dovesse crollare trascinando l’economia mondiale in una spaventosa depressione? Stavamo per chiederglielo, ma Monti non ce ne ha dato il tempo. Si è alzato e si è allontanato a passo svelto, consapevole che prima del prossimo mese di aprile c’è ancora molto da fare e il tempo stringe.( di Michael Day © The Independent.)

 

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