10203 INCONTRARSI Racconti di donne migranti e native.

20121011 16:35:00 guglielmoz

La "differenza" è un’occasione di scambio, di crescita. E quando a scrivere sono donne di varie culture, il risultato è sorprendente. Lo dimostra questo libro curato da Cristina Ali Farah, Maria Rosa Cutrufelli, Isabella Peretti, e Stefania Vulterini.
Per chi emigra la parola ha un’importanza decisiva e doppia. La parola ha il compito di tenere vivo il ricordo, da una parte, e, dall’altra, di farsi spazio in un mondo nuovo. Chi emigra è così preso tra due «parole» e due lingue, una da ricordare, l’altra da imparare.

Ediesse al Salone dell’editoria sociale (Roma 18-21 ottobre) Roma, sabato 20 ottobre, ore 16-18 Porta Futuro, via Galvani 106 (Testaccio) Presentazione del volume INCONTRARSI
Racconti di donne migranti e native A cura di Cristina Ali Farah, Maria Rosa Cutrufelli, Isabella Peretti, Igiaba Scego, Stefania Vulterini Prefazione di Cecilia D’Elia
Un’antologia di 34 racconti sul tema dell’incontro, scritti da donne migrante e native, che hanno partecipato al concorso letterario “Incontrarsi” – promosso dal «Caffè letterario» della Casa internazionale delle Donne e patrocinato dall’Assessorato alla cultura della Provincia di Roma – pensato per incoraggiare la «narrazione incrociata» tra migranti e native.
Intervengono: Cristina Ali Farah, Maria Rosa Cutrufelli, Cecilia D’Elia, Alessandro Leogrande. Igiaba Scego
A seguire, la premiazione delle dieci vincitrici Ludovica Andò leggerà alcuni brani dei racconti premiati. Musiche a cura di Andrea Pandolfo
Venite a trovarci! Siamo allo stand 17 Il salone è aperto tutti i giorni dalle 10 alle 23

IL LIBRO…..INCONTRARSI Racconti di donne migranti e native Collana Sessismo razzismo, pagine 204, € 13
La "differenza" è un’occasione di scambio, di crescita. E quando a scrivere sono donne di varie culture, il risultato è sorprendente. Lo dimostra questo libro curato da Cristina Ali Farah, Maria Rosa Cutrufelli, Isabella Peretti, e Stefania Vulterini.
Per chi emigra la parola ha un’importanza decisiva e doppia. La parola ha il compito di tenere vivo il ricordo, da una parte, e, dall’altra, di farsi spazio in un mondo nuovo. Chi emigra è così preso tra due «parole» e due lingue, una da ricordare, l’altra da imparare. Negli ultimi anni alcune donne, provenienti da paesi diversi e fra loro lontani, hanno compiuto una scelta coraggiosa: quella di utilizzare la lingua nuova, cioè la lingua straniera e «matrigna», non più soltanto in modo funzionale, per fruire al meglio delle opportunità offerte dalla società di accoglienza, ma per raccontare. Per queste migranti la scrittura, il racconto, la narrazione nella nuova lingua sono fondamentali strumenti di autorappresentazione e di «rappresentazione» dei mutamenti che intervengono in un contesto particolare come quello dell’emigrazione. Per chi ha alle spalle una famiglia di origine straniera ma è da tempo cittadina del nostro paese, anche al di là del riconoscimento giuridico, scrivere è comunque anche un rapportarsi con una cultura e una terra più o meno lontane, con la propria identità mobile e ricca di esperienze.
Anche le «native», sempre più spesso presenti e attive in associazioni interculturali, amano raccontare l’impatto che l’incontro con «l’altra» ha sulle loro vite. Questi racconti sono senz’altro un’impareggiabile occasione di confronto e un momento di scambio reale e profondo attraverso la comparazione dei vari «punti di vista» e dei modi di narrare il nostro mondo comune. Per questo il «Caffè letterario» della Casa internazionale delle Donne, con il sostegno e il patrocinio della Provincia di Roma, si è proposto di incoraggiare la «narrazione incrociata» tra migranti e native, residenti a Roma e provincia, tramite un apposito concorso letterario, rivolto alle donne, che avrà ricorrenza annuale. «Un pensiero vivo- affermano le curatrici della collana – può nascere dalle relazioni tra donne e uomini di ogni origine, quando pratiche, conoscenze e arti li fanno mutualmente riconoscere nella diversità, per ricreare, ogni volta, la cultura».
«Quelle raccontate nel volume sono storie di arrivi e di partenze, storie di amori e di passioni, di violenze e di riscatti – spiega Cecilia D’Elia nella prefazione – un caleidoscopio di visioni di assoluta libertà aperte sul nostro presente e fatte da punti di vista originali. I racconti descrivono infatti luoghi umani di straordinaria intensità: mariti conosciuti solo per telefono, figli rivisti dopo decenni, madri che ritornano a scuola, amicizie fortissime nate senza l’ausilio di una sola parola comune, amori che scavalcano pregiudizi e… metal detector. In tutte le pagine vive la letteratura di più generazioni di autrici le quali danno valore al proprio percorso umano e sperimentano nel proprio contesto sociale sia l’urgenza della comunicazione».
L’antologia è il primo risultato di questo lavoro. Con una prefazione di Cecilia D’Elia, assessore alla Cultura della Provincia di Roma, e l’introduzione delle componenti della giuria, contiene i dieci racconti delle vincitrici; la giuria ha comunque deciso di pubblicare tutti i 34 testi pervenuti, per il loro valore intrinseco. Sono infatti una preziosa testimonianza di quanto può essere lungo il cammino che ci porta alla reciproca conoscenza. E di quanto può essere ricco.

 

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