10210 Altilio, l’emigrante imprenditore salernitano che parteggia per Hugo Chavez

20121014 21:42:00 redazione-IT

[b]Caso rarissimo di un imprenditore, italiano, in Venezuela dal 1953, che sostiene il presidente appena rieletto[/b]
[i]di Fabio Bozzato[/i]

SALERNO — Ha brindato domenica sera, ancora una volta, alla vittoria di Hugo Chavez. «Ma mi aspettavo più di quel 54%, lui si merita di più». Pietro Altilio è un caso rarissimo di imprenditore e di italiano che in Venezuela sostiene il presidente appena rieletto.
L’imprenditore italiano che ama Chavez è arrivato a Caracas nel 1953. «Sono di Cuggiano, provincia di Salerno, il paese di Vincenzo Lupo e Giuseppe Abbamonte, eroi della Repubblica Partenopea», mette subito le mani avanti. Aveva pianto Pietro Altilio al molo di Napoli, mentre suonava l’orchestra.

IL RITORNO – «L’idea era di migrare per 4 o 5 anni, il tempo di mettere su un gruzzoletto e tornare, per aprire una falegnameria», racconta. Di anni ne sono passati sessanta. E ha un’impresa di successo, la Extrufan, che produce confezioni di plastica per alimenti, nel barrio la Limonera, uno di quei quartieri popolari abbarbicati sulle colline che circondano Caracas. Ora, ha in progetto di raddoppiare la fabbrica con un nuovo capannone fuori città.

Quando arrivò qui, Pietro Altilio aveva 23 anni, «la quinta elementare, ma una gran cultura e una pratica di falegname», precisa. Una famiglia benestante, sei fratelli e un podere. «Ricordo la campagna con la frutta, il ruscello limpido d’estate, centinaia di uccelli che cantavano. "Ai passeri", così si chiamava». «Insomma, non era la fame che mi ha spinto a migrare. È che in Italia tutto sembrava difficile». Presa la valigia, Pietro Altilio si è imbarcato sulla motonave che di nome faceva sempre Napoli e a Caracas, dopo un altro giro di lacrime, si è rifugiato all’Hotel Sorrento.

«Era così, per sentirsi un po’ più a casa», dice ridendosela, dietro i suoi occhiali scuri.
«Le falegnamerie degli italiani erano le peggiori. Arrivavo alle 7 e già stavano lavorando, ti rubavano mezz’ora di pausa, la sera senza orario. Ho resistito un paio d’anni. Solo in una, di un tal Marzotto, friulano, mi pagavano gli straordinari».

Poi il salto in proprio, con altri due soci. «Facevamo soprattutto decori ed interni per negozi. Un nostro decoratore era un artista scellerato, fascista e mujeriego, pieno di donne. Una figlia stava arrivando a Caracas. Lo accompagnai a prenderla, perché avevo un’auto. Isabella si innamorò subito di me. Aveva 16 anni. Io trenta. Due anni dopo eravamo maritati». Si ferma un attimo e poi aggiunge: «Ora lei dice di essersi pentita. Ma, le dico, ti poteva capitare uno di quei cafoni di italiani».

La sua azienda, nata una ventina di anni fa, ha 180 addetti, di cui 16 all’amministrazione: «Perché se c’è una cosa che ha fatto Hugo Chavez è dare regole, costruire lo Stato. Una volta non si tenevano fatture, né c’erano controlli. E le tasse si pagavano a discrezione del titolare. C’è gente che per decenni non ha versato un bolivar».

IL "COMUNISTA" – Pietro Altilio si dice comunista da sempre, «fedele all’idea che è possibile una società giusta. Significa essere chavista? e vabbé. Ma chi mi chiede se ho commesse dallo Stato, gli mostro le fatture: lavoro solo con privati, ho almeno 300 clienti».
Difende il suo Comandante a spada tratta, «che quegli altri sono solo dei mascalzoni». A cominciare da tanti imprenditori italiani, dice, «sì, gran lavoratori, ma hanno cresciuto i figli con il disprezzo per i poveri, guardano Globovision e non vorrebbero pagare le tasse». Lui, di tasse ne paga il 34% sugli utili, che è il tetto massimo.

Due volte al mese versa l’Iva che è del 12%. E i salari, 3.500 bolivares (700 euro al tasso ufficiale) più 177 giorni tra tredicesime, ferie e festivi, oltre agli assegni familiari e per studio. «Anche se i miei operai non sono iscritti al sindacato, io applico fedelmente il contratto nazionale del settore plastico». L’azienda la condivide con un socio di origine siciliana e con i tre figli. È stato il più giovane a convincerlo a lasciare la falegnameria, acquistare il capannone e l’attività.

Ma Pietro Altilio ha mai incontrato il Presidente Chavez? «No, purtroppo no», risponde un po’ rammaricato. Ora ha tempo fino al 2019, per entrare a Palazzo Miraflores.

FONTE: Fabio Bozzato
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/
12 ottobre 2012

 

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