10208 Una riflessione sulle primarie e sul centro-sinistra in Europa

20121014 12:29:00 redazione-IT

[b]di Guglielmo Bozzolini[/b]*

Cari compagni e care compagne,
Le vicende di questi giorni e l’evoluzione della situazione politica italiana mi hanno spinto a formulare alcune riflessioni scritte.
Per tutti coloro che in questi anni tra gli italiani in Europa si sono indentificati nel progetto politico simboleggiato dalla figura di Nichi Vendola, sia nella forma partito di SEL, sia in quella più fluida delle Fabbriche, la conferma della candidatura di Nichi alle primarie e la concretizzazione di un accordo di coalizione tra i partiti del centro sinistra, costituiscono infatti un’occasione e una doppia sfida.
L’occasione è quella di dare volto e voce alle decine di migliaia di cittadini italiani “migranti” che in questo momento vivono il peso della crisi e delle contraddizioni che attraversano l’Europa.

Nessuno più dei migranti è colpito infatti dalla precarietà dilagante dei rapporti di lavoro e delle condizioni di vita e nessuno più delle decine di migliaia di giovani e meno giovani che quotidianamente lasciano il nostro paese per cercare la propria realizzazione professionale, o più semplicemente i mezzi per vivere, ne simboleggia i problemi e la crisi profonda e drammatica che lo attraversa. Il confronto che con l’avvio delle primarie si apre nel centro sinistra, deve quindi essere l’occasione per dare una “rappresentazione” diversa degli italiani nel mondo, che vada al di là degli stereotipi di tremagliana memoria che hanno dominato l’immaginario in questi anni.
Per farlo, e questa è la prima sida, dobbiamo essere in grado di superare noi stessi e di uscire dai nostri limiti, avendo ben chiaro che “noi” non bastiamo a questo compito. Dobbiamo quindi aprirci, uscire dai confini dei circoli di SEL e dal piacere di ritrovarci tra noi, per coinvolgere quante più realtà e persone possibili. In Svizzera, ma lo stesso vale per tutta l’Europa, penso a tutti e tutte le militanti che in questi anni hanno assunto un ruolo nelle lotte sindacali contro il dumping salariale, contro la precarietà, per la difesa dello stato sociale e per i diritti dei e delle migranti, ai compagni e alle compagne che hanno partecipato alle campagne referendarie, a coloro che hanno partecipato alle iniziative e ai dibattiti contro la diffusione della criminalità organizzata (come ad esempio alla Casa d’Italia di Zurigo, ai primi di settembre), ai ricercatori e alle ricercatrici che discutono come dovrebbe cambiare il sistema dell’istruzione e della ricerca, a chi si è mobilitato contro lo smantellamento dei servizi scolastici e dei corsi di lingua e cultura. Dobbiamo riuscire non a “rappresentarli” ma a coinvolgerli/e in prima persona nelle primarie, con le loro proposte e le loro esperienze.
Per farlo è determinante avere coscienza della necessità di uscire dai nostri angusti recinti, a partire dalla costituzione dei Comitati per Vendola, che deve essere avviata rapidamente e nella forma più aperta possibile.
La definizione e la diffusione oggi dell’accordo di coalizione costituisce per noi paradossalmente la seconda sfida. Se da un lato l’accordo pone fine alle discussioni e alle incertezze sugli schieramenti e sul futuro, dall’altro ci chiama a riempirlo di contenuti nel nostro ambito specifico. Per gli italiani in Europa infatti l’accordo nazionale tra PD, SEL e PSI non può non essere ripreso senza tematizzare le differenze di questi anni. E questo è tanto più importante se non si dimentica che tra il PD e i suoi eletti non sono stati opposizione, ma hanno esercitato di fatto dal 2006 ad oggi il monopolio della rappresentanza. E’ quindi necessario affrontare, così come è stato fatto a livello nazionale, anche nel nostro contesto i nodi che ci hanno divisi e ci dividono sul piano politico e etico. Non possiamo cancellare senza discutere le diverse opinioni sul ruolo dello stato, sul welfare e la privatizzazione o meno dei servizi, a partire da quello scolastico. E non possiamo cancellare il dissenso profondo sul modo in cui è stato interpretato il ruolo della rappresentanza parlamentare degli italiani all’estero, che non può essere solo corporativa, ne tantomeno mediazione di interessi e di carriere.
L’accordo di coalizione deve quindi essere calato nel nostro contesto specifico senza assumere passivamente le posizioni della parte egemone del PD, o dei suoi eletti, altrimenti non avrebbe senso. Devono essere messi in campo anche i nostri valori e le nostre idee. E’ questo uno compito che chiama in causa sia noi militanti in Europa e all’estero, sia, in modo particolare, SEL nazionale. Le vicende politiche degli italiani all’estero, non solo in Europa, non possono essere ritenute secondarie senza perdere una risorsa importante. I migranti sono infatti coloro portano in sé e vivono sulla propria pelle i problemi e le contraddizioni di questa epoca.

*) Militante di SEL in Svizzera e della Fabbrica di Nichi di Zurigo

*) Presidente della Commissione Migrazione dell’Unione Sindacale Svizzera.

 

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