10201 Rapporto Ocse: competenze degli immigrati a favore dello sviluppo

20121009 14:36:00 redazione-IT

Parigi – L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico (Ocse) ha pubblicato il rapporto Connecting with Emigrants – A Global Profile of Diasporas. Lo studio, di 403 pagine, illustra un profilo globale sulle migrazioni, raccogliendo una vasta gamma di informazioni statistiche sulle popolazioni migranti in tutto il mondo, in base al Paese di origine. I dati su cui si basa questa pubblicazione provengono da diversi database dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico, nonché da altre fonti non Ocse, per un totale di 140 note di Paesi che riassumono le dimensioni delle migrazioni, tra cui il numero di figli di migranti nati in Paesi di destinazione, le caratteristiche delle popolazioni emigranti (sesso, età, istruzione, i risultati del mercato del lavoro), i numeri e le destinazioni principali degli studenti internazionali e, inoltre, informazioni sul desiderio di emigrare dei vari gruppi di popolazioni.

Trentadue pagine del rapporto sono dedicate all’«Harnessing the skills of migrants and diasporas to foster development» (Servirsi delle abilità degli immigrati per promuovere lo sviluppo).

Il documento, redatto in collaborazione con il ministero degli Affari esteri francese, invita a utilizzare anche le competenze dei nuovi cittadini immigrati per il rilancio del continente europeo. Lo scopo di questa pubblicazione – si legge in una nota ripresa dall’agenzia Ansa – è, infatti, quello di proporre nuove politiche in grado di sfruttare al meglio abilità e competenze dei protagonisti delle migrazioni, per poter promuovere lo sviluppo nei Paesi di origine.

Queste opzioni ruotano attorno a obiettivi quali cercare di migliorare l’accesso alle informazioni sulle migrazioni, sostenere le iniziative da parte dei membri delle migrazioni e aumentare il coinvolgimento delle autorità locali e dei datori di lavoro.

Anche gli immigrati nella maggior parte dei Paesi dell’Ocse sono stati duramente colpiti dalla recessione economica, penalizzando soprattutto i lavoratori poco qualificati. In generale, nell’area Ocse, il tasso di disoccupazione tra gli individui nati all’estero è aumentato di quattro punti percentuali tra il 2008 e il 2011, rispetto ai 2,5 punti per le persone del posto.

Ancor più preoccupante è l’aumento nella disoccupazione di lungo periodo tra gli immigrati. Nella maggior parte dei Paesi, i migranti raggiungono una quota compresa tra il 14 e il 30 per cento della percentuale di aumento nella disoccupazione totale di lungo periodo.

Un dato che, in gran parte dei casi, si attesta molto al di sopra della loro presenza nel totale degli occupati. La crisi economica ha colpito diversi gruppi di migranti sotto diversi aspetti: in gran parte dei Paesi, le donne immigrate hanno subito minori ripercussioni rispetto agli uomini nati all’estero; in numerosi Paesi, un numero crescente di donne immigrate ha iniziato a lavorare per compensare le perdite di reddito sofferte dagli uomini immigrati.

In termini di livelli di specializzazione, i lavoratori nati all’estero poco qualificati sono stati maggiormente colpiti rispetto a quelli in possesso di qualifiche medie e alte, un fatto non solo legato alle differenze nella distribuzione dell’occupazione per settore, ma anche al tipo di lavori svolti (spesso temporanei) e al minore grado di anzianità, che implica minori costi di licenziamento per i datori di lavoro.

(dall’Osservatore Romano)

 

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