10193 Consulta Emilia Romagna: Basta con il discredito delle istituzioni

20121004 18:34:00 redazione-IT

[b]Consulta dell’Emigrazione dell’Emilia Romagna: servono critiche costruttive evitando l’immotivato discredito delle istituzioni[/b] – di Renzo Bonoli

E’ in corso, ormai da due anni, una disgustosa campagna denigratoria contro la Consulta degli emiliano romagnoli nel mondo, accusata di sperperare denaro pubblico per obiettivi e interventi ritenuti inutili e improduttivi.
I sostenitori più accaniti di questa tesi sono stati alcuni consiglieri regionali di opposizione (e per la verità qualche franco tiratore) che, evidentemente male informati o addirittura ignari di quanto ha prodotto la Consulta da 40 anni a questa parte, si fanno paladini di moralità arrivando perfino a chiedere lo smantellamento dell’organismo costituito, per legge, nel 1972.
Spiace dover constatare che per fini puramente elettoralistici , con una superficialità e un’ arroganza degna di nota, certi consiglieri avanzino giudizi non suffragati da riscontri obiettivi e corretti e diano in pasto all’opinione pubblica notizie raffazzonate, più per sentito dire che per effettiva e diretta conoscenza dei fatti.

Quando si afferma che la Regione dovrebbe spendere le risorse per aiutare i propri cittadini, si ignora maldestramente che moltissimi emigrati hanno la cittadinanza italiana e, guarda caso, hanno conseguentemente il diritto di voto e il dovere di pagare le tasse.
Così pure ci si dimentica che molti di essi sono i più solerti valorizzatori all’estero delle peculiarità e delle risorse della nostra Regione e che, oltre a contribuire all’economia del nostro Paese con le rimesse, anche recentemente si sono prodigati per raccogliere fondi a favore del terremotati emiliani della primavera scorsa (oltre 170.000 euro raccolti in tutte le parti del mondo)
C’è da chiedersi cosa sappiano alcuni politici dell’ultim’ora di quello che la Consulta ha prodotto in questi quarant’anni di attività a favore di emigrati e immigrati? Cosa ne sanno della fitta rete di contatti e di relazioni con le Autorità dei Paesi di emigrazione che hanno valorizzato i rapporti sociali ed economici della nostra Regione all’estero?

Cosa sanno dell’impegno che le regioni hanno posto a suo tempo per ottenere la legge sul voto all’estero, per diffondere la cultura regionale e la lingua italiana nel mondo, per portare avanti le rivendicazioni, le tutele, le pari opportunità, i diritti dei migranti, che rischiavano una emarginazione definitiva a causa delle omissioni e dell’indifferenza dei Governi centrali?

I consiglieri della Regione, se vogliono, sono in grado di confrontarsi responsabilmente e con civismo con la Consulta per fare le loro eventuali critiche di merito e/o per conoscere la realtà anziché aprioristicamente sparare nel mucchio per avere un posto in prima pagina sulla stampa?

Non c’è nulla di perfetto e quindi ogni osservazione e proposta, in una discussione aperta e costruttiva sui contenuti e nel merito dell’uso più efficace delle poche risorse disponibili, può fornire indicazioni, non preconcette, per valorizzare ancora di più il ruolo della Consulta e per apportare modifiche raccordate con le più generali esigenze economiche e sociali della Regione.
Discutiamone, perché un conto è contestare nel merito le scelte politiche e programmatiche della Consulta, avallate peraltro dal Consiglio regionale, e un altro è accusare di sperpero di denaro pubblico il Presidente della Consulta o i suoi componenti.

In quest’ ultimo caso occorrono prove concrete, documentate e inoppugnabili, altrimenti è meglio tacere.

Verrebbe da dire davvero “Senti chi parla” dal momento che alcuni di quei consiglieri che vorrebbero chiudere la Consulta sono oggetto di indagini, queste sì concrete, da parte della magistratura e della Finanza. Non ci risulta che la Consulta abbia mai speso un solo centesimo di risorse pubbliche per farsi intervistare in TV o sulla stampa.
L’Istituto Fernando Santi Emilia Romagna si augura quindi che questa campagna denigratoria rientri nell’alveo di una critica e di un confronto di merito sulle scelte operate dalla regione e dalla Consulta e si caratterizzi quindi con toni di civiltà e di correttezza che in occasioni come questa e in momenti politici come quelli che il nostro Paese sta attraversando, si addicono ad un Paese civile che deve fare della democrazia, della partecipazione e del civismo le proprie bandiere.

Il discredito delle istituzioni produce la più generale antipolitica che è alla base del populismo del quale ci si accorge spesso quando è tardi.

* Renzo Bonoli Rappresentante dell’Istituto Fernando Santi Emilia Romagna nella Consulta emiliano romagnola per l’Emigrazione .

(santi news)

 

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