10186 CORRIERE DI TUNISI : NOSTRI PROBLEMI – Editoriale del giornale, dopo la scomparsa di Elia Finzi

20121002 11:34:00 redazione-IT

[b]di Silvia Finzi[/b](Tunisi)
"Scrivere un editoriale a qualche ora/giorno dalla perdita del direttore del giornale che poi è anche tuo padre non è cosa facile. Eppure il mio/nostro modo di ringraziarlo per quello che ha fatto, per quello che avrebbe voluto e non potuto fare è quello di far uscire il giornale.
Quando poi si aggiunge a questa scomparsa, preceduta di 24 ore quella del suo/nostro benamato fratello Gino, sembra che il tuo mondo si oscuri bruscamente. Come giustamente ha ribadito l’unico ed oggi ancor più prezioso ai nostri cuori fratello superstite Vittorio: "Due è troppo!". Abbiamo deciso di dedicare questo numero del giornale a Elia Finzi, senza il quale quest’avventura del Corriere di Tunisi, unica testata in questo travagliato mondo arabo, non sarebbe probabilmente esistita

e questo malgrado un clima internazionale sempre più mutevole ed insicuro nel quale gli equilibri sono sempre più precari, ed in cui le ragioni degli uni e degli altri sfuggono sempre maggiormente alla ragione tout court".

"Un mondo in cui la provocazione volgare si spaccia per libertà d’espressione mettendo a repentaglio la sicurezza fisica e materiale di migliaia di persone e di beni per interessi di parte, occulti, la cui libertà esclude la libertà altrui, alimentando l’odio tra le genti in un momento storico in cui le famigerate tesi sullo scontro tra civiltà fanno ogni giorno nuovi discepoli.

Se la libertà d’espressione è sacra, sacro è anche il nostro dovere di condannare tutti coloro che alimentano l’odio tra i popoli che sia attraverso le parole, le prediche o le violenze fisiche. In questo momento in cui la libertà e la sacralità subiscono le peggiori manipolazioni per fini non liberi né tantomeno sacri, le parole di pace e di rispetto degli altri di Elia fanno eco alle nostre parole.

Il Corriere di Tunisi lo ha portato avanti tutta la sua vita, a costo di grandi sacrifici e questo suo grande amore e questa sua abnegazione per mantenerlo ed assicurarne sempre l’uscita da quasi sessant’anni deve poter proseguire, oggi più che mai per poter essere la memoria della pluralità storica della Tunisia, per essere la testimonianza dell’emigrazione italiana ed oggi dell’immigrazione straniera in Italia che, troppo spesso, si continua ad occultare, per mantenere i legami storici, culturali, affettivi, psicologici, economici, sociali, geografici ecc. tra queste due rive del Mediterraneo i cui destini debbono e sono indissolubilmente associati.

Oggi più che mai il Corriere ha il dovere di informare gli italiani dei dibattiti in corso in questa nostra riva sud del Mediterraneo ed associare l’Italia nell’elaborazione di un nuovo modello di pacifica e fattiva convivenza. Oggi più che mai il Corriere ha il dovere di ricordare ai tunisini che siamo figli di un unico padre, che abbiamo memorie comuni e da queste costruire un’identità aperta in cui la coscienza di sé sia anche coscienza di essere altro, sola garanzia per costruire una società fondata sul rispetto delle differenze estrinseche ed intrinseche all’elaborazione di un’identità democratica. Ma oggi più che mai abbiamo bisogno per proseguire le nostre pubblicazioni del vostro aiuto, senza il quale il progetto di una vita sarebbe vanificato per cui chiedo ai lettori, a quelli che pensano come me che il giornale debba continuare ad esistere , unica voce italiana nel mondo arabo, di abbonarsi, di sostenerci, di darci per quelli che possono farlo, pubblicità. Solo così il giornale potrà proseguire la sua azione ed essere la voce di tutti voi. Da parte nostra ci impegniamo a proseguire le nostre pubblicazioni e ringrazio tutti coloro che collaborano all’elaborazione del giornale. Anche per loro la passione per il Corriere è più forte della ragione. Fra un mese progettiamo di fare un incontro pubblico al Corriere nella sua storica sede che sarà anche l’occasione di dibattere insieme sull’avvenire della testata.

Ricordo che il giornale ha anche un sito web, oltre alla versione cartacea ed una pagina su facebook (per ringiovanirsi un po’!) diretta da un nostro collaboratore. Ve ne informeremo sul prossimo numero. Sabato 29 settembre Art-Libris farà una commemorazione di Elia alla quale spero assisterete numerosi. Prima di concludere vorrei dare una breve

biografia del nostro tanto amato Direttore: Elia Finzi è nato a Tunisi nel lontano ’23 ha vissuto il fascismo, il crack del ’29, le leggi razziali del ’38, il colonialismo francese, le prime formazioni democratiche a Tunisi, la guerra, la Liberazione, il difficile dopoguerra, le vessazioni subite dagli italiani dal ’43 in Tunisia dalle autorità del protettorato francese, la scomparsa delle scuole, dei giornali e di tutte le istituzioni italiane, la partenza di amici e compagni, la lotta per l’indipendenza, l’indipendenza e la costruzione dello stato tunisino dopo la deposizione del Bey.

E con questa il primo numero del Corriere di Tunisi (1956) con un gruppo di democratici italiani tra cui spiccavano gli ormai scomparsi Pasotti, Barresi e Sapelli, negli anni ’60 ha assistito all’esodo massiccio degli italiani e da lì il suo impegno a favore della legge profughi che avrebbe permesso a migliaia di italiani di trovare una sistemazione in Italia seppur passando dalla terribile esperienza dei campi profughi. Membro attivo e fondatore del Comitato di Coordinamento degli italiani di Tunisia, del Coemit e poi del Comites, della Federeuropa e della Fusie , ha inoltre dagli anni ’60 sempre avuto parte attiva nella vita associativa degli italiani di Tunisia (CIT, Dante Alighieri, Camera di Commercio, SIA, Aurora..). Credeva nell’associazionismo ed in tutti gli organi di rappresentanza degli italiani nel mondo che secondo lui ma anche per noi erano e sono la garanzia di una democrazia.

Difensore del diritto di voto per gli italiani all’estero egli ha sempre pensato che questi avrebbero fortificato le istanze democratiche del paese e mai minacciate.

È scomparso domenica 16 settembre mentre stava pranzando con la sua compagna da sessant’anni, Lea. Lascia al Corriere, a sua moglie, a suo figlio Claudio, ai suoi nipoti tutti, ai suoi amici e compagni un grande vuoto. A tutti quelli che ci hanno scritto, telefonato e che sono venuti a trovarci un sentito (per utilizzare le parole che tanto ci facevano sorridere di Elia) grazie!".

 

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