10127 La ditta del sindaco leghista Lancini da venti anni scarica veleni nelle acque

20120830 17:53:00 guglielmoz

La ditta del sindaco leghista Lancini da venti anni scarica veleni nelle acque. Le porcherie tossiche della ex Elg sotto «il sole delle Alpi»
C’è una storia oscura di rifiuti tossici e inquiil namento in Franciacorta, cominciata con un’autorizzazione regionale rilasciata nel giugno 1993, in piena Mani Pulite

ADRO (BS) Le porcherie tossiche della ex Elg sotto «il sole delle Alpi» di Andrea TornagoIl "Il Manifesto"
C’è una storia oscura di rifiuti tossici e inquinamento in Franciacorta, cominciata con un’autorizzazione regionale rilasciata nel giugno 1993, in piena Mani Pulite. Una vicenda rimasta nascosta all’ombra delle polemiche sui «Soli delle Alpi» ma che per qualcuno è il vero scandalo della Lega Nord di Adro. È la storia della Elg, una ditta di smaltimento di rifiuti liquidi pericolosi di proprietà del sindaco leghista di Adro Oscar Lancini. Fallita nel 2007, la «Eredi Lancini Giancarlo» è stata accusata di aver scaricato abusivamente nelle fognature e nel fiume Oglio migliaia di tonnellate di scorie tossiche, e dopo due sequestri della magistratura non aveva più riaperto i cancelli. Fino a pochi mesi fa.
L’Elg e la Lega Nord
L’estate in cui cadde la sua giunta Paolino Parzani non l’ha dimenticata. L’ex sindaco di Adro, grande avversario di Oscar Lancini, è un uomo d’altri tempi che si sarebbe trovato molto meglio tra garibaldini e mazziniani. «Repubblicano di sinistra», come ama definirsi, guidava una giunta di centro con tanto di assessore di Forza Italia. La sua rovina? Alcuni principi cui non poteva venir meno. «Mi han fatto cadere proprio sulla Elg – ricorda Parzani – perché avevo fatto piombare lo scarico della ditta dei Lancini che continuava a sversare abusivamente. E nel luglio del 2003 avevo revocato la nomina dell’assessore all’Ecologia Valerio Pagnoni, un fedelissimo di Franco Nicoli Cristiani» (l’ex vicepresidente del Consiglio della Regione Lombardia del Pdl arrestato lo scorso novembre per corruzione nell’inchiesta sull’autostrada Brebemi, ndr). L’8 settembre 2003 otto consiglieri, compresa l’opposizione di sinistra, rassegnarono le dimissioni su iniziativa politica di Oscar Lancini, all’epoca consigliere comunale di minoranza, causando il commissariamento del Comune. Quella fabbrica che smaltiva rifiuti pericolosi liquidi non si poteva fermare. Lo sapevano bene i funzionari della Regione Lombardia che nel ’93 avevano firmato una singolare autorizzazione per la Elg, quando ancora i Lancini non avevano nemmeno un impianto e giravano a raccogliere i rifiuti liquidi con un’autobotte per gli spurghi (il capannone verrà costruito solo nel 1996). Dieci anni dopo la Elg serviva le industrie di mezzo nord Italia e il suo amministratore era segretario della Lega di Adro.
Divina prescrizione
Oscar Lancini viene così eletto sindaco di Adro nel giugno 2004. Pochi mesi prima la magistratura gli aveva notificato il rinvio a giudizio per inquinamento e traffico di rifiuti. In pieno conflitto di interessi assumerà il controllo della pubblica fognatura, arrivando a nominare gli avvocati del Comune che dovevano rivalersi sulla Elg: uno scandalo cancellato dal clamore suscitato in tutto il Paese dal caso della «Gianfranco Miglio», la nuova scuola comunale riempita di simboli leghisti.
La documentazione prodotta in quegli anni dagli enti è a tratti incredibile: centinaia di documenti della polizia municipale di Adro, del Cotas (il consorzio che gestiva il depuratore della zona), dell’Arpa e dei carabinieri del Noe attestano continui scarichi con valori elevatissimi di metalli pesanti, idrocarburi e solventi clorurati. I campionatori automatici posizionati in prossimità dello scarico della ditta erano inspiegabilmente sempre fuori uso.
Ma i tre processi per inquinamento a carico dei soci della Elg (Oscar Lancini, i fratelli Luca e Lionella, la madre Maria Brescianini, tutti soci al 25% della ditta di famiglia) non hanno mai prodotto nemmeno una sentenza di primo grado: finiti prima del tempo per la prescrizione dei reati, i cui tempi erano stati dimezzati proprio in quegli anni dalla «legge Cirielli».
Un nuovo nome per la ditta dei veleni. L’operazione si è svolta con la massima discrezione. L’impianto dei Lancini ha riaperto i battenti nell’aprile scorso, dopo che nel 2009 una ditta ha rilevato la vecchia Elg. All’asta fallimentare (la Elg è stata dichiarata fallita il 14 marzo 2007, pochi giorni prima del verdetto del primo processo) si è presentata un’unica ditta: la ValleSabbiaServizi di Agnosine, il cui responsabile tecnico è il fratello del sindaco Oscar, Luca Lancini, anch’egli rinviato a giudizio e prescritto per inquinamento in qualità di socio della vecchia Elg.
Inutile dire che alle conferenze dei servizi il Comune di Adro non ha sollevato eccezioni, chiedendo come compensazione per l’esercizio dell’impianto la misera cifra di 78mila euro all’anno (1,08 euro a tonnellata), che la ValleSabbiaServizi potrà scomputare realizzando qualche opera pubblica, nonostante il regolamento comunale di Adro vieti espressamente l’avvio di «attività industriali nocive, moleste o pericolose» sul suo territorio.
Grazie alla nuova autorizzazione rilasciata dalla Provincia di Brescia il 14 marzo 2012, l’impianto della ValleSabbiaServizi (a differenza della vecchia Elg) potrà smaltire quasi tutte le più micidiali scorie industriali liquide contemplate dal Catalogo Europeo dei Rifiuti (Cer), a fronte di una fidejussione di soli 347mila euro: basti pensare che verranno trattati liquidi contenenti fino a 100mila microgrammi/litro di Cromo esavalente, una concentrazione simile a quella trovata nel 2010 nella falda sotto alla ditta di cromature Baratti Inselvini di Brescia, un gravissimo caso di contaminazione acuta da Cromo (114mila microgrammi/litro).
Torna l’incubo dei veleni
A giudicare dagli investimenti effettuati (4 milioni e 700mila euro tutti per l’acquisto di impianto, capannone e bonifica) sembra che la ValleSabbiaServizi, a parte qualche riverniciatura, stia sostanzialmente usando ancora il vecchio impianto della Elg. In questi primi quattro mesi di esercizio infatti sono già fioccate denunce alla polizia locale di Adro, da parte delle ditte confinanti, per emissioni moleste «insostenibili ed esasperanti che creano difficoltà a respirare, tosse persistente, bruciore agli occhi e alla gola». Ma chi volesse chiedere l’intervento del sindaco Lancini farebbe meglio a leggere il curioso principio su cui si basa la convenzione firmata dal Comune di Adro e dalla ValleSabbiaServizi il 7 giugno 2012: «Ad ogni attività economica conseguono necessariamente aspetti deleteri per la popolazione (sic!)».
I più maligni sostengono che Oscar Lancini si sia voluto assicurare un futuro per la ditta di famiglia, per mettersi al riparo dalla sconfitta elettorale che (soprattutto dopo l’aperta sconfessione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano) potrebbe affacciarsi alle amministrative del 2014. Forse i Lancini, sistemato qualche guaio con la giustizia, torneranno al bel vecchio lavoro di una volta. Persino ad Adro la Lega Nord ormai può avere fatto il suo tempo, ma i traffici di rifiuti devono sopravvivere ad ogni stagione politica.
Quei rifiuti pericolosi smaltiti in luoghi segreti

BREVE
Il nome della ValleSabbiaServizi emerge in uno dei più gravi scandali ambientali europei degli ultimi anni: il caso della bonifica dell’«ex Sisas» di Pioltello Rodano, un Sito inquinato di interesse nazionale. I rifiuti tossici (nerofumo contenente mercurio) venivano mandati in Spagna, nella discarica andalusa della società Befesa a Nerva, dove venivano interrati senza ricevere alcun trattamento. Parte di quelle pericolosissime scorie sono state conferite anche in alcuni impianti italiani, tra cui quello della ValleSabbiaServizi di Agnosine. La ditta bresciana avrebbe ricevuto 2114 tonnellate di rifiuti pericolosi contraddistinti dal codice Cer 191301* (terre di bonifica contenenti sostanze pericolose), pur non essendo autorizzata ad effettuarne lo smaltimento definitivo. Tuttora aleggia il mistero sulla loro destinazione finale. a.tor.
LE ANALISI DELL’ARPA
L’11 aprile 2003 il Comune di Adro revoca alla Elg l’autorizzazione allo scarico in fognatura «fino a che non verrà ripristinato il dispositivo automatico di controllo» dei reflui industriali, fuori uso da mesi nonostante le disposizioni del Gip. Poche ore dopo sarà l’allora direttore dell’Arpa di Brescia in persona, Luigi Filini, a recarsi nella fognatura di via Lucerna ad Adro per verificare l’avvenuto ripristino del dispositivo di controllo e permettere alla Elg di tornare a scaricare. Il 16 aprile, nonostante il sequestro giudiziario, la Regione Lombardia rinnova l’Aia della Elg. Ma il 20 aprile 2003 un controllo a sorpresa del Comune di Adro rileva un nuovo scarico abusivo della Elg. I campioni prelevati quel giorno presenteranno diversi valori fuori norma. Ma i risultati delle analisi, resi noti dall’Arpa solo tre mesi dopo e inviati senza data, non verranno mai valutati nei processi.

 

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