11935 PD – Parlamentari estero

20160205 00:49:00 guglielmoz

1 – VIAGGIO IN ISRAELE. Conclusa la missione dell’unione interparlamentare
Continuare l’instancabile azione di pace tra israeliani e palestinesi – Sono appena tornato da Gerusalemme, in qualità di membro della delegazione ristrettissima dell’Unione Interparlamentare guidata da Denise Pascal Allende (figlia del leader cileno Salvador Allende assassinato nel 1973).
2 – DEPUTATI PD ESTERO: reintegrare con urgenza i fondi per i corsi di lingua e cultura italiana all’estero – La legge di Stabilità per il 2016, che pure ha visto in entrambi i rami del Parlamento un notevole miglioramento delle poste relative alle politiche per gli italiani all’estero, ha lasciato una coda problematica tanto inattesa quanto seria
3 – MARCO FEDI E FRANCESCO GIACOBBE incontrano il ministro degli affari esteri australiano JULIE BISHOP
4 – LA MARCA (PD) chiede ai ministri degli esteri e del lavoro di concordare con le autorità messicane una convenzione di sicurezza sociale
5 – FEDI E PORTA (PD): la lotta alla povertà in italia finanziata anche con le pensioni degli emigrati?
Roma, 4 febbraio 2016
6 – DEPUTATI PD ESTERO: IMPEGNO DEL GOVERNO PER REINTEGRARE I FONDI PER I CORSI DI ITALIANO. Il Governo ha dichiarato il suo impegno per reintegrare i fondi per i corsi di lingua e cultura italiana organizzati dagli enti gestori al livello del 2015.

1 – VIAGGIO IN ISRAELE. CONCLUSA LA MISSIONE DELL’UNIONE INTERPARLAMENTARE
Continuare l’instancabile azione di pace tra israeliani e palestinesi
Sono appena tornato da Gerusalemme, in qualità di membro della delegazione ristrettissima dell’Unione Interparlamentare guidata da Denise Pascal Allende (figlia del leader cileno Salvador Allende assassinato nel 1973). Con me anche la francese Chantal Guittet, l’israeliano Nachman Shai, la parlamentare dell’Esotho N. Motsamai e il palestinese A. Al-Ahmad.
Il compito che ci era stato affidato era difficile e delicato. Pensate, sono passati quasi 23 anni dalla storica stretta di mano tra Arafat e Rabin di fronte al presidente americano Bill Clinton a Washington il 13 settembre 1993. Eppure il processo di pace è ancora in stallo. Il primo giorno a Gerusalemme abbiamo incontrato i più alti rappresentanti del Parlamento israeliano, tra i quali lo Speaker della Knesset, Yuli-Yoel Edelstein, per approfondire il punto di vista israeliano.
Il giorno dopo a Ramallah, provvisoria capitale, abbiamo sentito l’opinione dei dirigenti (Walid Assaf, Responsabile dei negoziati Israelo-Palestinesi, e Saeb Erekat, del Comitato esecutivo Olp) del nuovo Stato palestinese, riconosciuto dalla maggioranza delle nazioni, nonché osservatore permanente delle Nazioni Unite. Come possono incontrarsi le due ragioni, quando l’una è vincente e si specchia nello splendore dei suoi palazzi, nella modernità della nuova Gerusalemme e l’altra immiserita al di là dei muri eretti a proteggere i vincitori?
E’ stato un viaggio che mi lascia tanti ricordi per le giornate memorabili di impegno per la pace e per il reciproco riconoscimento di due Stati e due Popoli, senza dimenticare la celebrazione del “Giorno della Memoria dell’Olocausto”, invitato personalmente dall’Ambasciatore italiano a Tel Aviv Francesco Maria Talò. Sono tornato a Roma con il rammarico di non aver potuto fare di più. Altri, ben più importanti di me, dovranno continuare questa instancabile azione di pace. On.Gianni Farina
Roma, Camera dei Deputati, 1 febbraio 2016

2 – DEPUTATI PD ESTERO: REINTEGRARE CON URGENZA I FONDI PER I CORSI DI LINGUA E CULTURA ITALIANA ALL’ESTERO, La legge di Stabilità per il 2016, che pure ha visto in entrambi i rami del Parlamento un notevole miglioramento delle poste relative alle politiche per gli italiani all’estero, ha lasciato una coda problematica tanto inattesa quanto seria. Roma, 2 febbraio 2016.
Si tratta del finanziamento dei corsi di lingua italiana realizzati dagli enti gestori che subiscono, rispetto all’assestamento di bilancio del 2015, una riduzione di circa 3 milioni e trecentomila euro. Sulla somma residua di 8 milioni e 625 mila, è stata applicata dal MAECI un’ulteriore riduzione di 2 milioni e 625 mila, che ha portato la proposta iniziale a 6 milioni. Nel corso dell’esame parlamentare della Stabilità, questa somma è stata reintegrata di 3 milioni e 400 mila a seguito della proposta delle relatrici del provvedimento, che hanno portato le risorse disponibili a 9 milioni e 400 mila. Nei fatti, si concretizza, nonostante la positiva azione parlamentare, una riduzione dello stanziamento complessivo del 2016. Non era questa la volontà del legislatore.Non possiamo tralasciare alcune considerazioni che ancora una volta si legano a un intervento di forte valore strategico come la promozione della lingua e della cultura italiana all’estero.La prima è che su una rimodulazione della spesa del MAECI, richiesta dal Ministero dell’economia e finanze, di complessivi 8 milioni e 226 mila, il 34% sia stato messo a carico del solo capitolo di spesa dei corsi di lingua, che dal Governo Prodi (2008) in poi sono passati da una dotazione di 28 milioni a 9,4 milioni, in larga misura a causa dei tagli del Governo Berlusconi. E questo solo in forza degli emendamenti annualmente approvati in Parlamento, altrimenti sarebbero ancora di meno.La seconda riflessione è che avallare per il futuro il ridimensionamento avvenuto, in parte recuperato per l’anno in corso da un emendamento parlamentare, significherebbe trovarsi dal prossimo anno di fronte ad una situazione di sostanziale riduzione delle attività finora sopravvissute, grazie alle prove di buona gestione e di professionalità date dagli enti gestori.La terza considerazione è che il ridimensionamento di quest’anno arriva a conclusione del percorso di riduzione del personale di ruolo inviato dall’Italia. Gli enti gestori sono stati sollecitati a rilevare i corsi che altrimenti sarebbero rimasti scoperti, ma restando così le cose mancherebbero le risorse per poterli completare. Insomma, il rischio da scongiurare in tutti i modi possibili è che la rete di promozione della lingua e cultura costruita negli anni e che rappresenta la punta avanzata di quella “diplomazia culturale” spesso richiamata come essenziale fattore di internazionalizzazione, subisca un arretramento irreversibile. Ne va dell’interesse non degli enti gestori, ma dell’Italia.Ci siamo dunque rivolti, con atti parlamentari e con contatti diretti, al Ministro degli affari esteri affinché, in dialogo con il Ministro delle finanze, intervenga per sanare questo vulnus e riportare la dotazione finanziaria disponibile almeno al livello dello scorso anno, consentendo di preservare l’offerta linguistica e culturale realizzata tramite gli enti gestori. Ognuno tenga presente che di queste attività oggi usufruiscono in tutto il mondo non meno di 350 mila studenti, italodiscendenti e stranieri, che si accostano in questo modo al nostro patrimonio culturale.(I deputati del Pd Estero: Farina, Fedi, Garavini, La Marca, Porta, Tacconi)
3 – MARCO FEDI E FRANCESCO GIACOBBE INCONTRANO IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI AUSTRALIANO JULIE BISHOP – L’On. Marco Fedi e il Sen. Francesco Giacobbe hanno incontrato questa mattina il Ministro degli Affari Esteri australiano, Julie Bishop, presente nella capitale per partecipare alla riunione del gruppo ristretto della Coalizione anti Daesh. ROMA, 3 FEBBRAIO 2016
I parlamentari italiani hanno avuto con il Ministro australiano un proficuo scambio di vedute su diversi temi di interesse comune. Il colloquio, infatti, ha toccato le questioni inerenti ai rapporti politici tra l’Italia e l’Australia, all’interscambio commerciale e alla mobilità di persone, soprattutto giovani, per ragioni professionali e di lavoro.
Nel corso dell’incontro, tenutosi presso l’Ambasciata australiana a Roma, sono stati discussi alcuni aspetti che interessano l’evoluzione della comunità di origine italiana in Australia dove essa, attraverso un positivo processo di integrazione, ha raggiunto livelli di responsabilità e di protagonismo diffusamente apprezzati e riconosciuti.

4 – LA MARCA (PD) CHIEDE AI MINISTRI DEGLI ESTERI E DEL LAVORO DI CONCORDARE CON LE AUTORITÀ MESSICANE UNA CONVENZIONE DI SICUREZZA SOCIALE – Roma, 3 febbraio 2016
“Lo sviluppo vertiginoso della mobilità internazionale ha accentuato le esigenze di regolamentazione delle situazioni previdenziali dei lavoratori che si spostano da un Paese all’altro e, con esse, la necessita di evitare duplicazioni dell’imposizione fiscale. Questo vale sia per gli italiani che già si trovano o ancora si dirigono all’estero, che per gli stranieri che vengono in Italia per lavoro.
In passato, si è proceduto a stipulare convenzioni bilaterali di sicurezza sociale solo con alcune realtà nelle quali la presenza degli italiani è più consistente. Dopo una pausa di alcuni anni, dovuta alla crisi finanziaria, gli ultimi due governi hanno ripreso la virtuosa abitudine di ratificare le convenzioni già definite e di avviarne di nuove. Siamo di fronte, infatti, a una situazione in rapida evoluzione: alcuni Paesi hanno dimostrato dinamismo e forza di attrazione anche verso gli italiani e, nello stesso tempo, importanti comunità di stranieri si sono formate nella società italiana.
Il Messico è certamente una di quelle realtà che hanno dimostrato a livello globale un grande dinamismo, destinato, secondo accreditati analisti, a durare nel tempo. Per quanto ci riguarda, questa evoluzione è di solare evidenza: i rapporti di scambio tra Italia e Messico, dopo il Trattato di libero scambio Europa-Messico, sono cresciuti del 270%; attualmente l’Italia è il terzo partner commerciale tra i Paesi dell’UE, il nono a livello mondiale; il Messico, a sua volta, è per l’Italia il secondo partner tra i paesi dell’America latina. Nel Paese centroamericano, inoltre, operano circa 1400 imprese italiane, tra le quali 350 in modo strutturato e un centinaio con un proprio stabilimento; negli ultimi anni importanti imprese italiane, come Enel Green Power, Ferrero, Pirelli, FCA, Saipem, Bonatti, Elica, Stevanato, sono impegnate nella realizzazione di significativi progetti in quella realtà.
Questa complessa trama di interrelazioni in via di costante sviluppo comporta una crescente presenza di operatori e di lavoratori italiani in Messico e di cittadini messicani in Italia, una presenza, per quanto riguarda i nostri connazionali, anche più diffusa e numerosa di quella che si evidenzia nell’elenco degli iscritti all’AIRE.
Sono restati in secondo piano, tuttavia, gli aspetti riguardanti le protezioni previdenziali e assistenziali dei lavoratori e dei pensionati, che pure sono strettamente collegati alle dinamiche di immigrazione, di insediamento e di lavoro in ciascuna delle due realtà. Occorre risalire al 1977, infatti, per rintracciare un protocollo di intesa per la trasferibilità delle pensioni che consente ai cittadini italiani rimpatriati, titolari di pensione messicana, di ottenere il pagamento diretto della pensione in Italia, in deroga alle limitazioni che la legislazione di sicurezza sociale messicana impone in materia di pensioni. Più di recente, precisamente nel giugno del 2015, è stato firmato a Milano un protocollo di intesa tra l’INPS e l’Istituto messicano di previdenza sociale (IMSS), volto a sviluppare la cooperazione tra i due istituti sul piano informativo e del coordinamento delle rispettive azioni.
E’ arrivato il momento, insomma, di fare di più per diminuire le distanze tra le positive dinamiche commerciali e di cooperazione politica e giuridica e la tutela sociale e fiscale di tutti coloro che per lavoro e professione vi sono coinvolti.
Per questo, ho presentato al Ministro degli affari esteri e a quello del lavoro un’interrogazione con la quale chiedo di avviare al più presto i contatti con le autorità messicane allo scopo di concordare in tempi ragionevoli un testo di convenzione di sicurezza e di regolamentazione delle rispettive imposizioni fiscali, da portare poi alla ratifica dei rispettivi Parlamenti. So bene che i tempi di definizione degli accordi bilaterali non sono brevi, ma se si inizia tardi si rischia di arrivare tardissimo. E invece lo sviluppo dei rapporti con il Messico dovrebbero indurre ormai tutti ad operare con la massima celerità e responsabilità”.

5 – FEDI E PORTA (PD): LA LOTTA ALLA POVERTÀ IN ITALIA FINANZIATA ANCHE CON LE PENSIONI DEGLI EMIGRATI?
La lotta alla povertà in Italia passerà anche attraverso la razionalizzazione (riduzione) delle prestazioni assistenziali e previdenziali erogate dall’Inps ai pensionati residenti all’estero? È quanto abbiamo letto nella bozza del disegno di ROMA, 4 FEBBRAIO 2016legge delega poi approvato definitivamente nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri e che reca le norme relative ad un piano di contrasto nazionale alla povertà, al riordino delle prestazioni assistenziali e previdenziali e al sistema degli interventi e dei servizi sociali.
Nel comunicato del Consiglio dei ministri si legge che nello specifico il provvedimento conferma l’intenzione del Governo di realizzare un piano nazionale per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale tramite una serie di misure che si possono così riassumere: progetti personalizzati di inclusione sociale e lavorativa sostenuti dall’offerta di servizi alla persona; la razionalizzazione delle prestazioni di natura assistenziale e previdenziale – inclusi a quanto pare gli interventi rivolti ai beneficiari residenti all’estero (per avere un’idea più chiara delle intenzioni del Governo bisognerà leggere comunque la stesura finale del ddl quando arriverà alle Camere) – sottoposti alla prova dei mezzi e secondo criteri di valutazione della condizione economica in base all’ISEE; il riordino della normativa in materia di interventi e servizi sociali, al fine di superare la frammentarietà delle misure e degli interventi secondo principi di equità ed efficacia nell’accesso e nell’erogazione delle prestazioni.
Nel quadro di queste misure è prevista l’istituzione di enti ed organismi per il coordinamento, la verifica e il controllo degli interventi.
Ora non intendiamo valutare se tale piano sia effettivamente sufficiente per venire incontro alle famiglie ed agli individui in povertà assoluta.
Ciò che invece ci preoccupa è che parte delle risorse per finanziarlo possano provenire dal sistema di tutela socio-previdenziale per gli italiani all’estero, già ampiamente ridimensionato nel corso degli ultimi 20 anni. È ovvio che non desideriamo gridare “al lupo, al lupo”, prima che il lupo si presenti e quindi prima di leggere e capire i contenuti dei decreti delegati che saranno emanati nei prossimi mesi, però ricordiamo le parole del Presidente dell’Inps Tito Boeri nel corso della presentazione del rapporto “World Wide Inps” lo scorso settembre quando mise “sotto accusa” i nostri connazionali emigrati definendo strano e paradossale che l’Inps continui a pagare ogni anno 200 milioni di euro di prestazioni assistenziali a pensionati che vivono in altri Paesi e che magari hanno un’assistenza di base mentre in Italia non ci sono risorse contro la povertà. “L’Italia – sottolineò Tito Boeri – è uno dei pochi paesi a riconoscere la portabilità extra Ue della parte non contributiva delle pensioni. Paghiamo così integrazioni al minimo e maggiorazioni sociali – disse Boeri – a persone che vivono e pagano le tasse altrove, riducendo il costo dell’assistenza sociale in questi paesi. Mentre in Italia non abbiamo una rete di assistenza sociale. È paradossale – concluse -”.
Insomma le premesse per un attacco frontale alle pensioni Inps pagate all’estero ci sono tutte: il terreno è stato preparato. E considerato il fatto che già a partire dal 1992 l’Italia non consente l’esportabilità e la concessione delle prestazioni assistenziali ai pensionati residenti nell’Unione Europea, non ci sorprenderebbe il fatto che nei prossimi mesi si tenti di introdurre tale inesportabilità anche nei Paesi extra-UE.
Ai meno addetti ai lavori e a coloro che conoscono poco le precarie condizioni di vita di alcune realtà della nostra emigrazione, soprattutto in America latina, l’idea di sancire l’inesportabilità delle prestazioni italiane “non contributive” (trattamento minimo e maggiorazioni sociali, ed in alcuni casi gli assegni familiari) potrebbe sembrare giusta, dovuta ed attuale. In realtà tale iniziativa avrebbe delle conseguenze drammatiche per decine di migliaia di connazionali pensionati che si vedrebbero così privati di un mezzo vitale di sostentamento (anche se tali prestazioni venissero inizialmente cristallizzate a coloro di cui ne sono già titolari e rese inesportabili solo per il futuro).
Per verificare le effettive intenzioni del Governo e conoscere meglio contenuti e modalità di attuazione, dobbiamo aspettare la presentazione dei decreti delegati attuativi del ddl di delega sulla povertà.
In attesa di tali decreti esprimiamo la nostra convinzione che la lotta alla povertà non si combatte togliendo risorse ad altri poveri, ancorché residenti all’estero, ma abbattendo privilegi e riducendo benefici attualmente appannaggio di molte corporazioni e categorie abbienti.

6 – DEPUTATI PD ESTERO: IMPEGNO DEL GOVERNO PER REINTEGRARE I FONDI PER I CORSI DI ITALIANO
Il Governo ha dichiarato il suo impegno per reintegrare i fondi per i corsi di lingua e cultura italiana organizzati dagli enti gestori al livello del 2015
6 – DEPUTATI PD ESTERO: IMPEGNO DEL GOVERNO PER REINTEGRARE I FONDI PER I CORSI DI ITALIANO
Il Governo ha dichiarato il suo impegno per reintegrare i fondi per i corsi di lingua e cultura italiana organizzati dagli enti gestori al livello del 2015. E’ questa la risposta che il Sottosegretario Enzo Amendola ha dato per conto dell’esecutivo all’interrogazione urgente che abbiamo presentato subito dopo avere appreso la notizia di una riduzione di 2 milioni e 625 mila euro per il 2016. Roma, 4 febbraio 2016
Tale contrazione era avvenuta a seguito della rimodulazione della spesa che il Ministero delle Finanze ha richiesto a ciascun ministero, MAECI compreso. Nell’interrogazione avevamo sottolineato fortemente l’esigenza di non colpire ulteriormente un settore sicuramente strategico per la proiezione dell’Italia nel mondo, quale la promozione all’estero della lingua e della cultura italiana.
La contrazione prefigurata avrebbe colpito attività di formazione già avviate da quegli enti gestori che dallo stesso Ministero erano stati sollecitati a rilevare i corsi lasciati scoperti per il mancato invio dall’Italia di personale di ruolo. Si potrebbe configurare concretamente una situazione di chiusura di non pochi corsi, di dispersione di alunni e di licenziamento di insegnanti.
In più, la contrazione della spesa per queste attività, contenuta negli ultimi anni a seguito di emendamenti di iniziativa parlamentare, diventerebbe ancora più preoccupante per il 2017 e il 2018, in quanto la proiezione triennale della Stabilità prevede per questi anni una spesa di circa 6 milioni, praticamente la metà di quanto investito nel 2015.
L’impegno del Governo tende a porre rimedio, dunque, ad una situazione passibile di deleterie conseguenze sul sistema di promozione culturale dell’Italia nel mondo.
Abbiamo preso atto, con la replica fatta dall’On. Tacconi a nome di tutti noi, della confortante risposta del Sottosegretario Amendola. Nello stesso tempo, abbiamo ribadito il nostro impegno nel seguire i successivi sviluppi della questione e richiamato l’esigenza di riequilibrare le risorse disponibili in questo campo anche per gli anni successivi.
I deputati del PD Estero: Farina, Fedi, Garavini, La Marca, Porta, Tacconi

 

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