11945 PD – PARLAMENTARI ESTERO

20160216 16:18:00 guglielmoz

1 – Vincenzo Amendola, capogruppo del PD in Commissione Esteri nei primi anni di questa legislatura, è stato di recente nominato Sottosegretario agli affari esteri.
2 – L’ON. La Marca A New York per la visita del presidente Mattarella e a Toronto per incontri con la comunità.
3 – FEDI (PD): a proposito di canone Rai …
Imperversa una strana bufera sul tema del canone Rai. Come per IMU, TASI e TARI vale la pena ricordare che stiamo affrontando un tema che riguarda la situazione specifica di comunità residenti all’estero
4 – FEDI (PD): I TEMI DELLA NEWSLETTER DEL MESE DI FEBBRAIO DI PROSSIMA USCITA
A PROPOSITO DI REFERENDUM…

1 – GRAZIE E AUGURI DI BUON LAVORO A VINCENZO AMENDOLA, NUOVO SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI.
Vincenzo Amendola, capogruppo del PD in Commissione Esteri nei primi anni di questa legislatura, è stato di recente nominato Sottosegretario agli affari esteri. Un incarico non solo meritato, per la grande esperienza maturata in campo internazionale nonostante la sua ancora giovane età, ma per noi addirittura naturale, per la prova di competenza, esperienza ed equilibrio da lui data nel lavoro parlamentare. Roma, 8 febbraio 2016.
Nel momento in cui, con la consueta signorilità, rivolge a tutti noi colleghi di commissione il suo saluto e il suo ringraziamento per il lavoro svolto, glieli ricambiamo con sincerità e convinzione e gli facciamo di cuore gli auguri per il suo nuovo e importante incarico.
Come eletti nella circoscrizione Estero, gli siamo particolarmente grati per l’attenzione che ha costantemente rivolto alle nostre tematiche. Si deve anche a lui se il parere espresso dalla Commissione sulla legge di stabilità per il 2016 si è potuto scrivere con larghi riferimenti agli italiani all’estero e se di conseguenza si sono potute spostare risorse significative su diversi capitoli di nostro interesse. Non è un caso, inoltre, che il suo primo atto di governo sia stata la risposta non formale data alla nostra interrogazione urgente sulla reintegrazione dei fondi per i corsi di lingua e cultura, con la quale ha dichiarato l’impegno del Maeci a ripristinare il livello dell’anno precedente in sede di assestamento di bilancio.
Grazie e in bocca al lupo, dunque, ad Enzo Amendola. Siamo certi che le sue capacità saranno di giovamento per la politica estera del Paese in un momento tanto delicato e che, nei limiti del possibile, continuerà a nutrire per gli italiani all’estero l’attenzione e l’amicizia che ha dimostrato finora. I deputati PD Estero: Farina, Fedi, Garavini, La Marca, Porta, Tacconi

2 – L’ON. LA MARCA A NEW YORK PER LA VISITA DEL PRESIDENTE MATTARELLA E A TORONTO PER INCONTRI CON LA COMUNITÀ
L’On. Francesca La Marca ha partecipato a New York all’incontro che il Presidente Mattarella ha avuto con la comunità italo-americana e italiana, alla presenza del Governatore di New York Andrew Cuomo, del Sottosegretario Enzo Amendola in rappresentanza del Governo italiano e del Console Natalia Quintavalle.
A commento dell’incontro che si è svolto nel prestigioso Guggenheim Museum, l’On. La Marca ha dichiarato: “Ho vissuto oggi due intensi sentimenti. Il primo è quello di trovarmi tra i rappresentanti della emigrazione storica e attuale in uno dei crocevia cruciali del mondo contemporaneo. L’altro è di aver potuto ascoltare direttamente dalla massima autorità istituzionale italiana parole fervide non solo di saluto ma di richiamo ai maggiori problemi da affrontare, in particolare sul piano della sicurezza e del governo delle migrazioni.
Il Presidente Mattarella, che alla fine ho potuto personalmente ringraziare per la sua presenza e per il suo contributo, ha voluto concludere il suo intervento con un’espressione che racchiude il riconoscimento verso la nostra comunità negli Stati Uniti e il legame di affetto e di amicizia con il popolo americano: ‘Today I am a New Yorker’.
Sul ruolo che la comunità di origine italiana ha svolto nella società nordamericana, Il Presidente Mattarella ha usato toni diretti e toccanti: ‘In voi scorgo i volti di una storia fatta di coraggio, sacrificio, duro lavoro, ma anche di grandi successi che hanno plasmato nel tempo i destini della nazione americana, dell’Italia e – non è assolutamente un’iperbole – del mondo intero. I nostri emigrati e i loro discendenti – ha affermato il Presidente – sono orgogliosamente americani e italiani e nel passato e nel presente di questi Paesi hanno le loro radici’. Meglio, veramente, non si poteva dire.
Il richiamo alla vicenda storica della nostra emigrazione è stato anche un motivo che il Presidente ha fatto per comprendere e affrontare i doveri del presente. L’accoglienza e l’integrazione che gli Stati Uniti hanno offerto a milioni di persone, di cui molte italiane, diventando anche per questo uno dei Paesi guida del mondo, rappresenta una lezione che l’Europa, alle prese con le drammatiche migrazioni del presente, deve sapere interpretare e far rivivere.
Il Presidente, inoltre, non ha trascurato di toccare di fronte a noi un altro tema di acuta sensibilità, quando ha ricordato che uno degli elementi più importanti dell’amicizia e della collaborazione tra i nostri popoli è stata la lotta al terrorismo. L’impegno contro la violenza cieca e distruttrice è quanto mai attuale in ogni parte del mondo e richiede, a livello internazionale, una scelta prioritaria a tutela della sicurezza delle persone, cooperazione, intelligenza ed efficacia operativa.
Devo dire, infine, che ho trovato particolarmente appropriato il riconoscimento che il Presidente ha voluto fare alle donne italo-americane per quanto hanno dato all’evoluzione della nostra comunità e alla persistenza dei legami con la terra e la cultura d’origine.
Il ringraziamento che alla fine della cerimonia ho potuto dare al nostro Presidente per la sua presenza e per il suo contributo non ha avuto nulla di formale, ma è scaturito con sincerità dalle emozioni che Egli ha saputo suscitare in tutti noi”.
L’On. La Marca si è successivamente spostata a Toronto per partecipare ad una riunione degli iscritti e simpatizzanti del Partito Democratico in quell’area, nel quale si dibatteranno le tematiche di maggiore interesse della comunità italo-canadese e le iniziative da intraprendere nei prossimi mesi.

3 – FEDI (PD): A PROPOSITO DI CANONE RAI …
Imperversa una strana bufera sul tema del canone Rai. Come per IMU, TASI e TARI vale la pena ricordare che stiamo affrontando un tema che riguarda la situazione specifica di comunità residenti all’estero. Non si tratta di diritti negati. Non si tratta di discriminazione. Per tutti, in Italia e nel mondo, le condizioni sono analoghe. Roma, 12 febbraio 2016
Purtroppo un errore iniziale che ha alimentato l’idea, sbagliata, che con una nuova procedura di pagamento si potessero escludere i residenti all’estero dal dovere del canone Rai, contribuisce ora ad alimentare una bufera di richieste e analisi fuorvianti.
Il canone Rai è dovuto da tutti coloro che posseggono un apparecchio televisivo. Lo dice la legge e lo confermano numerose sentenze della Corte di Cassazione. L’uso, frequente o sporadico, dell’apparecchio televisivo, non rileva ai fini della norma. La domanda è: possiedi un televisore? Se la risposta è sì, il canone è dovuto. Se la risposta è no, con un’apposita procedura, ogni anno, si dovrà presentare una dichiarazione che consente di non pagare il canone.
Quindi non si tratta, nuovamente, di cattiveria nei confronti dei residenti all’estero. Era già un pagamento dovuto e tale rimane. Forse qualche evasore – con utenza elettrica a suo nome – sarà ora costretto a pagare un canone che prima evadeva.
La domanda è cosa fare. Per IMU, TASI e TARI, le motivazioni per dare una risposta, non ad un diritto negato, ma ad una situazione oggettiva che riguarda i Comuni d’Italia, molti nel meridione, con un ingente patrimonio immobiliare a rischio abbandono, le abbiamo trovate e sono forti. Al punto che la prima equiparazione ha riguardato i pensionati di prestazione estera o in convenzione e stiamo lavorando ad altre soluzioni.
Per il canone Rai la risposta è più complessa. Come qualcuno ha suggerito, forse la risposta potrebbe essere paghiamo meno e paghiamo tutti. Ma come motivazione non è molto forte. Credo possa essere forte un richiamo alla necessità che si riconosca nuovamente l’unicità e specificità della condizione di italiano residente permanentemente all’estero, quindi iscritti all’AIRE, che non solo non ha la residenza negli immobili posseduti in Italia ma non usufruisce per la maggior parte del periodo di imposta delle trasmissioni radio-televisive italiane nei suddetti immobili. Inoltre la stragrande maggioranza paga un analogo canone nel Paese di residenza oppure finanzia le reti televisive pubbliche con la fiscalità generale e non riesce a capire i motivi per i quali debba finanziare il servizio pubblico televisivo in Italia visto che non può usufruire di tale servizio. A ciò si aggiunge il fatto che per usufruire del canale Rai Italia nel mondo è necessario pagare un abbonamento.
L’orientamento prevalente, quindi, è di presentare una proposta di legge che preveda una riduzione per i residenti all’estero pari a 50% dell’importo del canone. On. Marco Fedi

4 – FEDI (PD): I TEMI DELLA NEWSLETTER DEL MESE DI FEBBRAIO DI PROSSIMA USCITA
A PROPOSITO DI REFERENDUM…
Sono in arrivo a distanza di pochi mesi due referendum sui quali gli elettori italiani saranno chiamati a pronunciarsi. Non so se ne avevamo proprio bisogno, ma tant’è. Il primo, il 17 aprile, è sulla durata delle concessioni per le trivellazioni entro le 12 miglia marine. Il secondo, a ottobre, confermativo, sulla riforma costituzionale. Roma, 16 febbraio 2016
La Costituzione dice che i cittadini che eleggono il Parlamento votano anche per il referendum. La legge 459 del 2001sul voto dei cittadini italiani all’estero fissa le modalità di partecipazione elettorale. Modalità che non sono cambiate per l’esercizio del voto politico e per i referendum.
Il modo di votare in loco, si ricorderà, è cambiato solo per l’elezione dei Comitati degli italiani all’estero (Com.It.Es.) prevedendo una iscrizione per poter ricevere il plico elettorale.
La prima considerazione è che una vera discussione sulle riforma della 459 del 2001 è stata sempre rinviata, nonostante siano state depositate diverse proposte. In più, una modifica incisiva come la preiscrizione dovrebbe impegnare il Governo, e la Farnesina in particolare, in una capillare attività di comunicazione e informazione. I tempi politici per avere un confronto e portare in porto una riforma, e tecnici per informare, comunicare ed eventualmente per la preiscrizione, sono del tutti inadeguati.
Quello che nel frattempo si può fare è lavorare per informare al meglio le nostre comunità sul voto referendario, sia sui contenuti che sulle modalità. Potranno votare gli iscritti AIRE, cioè chi è stabilmente residente all’estero ed anche i temporaneamente residenti all’estero da almeno tre mesi, che ne facciano richiesta. Con la certezza che chiunque riuscirà, vorrà e potrà partecipare al voto per corrispondenza farà il proprio dovere di cittadino/elettore.

A PROPOSITO DI CANONE RAI …
Una strana nube si è addensata sulla questione del canone Rai. Come per IMU, TASI e TARI vale la pena ricordare che stiamo affrontando un tema che riguarda la situazione specifica di persone residenti all’estero. Non si tratta di diritti negati. Non si tratta di discriminazione. Per tutti, in Italia e nel mondo, le condizioni sono analoghe.
Purtroppo un errore iniziale ha alimentato l’idea, sbagliata, che con una nuova procedura di pagamento si potessero escludere i residenti all’estero dal dovere del canone Rai. In questo modo si è alimentata un’ondata di richieste e analisi abbastanza fuorvianti.
Il canone Rai è dovuto da tutti coloro che posseggono un apparecchio televisivo. Lo dice la legge e lo confermano numerose sentenze della Corte di Cassazione. L’uso, frequente o sporadico, dell’apparecchio televisivo, non rileva ai fini della norma. La domanda è: possiedi un televisore? Se la risposta è sì, il canone è dovuto. Se la risposta è no, con un’apposita procedura, ogni anno, si dovrà presentare una dichiarazione che consente di non pagare il canone.
Quindi non si tratta, nuovamente, di cattiveria nei confronti dei residenti all’estero. Era già un pagamento dovuto e tale rimane. Forse chi evadeva il pagamento, pur avendo un’utenza elettrica a suo nome, sarà ora costretto a pagare un canone che prima evadeva. Ma si tratta, come è evidente, di situazioni particolari.
La domanda, semmai, è cosa fare. Per IMU, TASI e TARI, le motivazioni per dare una risposta, non ad un diritto negato, ma ad una situazione oggettiva che riguarda in particolare i Comuni italiani, molti nel meridione, con un ingente patrimonio immobiliare a rischio abbandono, le abbiamo trovate e sono forti. Al punto che la prima equiparazione ha riguardato i pensionati di prestazione estera o in convenzione e stiamo lavorando ad altre soluzioni.
Per il canone Rai la risposta è più complessa. Come qualcuno ha suggerito, la linea potrebbe essere quella di pagare tutti per pagare meno. Ma come motivazione non è molto forte. Credo possa essere forte un richiamo affinché si riconosca nuovamente l’unicità e la specificità della condizione dell’italiano residente permanentemente all’estero. Gli iscritti all’AIRE non solo non hanno la residenza negli immobili posseduti in Italia ma non usufruiscono delle trasmissioni radio-televisive italiane nei suddetti immobili per il tempo del periodo di imposta. Inoltre, la stragrande maggioranza paga un analogo canone nel Paese di residenza oppure finanzia le reti televisive pubbliche con la fiscalità generale. Chi si trova in queste condizioni non riesce a capire i motivi per i quali debba finanziare il servizio pubblico televisivo in Italia visto che dello stesso se4vizio non può usufruirne. A ciò si aggiunge il fatto che egli, per utilizzare il canale Rai Italia nel mondo, deve pagare un abbonamento.
L’orientamento prevalente, quindi, è di presentare una proposta di legge che preveda una riduzione per i residenti all’estero pari a 50% dell’importo del canone.

A PROPOSITO DI CONTRASTO ALLA POVERTÀ …
La lentezza della ripresa economica in Italia, il permanere di ampie sacche di disagio economico e di disoccupazione e quindi l’urgenza di introdurre misure di contrasto alla povertà, hanno indotto il Governo a presentare ed approvare un ddl (una legge delega) in materia di contrasto alla povertà e di riordino delle prestazioni previdenziali ed assistenziali e del sistema degli interventi e dei servizi sociali. Il testo di legge delega è arrivato in questi giorni alla Camera dei deputati che dovrà analizzarlo e votarlo per consentire al Governo l’emanazione dei decreti legislativi attuativi della delega. Lo strumento della legge delega rende molto complessa l’azione di conoscenza, comprensione e proposta che siamo chiamati a fare in sede parlamentare, in questo caso con particolare riguardo a diritti e doveri dei nostri connazionali all’estero. Ho già nei giorni scorsi segnalato il rischio che la “riforma” dei trattamenti assistenziali previsti dal ddl possa ripercuotersi sulle pensioni degli italiani residenti all’estero, così come esplicitamente indicato nel disegno di legge delega. Vediamo però di capire meglio le possibili conseguenze per i “beneficiari delle prestazioni dell’Inps residenti all’estero”. Tra le prestazioni di natura assistenziale abbiamo il trattamento minimo, già non esportabile in ambito UE e dello spazio economico europeo, gli assegni al nucleo famigliare e le maggiorazioni sociali. Il trattamento minimo è oggi corrisposto in rarissimi casi: a condizione che si possa far valere un’anzianità contributiva in costanza di rapporto di lavoro di almeno 10 anni in Italia e non si superino delle soglie di reddito individuale e famigliare. Nei paesi a welfare avanzato i redditi sono tali che in pochi casi si rientra nei limiti e comunque la condizione dei 10 anni limita ulteriormente la platea dei possibili beneficiari di tale prestazione. Se il Governo con la delega del Parlamento introducesse l’inesportabilità delle prestazioni assistenziali, ciò varrebbe solo per il futuro mentre gli importi delle pensioni attualmente integrate al minimo verrebbero cristallizzati in virtù di una garanzia costituzionale relativa ai diritti acquisiti; di converso le maggiorazioni sociali potrebbero essere revocate definitivamente. Ma sono certo che nella discussione sul disegno di legge delega e sui decreti attuativi affronteremo la questione e cercheremo di tutelare al meglio diritti e interessi dei nostri lavoratori e pensionati residenti all’estero. Per quanto invece riguarda gli assegni per il nucleo familiare, giova ricordare che essi sono previsti da molte convenzioni internazionali di sicurezza sociale. Escluderli non è possibile, né sarebbe logico escluderli per le pensioni autonome, cioè non in convenzione, e lasciarle per le pensioni in convenzione internazionale. Si potrebbero al limite introdurre limiti reddituali più stringenti. Anche qui i redditi prodotti in paesi a welfare avanzato, anche solo da pensioni, porta i beneficiari a livelli tali per cui gli ANF sono ridotti o non corrisposti. Sulle maggiorazioni sociali e sulla 14esima ricordo che ho presentato una proposta di legge chiedendo che vengano corrisposte a saldo anziché in anticipo rispetto alla valutazione del reddito prodotto. Sarebbe sufficiente questa misura organizzativa per risparmiare tempo e danaro. Invece si rischia di colpire proprio i più deboli, in paesi a welfare debole e coloro i quali hanno un reddito molto basso. In conclusione, si rischia di contrastare la povertà creando altra povertà, forse in qualche angolo del pianeta più distante da Roma.

LE PETIZIONI E IL PARLAMENTO …
Un nuovo trend nasce tra gli eletti all’estero: la petizione mania! Si accavallano petizioni su argomenti di rilevanza parlamentare ed allora la domanda, credo legittima, è: se le petizioni partono da parlamentari e non riguardano temi di interesse mondiale i globale ma questioni da "legge di stabilità" – per essere chiari – vuol dire che i parlamentari sollecitano se stessi a far qualcosa? O più semplicemente che si sta perdendo gradualmente fiducia nella capacità del Parlamento di "far la differenza"?
On. Marco Fedi

 

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