11950 ITALIA: Si riduce la popolazione. Aumentano i decessi e cresce l’emigrazione

20160220 12:14:00 redazione-IT

[b]Pubblicati oggi gli indicatori demografici relativi al 2015. Al 1° gennaio 2016 la popolazione totale è di 60 milioni 656 mila residenti[/b]
ROMA – Nel 2015 la popolazione residente si riduce di 139 mila unità (-2,3 per mille). Al 1° gennaio 2016 la popolazione totale è di 60 milioni 656 mila residenti. Gli stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2016 sono 5 milioni 54 mila e rappresentano l’8,3% della popolazione totale. Rispetto a un anno prima si riscontra un incremento di 39 mila unità. La popolazione di cittadinanza italiana scende a 55,6 milioni, conseguendo una perdita di 179 mila residenti.
Lo rileva l’Istat che oggi ha diffuso gli indicatori demografici riferiti all’anno 2015.
I morti – si legge nel rapporto Istat – sono stati 653 mila nel 2015, 54 mila in più dell’anno precedente (+9,1%). Il tasso di mortalità, pari al 10,7 per mille, è il più alto tra quelli misurati dal secondo dopoguerra in poi. L’aumento di mortalità risulta concentrato nelle classi di età molto anziane (75- 95 anni).

Dal punto di vista demografico, il picco di mortalità del 2015 è in parte dovuto a effetti strutturali connessi all’invecchiamento e in parte al posticipo delle morti non avvenute nel biennio 2013-2014, più favorevole per la sopravvivenza.
Diminuisce la speranza di vita alla nascita. Per gli uomini si attesta a 80,1 anni (da 80,3 del 2014), per le donne a 84,7 anni (da 85).
Nel 2015 le nascite sono state 488 mila (8 per mille residenti), quindicimila in meno rispetto al 2014 e nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia.
Il saldo naturale (differenza tra nascite e decessi) scende ulteriormente a -165 mila.
Il 2015 è il quinto anno consecutivo di riduzione della fecondità, giunta a 1,35 figli per donna. L’età media delle madri al parto sale nel frattempo a 31,6 anni.
Il saldo migratorio netto con l’estero è di 128 mila unità, corrispondenti a un tasso del 2,1 per mille. Tale risultato, frutto di 273 mila iscrizioni e 145 mila cancellazioni, rappresenta un quarto di quello conseguito nel 2007 nel momento di massimo storico per i flussi migratori internazionali.
Le iscrizioni dall’estero di stranieri sono state 245 mila e 28 mila i rientri in patria degli italiani. Le cancellazioni per l’estero riguardano 45 mila stranieri e 100 mila italiani.
I trasferimenti di residenza dentro i confini nazionali scendono, dopo 12 anni, sotto il livello del milione e 300 mila, con una contrazione del 3% sul 2014.
Per quanto riguarda i trasferimenti tra Comuni, si conferma un saldo migratorio interno positivo per le regioni del Nord (+0,9 per mille abitanti) e Centro (+0,6) e negativo per quelle del Mezzogiorno (-2,5).
Non arretra il processo di invecchiamento, assoluto e relativo. Gli ultrasessantacinquenni sono 13,4 milioni, il 22% del totale. In diminuzione risultano sia la popolazione in età attiva (15-64 anni) sia quella fino a 14 anni di età. La prima scende a 39 milioni, il 64,3% del totale, la seconda comprende 8,3 milioni di ragazzi e rappresenta il 13,7%.
L’indice demografico di dipendenza strutturale cresce in un anno dal 55,1 al 55,5%, quello di dipendenza degli anziani dal 33,7 al 34,2%. Nel complesso, l’età media della popolazione aumenta di ulteriori due decimi, arrivando a 44,6 anni.

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[b]Pubblicati oggi gli indicatori demografici relativi al 2015. Continua a crescere l’emigrazione e a diminuire l’immigrazione[/b]

La maggior parte dei flussi in ingresso nel Paese (90%) è rappresentata da cittadini stranieri. Le iscrizioni dall’estero di individui di nazionalità straniera risultano, infatti, pari a 245 mila (-1,3%rispetto al 2014), mentre i rientri in patria degli italiani sono 28 mila (-5,6%). Per quanto riguarda le cancellazioni, si stimano 45 mila cancellati stranieri (-4,8% sul 2014), a fronte di circa 100 mila cancellati di cittadinanza italiana (+12,4%).

ROMA – Continua a crescere l’emigrazione e a diminuire l’immigrazione. Lo rileva l’Istat che oggi ha diffuso i dati demografici riferiti al 2015.
Lo scorso decennio – osserva l’Istat – è stato caratterizzato da cospicui flussi migratori verso l’Italia che hanno rappresentato il prevalente fattore demografico di crescita. Questa tendenza si sta progressivamente attenuando; per il 2015 si stima un saldo migratorio netto con l’estero di 128 mila unità, corrispondente a un tasso del 2,1 per mille ). Tale risultato, appena un quarto di quello conseguito nel 2007 nel momento di massimo storico, è il frutto di 273 mila iscrizioni e 145 mila cancellazioni nelle anagrafi.
L’elemento di sostanziale discontinuità degli ultimi anni è dunque rappresentato da una parziale perdita di attrattività del Paese nei confronti dei migranti internazionali. Rispetto al 2007 le immigrazioni (erano 527 mila) si sono all’incirca dimezzate, mentre le emigrazioni (all’epoca 51 mila) sono quasi triplicate.
La maggior parte dei flussi in ingresso nel Paese (90%) è rappresentata da cittadini stranieri. Le iscrizioni dall’estero di individui di nazionalità straniera risultano, infatti, pari a 245 mila (-1,3%
rispetto al 2014), mentre i rientri in patria degli italiani sono 28 mila (-5,6%). Per quanto riguarda le cancellazioni, si stimano 45 mila cancellati stranieri (-4,8% sul 2014), a fronte di circa 100 mila
cancellati di cittadinanza italiana (+12,4%). Riassumendo, dal lato degli ingressi il Paese perde attrattiva sia in relazione ai cittadini stranieri sia riguardo ai propri connazionali. Sul versante delle
uscite, invece, aumenta in maniera significativa la quota di italiani che emigrano all’estero. Il risultato di tali comportamenti migratori è un saldo migratorio con l’estero, riguardante i soli cittadini italiani, negativo nella misura di 72 mila unità, mentre quello degli stranieri risulta ancora
ampiamente positivo nella misura di circa 200 mila unità.
Il saldo migratorio con l’estero risulta ovunque positivo, anche nelle regioni del Mezzogiorno (+1,6 per mille). Tuttavia, esiste, come sempre, una grande variabilità geografica nelle capacità attrattive e repulsive delle varie zone del territorio nazionale rispetto al luogo di dimora abituale da eleggere o da abbandonare Nelle regioni del Centro (+3,2 per mille) il saldo migratorio con l’estero è all’incirca doppio rispetto al Mezzogiorno, anche perché in tale ripartizione pesa positivamente il contributo del Lazio (+4 per mille). Nel Nord, infine, il saldo migratorio con l’estero è pari al 2 per mille, con valori massimi in Emilia-Romagna (+3 per mille) e Lombardia (+2,3).
Nel 2015 i trasferimenti di residenza nell’ambito dei confini nazionali scendono, dopo 12 anni, sotto il livello del milione e 300 mila, registrando una contrazione di circa il 3% sul 2014. Prosegue dunque il processo di rallentamento delle migrazioni interne che, avviato nel 2013, è da collegare all’evoluzione del mercato occupazionale, nel contesto complessivo di un Paese alle prese col superamento delle difficoltà determinate dalla recessione economica.
I trasferimenti tra Comuni comportano un saldo migratorio quasi sempre positivo per le regioni del Nord. In termini relativi, nel Nord-est il primato spetta al Trentino-Alto Adige (+1,8 per mille) e all’Emilia-Romagna (+1,7 per mille), nel Nord-ovest alla Lombardia (+1 per mille). Nel Centro la regione che fa registrare un saldo positivo rilevante è la Toscana (+1,1). Infine, il saldo è negativo in tutte le regioni del Mezzogiorno, in particolare in Calabria (-3,4), Basilicata (-3,3) e Campania (-3,1).

Il RAPPORTO ISTAT

 

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