11952 TANTI SOSPETTI PER IL CROLLO DEI MERCATI.

20160220 16:31:00 guglielmoz

Le cause che hanno provocato la caduta delle borse globali nelle scorse settimane sono molte. Ma quasi nessuno parla di un fattore: l’incapacità dei governi di risolvere la crisi. Quando i risparmiatori perdono i soldi investiti, in genere i governi in carica vengono messi alla porta: per questo i politici devono riflettere rapidamente sulla questione, altrimenti non potranno sottrarsi alle pugnalate.

Questo articolo finisce come il giallo di Agatha Christie Assassinio sull’Orient Express: ci sono dodici sospetti e alla fine si scopre che tutti hanno pugnalato la vittima. Dopo la peggior vendita al ribasso sui mercati globali dalla crisi del 2008, sono venuti fuori i nomi di almeno dodici sospetti, e tutti hanno contribuito alla situazione attuale.
L’OPEC Il suo rifiuto di diminuire la produzione di greggio ha fatto scendere i prezzi del petrolio a livelli che quasi nessuno aveva previsto. È stata una manna per gli importatori di petrolio, ma gli effetti sono stati tremendi per tutti gli altri, in particolare per l’economia statunitense, la cui crescita dipende ormai dal settore energetico.
I FONDI SOVRANI È probabile che il calo del prezzo del greggio abbia costretto molti fondi sovrani a vendere. In genere cominciano con i titoli che hanno una buona rendita, come le azioni giapponesi.
LA BORSA CINESE. Nel 2015 il crollo delle azioni cinesi ha suscitato timori, e quando le autorità hanno cercato invano di arrestar-lo, il timore si è trasformato in panico. Lo yuan La Cina sostiene che le brusche svalutazioni della sua moneta attuate ad agosto e a gennaio avevano solo lo scopo di garantire una stabilità nei rapporti con i partner commerciali. Ma l’evidente ansia dei cinesi di spostare il denaro fuori dal paese sta provocando un vero allarme.
LA FED. Tutti erano terrorizzati da quello che sarebbe successo quando a dicembre la Federai reserve (Fed), la banca centrale statunitense, ha aumentato i tassi. La decisione è arrivata proprio quando il ciclo di ripresa del paese si stava esaurendo.
I PROFÌTTI. Le notizie sulla redditività delle aziende statunitensi si sono perse nel caos delle ultime settimane, ma erano terribili. Secondo la Thomson Reuters, nell’ultimo trimestre del 2015 i titoli delle 500 principali aziende statunitensi quotate in borsa hanno perso il 4,1 per cento del loro valore.
I TASSI NEGATIVI Sulla scia dell’eurozona, il Giappone e la Svezia hanno introdotto i tassi negativi sui depositi presso la banca centrale per contrastare la deflazione. Invece il messaggio è stato che le banche centrali danneggiano i profitti degli istituti di credito e hanno esaurito le loro munizioni.
L’ECONOMIA STATUNITENSE. All’inizio del 2016 il senso comune suggeriva che l’economia statunitense non rischiava la recessione. Da allora l’andamento è stato anemico e l’idea è stata messa in discussione.
IL MERCATO OBBLIGAZIONARIO. Le obbligazioni a lungo termine garantiscono una ren¬dita molto più bassa di quelle a breve termine, e i precedenti storici dicono che questa tendenza potrebbe essere l’indicatore più attendibile di una recessione imminente.
L’ESUBERANZA IRRAZIONALE. Alcuni indicatori lasciavano pensare che la ripresa degli Stati Uniti fosse sopravvalutata e frutto di un’esuberanza irrazionale. Quando il mercato statunitense è peggiorato, il sospetto è stato confermato: solo pochi facevano affari e quindi nessuno voleva comprare.
LA RIFORMA DI WALL STREET. Le nuove regole della finanza sono studiate per impedire alle grandi banche di scommettere con i soldi dei correntisti. Gli istituti diventano così meno rischiosi, ma i mercati sono svuotati di liquidità, e quindi quando le vendite cominciano può essere difficile trovare acquirenti. Le conseguenze sono la volatilità e possibili crolli spaventosi.
I CITTADINI Gli elettori stanno terrorizzando gli investitori. Che si tratti della minaccia di eleggere come presidente degli Stati Uniti Donald Trump o della miriade di movimenti populisti dell’Unione europea, si intensifica la sensazione che il popolo ne abbia abbastanza. Questo è comprensibile, ma non è rassicurante per i mercati.
Stranamente stavolta nessuno sta cercando di dare la colpa ai venditori allo scoperto. Si noti inoltre che il mio elenco non contiene le parole Siria e Grecia. Ma c’è un sospetto di cui non si è quasi parlato: l’incapacità dei governi di risolvere la crisi, che negli Stati Uniti, in Germania o in Giappone ha costretto le banche centrali a colmare il vuoto. Ora che a quanto pare la politica monetaria ha perso la sua efficacia, i politici dovrebbero mettersi d’accordo su soluzioni come la ricapitalizzazione delle banche europee 0 la ricostruzione delle infrastrutture statunitensi. Quando i risparmiatori perdono i soldi investiti, in genere i governi in carica vengono messi alla porta: per questo i politici devono riflettere rapidamente sulla questione, altrimenti non potranno sottrarsi alle pugnalate. ( di John Authers, Financial Times, Regno Unito)

 

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