9555 La ricetta di Merkel e Sarkozy: pareggio di bilancio in Costituzione

20111209 15:42:00 redazione-IT

[b]Ieri l’ennesimo vertice "decisivo"a Bruxelles. Nel menu la lettera inviata mercoledì da Merkel e Sarkozy a Van Roupy. [u]Un programma ultraliberista per salvare l’euro.[/u] I leader di Germania e Francia lavorano a un nuovo trattato, che potrebbe anche essere firmato solo da 17 paesi, invece che da 27. Londra protesta ma ha le mani legate.[/b]

Grande drammatizzazione prima della cena fatale che ha inaugurato ieri sera l’ennesimo vertice «dell’ultima chance», come lo ha definito Sarkozy, nei fatti il sedicesimo Consiglio «decisivo» da quando è scoppiata la crisi nel 2009. Il Consiglio non era ancora iniziato che già Angela Merkel ha annunciato un «probabile» altro summit, sempre a Bruxelles, tra i soli paesi della zona euro, da organizzare in urgenza. Intanto, in Europa ci sono 16,3 milioni di disoccupati, 400mila in più di qualche vertice fa e la Bce prevede la crescita 2012 al ribasso. Ma non è questo l’argomento del vertice.

L’indigesto convivio è stato preceduto da un incontro tra chi conta nell’Unione europea: Nicolas Sarkozy, Angela Merkel e Mario Draghi della Bce, con la partecipazione, per la forma, del presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, del presidente della Commissione, José Manuel Barroso e di Jean-Claude Juncker, presidente dell’Eurogruppo (i 17 della zona euro). Nel menù a piatto unico c’era ieri sera la «lettera» che Merkozy ha spedito mercoledì a Van Rompuy. In precedenza, alcuni capi della destra europea, tra cui i soliti Merkel e Sarkozy, si erano incrociati alla riunione del Ppe a Marsiglia, dove hanno scaldato i muscoli ripetendo la parte che ormai recitano da mesi.

I partner, quelli della zona euro e quelli del secondo cerchio dell’Ue, sono messi sotto pressione per accettare il programma di austerità concepito a Berlino e ingoiato a Parigi. Passa in secondo piano il contro-progetto di van Rompuy, più comunitario e meno intergovernativo, che vuole più poteri di «intrusione» sulle finanziarie da parte di Bruxelles. Le tensioni sono forti. La Gran Bretagna minaccia di chiedere «contropartite» in termini di opt out se passerà il progetto di un nuovo trattato più vincolante sulla finanza. Ma anche David Cameron ha le mani legate: un crollo dell’euro non farebbe gli affari di Londra, «il salvataggio dell’euro è la cosa più importante per la Gran Bretagna in questo momento» afferma il primo ministro. Nella lettera Merkozy è convinto che solo una prova di maggiore austerità di bilancio potrà convincere i mercati a mollare l’osso euro. Ma se l’obiettivo – salvare l’euro – è condiviso anche al di là dei 17 della moneta unica, le divergenze sono forti sia sulla forma che deve prendere il salvataggio che sul calendario. La Germania vuole un nuovo trattato, cosa che prenderà tempo (almeno 18 mesi-2 anni, per le ratifiche). Sarkozy è pronto a firmare un trattato a 17, una specie di Schengen dei bilanci, se sarà impossibile trovare un accordo a 27.

I paesi della Ue hanno sul tavolo sei decisioni che alcuni economisti hanno definito «disastrose» contenute nella lettera di Merkozy: adozione forzata della regola aurea dei bilanci in equilibrio, da inserire in tutte le Costituzioni; sanzioni praticamente automatiche per le cicale; la creazione di una specie di Fmi europeo, il Mes, che appare generoso perché interverrà come rete di salvataggio, ma che chiederà in cambio privatizzazioni dei servizi pubblici e liberalizzazione del mercato del lavoro; esenzione di qualsiasi responsabilità finanziaria delle banche, che hanno prestato ma non corrono rischi di dover pagare (la Grecia è stata un’eccezione); rifiuto degli eurobond, malgrado l’imposizione dell’austerità; la Bce resta intoccabile e «indipendente» (ieri c’è stata una doccia fredda quando Draghi, pur abbassando i tassi di un quarto di punto, ha affermato che «la responsabilità ultima appartiene ai politici»).

Nelle ore che hanno preceduto la cena fatale si sono accavallate dichiarazioni drammatiche. Bisogna «fare di tutto per garantire l’irreversibilità dell’euro», per Barroso, «mai rischio di esplosione dell’euro è stato così grande», secondo Sarkozy. Solo Juncker si è un po’ sfogato con Berlino: «trovo strano che la Germania si senta circondata da cattivi allievi della stabilità, ci sono paesi con finanze più equilibrate della Germania», ha ricordato. Anche Standard & Poor’s ha frenato: l’agenzia di rating «non prevede l’esplosione dell’euro». Sulle agenzie di rating è partito all’attacco il gruppo socialista del parlamento europeo, che ha chiesto un’inchiesta alla Commissione. Bisogna «agire contro la posizione dominante e anticoncorrenziale» delle agenzie, ha affermato il capogruppo Martin Schultz, «che inviano falsi annunci che possono minacciare, se non addirittura distruggere, il mercato interno».

http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/6030/

 

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