9552 Islanda, dove i banchieri della crisi vengono arrestati.

20111208 22:05:00 redazione-IT

[b]Un "debito detestabile" è quello contratto dallo Stato con le banche e che non porta benefici alla popolazione[/b]

REYKJAVIK – La scorsa settimana in Islanda sono state arrestate nove persone considerate responsabili del crack finanziario che ha coinvolto lo stato islandese nel 2008, portandolo sull’orlo della bancarotta. La rivoluzione pacifica che sta avvenendo in Islanda, e di cui nessuno parla, nasce proprio nel 2008, quando il governo allora in carica decide di nazionalizzare le tre maggiori banche del paese, i cui creditori erano per la maggior parte britannici e nord americani. Come è uscita dalla crisi l’Islanda? Facendo il contrario.

E quando, per rifondere il debito contratto in questo modo dallo stato che se ne era fatto carico, intervenne il Fondo Monetario Internazionale, chiedendo come al solito tassi d’interesse altissimi e scaricando tutto il peso del debito sulla popolazione, che avrebbe dovuto pagare in 15 anni 3.500 milioni di euro al 5,5% d’interesse, lo stesso popolo islandese si espresse sulla questione con un referendum per cui si verificò una schiacciante vittoria (il 93%) di coloro che ritenevano di non dover pagare il debito. Come anche in Grecia oggi si dice, anche gli islandesi sostenevano che quel debito fosse “detestabile”, e dunque non esigibile.

Per chiarire, un debito detestabile è un debito contratto dallo stato con le banche o altri istituti, che pero` non porta benefici alla popolazione, ma anzi la danneggia. Un debito simile non si può pretendere che venga pagato dallo stesso popolo che ne ha gia` subito le conseguenze in termini d’interessi sul debito pubblico. Dopo il referendum e` stata istituita nel 2010 una Commissione incaricata di stabilire le responsabilità legali della fatale crisi economica, che ha portato già all’arresto di parecchi banchieri e alti dirigenti strettamente collegati alle operazioni arrischiate.

Intanto l’Islanda sta anche scrivendo una nuova costituzione, imparando dalle lezioni della storia recente, nella quale sarà inserito un regime di protezione inattaccabile per la libertà d’informazione e di espressione.
Una costituzione, quella islandese, discussa dalla popolazione attraverso i forum in internet e i social network. Finalmente sembra che la gente possa decidere liberamente del proprio futuro, e che i banchieri e gli squali finanziari, per una volta, debbano restare alla finestra a guardare, se non sono già scappati.

Home


Come è uscita dalla crisi l’Islanda? Facendo il contrario
In Islanda, isola di 100.000 km quadrati, pari ad un terzo dell’Italia, è più nota per il suo eruttare di vulcani che fà parlare i media tradizionali. Anzi, non tanto per l’eruttare dei vulcani, ma piuttosto per il nome infinito e complesso che questi hanno. Non si parla purtoppo del fatto che sia stato uno dei primi Paesi a crollare per effetto della crisi economica dei debiti pubblici, ma anche il primo a rimettersi in piedi. La sua ricetta è stata "molto semplice" e decisamente in contro tendenza rispetto a quanto affannosamente stanno facendo gli altri Paesi, Italia compresa: distaccarsi dalla finanza globale, redigendo una nuova costituzione votata dai cittadini che ha permesso di spodestare i poteri economici estranei alla nazione e alle banche di tutto il mondo (istituendo inoltre nel 2010 una Commissione incaricata di stabilire le responsabilità legali della fatale crisi economica, che ha portato già all’arresto di parecchi banchieri). Una democrazia diretta che ha segnato la via di uscita chiave grazia a questa "rivoluzione silenziosa". E’ stato evitato che fossero direttamente i cittadini a coprire i buchi bancari grazie a provvedimenti come l’autodeterminazione finanaziaria e l’annullamento del sistema del debito.
La nuova Costituzione è stata scritta grazie alle idee di tutti i cittadini (340.000 persone) e si basa essenzialmente sul principio secondo il quale è la volontà del popolo sovrano a determinare le sorti della nazione prevalendo su un qualsiasi accorso o pretesa internazionale, venendo così a meno dagli obblighi imposti dalla BCE o dalle banche private. Sicuramente non è possibile paragonare un Paese di 340.000 abitanti con uno come l’Italia che conta quasi 61 milioni di abitanti (usiamo questa scusa dai…) , ma di fatto l’Islanda ha messo in atto una politica completamente opposta rispetto a quella di tutti gli altri Governi impegnati a tappezzare i conti in rosso delle banche mondiali. Un esatto contrario che spaventa tutti i Governi del mondo, che pur conoscendo questa via alternativa, si voltano e continuano a parlare dell’Islanda semmai solo per il suo Eyjafjallajokull.

http://selvasorg.blogspot.com/2011/12/islanda-dove-i-banchieri-della-crisi.html#more

 

Visits: 111

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.