9543 Il grande boss impone la sua legge e il suo ricatto. Bisogna reagire.

20111204 16:00:00 redazione-IT

[b]SERVE UNA MOBILITAZIONE GENERALE[/b]
[i]di Rodolfo Ricci[/i]

I pivelli della classe politica di destra e di sinistra che hanno abdicato da tempo al ruolo di rappresentanza popolare che la Costituzione italiana riconosce loro, adesso starnazzano stupiti della durezza delle misure imposte da Mario Monti. Cosa credevano ? Anche il segretario PDL Alfano parla ora di necessità di non far pagare sempre i soliti, mentre quell’altra eccellente figura di politico che è Walter Veltroni, dice che vi sono misure inaccettabili. Sanno entrambi che le misure del boss “tecnico” del neoliberismo, Prof. Mario Monti, scateneranno la rivolta sociale.
Prendere o lasciare replica Monti, che si rivolgerà direttamente agli italiani, nel migliore stile del populismo totalitario; dirà agli italiani: o accettate questo o per tutti voi sarà molto peggio. Governo (non eletto) vs popolo.

D’altra parte, questo signore a cui il presidente della Repubblica Napolitano ha conferito l’incarico è uno dei massimi rappresentanti al mondo delle oligarchie dogmatiche della finanza neoliberista cha hanno costruito il disastro che abbiamo di fronte in Italia e in Europa.

Cosa si pensava che potesse proporre ? Che facesse pagare i danni alle complici oligarchie nazionali che hanno speculato e si sono arricchite insieme alla cupola globale?
La politica appare completamente annientata, come casta e anche, purtroppo come funzione.

Si deve reagire rapidamente. E’ necessaria una mobilitazione di massa per esigere le dimissioni di questo governo (che tenta di annacquare il dogmatismo montiano con la presenza di qualche ministro rispettabile la cui responsabilità è tuttavia collegiale ed ogni ministro a questo punto è pienamente coinvolto). Bisogna chiedere di andare rapidamente al voto prima che la Lega nord abbia la possibilità di cavalcare il malcontento inevitabile prospettando nuovamente, e questa volta con maggiori chances, la divisione definitiva del paese che diventerebbe il prezzo che gli italiani pagherebbero per salvaguardare l’unità neoliberista dell’Europa.

Bisogna chiedere il varo di un nuovo governo transitorio che insieme a traghettare il paese alle elezioni, sia abilitato a verificare la possibilità di una revisione complessiva dei trattati comunitari, del patto Europlus, all’insegna della salvaguardia dei beni comuni e del rilancio dell’occupazione e di una BCE che diventi prestatore di ultima istanza. Un governo che all’interno applichi le necessarie misure tampone facendole pagare solo ai ricchi con una imposta patrimoniale che raccolga i 50-100 miliardi necessari.

Se la trattativa con l’Europa non è praticabile (e la responsabilità a quel punto sarà anche dei paesi cosiddetti virtuosi), bisogna uscire dalla UE e dall’Euro e recuperare la piena sovranità nazionale e monetaria. E’ cento volte meglio soffrire nei prossimi 3/5 anni piuttosto che impegnare i prossimi 50 anni in povertà e in miseria individuale e collettiva imposta dall’esterno e della fine di ogni possibilità di effettiva democrazia nel nostro paese.

Solo una impostazione di questo tipo può influire positivamente sull’atteggiamento di Francia e Germania. E’ una possibilità, ovviamente, e non una probabilità. Ma ciò può consentire almeno di ripartire le responsabilità in modo uniforme tra i membri dell’eurozona così come gli effetti della grave crisi europea.

Allo stesso tempo, ciò può consentire la salvaguardia dell’unità nazionale, perché in questo momento l’opzione è quella di restare dentro l’Unione, ma con un paese smembrato e in preda a sollecitazioni sociali ingestibili.

L’emergenza cui far fronte è questa, non quella del povero Bersani che insiste nel descrivere responsabilità affibbiate a Berlusconi, ma che in realtà sono anche, pienamente, di un centro-sinistra che ha cavalcato l’onda lunga delle privatizzazioni e della scolastica di Milton Friedman & C., impersonata da tutta la serie di governi emergenziali che ha visto uomini del Pd o ad esso vicini condividere il governo del paese negli ultimi 18 anni.

 

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