9542 A Napoli si è aperto l’VIII congresso di Rifondazione comunista

20111202 22:43:00 redazione-IT

[b]di Tonino Bucci[/b]

A Napoli si è aperta la prima delle tre giornate dell’VIII congresso di Rifondazione comunista. Un congresso a suo modo insolito, partito alla chetichella, in tono minore, persino scontato negli esiti. Nulla a che vedere con la drammatizzazione che aveva lacerato il corpo militante a Chianciano. Allora la posta in gioco era altissima, anche in termini simbolici: la sopravvivenza o meno della stessa Rifondazione comunista.
Eppure nell’ultimo mese, nel pieno dello svolgimento dei congressi di circolo, è accaduto di tutto: la crisi del debito pubblico, il balzo del famigerato spread, le dimissioni di Berlusconi. Sulla scena è apparso un governo di tecnocrati che ha inglobato i partiti, ha ridotto la politica ad appendice della Bce e minaccia manovre di macelleria sociale. Tanto basta e avanza per trasformare un congresso che si temeva destinato a passare inosservato, in un appuntamento significativo nel campo di quella sinistra che "di baciare il rospo non se ne parla proprio".

[b]DIRETTA DEL CONGRESSO SU:[/b][url]http://www.livestream.com/rifondazione[/url]

Le ultime settimane sono state una specie di work in progress, un lavoro di aggiornamento in diretta del primo documento (uscito maggioritario dai congressi di circolo). La lettura della crisi, l’interpretazione del capitalismo finanziario globale, l’irriformabilità del sistema, la mancanza di alternative da parte della sinistra riformista, insomma l’impianto generale tiene. Ma il pezzo forte di quella che ancora fino a poche settimane fa costituiva la proposta politica di Rifondazione comunista – il fronte democratico per battere Berlusconi – oggi è superata. Acqua passata.
Il gioco non è più lo stesso. Non più battere Berlusconi, ma ricostruire la sinistra e l’opposizione al governo Monti. E questo fa sì che ci sia una diversa attenzione nei confronti del congresso di Rifondazione. E che l’aria stia cambiando lo si è capito anche dall’intensità del confronto organizzato dal Prc a Roma proprio alla vigilia del congresso, con tutte le forze politiche, sindacali e di movimento della sinistra d’alternativa. Ci sono tutte le sigle, la Cgil e la Fiom, ci sono gli studenti, le femministe, l’ambientalismo, il movimento per i beni comuni, c’è anche l’Arci e l’Ars, non mancano i partiti, il Pdci, Sinistra critica, Socialismo 2000, Sel. Roberta Fantozzi illustra le tesi congressuali: la crisi globale e «sistemica», il tema del comunismo, l’uscita dalla seconda Repubblica, la chiusura degli spazi di democrazia, la caduta di Berlusconi, il neocentrismo, la Bce, la ricostruzione di un «polo di sinistra alternativo e autonomo», la «connessione» delle lotte e dei movimenti.
Dagli umori si capisce che qualcosa è cambiato. È come se il governo Monti avesse chiuso un’epoca e ne avesse aperto un’altra. Siamo in una «fase costituente», dicono in molti. Quanto accaduto fino a ieri, d’ora in avanti non vale più. Si avverte il bisogno di un salto di qualità nell’analisi. Il giudizio sul governo Monti, per la stessa natura di quest’ultimo, deve scrollarsi di dosso il "provincialismo", poiché è obbligato a leggerne le dinamiche all’interno dei processi internazionali, in una dimensione europea, sullo sfondo di una specifica forma di «capitalismo finanziario». L’Italia – dice ad esempio Fausto Bertinotti – è diventata in Europa un «laboratorio di nuove forme di governo della società». Siamo di fronte a un nuovo «bonapartismo della finanza», a «un’oligarchia tecnocratica» che assume il comando senza porsi il problema del «consenso». Nel «governo degli ottimati» non c’è più spazio per la democrazia: le scelte vengono presentate come «ineluttabili» in nome di una «scienza» che non ammette repliche. Le «decisioni» diventano «impermeabili» a qualunque altra istanza che non sia il vincolo del pareggio di bilancio. È il «governo del rasoio» e, almeno per ora, il consenso di cui gode, è alto – anche perché incassa la rendita dell’antiberlusconismo. Il nuovo centrismo non è la vecchia Dc, ma un «campo» di governabilità, un «recinto», saldamente collocato nelle relazioni internazionali. Se sei dentro governi, altrimenti non se ne parla. L’immagine del «governo costituente» calza anche per Alfonso Gianni, è «destinato a durare» perché è l’espressione di una «superclasse», di «manager che sostituiscono i padroni», del «mondo della finanza» e di «organizzazioni pensanti più o meno segrete», dalla Trilateral in giù. «Per la prima volta siamo chiamati a contrastare un avversario che ha dalla sua la forza di un progetto internazionale». Volenti o nolenti siamo obbligati a pensare su una scala globale. Come si risolve, per esempio, la crisi dell’euro? La moneta unica è fallita. Anziché unire, ha messo in «competizione» tra loro gli Stati europei, dice Cremaschi. «Ma a sinistra – replica Gianni – non possiamo proporre di uscire dall’euro. Le condizioni dei lavoratori peggiorerebbero in ventiquattr’ore. O la Bce fa quello che deve fare una banca centrale, stampa carta moneta e acquista i titoli di stato, oppure salta tutto».
Chiaro, come il passaggio dalle analisi alle conseguenze politiche. «Bisogna collocarsi all’opposizione», dice Alfonso Gianni. E questo, nelle relazioni tra le forze a sinistra del Pd, può voler dire molto. «Il giudizio sul governo Monti – così Patrizia Sentinelli – deve essere assolutamente negativo, senza paura di apparire minoritari. E’ un governo politico che sta contro i lavoratori». «L’opposizione al governo Monti è costituente per la sinistra: o di qua o di là», rincara la dose Giorgio Cremaschi. Il centrosinistra è «morto», è un «cadavere». «Siamo fuori dalla seconda Repubblica – dice Bertinotti – e chi ragiona in termini di alleanze prende lucciole per lanterne. Il centrosinistra è irriformabile. Il baricentro va spostato sui movimenti. Parlare di alternativa di governo, oggi, è fuorviante». Lo ripeterà Paolo Ferrero nelle conclusioni: «bisogna sbrigarsi a costruire l’opposizione, altrimenti rischiamo che l’unica opposizione visibile sia quella populista della Lega o quella della destra radicale». «Se questo governo dura fino al 2013 – ribadisce Gianni Rinaldini – la geografia politica del paese è destinata a cambiare. È inutile parlare di alleanze». Semmai il punto è come «ricostruire la sinistra e il sindacato» di fronte a questo capitalismo finanziario e a un «nuovo blocco di potere».
Fino a ieri lo spazio politico si divideva tra berlusconismo e antiberlusconismo. Oggi, l’ipotesi di un unico Centro, di un unico campo di governabilità, fa saltare le geografie e sposta l’asse sul "dentro o fuori" il sistema. Gli effetti si faranno sentire anche nei rapporti a sinistra. Parole d’ordine come "big bang", "riduzione del danno" o "primarie" appaiono tutto a un tratto vecchie. Tramontate ipotesi di scorciatoie per il governo si può ricominciare a parlare di unità a sinistra. Che per ora assomiglia a un cantiere dove ognuno mette il suo contenuto, che sia la «centralità del lavoro» (Piero Di Siena, Cesare Salvi, Fabrizio Tomaselli, Mimmo Pantaleo) o la «conoscenza» (Claudio Ricci e Sofia Sabatino), la «dimensione biopolitica» (Bianca Pomeranzi) o i «beni comuni» (Marco Bersani), «l’ambientalismo» (Ciro Pesacane) o il «mutualismo» (Filippo Miraglia, Arci). Di certo c’è che ognuno di questi discorsi, isolatamente preso, è condannato alla marginalità. Dovrà pur esserci un motivo se la parole d’ordine più ripetuta è «connessione». Insomma, c’è un investimento di fiducia su una «nuova fase» nei rapporti con i movimenti o in quelli tra Rifondazione e Sel o tra la Fds (con più baricentro nel sociale, dice Massimo Rossi) e il resto della sinistra. Oggi esistono molte sigle e tanti partiti, ma nessuno tra loro è esaustivo – sottolinea Ferrero – né può pretendere il monopolio di rappresentare l’intero popolo della sinistra. La situazione è aperta, «in movimento». Quali saranno gli esiti è imprevedibile. E questo carica la sinistra che dice no a Monti di responsabilità, ma le dà anche la possibilità di giocarsela, come non avveniva da tempo. Compagni, non è più il tempo di scherzare.

http://www.liberazione.it/news-file/Oggi-si-apre-a-Napoli-la-prima-delle-tre-giornate-dell-VIII-congresso-di-Rifondazione-comunista.htm

 

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