8343 Giuliano Pisapia vince le primarie a Milano

20101115 12:21:00 redazione-IT

di Roberto Malini

Milano, 14 novembre 2010. Dopo aver espresso le dovute lodi a Michele Sacerdoti, forse il candidato sindaco del centro-sinistra più vicino alle istanze legate all’ambiente, all’immigrazione, ai Rom, ai senzatetto e alle minoranze di genere, il Gruppo EveryOne ha offerto pieno sostegno (quantificabile in non pochi voti) a Giuliano Pisapia, sostenuto da Rifondazione e da Nichi Vendola. Ci ha convinti la dichiarazione d’intenti rilasciata da Giuliano ai media: "I valori costituzionali e prima di ogni altro la laicità delle istituzioni e della politica ci permettono di costruire un Paese capace di accogliere e di innovarsi, di riconoscere le differenze, per costruire non indistinti aggregati ma una società, di affermare diritti e di accettare i doveri della convivenza.

La questione dell’esposizione dei simboli religiosi – su cui mi sono state poste domande – non è di facile soluzione, pur se è doveroso affrontarla". Non ha dubbi sulla normativa di fine vita, ma dice di non essere certo che sia il Comune a doversi pronunciare in materia, mentre serve che il sindaco , uomo come chiunque altro, possa e debba esprimere il proprio punto di vista spingendo così con autorevolezza verso un approccio laico. Netto si di Pisapia sull’istituzione del registro delle coppie di fatto. Un uomo di diritti umani, di cui festeggiamo quella che speriamo sia solo la prima tappa verso la posizione di sindaco di Milano.

Nella foto, Giuliano Pisapia

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Primarie, terremoto nel Pd lombardo
(da La Repubblica)

"E’ colpa nostra, adesso confrontiamoci"
I segretari regionale e cittadino, Martina e Cornelli, e il capogruppo Majorino rimettono il mandato
"E’ dipeso anche da noi se la gente non è venuta ai seggi. Dobbiamo sostenere con lealtà Pisapia"

Primarie, terremoto nel Pd lombardo "E’ colpa nostra, adesso confrontiamoci"

I risultati delle primarie provocano il primo terremoto all’interno del Pd. Maurizio Martina, segretario regionale lombardo, Roberto Cornelli, segretario metropolitano milanese, e Pierfrancesco Majorino, capogruppo Pd in consiglio comunale a Palazzo Marino, rimettono il mandato. "Si aprirà una discussione interna al nostro partito per vedere se e come andare avanti", hanno detto.

La sconfitta di Stefano Boeri, candidato appoggiato dal Pd, e il numero non esaltante di votanti sono i due temi al centro del dibattito. "Dobbiamo capire perché non è venuta ai seggi la gente che ci aspettavamo – spiegano i tre – E’ anche colpa nostra. Ma purtroppo queste primarie sono diventate un referendum contro e pro Pd. E così si sono svuotate del loro significato principale. Boeri è stato bravo, credevamo nel suo progetto innovativo. Sosterremo con lealtà Pisapia. Ora lui ha la responsabilità di far marciare la coalizione".

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L’occasione della sinistra
di CURZIO MALTESE (da La Repubblica)

Le decine di migliaia di votanti che hanno sfidato una giornata d’inferno per scegliere lo sfidante di Letizia Moratti, sono una delle poche buone notizie della vita pubblica in questi mesi. E questo anche se erano di meno rispetto alle primarie precedenti. Sono una buona notizia perché segnalano che la politica non è soltanto trame di palazzo, guerre televisive, macchine del fango e altre porcherie, ma soprattutto libertà e partecipazione, come cantava un grande milanese onorario, Giorgio Gaber. Ma poi perché la partita milanese, da qui alle comunali, è destinata a riscrivere i destini nazionali.

Come sempre, viene da dire. Tanto per cominciare, le primarie milanesi sono la prova generale delle primarie nazionali del centrosinistra. Quasi uno scontro per procura fra Bersani e Vendola, che infatti si sono spesi anima e corpo nel sostengo ai rispettivi candidati, Stefano Boeri e Giuliano Pisapia. Vendola è addirittura piombato a Milano alla vigilia del voto per il comizio finale di Pisapia, con mossa tanto teatrale quanto efficace. In una battaglia all’ultimo voto, ha vinto Pisapia.
Ma il Pd non dovrebbe pentirsi di queste primarie, semmai riflettere. A Milano, come in Puglia e a Firenze, le candidature del Pd pagano l’ambiguità delle scelte o delle non scelte, la distanza crescente dei gruppi dirigenti dagli umori dell’elettorato. A parte queste diatribe interne al centrosinistra, le primarie di ieri hanno avuto un sicuro effetto positivo: la prova di vitalità della sinistra milanese che deve uscire dall’angolo e risorgere.

La sinistra si era ritirata da Milano, ovvero dalla trincea più moderna del Paese, negli anni Ottanta, ed è stato un modo rapido per uscire dalla storia italiana. Queste primarie, belle, nervose e vivaci, con candidati di qualità presi dal mondo delle professioni, l’avvocato Giuliano Pisapia, l’architetto Stefano Boeri, il costituzionalista Valerio Onida e il fisico Michele Sacerdoti, hanno restituito al centrosinistra milanese dignità, smalto e appeal persi nel tempo e fra mille errori.
Il candidato espresso dal voto di oggi potrebbe avere per la prima volta da molto tempo una possibilità concreta di battere la destra. Lo testimoniano anche il nervosismo del sindaco Moratti, le divisioni interne fra Lega e Pdl, la tentazione del terzo polo di candidare l’ex sindaco Albertini. Da feudo del centrodestra, Milano può così tornare ad essere un laboratorio centrale della vita politica italiana. Un laboratorio che potrebbe decretare fra quattro mesi la fine del berlusconismo, così come ne aveva salutato la nascita. Attraverso il libero voto e non per un’alchimia di palazzo. Da oggi si torna a Milano per capire dove andrà il Paese, com’è stato in tutte le svolte decisive della storia repubblicana, dalla Liberazione al primo centrosinistra, da Tangentopoli all’invasione leghista e alla nascita della seconda repubblica. Era questa la speranza di una Milano democratica che per tanti anni ha assistito allo scempio di cattive amministrazioni populiste e reazionarie senza perdere mai la voglia di combattere. Era la speranza di gente come Riccardo Sarfatti, la personalità che forse si è più spesa per arrivare alle primarie milanesi ed è morto due mesi fa in un incidente stradale, senza poter vedere il risultato dei propri sforzi. Un grande milanese, Sarfatti, una bella persona.

 

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