di Michela Mamone
“Napoli – New York”, un film di oggi che viene dal passato, quasi come un messaggio in bottiglia arrivato a noi dal mare. L’opera, infatti, è nata dal ritrovamento di un soggetto, per usare un tecnicismo cinematografico, scritto da Federico Fellini e Tullio Pinelli e poi dimenticato in un baule abbandonato a casa di Pinelli e che quest’ultimo stava per buttare.
“Napoli – New York” è la storia delle speranze, delle sofferenze, dei sogni e della vita degli italiani nel secondo dopoguerra, il tutto raccontato attraverso gli occhi di due scugnizzi napoletani, Carmine e Celestina, che da una Napoli ancora devastata dalle conseguenze della Seconda Guerra Mondiale arrivano in una fantastica, quasi fiabesca New York, terra promessa di molti emigrati italiani dell’epoca. Il film ci catapulta nella Napoli del 1949, dove i piccoli Carmine e Celestina, interpretati da due tanto giovani quanto bravi Antonio Guerra e Dea Lanzaro, sono rimasti soli senza famiglia e si aiutano a vicenda per sopravvivere. Una notte, per delle vicissitudini che non starò qui a rivelarvi, si ritroveranno clandestini su una nave diretta a New York dove già vive la sorella maggiore di Celestina.
Sulla nave verranno scoperti dal commissario di bordo, Domenico Garofalo, anche lui napoletano come loro, interpretato da un sempre magistrale e ormai internazionale Pierfrancesco Favino, che alla fine aiuterà i due giovani nella Grande Mela. La sinossi di Napoli – New York fu scritta in 58 pagine da Fellini e Pinelli in quello che per il cinema italiano fu un momento di passaggio tra Neorealismo, Commedia e primi passi in un cinema più fantastico. Giacché il Neorealismo fu quella corrente cinematografica che intendeva riportare la realtà così com’era, come in una fotografia, possiamo vedere chiaramente il lato neorealista del film nella parte girata a Napoli dove abbiamo scene con una colorazione più cupa, spenta, triste che trasmettono allo spettatore le sensazioni della realtà dell’epoca, una realtà di rassegnazione, paura, fame e povertà.
Una volta che la nave attracca a New York, Salvatores cambia totalmente i colori delle scene rendendoli brillanti, accesi, dando al film un tono favolistico con l’intento di rappresentare l’America così com’era nell’immaginario degli italiani dell’epoca: una terra di promesse mantenute. Napoli – New York è un film sul ricordo di quello che siamo stati, poiché affronta temi come quello dell’emigrazione italiana, che storicamente si svolse senza pause sostanziali per circa un secolo (più o meno dal 1876 al 1970) e di cui forse ad oggi ricordiamo poco.
L’opera mostra le difficoltà di integrazione che i nostri connazionali di quei tempi hanno dovuto affrontare sperimentando anche episodi di forte razzismo; pensate che nel Sud razzista degli Stati Uniti venivamo chiamati con fare dispregiativo “Guineas”, che letteralmente significa “terra dei neri”. Ad un certo punto della storia la sorella di Celestina, Agnese, viene processata, per motivi che scoprirete guardando il film, e nella scena del processo l’avvocato di quest’ultima legge un documento che è autentico e datato 1920. Il documento in questione si chiude con una frase che dice: “Questi italiani stanno facendo degli Stati Uniti una discarica per cittadini indesiderabili.”
Questa frase dimostra come il film, pur mantenendo un tono favolistico, vada in realtà a svelare con sensibilità e finezza la realtà di quello che era il sogno americano, che per molti italiani, soprattutto i più poveri, si rivelò una disillusione. Sempre nella scena del processo, infatti, Celestina recita questa frase: “Ricorda, tu non sei straniero, sei solo povero. Se fossi ricco non saresti straniero in nessun luogo.” Una frase dal significato tanto grande, pronunciata da un personaggio tanto giovane, un contrasto forte che mostra come i più piccoli erano costretti a crescere in fretta per poter fronteggiare le difficoltà del tempo.
Eppure, la storia dell’emigrazione italiana fu un percorso che portò i nostri connazionali dal disprezzo al successo: i figli e le figlie di coloro che andarono negli Stati Uniti senza nulla, con tenacia si fecero strada in diversi settori divenendo una risorsa per il paese. Di questo forse dovremmo ricordarci oggi, quando sono gli altri a venire da noi con il desiderio di migliorare e migliorarsi. Ma Salvatores, con “Napoli – New York”, vuole toccare anche temi come la solidarietà tra gli esseri umani e il femminismo nella lotta e nelle proteste per i pari diritti, dando al film il potere di farti uscire dalle sale dei cinema con una consapevolezza di quello che è stato il mondo, e che in alcuni casi è ancora oggi, e la speranza che qualcosa di bello per cui lottare e in cui credere tuttavia c’è sempre.
“Napoli – New York” è una favola neorealista che si conclude con un finale aperto, un finale che dà la possibilità allo spettatore di immaginare una vita migliore per i due giovani protagonisti, esattamente come gli italiani di 75 anni fa immaginavano la loro esistenza oltreoceano: felice. Quello di Napoli – New York è un finale dove a portare il lieto fine non sono i supereroi, ma gli esseri umani che scelgono di fare del bene.
Napoli – New York
Diretto da: Gabriele Salvatores – Con: Pierfrancesco Favino, Dea Lanzaro, Antonio Guerra, Omar Benson Miller, Anna Ammirati, Anna Lucia Pierro, Tomas Arana, Antonio Catania – 2024
FONTE: https://www.farodiroma.it/aggiornato-napoli-new-york-di-gabriele-salvatores-una-favola-neorealista-con-una-vena-di-comicita-italiana-michela-mamone/
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