n°36 – 3/9/2022. RASSEGNA DI NEWS NAZIONALI E INTERNAZIONALI. NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL’ESTERO

01 – Virginia Tonfoni*: PASOLINI, TRATTI DI RABBIA, SOLITUDINE, TENACIA. NEL CENTENARIO DALLA NASCITA, OPERE GRAFICHE DEDICATE AL GRANDE POETA E INTELLETTUALE.
02 – Gabriella De Rosa*: Elezioni 2022: il programma del Pd. Lavoro, fisco nel centrosinistra . Diritti sociali e civili. Ambiente e politica estera nel programma del Pd.
03 – The Economist, Regno Unito. Le sanzioni funzionano? Molte delle misure imposte contro la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina non hanno dato i risultati sperati. Ma ce n’è una che con il tempo finirà per piegare il Cremlino: il blocco delle esportazioni
04 – On. Francesca La Marca(PD) *: Elezioni Politiche Italiane 2022
05 – Quali sono le proposte dei partiti sull’immigrazione. Il centrosinistra propone in massa l’abolizione della legge Bossi-Fini e l’introduzione di un sistema europeo per la gestione dei flussi migratori. I partiti di destra mantengono invece un’interpretazione emergenziale del fenomeno.
06 – Irene Doda *: Perché l’omofobia aiuta la disinformazione sul vaiolo delle scimmie. La disinformazione medica sul vaiolo delle scimmie continua a prosperare.
07 – La camera inizierà la legislatura senza una riforma del regolamento. Riforme istituzionali
Era uno dei correttivi divenuti necessari a seguito del taglio dei parlamentari. Ciò potrebbe comportare rallentamenti e difficoltà nel funzionamento degli organi di Montecitorio.

 

 

01 – Virginia Tonfoni*: PASOLINI, TRATTI DI RABBIA, SOLITUDINE, TENACIA. NEL CENTENARIO DALLA NASCITA, OPERE GRAFICHE DEDICATE AL GRANDE POETA E INTELLETTUALE. PASOLINI, TRATTI DI RABBIA, SOLITUDINE, TENACIA. AGLI OMAGGI CHE IL MONDO DELLE ARTI HA RESO A PIER PAOLO PASOLINI NEL CENTENARIO DELLA SUA NASCITA, SI AGGIUNGE QUELLO DEL FUMETTO.
Cuore Cosciente (a Roma, Palazzo Merulana fino al 2 ottobre) è la collettiva che racconta la figura dell’intellettuale nel fumetto, è curata da Stefano Piccoli: al centro dell’allestimento ci sono più di ottanta pezzi: tavole originali, illustrazioni di copertina, bozzetti preparatori, disegni e stampe inedite concesse in esclusiva e tratte da quattro graphic novel di autori centrali della scena nostrana. Si tratta di Pasolini di Davide Toffolo, Pasolini 1964 di Giuseppe Palumbo, Diario segreto di Pasolini di Elettra Stamboulis e Gianluca Costantini e Il delitto Pasolini di Gianluca Maconi, albi che creano un percorso espositivo vòlto a esaltare l’unicità delle interpretazioni autoriali nel loro avvicinarsi a Pasolini: si aggiungono in mostra alcune storie brevi di Massimo Giacon e Danilo Maramotti e una serie di illustrazioni e ritratti ad opera di Milo Manara, Andrea Serio, Francesco Ripoli, Leila Mazzocchi e Alice Iuri. La cura dei testi di tutta la mostra sarà affidata alla penna della stessa Elettra Stamboulis.

Il Pasolini di Davide Toffolo (Rizzoli Lizard, 2015) è vivo, ha delle cose da dire e ne parla il personaggio con Toffolo stesso. L’assunto è ovviamente fantastico e il fumettista gioca con la possibilità narrative del dubbio sull’identità di questo personaggio che è ancora vivo- un fantasma, un attore, un mitomane? – ma il testo restituisce l’acutezza che ne ha reso immortale lo spirito. Nella notevole libertà formale delle sue tavole, Toffolo cattura l’essenza dell’intellettuale: la rabbia, la solitudine, la tenacia del poeta. A corredo dei materiali dal libro ci sono diversi disegni originali realizzati dal vivo durante i concerti dei Tre Allegri Ragazzi Morti, band di cui il fumettista è frontman e voce -e una storia breve pubblicata nel mensile Linus di marzo, interamente dedicato a Pasolini. Giuseppe Palumbo in Pasolini 1964, ha rappresentato invece il poeta che interroga il proprio tempo sulle grandi questioni- verità, cultura, l’altro. Il libro ha l’aspetto di un saggio grafico che attinge ai linguaggi di fumetto, fotografia e collage e che ricostruisce il pensiero del Pasolini regista, scrittore e poeta, nel momento cruciale segnato del 1964, anno in cui dirige Il Vangelo Secondo Matteo e scrive Profezia. Di altro tono è Diario segreto di Pasolini (Becco Giallo, 2015), scritto da Elettra Stamboulis e disegnato da Gianluca Costantini, che giocando sull’ ipotesi fantastica di un diario che per molti sarebbe stata «la cosa più importante che avrebbe potuto dare ai contemporanei», scrivono un’autobiografia immaginaria, basata però su tutti i dati di realtà disponibili. Il diario è segreto poiché è falso e autentico insieme: creato dalle lettere private, le interviste, i film e gli scritti dell’autore, è una registrazione sentimentale di Pier Paolo Pasolini prima di diventare Pasolini, l’intellettuale più discusso del Novecento italiano, uomo che ha vissuto intensamente la sua giovinezza e che ha saputo custodire una profonda sensibilità pedagogica. La voce narrante di questo libro è il maestro che conserva lo sguardo del bambino e che, dall’atto del suo concepimento fino alla morte del fratello partigiano, offre un nuovo romanzo di formazione e permette ai lettori di chiedersi insieme a lui cosa significhi crescere, perdersi, interrogarsi sulle proprie origini, sul desiderio e sulla paura, in una geografia di sequenze.
Infine Gianluca Maconi ne Il Delitto Pasolini (Becco Giallo, 2011) ricostruisce le ultime ore di vita del poeta, la sua aggressione, le prime indagini e le contraddizioni per far emergere un ritratto vivido del grande intellettuale, che insiste sulla consapevolezza della sua scomodità e, forse, della sua tragica fine. Prodotta da ARF! in collaborazione con Coop Culture
*(Fonte Il Manifesto. Virginia Tonfoni è una giornalista e fumettista, nata a Livorno nel 1978. Si laurea in Lingue e Letterature Straniere a Pisa e si trasferisce a Barcellona)

 

02 – Gabriella De Rosa*: ELEZIONI 2022: IL PROGRAMMA DEL PD. LAVORO, FISCO NEL CENTROSINISTRA. DIRITTI SOCIALI E CIVILI. AMBIENTE E POLITICA ESTERA NEL PROGRAMMA DEL PD. IL PROGRAMMA DEL PD: IL PARTITO CHE GUIDA LA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA ALLE ELEZIONI 2022.
La coalizione di centrosinistra è formata da quattro liste guidata da quella di Enrico Letta, segretario del Pd, Democratici e Progressisti (che comprende Pd, Demos e Ps, Art.1 ), Più Europa di Emma Bonino che ha abbandonato il centro di Calenda, Alleanza Verdi Sinistra (Verdi e Sinistra Italiana in cui rientra anche Possibile) e Impegno Civico (Di Maio).

LAVORO, FISCO NEL CENTROSINISTRA
Tra i punti centrali del programma del Pd c’è il lavoro partendo dal salario minimo, la parità salariale tra uomini e donne andando ad eliminare il gender pay gap, promozione dello smart working in linea con tutti i paesi europei, taglio delle tasse sul lavoro per dare un mese di stipendio in più; zero contributi per le assunzioni a tempo indeterminato dei giovani fino a 35 anni.

SUL FISCO invece insiste molto meno del centrodestra sintetizzando la sua proposta sul superamento dell’IRAP, garantendo l’integrale finanziamento del fabbisogno del sistema sanitario e rimodulando l’IRES per premiare le imprese sugli ESG (ambientale, sociale, di governance).

DIRITTI SOCIALI E CIVILI
Per quanto riguarda le pensioni il programma del Pd intende agevolare l’accesso dai 63 anni e facilitarlo a chi ha eseguito lavori gravosi o usuranti. Sul piano sociale il programma del Pd intende promuovere trasporto gratuito per giovani e anziani, scuola dell’obbligo dai 3 anni e costruzione di 500mila alloggi popolari. Sui diritti civili, il Pd punta allo ius scholae ovvero la cittadinanza italiana per chi ha completato un ciclo di studi qui; sul Ddl Zan e sul matrimonio egualitario per le coppie omosessuali. In più promuove la legge sul fine vita.

Ma il punto su cui punta il Pd sono i giovani partendo da un contributo da 2000 euro l’anno per studenti e lavoratori di età inferiore a 35 anni e che hanno un regolare contratto di affitto. Il contributo è pensato per coloro che hanno un ISEE fino a 20.000 euro per aiutare l’80% dei giovani che sono in affitto per studio o giovani lavoratori. Proprio sul lavoro giovanile, il Pd intende intervenire per abolire gli stage extra-curricolari. Questi saranno sostituiti da contratti di apprendistato regolarmente retribuiti.

AMBIENTE E POLITICA ESTERA NEL PROGRAMMA DEL PD
Il programma del Pd dà spazio anche a energia e ambiente partendo dalla creazione di parchi rinnovabili e la riforma fiscale verde promuovendo gli investimenti per le imprese che puntano sui pannelli e altri modi che facilitino la transizione ecologica.
Sul fronte scuola il Pd pensa a mense gratuite per tutti, aumento degli stipendi per insegnanti e trasporti e libri di testo gratuiti. In politica estera il Pd punta all’allargamento dell’Ue, ad un esercito europeo e alla revisione dei trattati eliminando il diritto di veto. Per quanto riguarda le riforme istituzionali infine il partito democratico vuole una nuova legge elettorale e l’abolizione della Bossi-Fini e la legalizzazione della cannabis
*(

 

03 – THE ECONOMIST, REGNO UNITO. LE SANZIONI FUNZIONANO? MOLTE DELLE MISURE IMPOSTE CONTRO LA RUSSIA DOPO L’INVASIONE DELL’UCRAINA NON HANNO DATO I RISULTATI SPERATI. MA CE N’È UNA CHE CON IL TEMPO FINIRÀ PER PIEGARE IL CREMLINO: IL BLOCCO DELLE ESPORTAZIONI.

Il 24 febbraio 2022, quando la Russia ha invaso l’Ucraina, Oleg (il nome è stato cambiato), dirigente di una compagnia aerea russa, si è preparato ad affrontare una turbolenza. Che non ci ha messo molto ad arrivare. Nel giro di pochi giorni i paesi occidentali hanno proibito agli aerei della sua compagnia di entrare nel loro spazio aereo, e hanno vietato l’esportazione verso la Russia di semiconduttori e componenti meccanici. Era un problema serio, considerando che tre quarti degli aerei commerciali russi sono fabbricati negli Stati Uniti, in Europa o in Canada e che i pezzi di ricambio sono indispensabili per le riparazioni. Molti analisti hanno previsto che il settore sarebbe crollato prima dell’estate. Invece le compagnie russe sono riuscite ad alternare i velivoli disponibili per mantenere operative le rotte. Ma non potranno sconfiggere la gravità per sempre. Alcune hanno cominciato a prelevare i pezzi di ricambio dagli aerei rimasti a terra. Oleg prevede che entro uno o due anni molti apparecchi non saranno più in condizione di volare in sicurezza.

La lenta crisi dell’aviazione russa evidenzia il potere insidioso delle sanzioni occidentali. Da febbraio gli Stati Uniti e i loro alleati hanno messo in campo un arsenale di misure senza precedenti per cercare di schiacciare l’economia russa (l’undicesima più grande del mondo), nella speranza di fermare lo sforzo bellico, provocare le proteste della popolazione e delle élite e dissuadere altri rivali (in particolare la Cina) da avventure militari simili. Alcune sanzioni, come il congelamento dei beni dei fedelissimi di Putin, sono vecchie tattiche adottate stavolta su larga scala. Altre, come l’esclusione della Russia dal sistema Swift e il congelamento di 300 miliardi di dollari di riserve estere della sua banca centrale, sono inedite. Un terzo tipo di misure, come i divieti di esportazione, era già stato usato contro singole aziende, ma mai contro un intero paese.

Eppure il susseguirsi delle sanzioni – a luglio l’Unione europea ha approvato il settimo pacchetto – non ha espugnato la fortezza Russia. Nel frattempo i prezzi del gas sono saliti alle stelle e il costo politico delle sanzioni aumenta. Quindi l’occidente sta perdendo la guerra economica? Non proprio. Come nel caso dell’aviazione, ci vorrà del tempo prima che i danni si concretizzino. Le possibilità che la Russia, un paese con un basso debito pubblico e grandi riserve di valuta estera, subisse un collasso finanziario sono sempre state minime. Anche nei casi in cui le sanzioni sono state più efficaci, come quando hanno costretto la Libia ad abbandonare le armi di distruzione di massa nel 2003, ci sono voluti anni perché funzionassero. Per valutare l’efficacia delle sanzioni occidentali, l’Economist ha preso in esame tre tipi di misure: il congelamento dei beni degli oligarchi, le sanzioni finanziarie e le restrizioni commerciali. La nostra analisi suggerisce che, con il tempo, cominceranno a indebolire seriamente l’economia russa.

Le sanzioni meno efficaci sono quelle di cui si è parlato di più: la lista nera dei personaggi considerati vicini al Cremlino. Secondo la società di analisi WorldCheck, 1.455 personalità della corrotta élite russa sono banditi da alcuni o da tutti i paesi occidentali, non possono accedere ai beni che posseggono in quei paesi, o entrambe le cose. Tra i beni congelati ci sono depositi e titoli finanziari conservati nelle banche occidentali, e status symbol da ricconi come ville in campagna, squadre di calcio, gioielli e yacht, confiscati in diretta streaming nei porti di tutto il mondo.

Prendere di mira gli oligarchi è una strategia allettante per i governi, che devono dare l’impressione di fare qualcosa. Inoltre non offre a Mosca la possibilità di ritorsioni dirette, perché i milionari occidentali non possiedono molti beni in Russia e diversi imprenditori statunitensi ed europei hanno già rinunciato ai loro investimenti lì. Per questo le autorità occidentali chiedono nuovi poteri per rafforzare queste misure. Il dipartimento di giustizia statunitense vuole usare le leggi antimafia per vendere i beni sequestrati e versare il ricavato all’Ucraina. L’Unione europea ha proposto di rendere un reato la violazione delle sanzioni, in modo da rafforzarne l’applicazione.

Eppure la maggior parte dei beni presi di mira dall’occidente sfugge alla caccia. Anders Aslund, ex consulente dei governi di Russia e Ucraina, ritiene che dei 400 miliardi di dollari di beni conservati all’estero e teoricamente bloccati ne siano stati effettivamente congelati appena 50. Alcuni oligarchi hanno nascosto parte dei loro tesori ricorrendo anche a trenta società di copertura con sede nei paradisi fiscali. Altri hanno mantenuto il controllo dei beni trasferendone la proprietà a parenti o prestanome.

L’applicazione delle sanzioni è affidata ai custodi privati dei beni, dagli amministratori di patrimoni svizzeri alle marine di Saint Tropez, che in molti casi non hanno i mezzi né la volontà di indagare a fondo. Alcune grandi banche rifiutano di muovere fondi su richiesta di entità sospette se sono controllate almeno per il 25 per cento da cittadini russi colpiti da sanzioni (la soglia legale è del 50 per cento), ma le aziende più piccole nel campo della tecnologia finanziaria e delle criptovalute sono meno diligenti, così come i gestori dei porti. Una discrepanza simile esiste anche tra le giurisdizioni. Gli Stati Uniti hanno criticato la Svizzera e gli Emirati Arabi Uniti, dove decine di aerei privati di proprietà russa sono parcheggiati nel deserto, accusandoli di non fare abbastanza per smascherare chi viola le sanzioni.
In ogni caso non sembra che il congelamento di queste proprietà metta in difficoltà l’economia russa. La maggior parte degli oligarchi ha poca influenza politica. Un ex magnate ucraino dell’energia ritiene che il presidente russo Vladimir Putin sia piuttosto felice di vederli ridimensionati. Finora gli sforzi di confiscare i beni e donare il ricavato all’Ucraina non hanno prodotto risultati.

CANALI ALTERNATIVI
Il secondo tipo di sanzioni, quelle finanziarie, colpisce i centri nevralgici dell’economia russa: gli istituti di credito e la banca centrale. Dopo l’invasione dell’Ucraina i primi hanno subìto una gamma di misure tarate in base alla loro vicinanza al Cremlino. Le sanzioni sui mercati di capitale, le più morbide, proibiscono agli investitori occidentali di comprare o vendere titoli o azioni emessi da 19 banche russe. Dieci istituti, tra cui i due più importanti, sono stati esclusi dalla rete Swift, usata da 11mila banche di tutto il mondo per i pagamenti internazionali. Ventisei non possono più eseguire trasferimenti internazionali in dollari dopo che Washington ha vietato ai propri istituti di credito di offrirgli servizi di correspondent banking (banca intermediaria).
Queste azioni hanno effetti concreti. Uno studio della Bundesbank indica che tra il primo febbraio e il 30 aprile le sospensioni dalla rete Swift hanno provocato un’interruzione quasi totale dei trasferimenti fra le banche russe sanzionate e il ramo tedesco di Target 2, il sistema che autorizza i pagamenti tra le banche dell’eurozona. Le alternative alla rete Swift, come il telex, sono lente e macchinose. Anche i divieti sul correspondent banking sono piuttosto incisivi: non solo il dollaro è usato direttamente per regolare il 40 per cento degli scambi internazionali, ma serve anche da moneta di passaggio in molte transazioni che coinvolgono valute di second’ordine. Ora in alcuni casi la Russia è costretta a ricorrere al baratto, una soluzione complessa e rischiosa.

Il quartiere finanziario di Mosca, 25 maggio 2022 (Maxim Shemetov, Reuters/Contrasto)
Tuttavia le sanzioni finanziarie non sono riuscite a bloccare la maggior parte dei pagamenti. Le banche che gestiscono i colossali acquisti di combustibile russo, a cominciare da Gazprombank, possono ancora usare la rete Swift. Gran parte delle altre operazioni viene incanalata legalmente attraverso banche più piccole che restano collegate alla rete.

Fare a meno del dollaro è più complicato. L’India, che da febbraio fagocita petrolio russo in grandi quantità, sta ancora cercando un modo per pagarlo in rupie. Ma il forte incremento registrato tra maggio e giugno nel volume dei pagamenti fatti attraverso il Cips, la versione cinese dello Swift, lascia pensare che la Cina stia avendo più fortuna. Gli scambi tra yuan e rubli alla borsa di Mosca hanno raggiunto livelli record.

Il congelamento delle riserve custodite dalla banca centrale russa (Cbr) in occidente, circa metà dei 600 miliardi di dollari totali, ha avuto risultati altrettanto deludenti. Poche ore dopo l’annuncio della misura il valore del rublo rispetto al dollaro ha perso più del 30 per cento. Quando la banca centrale russa ha aumentato i tassi d’interesse per fermare il crollo, portandoli dal 9,5 al 20 per cento, il credito interno ha rallentato, danneggiando la domanda e spingendo la Russia in recessione. A giugno le sanzioni hanno costretto Mosca alla prima grande insolvenza sul debito estero da più di un secolo, impedendo alla banca centrale di versare cento milioni di dollari ai creditori.

Eppure sono bastate poche settimane perché il rublo si riprendesse, permettendo alla Cbr di tagliare rapidamente i tassi d’interesse, che il 25 luglio sono scesi all’8 per cento. Il tasso di cambio ufficiale non riflette la domanda reale: gran parte dei controlli sui capitali imposti dopo il congelamento della Cbr è ancora in vigore. Ma questo dimostra che nel piano occidentale c’era un errore. La Cbr non può attingere alle sue riserve in euro e in dollari, ma la Russia incassa valuta forte ogni giorno grazie alle gigantesche esportazioni di petrolio e gas. Questo significa che non ha bisogno di finanziarsi, e la sua insolvenza è sostanzialmente irrilevante.

È DIFFICILE CHE UN’ECONOMIA SI REGGA SOLO SU PRODOTTI IMPORTATI ILLEGALMENTE
NESSUN MARGINE
Restano le sanzioni commerciali, un’altra misura a due dimensioni. I tentativi di limitare i ricavi delle esportazioni di petrolio russo, che nel 2021 avevano rappresentato il 36 per cento del bilancio federale, hanno ricevuto più attenzione di quanta ne meritino. Oggi gli Stati Uniti non importano più petrolio dalla Russia, ma non ne hanno mai comprato molto. L’Unione europea ha promesso che interromperà l’importazione via mare di greggio dalla Russia a partire da dicembre e di petrolio raffinato da febbraio. Ne sta già comprando un po’ di meno: 2,4 milioni di barili al giorno a luglio, contro i 2,9 milioni di prima della guerra. Gran parte della differenza però viene acquistata da Cina e India, anche se a un prezzo scontato di circa 25 dollari rispetto al Brent, il valore di riferimento globale, attualmente a 101 dollari al barile. Nessun embargo è invece in programma sul gas russo, che è più difficile da sostituire e rappresenta meno del 10 per cento delle entrate di Mosca.

Non è certo che la Russia stia guadagnando meno di quanto avrebbe fatto senza le sanzioni. Secondo la società di consulenza Rystad Energy, quest’anno Mosca perderà fino a 85 miliardi di dollari di entrate fiscali legate alla vendita di petrolio e gas (su un totale potenziale di 295 miliardi di dollari) a causa dello sconto sul prezzo. Ma è anche vero che la minaccia di un embargo occidentale è uno dei motivi per cui il prezzo globale del petrolio è così alto. La Capital Economics, un’altra società di consulenza, stima che da febbraio la Russia abbia venduto il petrolio a una media di 85 dollari al barile, un prezzo superiore a quello registrato per il 90 per cento del tempo dal 2014 a oggi. Contrariamente alle previsioni, la Russia continua a esportare più o meno la stessa quantità di petrolio degli ultimi anni.
È possibile che questa tendenza s’inverta nei prossimi mesi, quando entrerà in vigore il bando europeo alle importazioni? Trovare nuovi compratori a cui vendere i 2,4 milioni di barili rifiutati dall’Europa sarà difficile. Inoltre, a partire dal 31 dicembre le compagnie europee, che dominano il settore petrolifero, non potranno più assicurare le navi che trasportano il petrolio russo. Questo potrebbe essere un grosso problema per Mosca. Molti porti e canali potrebbero rifiutare il passaggio delle navi russe se il rischio di fuoriuscite non fosse coperto da un’assicurazione. Reid I’Anson della Kpler pensa che entro la fine del 2022 questi problemi costringeranno la Russia a tagliare la produzione di circa 1,1 milioni di barili, il 14 per cento delle esportazioni del 2021.
Eppure si parla già dell’eventualità che l’Europa rinvii l’entrata in vigore dei divieti se l’inverno dovesse dimostrarsi troppo duro. I commercianti di materie prime sottolineano che con gli sconti offerti dalla Russia ci saranno sempre dei compratori. La Cina e l’India potrebbero assicurare da sé i carichi, e Mosca ha dichiarato che offrirà la riassicurazione. Se le esportazioni di petrolio dovessero calare, nel mercato c’è così poco margine che i prezzi s’impennerebbero, annullando l’effetto delle sanzioni. Per questo gli Stati Uniti stanno cercando di convincere gli alleati a imporre un tetto al prezzo del petrolio russo, una misura che potrebbe rivelarsi difficile da attuare. Gli operatori senza scrupoli in Bahrain o a Dubai potrebbero barare per assicurarsi quote di mercato più grandi. La Russia potrebbe reagire trattenendo il petrolio per un breve periodo di tempo, facendo salire i prezzi alle stelle e costringendo l’occidente a cedere.

IL PUNTO DEBOLE
In realtà le sanzioni più efficaci sono quelle di cui si parla meno: i controlli sulle esportazioni verso la Russia. Da febbraio le aziende occidentali devono ottenere una licenza per vendere i loro prodotti in Russia, e raramente ci riescono. Le restrizioni vanno ben oltre i prodotti a “doppio uso” – quelli con applicazioni sia militari sia commerciali, come i droni e i laser – e coprono tecnologie avanzate come i microchip, i computer, i software e le attrezzature energetiche. Riguardano anche prodotti a bassa tecnologia come materie prime e composti chimici, la cui esportazione finora era stata vietata solo verso paesi come l’Iran e la Corea del Nord.

La portata di queste misure è notevole, ma quelle degli Stati Uniti sono particolarmente dure a causa di una norma, la Foreign direct product rule (Fdpr), che copre non solo i prodotti fabbricati negli Stati Uniti, ma anche quelli stranieri che usano programmi, strumenti o contributi statunitensi. Nel 2020, quando Washington ha varato la Fdpr per impedire alla Huawei, accusata di spionaggio, di acquistare microprocessori avanzati, l’azienda cinese ha subìto danni enormi, anche se gli stabilimenti negli Stati Uniti producono appena il 15 per cento dei chip a livello mondiale. Stavolta gli Stati Uniti sostengono che le esportazioni di chip verso la Russia siano calate del 90 per cento rispetto al 2021.

DA SAPERE. TEMPESTA PASSEGGERA
Valore del dollaro in rubli, 2022 (fonte: Refinitiv Datstream)
Per il settore manifatturiero russo, che dipende dai componenti importati, è una pessima notizia. Dal 2014 Putin cerca di isolare il sistema finanziario russo dalle sanzioni occidentali – riducendo il ruolo del dollaro, diversificando le riserve della banca centrale e sviluppando sistemi di pagamento alternativi – ma lo stesso non si può dire dell’industria del paese, che era rimasta legata all’ordine commerciale mondiale, anche se meno di altri.
All’interno delle armi russe sono stati ritrovati circuiti e altri componenti elettronici prodotti da settanta aziende statunitensi ed europee. Altri settori, dalle miniere ai trasporti, hanno bisogno di componenti e competenze stranieri per la manutenzione. Un fornitore tedesco sostiene che, se interrompesse la manutenzione, la metropolitana di Mosca entrerebbe in crisi nel giro di un mese e resterebbe paralizzata dopo tre. La Russia inoltre ha bisogno di software e hardware all’avanguardia per sviluppare nuovi prodotti, dall’elettronica di consumo alle auto elettriche.
Alcuni effetti sono già evidenti, nonostante le sanzioni sulle esportazioni abbiano cominciato a funzionare tardi (quasi tutte prevedono un preavviso da uno a tre mesi). La produzione industriale russa è calata del 7 per cento tra dicembre e giugno, soprattutto nel settore automobilistico (90 per cento), in quello farmaceutico (25 per cento) e in quello dei dispositivi elettrici (15 per cento). A maggio la Russia ha abbassato gli standard di sicurezza per consentire la fabbricazione di automobili senza airbag e freni anti-bloccaggio. La mancanza di strumenti ha ostacolato anche lo sviluppo della rete 5g. Le principali aziende russe di cloud computing, come Yandex e Sberbank, non riescono a espandere i loro centri di elaborazione. La carenza di circuiti elettronici sta rallentando l’emissione delle carte Mir, il sistema di pagamenti interno. La scarsità di navi specializzate potrebbe complicare le esplorazioni petrolifere nell’Artico, e la mancanza di tecnologie e competenze straniere potrebbe rallentare anche l’estrazione tradizionale di petrolio e gas. Anche le industrie di base, come quella mineraria e la raffinazione dei metalli, sono in crisi.
La Russia sta cercando di reagire. All’inizio ha fatto ricorso al cosiddetto mercato grigio per reperire prodotti tecnologici e militari, spesso da rivenditori in Asia e in Africa. A giugno si è spinta più in là legalizzando le importazioni “parallele”, permettendo alle aziende russe di acquistare prodotti come server e cellulari senza il consenso dei titolari dei marchi. Secondo Artem Starosiek, della società di intelligence ucraina Molfar, c’è stato un boom nel “turismo delle carte di credito”: gli operatori turistici che in precedenza organizzavano viaggi per permettere ai russi di vaccinarsi contro il covid-19, oggi li portano in Uzbekistan a comprare carte Visa. Il commercio tra i paesi occidentali e quelli che confinano con la Russia, come Georgia e Kazakistan, è cresciuto rapidamente dopo l’invasione.

Ma è difficile che un’economia si regga solo su prodotti importati illegalmente, soprattutto quando alcuni di questi beni scarseggiano ovunque. Le aziende cinesi, che di solito coprono un quarto delle importazioni russe, non si sono precipitate ad aiutare Mosca, perché temono di perdere a loro volta l’accesso alle componenti occidentali. Perfino la Huawei ha limitato i suoi legami con la Russia. Le carenze quindi sono destinata a durare, con effetti sempre più pesanti man mano che l’usura si farà sentire e i problemi si estenderanno da un settore all’altro. Il risultato sarà un lento ma inesorabile declino dell’economia russa.

Questo fenomeno sarà alimentato anche dagli effetti meno visibili delle sanzioni. Konstantin Sonin dell’università di Chicago è convinto che centinaia di migliaia di russi – tra cui molti lavoratori altamente qualificati – abbiano abbandonato il paese dopo l’invasione. Secondo uno studio dell’università di Yale, più di 1.200 aziende straniere si sono impegnate a lasciare la Russia. Il Fondo monetario internazionale prevede che nel 2025-2026 il tasso di crescita della Russia sarà calato di circa la metà rispetto alle previsioni precedenti allo scoppio della guerra. Fino a quando gli Stati Uniti e i loro alleati manterranno le sanzioni, insomma, la base industriale della Russia, la sua vivacità intellettuale e i legami con l’occidente continueranno ad affievolirsi. Il futuro del paese sarà segnato da una produttività in calo, da una scarsa innovazione e da un’inflazione strutturale. Gli economisti che avevano previsto un crollo istantaneo avevano torto. Quello che la Russia ha ottenuto, invece, è un biglietto di sola andata verso il nulla.
*(Questo articolo è uscito sul numero 1476 di Internazionale)

 

04 – On. Francesca La Marca(PD) *: Elezioni Politiche Italiane 2022 – Sono la candidata capolista al Senato per il PD. ELEZIONI POLITICHE ITALIANE 2022. CIRCOSCRIZIONE ESTERO: AMERICA SETTENTRIONALE E CENTRALE
Cari italiani del Nord e Centro America,
In questi anni, ho rappresentato le vostre esigenze nelle principali sedi istituzionali, ho portato la vostra voce in Parlamento e, più di tutto, ho tenuto fede alla promessa di operare con dignità e competenza. Con tanti di voi ho avuto la possibilità di stabilire rapporti diretti che hanno reso più ricco e costruttivo il mio lavoro.
Con spirito di servizio, ho dedicato una grande parte della mia attività a rispondere alle vostre richieste e giuste sollecitazioni, cercando di rispondere sempre puntualmente con chiarimenti e informazioni
In queste elezioni politiche 2022, sono candidata al Senato della Repubblica, capolista del Partito Democratico, per la Ripartizione America Settentrionale e Centrale.
Ho accettato con orgoglio e senso di responsabilità questa nuova sfida. Ho accettato soprattutto per portare a termine il cammino intrapreso in questi anni.
Anni in cui, nonostante le complessità di una legislatura che ha visto alternarsi tre governi, una emergenza pandemica senza precedenti ed una guerra sul suolo europeo, posso dimostrare con i fatti l’attività svolta e gli obiettivi raggiunti.
L’esperienza maturata alla Camera dei Deputati costituisce una solida certezza e una garanzia per continuare ad onorare gli impegni assunti con tutti voi.
Serietà, impegno e rispetto della parola data sono i valori che guidano il mio percorso e la mia azione per garantire pieni diritti a tutti i cittadini italiani all’estero.
Con il vostro voto, sarò la vostra voce al Senato della Repubblica italiana. Un caro saluto.
*( On. Francesca La Marca, PD)

 

05 – QUALI SONO LE PROPOSTE DEI PARTITI SULL’IMMIGRAZIONE. IL CENTROSINISTRA PROPONE IN MASSA L’ABOLIZIONE DELLA LEGGE BOSSI-FINI E L’INTRODUZIONE DI UN SISTEMA EUROPEO PER LA GESTIONE DEI FLUSSI MIGRATORI. I PARTITI DI DESTRA MANTENGONO INVECE, UNA INTERPRETAZIONE EMERGENZIALE DEL FENOMENO.

Quali sono le proposte dei partiti sull’immigrazione. Sui diritti civili i programmi dei partiti sono ai poli opposti
Tra i pilastri della politica degli ultimi vent’anni, il tema dell’immigrazione e della gestione del flusso migratorio è presente all’interno dei documenti programmatici di tutte le maggiori forze politiche italiane. Nella corsa alle elezioni politiche di questo autunno il centrosinistra è abbastanza d’accordo a superare l’impianto legislativo della legge Bossi-Fini, entrata in vigore nel 2002 sotto il governo Berlusconi bis. Questa, preceduta dalla legge Martelli del 1990 e dalla normativa Turco-Napolitano del 1998, prevede la possibilità per i migranti di avvalersi della protezione internazionale e quindi di entrare nel sistema di accoglienza solo se dichiarano di essere privi di mezzi di sussistenza. In seconda battuta l’entrata in Italia è normata dal meccanismo della politica dei flussi, che ogni anno definisce un numero limite di persone autorizzate ad entrare nel nostro paese, attraverso il quale è prevista la richiesta di un visto per lavoro all’ambasciata del loro paese. Al di fuori di queste due possibilità il migrante che arriva in Italia è considerato irregolare.
In questo senso la normativa Bossi-Fini si scontra con alcuni recenti dibattiti che hanno visto le forze di destra e sinistra schierarsi in due posizioni contrapposte: lo ius scholae, lo ius soli e in generale il diritto all’ottenimento della cittadinanza da parte dei cittadini stranieri.

 

COSA DICONO I PROGRAMMI:

UNIONE POPOLARE, LEGA, POSSIBILE, PARTITO DEMOCRATICO, MOVIMENTO 5 STELLE , AZIONE-ITALIA VIVA. COALIZIONE DI CENTRODESTRA , FORZA ITALIA, FRATELLI D’ITALIA, ITALEXIT, +EUROPA E ALLEANZA VERDI- SINISTRA ITALIANA.

UNIONE POPOLARE
La forza politica dell’ex sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, propone azioni abbastanza concrete, volte ad un cambiamento sia nell’approccio che nello sguardo al tema dell’immigrazione. Innanzitutto prevede l’abolizione dei decreti Minniti e Salvini: entrambi sono stati ampiamente contestati da associazioni e attivisti per i diritti dei migranti sin dal momento in cui sono entrati in vigore (il primo nel 2017 e il secondo nel 2018), e nonostante le modifiche significative apportate durante i due governi Conte, insieme alla legge Bossi-Fini continuano a costituire l’impianto della normativa che regola il fenomeno dell’immigrazione in Italia. Per ragioni di coerenza il partito chiede quindi anche l’abolizione della stessa Bossi-Fini.
Come gli altri partiti di sinistra Up richiede l’approvazione dello ius soli e propone di garantire la cittadinanza italiana ai figli delle persone immigrate nel nostro paese. Per coloro che non rientrano in queste due categorie Unione popolare punta alla modifica della legge sulla cittadinanza del 1992, stabilendo in cinque anni il periodo di permanenza utile per richiedere il pieno riconoscimento di diritti civili, sociali, economici e politici.

Nel programma il partito fa anche riferimento alla chiusura dei Centri di permanenza per i Rimpatri (Cpr), che ospitano i cittadini stranieri in attesa di allontanamento dal nostro paese per un periodo di tempo massimo di 90 giorni, e alla necessità di non rinnovare accordi bilaterali con il governo libico (e altri) per la gestione dell’immigrazione.

LEGA
Cavallo di battaglia del partito è da tempo la lotta al terrorismo e all’immigrazione irregolare. Il Carroccio rigetta il carattere strutturale del fenomeno migratorio, imponendo al contrario una definizione emergenziale dello stesso. Di conseguenza, a differenza dei partiti di sinistra che ne chiedono l’abolizione, la Lega di Salvini promuove il rafforzamento – in modo non troppo specifico – della legge Bossi-Fini. Inoltre, nuovi decreti sicurezza sarebbero lo strumento normativo attraverso il quale contrastare l’immigrazione illegale, e tutelare la sicurezza pubblica e urbana. Come preannunciato dalla posizione assunta dal partito soprattutto negli ultimi mesi, anche nel programma elettorale è netto il contrasto allo ius soli o allo ius scholae in materia di cittadinanza.
Per quanto riguarda gli accordi con stati esteri i leghisti mirano a rafforzare il Memorandum of understanding firmato con la Libia e con la cosiddetta “Guardia costiera libica”, di cui giornali e osservatori esterni di tutto il mondo riportano le gravi violazioni dei diritti umani nei confronti dei migranti. Sono previsti poi pattugliamenti e l’istituzione di hotspot direttamente nella Libia di Mohammed al-Menfi e nel vicino stato tunisino, ma anche incentivi alla presentazione delle domande di asilo nel proprio paese di provenienza o in sedi diplomatiche italiane. Il partito si auspica anche una migliore collaborazione con la Turchia del presidente Recep Tayyp Erdoğan, tappa importante di numerosi flussi migratori verso l’Unione europea.
Oltre alla reintroduzione dello Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (mentre le altre forze politiche chiedono l’ampliamento del Sistema di Accoglienza e Integrazione) Salvini punta all’abbassamento della diaria per ogni migrante a 25 euro e all’introduzione di un nuovo Codice di condotta per le organizzazioni non governative che in mare si occupano di operazioni di salvataggio, con chiare conseguenze amministrative e penali.
Per capire poi se un migrante arrivi o meno da un paese in conflitto, punto sul quale la propaganda della Lega di Salvini ha battuto molto negli ultimi anni, nel programma è auspicata la revisione della lista dei cosiddetti Paesi sicuri: adottata dopo il decreto Salvini nel 2019, la lista delle persone che non possono essere espulse dal territorio italiano ora comprende Albania, Bosnia-Erzegovina, Senegal, Serbia, Montenegro, Tunisia, Ucraina, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Capo Verde, Marocco.
Al contrario delle posizioni di sinistra, il partito propone Cpr in ogni regione, in cui i migranti che aspettano di essere allontanati dal nostro paese dovrebbero risiedere per un periodo di 180 giorni (il doppio di quello attuale). Per quanto riguarda l’educazione e la formazione delle “seconde generazioni” di immigrati la Lega propone programmi non troppo specifici.

POSSIBILE
In linea con le richieste di Unione popolare, anche Possibile di Civati chiede il superamento del Regolamento di Dublino, l’introduzione dello ius soli, l’abolizione dei decreti sicurezza, della legge Bossi-Fini e in generale la nascita di un sistema di asilo e migrazione europeo. Anche in questo caso sono abbastanza chiare le intenzioni ma non è dato molto spazio alle azioni che si vogliono intraprendere per renderle concrete. Possibile pone poi sul piatto tre punti pressoché invisibili negli altri programmi elettorali: il riconoscimento giuridico dello status di rifugiato climatico, la possibilità per le persone che emigrano verso il nostro paese di accedere alla protezione internazionale anche per motivi di razzismo, sessismo, violenza di genere e omotransfobia; la necessità di evitare casi di vittimizzazione secondaria dovuti all’inadeguatezza delle pratiche di controllo alle frontiere.

PARTITO DEMOCRATICO
Il partito del segretario Enrico Letta parla di accoglienza e integrazione delle persone immigrate perlopiù per quanto riguarda il mercato del lavoro, proponendo la creazione di un’agenzia di coordinamento delle politiche migratorie che avrebbe in mano la gestione dell’integrazione dei migranti nella società e nel mondo del lavoro.
Anche il Pd si unisce agli altri partiti di centrosinistra per l’abolizione della legge Bossi-Fini, in sostituzione della quale propone l’approvazione di una nuova legge sull’immigrazione che punti all’entrata nel nostro paese per ragioni lavorative e sulla base di indicazioni provenienti dal terzo settore. Senza altre spiegazioni la proposta di legge non sembra molto diversa da quella in vigore, e non si comprende bene in che modo il settore dell’associazionismo dovrebbe affiancare il governo nella gestione dei flussi migratori. A differenza di Lega e Possibile, il Pd propende per il rafforzamento del sistema di accoglienza e integrazione (Sai).

L’agenzia per la sicurezza marittima, Emsa, ha sviluppato negli anni numerosi appalti per servizi di droni da usare per sorvegliare i movimenti nei mari europei, ed è diventata una fidata alleata di Frontex. La prima puntata dell’inchiesta di Wired basata sui documenti ufficiali e sui contratti di Emsa

MOVIMENTO 5 STELLE
Il documento programmatico della forza politica pentastellata è molto sintetico anche sul tema dell’immigrazione. Oltre all’adozione di un meccanismo europeo per gestire i flussi migratori e le operazioni ricerca e soccorso, i cinque stelle puntano su una migliore ripartizione delle persone immigrate tra i paesi membri dell’Unione e all’introduzione dello ius scholae derivante dal completamento di uno o più cicli di studi in Italia. Con questa mossa, il partito di Conte dimostra di aderire ad una concezione di cittadinanza basata sul merito scolastico più che sul riconoscimento di diritti fondamentali a prescindere dalle condizioni in cui una persona migrante si trova.

AZIONE-ITALIA VIVA
In modo abbastanza simile a quanto proposto dalla Lega di Salvini, il duo Calenda-Renzi propone un accordo di cooperazione con i paesi di origine e transito dei migranti che arrivano nel nostro paese, nell’ottica di favorire un flusso migratorio regolare e in base alle “esigenze del mercato del lavoro”. I partiti insistono poi sulla distinzione tra profughi umanitari e migranti economici: per questi ultimi nel programma è proposta le reintroduzione della figura dello sponsor, con la funzione di accompagnare i migranti nel processo di integrazione nel nostro paese.
IUS SCHOLAE invece per chi ha completato 5 anni di formazione in Italia, e agli studenti stranieri che hanno fatto l’università nel nostro paese, come suggerito dal Movimento 5 stelle. Anche i partiti di Calenda e Renzi parlano di un sistema europeo comune d’asilo, mirato a superare il regolamento di Dublino. A corredo del discorso immigrazione i partiti promuovono l’istituzione di un ministero per le Migrazioni, istituzione che conterrà al suo interno il lavoro che ora viene svolto in tandem da diversi ministeri.

ALLEANZA VERDI-SINISTRA ITALIANA
A differenza degli altri partiti Europa verde e Sinistra italiana parlano della necessità di cambiamento radicale della Bossi-Fini, soppiantata da una gestione europea delle migrazioni e sostenuta da un discorso sull’immigrazione che guardi ai dati statistici e non si nutra di narrazioni populiste. Come già espresso da altri partiti di centrosinistra, il programma richiede una revisione degli accordi Italia-Libia e l’annullamento dei finanziamenti alla cosiddetta “guardia costiera libica”. Oltre alla chiusura dei Cpr e a facilitazioni in termini di iscrizione anagrafica e mantenimento della residenza per le persone immigrate, i due partiti rilanciano anche una nuova legge sulla cittadinanza (che unisca ius soli e ius scholae) nonché l’estensione del diritto d’asilo anche ai rifugiati climatici

COALIZIONE DI CENTRODESTRA
Nel documento programmatico che unisce Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Noi moderati il tema dell’immigrazione è toccato in sintesi e sempre in relazione al tema della sicurezza nazionale e urbana. Un generico contrasto all’immigrazione irregolare è sostenuto dalla reintroduzione dei decreti sicurezza che durante il governo Conte bis erano stati modificati: normative molto restrittive sull’immigrazione (e sul tema della sicurezza urbana) fortemente dibattute ma comunque entrate in vigore per volere di Matteo Salvini in qualità di ex ministro dell’Interno del governo Conte I.

FORZA ITALIA
Il partito nato nel 2013 dopo la scissione del Popolo della Libertà inserisce nel programma pochi punti sul tema dell’immigrazione: il più concreto rappresenta l’istituzione di un “Piano Marshall europeo di aiuti per l’Africa”, che mantiene quindi gli accordi di collaborazione con gli stati nordafricani già in essere. Silvio Berlusconi insiste poi su una redistribuzione obbligatoria dei migranti nei paesi europei, con conseguente gestione comune dei rimpatri.

FRATELLI D’ITALIA
Il partito di Giorgia Meloni si rifà senza indugiare troppo ad una narrazione ormai presente nella politica italiana da tempo. Nel programma di FdI immigrazione e sicurezza vanno a braccetto, a suggerire che l’una sia correlata all’altra. Anche Meloni parla di mantenimento degli accordi con i paesi nordafricani e distribuzione equa dei migranti in arrivo nel nostro Paese. Il partito rimane generico su altri punti come ad esempio il blocco degli sbarchi per fermare la tratta, il contrasto alle Ong considerate mezzo per favorire l’immigrazione clandestina e incentivi per gli italiani che dall’estero intendono ritornare in Italia. Nel Qr code proposto per approfondire l’argomento immigrazione e sicurezza, Meloni parla di aumento della videosorveglianza comunale, lotta al degrado e più impegno nell’operazione Strade sicure. Oltre ad una generica “inclusione sociale e lavorativa degli immigrati regolari”, non è indicata nessuna soluzione pratica nei confronti della gestione del fenomeno migratorio.

ITALEXIT
Il partito fondato dal fuoriuscito dal Movimento 5 stelle Gianluigi Paragone condivide in maniera quasi totale le istanze del centrodestra. Anche in questo caso sicurezza e immigrazione corrono sullo stesso binario, ponendo il divieto all'”immigrazione selvaggia” vicino alla necessità di politiche per la gestione delle periferie e alla necessità di maggiori controlli fiscali all’economia gestita da persone straniere. IL superamento delle politiche dei precedenti governi giallorosso e gialloverde non prevede poi l’attuazione di concrete iniziative, se non l’assunzione di personale delle forze dell’ordine e “investimenti che permettano di utilizzare in modo sinergico le più recenti dotazioni tecnologiche”.

+EUROPA
Nel programma del partito di Emma Bonino le proposte sul tema dell’immigrazione vengono ricomprese nel paragrafo “diritti e cittadinanza”, all’interno del quale +Europa riporta le sue posizioni in termini molto ampi e su questioni molto diverse. Tra eutanasia legale, legalizzazione della cannabis, accesso garantito all’interruzione volontaria di gravidanza e di altri diritti civili, spunta – in linea con altri partiti di sinistra – anche l’introduzione dello ius scholae e la richiesta di abolizione della legge Bossi-Fini. In linea con la proposta di Unione Popolare, il programma cita la necessità di interrompere il rinnovo del memorandum d’intesa tra governo italiano e libico. Come proposto da Azione e Italia Viva, anche +Europa vorrebbe reintrodurre la figura dello “sponsor”, alla quale aggiunge il superamento del Regolamento di Dublino.
*(questo articolo sarà aggiornato in seguito alla pubblicazione dei programmi)

 

06 – Irene Doda *: PERCHÉ L’OMOFOBIA AIUTA LA DISINFORMAZIONE SUL VAIOLO DELLE SCIMMIE. LA DISINFORMAZIONE MEDICA SUL VAIOLO DELLE SCIMMIE CONTINUA A PROSPERARE. MENTRE I CASI AUMENTANO – SIAMO, AL MOMENTO IN CUI SCRIVIAMO A QUASI QUARANTA NOVEMILA CASI MONDIALI CONFERMATI – SI DIFFONDONO ANCHE CONCEZIONI ERRATE SULLA NATURA DI QUESTA MALATTIA.
Dal momento che la patologia, fin ora, ha interessato in modo particolare gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini (omosessuali o bisessuali), il pregiudizio omofobo gioca un ruolo importante. E può rappresentare un ostacolo nella lotta contro il virus.

In primis è fondamentale ricordare che la diffusione del vaiolo non ha, di per sé, nulla a che fare con l’orientamento sessuale. Si pensa che sia stato un caso che in Europa e negli Stati Uniti, il virus abbia iniziato a propagarsi prevalentemente nella comunità gay e le ragioni di questo pattern non sono ancora chiare. Il virus passa da un individuo all’altro attraverso contatti stretti pelle a pelle – e anche se non è classificabile come malattia sessualmente trasmissibile, il sesso è certamente uno dei canali di diffusione.
Il 90% dei casi in paesi in cui la malattia non è endemica si sono trasmessi attraverso un contatto sessuale, e le vittime principali sono uomini omosessuali o bisessuali. Tuttavia, in alcuni paesi dell’ Africa centrale e occidentale il virus è endemico, e non vi è alcuna indicazione che vi sia una concentrazione di casistiche più alta tra gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini.
In rete circolano notizie false e cariche di stigma: che il “sesso gay” sia il principale canale di trasmissione del vaiolo (come ha detto Marjorie Taylor Greene, una deputata statnitense), che quest’ultimo sia una piaga causata dalla promiscuità sessuale, che si possa evitare di contrarre la patologia semplicemente evitando di andare “a orge gay”. Queste narrazioni sono dannose per più di un motivo: in primis contribuiscono alla demonizzazione e all’isolamento della comunità Lgbtq+, con toni che spesso ricordano da vicino quelli utilizzati in occasione dell’epidemia di Aids negli anni Ottanta e Novanta (ricordate “la piaga dei gay”?). Ma possono anche risultare pericolose nella lotta alla malattia stessa: una persona non omosessuale potrebbe sottovalutare i sintomi del vaiolo, convincendosi che il pericolo non la riguardi. Lo stigma, la segretezza e la cultura della vergogna non aiutano in questi casi, dove le persone hanno bisogno di sentirsi abbastanza al sicuro da poter riportare contatti o sintomi alle autorità sanitarie.
Riconoscere che una particolare comunità sia impattata in modo più che proporzionale dalla malattia dovrebbe servire a offrire un supporto più consistente alle persone maggiormente esposte al rischio in questo momento. È necessario poi tenere a mente che i casi non sono esclusivamente limitati agli uomini gay o bisessuali, come ha più volte ripetuto anche l’Oms.
Associazioni e organizzazioni della comunità Lgbtq+ di tutto il mondo hanno intrapreso campagne di informazione sulla malattia incentrate sulla prevenzione e sulla trasparenza, invece che sullo stigma. “La disinformazione” ha detto Keletso Makofane, un ricercatore in materia di salute e diritti umani a MIT Technology Review. “capitalizza spesso sull’omofobia già presente nelle nostre società”

*(a cura di: Irene Doda, vive a Forlì e lavora come scrittrice e giornalista freelance. Si occupa di lavoro, tecnologia e questioni di genere; spesso di tutte e tre queste cose insieme)

 

07 – LA CAMERA INIZIERÀ LA LEGISLATURA SENZA UNA RIFORMA DEL REGOLAMENTO. RIFORME ISTITUZIONALI. ERA UNO DEI CORRETTIVI DIVENUTI NECESSARI A SEGUITO DEL TAGLIO DEI PARLAMENTARI. CIÒ POTREBBE COMPORTARE RALLENTAMENTI E DIFFICOLTÀ NEL FUNZIONAMENTO DEGLI ORGANI DI MONTECITORIO.

Con la fine prematura del governo Draghi il nostro paese si sta preparando alle elezioni politiche del prossimo 25 settembre. La campagna elettorale, che nei fatti è già iniziata da qualche settimana, ha però distolto l’attenzione generale da una serie di questioni rimaste insolute. Non ultima quella dei correttivi, quelle riforme cioè resesi necessarie per assicurare l’operatività di camera e senato a seguito del taglio dei parlamentari.
Tra queste, la più urgente riguardava certamente la revisione dei regolamenti che disciplinano l’attività di camera e senato. Un passaggio indispensabile per assicurare il corretto funzionamento delle camere anche a ranghi ridotti. Tale obiettivo però è stato raggiunto solo a metà. Alla fine di luglio infatti l’aula di palazzo Madama ha dato il via libera definitivo alla riforma del proprio regolamento. Al contrario, a Montecitorio la discussione all’interno dell’assemblea non è nemmeno iniziata.
Se da un lato questo intervento era certamente più urgente al senato (alla camera infatti il numero di deputati rimane più consistente) dall’altro questo passaggio a vuoto determina comunque delle criticità. In primo luogo, la mancata ridefinizione delle soglie numeriche comporterà una maggiore difficoltà per le forze politiche con meno esponenti eletti nel formare gruppi parlamentari autonomi. Problemi inoltre si potrebbero riscontrare anche nel lavoro delle commissioni e degli altri organi di cui si avvale la camera.
Sembra quindi che della questione dovrà farsi carico il prossimo parlamento, nonostante siano passati ormai due anni dell’entrata in vigore della riforma che ha portato al taglio dei rappresentanti. Ciò peraltro potrebbe portare a dei rallentamenti in un momento particolarmente delicato. Nei prossimi mesi infatti il parlamento sarà chiamato a un grande lavoro per approvare entro la fine dell’anno, tra le altre, la legge di bilancio e le riforme legate all’attuazione del Pnrr.

COSA SONO I CORRETTIVI E PERCHÉ SONO IMPORTANTI
Con la riduzione del numero dei parlamentari, si sono rese necessarie una serie di riforme ulteriori per garantire la piena operatività di tutti gli organi che compongono la camera e il senato (commissioni, giunte e gruppi). Tali correttivi hanno assunto una particolare rilevanza al momento della nascita del governo giallorosso. Il completamento di queste riforme infatti era una conditio sine qua non posta dal Partito democratico per il suo appoggio al taglio dei parlamentari, fortemente voluto dal Movimento 5 stelle.

L’EMERGENZA COVID E LA CADUTA DEL GOVERNO CONTE II HANNO RALLENTATO L’ITER DEI CORRETTIVI.
Con l’esplosione dell’emergenza Covid e la formazione della maggioranza di unità nazionale a sostegno del governo Draghi però il tema è passato in secondo piano. Tuttavia le discussioni per portare a compimento i correttivi sono proseguite. Ma di quali modifiche stiamo parlando? I correttivi necessari possono essere così riassunti:

• l’abbassamento a 18 anni della soglia d’età per il voto a palazzo Madama;
• il superamento della base regionale per l’elezione del senato;
• la riduzione da 3 a 2 delegati regionali per l’elezione del presidente della repubblica;
• la revisione dei regolamenti di camera e senato.
La prima riforma in elenco è l’unica ad essere stata completata. La legge costituzionale 1/2021 infatti ha modificato l’articolo 58 della carta, abbassando a 18 anni il diritto di voto anche per il senato. In questo caso il correttivo non è necessario al funzionamento delle camere ma è stato pensato per armonizzare gli elettorati di camera e senato, in modo da limitare la possibilità che si formino maggioranze diverse. Il secondo e il terzo correttivo invece inizialmente erano trattati congiuntamente all’interno di un’unica proposta di revisione costituzionale.
A seguito della discussione in commissione però, il passaggio sui delegati regionali è stato stralciato. Su questo punto specifico c’era l’opposizione dichiarata della Lega, favorevole invece a un maggior peso dei rappresentanti delle istituzioni sul territorio nella scelta del capo dello stato. Del resto, con l’inizio del secondo settennato al Quirinale di Sergio Mattarella avvenuto proprio quest’anno, tale correttivo risulta essere il meno urgente tra quelli individuati.

Leggi anche Leggi anche Come funziona la legge elettorale nota come rosatellum.
Per quanto riguarda invece il superamento della base regionale per l’elezione dei senatori, la proposta si limita a identificare le regioni come circoscrizioni elettorali. Norme più dettagliate dovranno essere oggetto della prossima legge elettorale, con l’unico limite di non poter prevedere un’unica circoscrizione che racchiuda in sé l’intero territorio nazionale. La proposta è stata approvata dalla camera lo scorso 10 maggio ma l’iter non risulta mai iniziato in senato. Dato che le leggi di revisione costituzionale richiedono una doppia deliberazione da parte di entrambe le camere, non ci sono i tempi tecnici per approvare il provvedimento prima del voto.

Per le elezioni del prossimo 25 settembre quindi il sistema elettorale sarà lo stesso del 2018, con la differenza che stavolta i senatori saranno eletti anche dai giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni. Inoltre nei collegi plurinominali verranno eletti meno deputati, con l’effetto di innalzare il numero di voti necessari per essere eletti. Anche oltre le soglie esplicite di sbarramento.

Per l’approvazione delle leggi costituzionali sono necessarie due deliberazioni da parte di entrambe le camere, a distanza di almeno tre mesi. Vai a “Come si modifica la costituzione”
Per quanto riguarda l’ultimo correttivo infine, come già anticipato, la situazione è molto diversa tra camera e senato. Ciò significa sostanzialmente che la questione dovrà essere risolta nelle prime settimane di lavoro della prossima legislatura. Difficilmente infatti il regolamento potrà essere approvato prima del voto, alla ripresa dei lavori dell’attuale camera a settembre. In piena campagna elettorale.

COS’È SUCCESSO ALLA CAMERA
A Montecitorio la discussione sul nuovo regolamento si è arenata già prima dell’inizio della discussione in assemblea. L’ultimo aggiornamento sulla questione infatti risale allo scorso 9 agosto, quando la giunta per il regolamento è tornata a riunirsi. In questa occasione il presidente Roberto Fico ha ravvisato la mancanza di accordo tra le forze politiche per portare avanti la discussione. Nemmeno su un testo base minimale, limitato alle modifiche giudicate indispensabili.
Secondo quanto riportato anche dagli organi di stampa la responsabilità dell’affossamento sarebbe da attribuire agli esponenti del Partito democratico e Liberi e uguali. Sia dal centrodestra che dal Movimento 5 stelle infatti era stata dichiarata la disponibilità a proseguire il lavoro sulle proposte in discussione. Dal canto loro, gli esponenti del centrosinistra hanno sottolineato la difficoltà di trovare un accordo, su una riforma che per la sua approvazione avrebbe richiesto la maggioranza assoluta, in un contesto come quello attuale.

Federico Fornaro (Leu) […] rileva l’esistenza di due problemi preliminari ostativi all’approdo in assemblea della riforma regolamentare: il primo è l’assenza di un’intesa fra i gruppi su tutti i punti della stessa; il secondo, invece, la necessità di assicurare la maggioranza assoluta in assemblea per l’approvazione della riforma, maggioranza che difficilmente potrà essere garantita a settembre, in piena campagna elettorale e in prossimità del voto.

– resoconto della riunione della giunta per il regolamento della camera, 9 agosto 2022
La mancata revisione del regolamento però pone sul tavolo una serie di questioni. In primo luogo ci sarà una penalizzazione delle formazioni politiche più piccole che, senza la rimodulazione delle soglie numeriche, avranno maggiore difficoltà a costituire dei gruppi autonomi. Inoltre potrebbe essere necessaria una revisione del numero e delle competenze delle commissioni. Un passaggio che sarebbe necessario per garantire l’adeguata rappresentanza di tutte le componenti politiche in ogni consesso, oltre che per assicurare la loro corretta ed efficace operatività. Ne consegue che, salvo poco probabili ripensamenti, saranno i deputati eletti nella prossima legislatura a dover affrontare la questione.

COME CAMBIA IL REGOLAMENTO DEL SENATO
Come detto invece, a palazzo Madama il regolamento è stato riformato. A livello quantitativo sono in totale 57 gli articoli che in qualche misura sono stati interessati dalla riforma. Un articolo è stato soppresso, 2 sono stati aggiunti mentre 54 sono quelli modificati. I commi modificati invece sono 88, 10 sono stati soppressi e 22 aggiunti per un totale di 120 interventi.

CORRETTIVI, INTERVENTI SU OLTRE 50 ARTICOLI DEL REGOLAMENTO DEL SENATO
IL NUMERO DI COMMI E ARTICOLI MODIFICATI, AGGIUNTI E SOPPRESSI A SEGUITO DELLA RIFORMA DEL REGOLAMENTO DEL SENATO

DA SAPERE
Con la riduzione del numero dei senatori (elettivi) da 315 a 200 si è reso necessario apportare una serie di modifiche al regolamento dell’aula di palazzo Madama al fine di garantirne il corretto funzionamento. La proposta di riforma è stata definitivamente approvata alla fine di luglio 2022. Il grafico riporta il numero di articoli e di commi che hanno subito modifiche, aggiunte o che sono stati soppressi. Nel grafico si tiene conto anche delle modifiche apportate con gli emendamenti nel corso della discussione in assemblea.

FONTE: elaborazione openpolis su dati senato, ultimo aggiornamento: mercoledì 17 Agosto 2022)

A livello di contenuti, possiamo osservare in generale un tentativo di allineare il nuovo regolamento del senato a quello della camera. Anche se il fatto che a Montecitorio non si sia pervenuti a una revisione ha impedito un coordinamento tra i due rami. Da notare inoltre che si è deciso di procedere per modifiche puntuali anziché per una rivisitazione complessiva del regolamento. Una scelta probabilmente anche motivata dalla necessità di trovare un’ampia convergenza tra le forze politiche.

L’atto approvato dall’assemblea si compone di 9 articoli. I primi due vanno sostanzialmente a modificare tutte quelle disposizioni che prevedevano quorum e soglie numeriche specifiche. In generale la modifica vede una rimodulazione di queste quote con una riduzione che mediamente è del 30%. Un valore che risulta leggermente inferiore rispetto all’effettiva decurtazione del numero dei parlamentari (-36% circa).

C’È STATO UN TENTATIVO DI ALLINEARE IL REGOLAMENTO DEL SENATO A QUELLO DELLA CAMERA.

Altra novità rilevante da questo punto di vista riguarda certamente la fusione di alcune commissioni permanenti che passano da 14 a 10. In particolare, sono state accorpate le commissioni esteri e difesa, ambiente e lavori pubblici, industria e agricoltura e lavoro e sanità. La commissione affari costituzionali invece si occuperà anche di editoria e digitalizzazione. Inoltre, l’attività delle commissioni potrà svolgersi anche in parallelo rispetto alle sedute dell’aula salvo che in questo consesso non si tengano delle votazioni.
È stato aggiunto inoltre un comma che impone ai presidenti di commissione un coordinamento del calendario delle sedute. Ciò in modo da permettere ai senatori che appartengono a più commissioni di partecipare ai lavori.

Sono state introdotte anche alcune novità per cercare di velocizzare l’iter legislativo. Una delle più rilevanti riguarda la soppressione dell’articolo 78 comma 6 che richiedeva l’approvazione anche in assemblea degli emendamenti ai disegni di conversione dei decreti legge già licenziati in commissione. Tale passaggio non è necessario invece alla camera e più in generale per tutti gli altri disegni di legge.
Viene poi istituito anche per palazzo Madama il comitato per la legislazione. Si tratta di un organo chiamato ad esprimere pareri sulla qualità delle proposte di legge in discussione. Tale organo era già presente alla camera anche se con compiti leggermente diversi.

LE NORME SUI GRUPPI PARLAMENTARI
La riforma del regolamento del senato prevede novità anche per quanto riguarda la composizione dei gruppi parlamentari. Innanzitutto, la soglia minima di aderenti per costituire una formazione autonoma passa da 10 a 6. Questo però solo a inizio legislatura, mentre è di 9 senatori per i gruppi che nascono in corso d’opera. Resta inoltre il vincolo di poter costituire formazioni che siano rappresentative di liste che si sono presentate alle elezioni. Anche se i casi di Italia viva, Costituzione, ambiente e lavoro e Insieme per il futuro dimostrano come questo vincolo sia facilmente aggirabile. Sono introdotti inoltre alcuni accorgimenti per cercare di scoraggiare i cambi di gruppo. Che tuttavia restano possibili e del tutto legittimi.

In Italia vige il divieto di mandato imperativo. Ciò significa che i parlamentari non devono rendere conto a nessuno delle proprie decisioni, inclusa la scelta del gruppo di appartenenza. Salvo assumersi la responsabilità politica delle conseguenze. Vai a “Che cosa sono i gruppi parlamentari”
Tra le innovazioni più rilevanti, l’introduzione dello status di “senatore non iscritto a gruppi parlamentari”, finora riservata ai senatori a vita. Questa condizione avrà delle conseguenze significative per i senatori. In primo luogo sembrerebbe che per essi non sia prevista una rappresentanza all’interno di alcuni consessi. Come ad esempio le riunioni riservate ai capigruppo (anche se viene fatto obbligo di tenerne conto). Da ricordare inoltre che ai gruppi parlamentari sono assegnate alcune risorse economiche finalizzate all’espletamento delle loro attività. Tali fondi evidentemente non sarebbero accessibili per i senatori non iscritti a gruppi.

I CAMBI DI GRUPPO RESTANO POSSIBILI MA SONO STATI INTRODOTTI DISINCENTIVI, ANCHE DI NATURA ECONOMICA.

D’altra parte però, i senatori che abbandonano il proprio gruppo non acquisiscono immediatamente lo status di “non iscritto”. Essi infatti hanno 3 giorni di tempo per comunicare una nuova appartenenza. Tuttavia, il cambio di gruppo avrà comunque delle conseguenze. Dal punto di vista degli incarichi ricoperti, un senatore che decida di cambiare gruppo decadrebbe da componente del consiglio di presidenza, della giunta per il regolamento o della giunta per le elezioni e le immunità parlamentari. La perdita del ruolo però non scatterebbe se il senatore coinvolto venisse espulso, oppure nel caso in cui il gruppo di appartenenza si sciolga o si fonda con altre formazioni.

Sono previsti anche ulteriori disincentivi di natura economica. Questi però vanno a impattare più sui gruppi che non sui singoli senatori. Come già detto infatti ad ogni gruppo parlamentare sono affidate delle risorse provenienti dal bilancio del senato. Tali risorse si compongono di una parte fissa uguale per tutti e una che varia proporzionalmente in base alla consistenza numerica del gruppo.
Al fine di disincentivare i trasferimenti ad altro gruppo parlamentare […] il consiglio di presidenza stabilisce la riduzione del 50 per cento del contributo proporzionale, determinato ai sensi dell’art. 16, comma 1, primo periodo, del regolamento, nei confronti del gruppo del quale il senatore cessa di far parte, attribuendo il 30 per cento del contributo proporzionale iniziale al gruppo di destinazione.
– Articolo 7 delibera senato del 27 luglio 2022
La novità introdotta – di difficile interpretazione – apparentemente andrebbe a tutelare quelle formazioni che perdono aderenti. In questo caso infatti la diminuzione della quota dovuta alla riduzione della consistenza numerica del gruppo sarebbe meno che proporzionale. D’altra parte invece l’attribuzione di nuove risorse al gruppo di approdo sarebbe ancor più limitata.
*(Fonte, Openpolis)

Visits: 167

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.