n°06  – 5  febbraio  2022 – RASSEGNA DI NEWS NAZIONALI E INTERNAZIONALI. NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL’ESTERO

01 – Norma Rangeri *:Mattarella e lo schiaffo ai partiti.  Quirimane. Lo sappiamo, la sinistra politica non c’è, va ricostruita dalle fondamenta.

02 – Laura Mari *: Sergio Mattarella rieletto presidente della Repubblica con 759 voti: al via il bis.

03 – Schirò (Pd) – fisco e previdenza: la legge di bilancio 2022 e gli italiani all’estero

Sono diverse le misure fiscali e previdenziali introdotte dalla Legge di Bilancio per il 2022 che interessano, direttamente e indirettamente, gli italiani i quali vivono all’estero.

04 – SCHIRÒ (PD): l’appello del presidente Mattarella a costruire un’Italia delle dignità. Presidente Mattarella a costruire un’Italia delle dignità

05 – Laura Pennacchi*: Contro l’inflazione un operatore pubblico che generi lavoro e investimenti. Economia. L’argine è la creazione addizionale di occupazione in primis per giovani e donne, mediante il Pnrr e oltre il Pnrr – con Programmi innovativi, ambientali e sociali

06 – Pierre Haski, CINA. A Pechino sarà celebrata la fine dello spirito olimpico. È una novità storica: Pechino è la prima città a ospitare sia i giochi olimpici estivi sia quelli invernali. Ma tra le due date, 2008 e 2022, la Cina e il mondo sono cambiati parecchio. Per rendersene conto basta confrontare l’ambiente internazionale dei due eventi.

07 -ON. FRANCESCA LA MARCA(PD) *: Il Presidente Sergio Mattarella ha giurato in Parlamento È trascorso soltanto un mese dalla mia ultima newsletter, ma gli eventi di questi ultimi giorni mi portano a scrivervi di nuovo e condividere con voi tutti un passaggio importante della nostra Repubblica. Ieri, Sergio Mattarella, ha giurato davanti al Parlamento dopo la rielezione al Quirinale.

08 – Alfiero Grandi.*: La rielezione di Sergio Mattarella ha evitato (per ora) una enorme crisi della democrazia italiana È stata evitata, per ora, una crisi della democrazia italiana

09 – Kate Crawford *: Atlante di un nuovo potere . Scaffale. Riflessioni intorno al libro «Né intelligente né artificiale» di Kate Crawford, uscito in Italia per Il Mulino.

10 . Brevi dal mondo: Regno unito, Usa, Palestina

11 – VENEZUELA, INAUGURATO OSPEDALE ITALIANO | Sen. Merlo (MAIE)*: “Ce l’abbiamo fatta, tutti insieme” .“Al servizio dei connazionali per una assistenza medico-sanitaria d’eccellenza”, ha twittato l’Ambasciata d’Italia a Caracas, pubblicando alcune foto dell’evento. Sen. Ricardo Merlo, presidente MAIE: “Un ospedale italiano in Venezuela sembrava fantascienza, invece oggi è realtà”

12 – VENEZUELA, SE INAUGURÓ EL HOSPITAL ITALIANO. Senador Merlo (MAIE): “Lo hemos logrado todos juntos”. “Al servicio de los connacionales por una excelente atención médica”, tuiteó la Embajada de Italia en Caracas, publicando algunas fotos del evento. El Senador Ricardo Merlo, Presidente del MAIE: “Un hospital italiano en Venezuela parecía ciencia ficción, pero hoy es realidad”.

 


 

01 – Norma Rangeri*:MATTARELLA E LO SCHIAFFO AI PARTITI.  QUIRIMANE. LO SAPPIAMO, LA SINISTRA POLITICA NON C’È, VA RICOSTRUITA DALLE FONDAMENTA. MA L’ALLARGAMENTO E IL CONSOLIDAMENTO DELL’AREA DEMOCRATICA RESTANO OBIETTIVI INELUDIBILI. PER IL MOMENTO CI GODIAMO L’APPLAUSO E LA STANDING OVATION DEL PARLAMENTO NEI CONFRONTI DI SERGIO MATTARELLA, UN LUNGO APPLAUSO LIBERATORIO QUANDO I NUMERI HANNO RAGGIUNTO IL QUORUM ELETTORALE.

Nella campagna quirinalizia che, nel gennaio del 2015, portò all’elezione di Sergio Mattarella, eravamo stati bombardati dalla retorica sulla necessità di eleggere un Capo dello Stato di levatura internazionale, di grandi relazioni nel mondo dell’economia e della finanza (era l’identikit in cui si poteva riconoscere Amato). Dopo sette lunghi anni, gli ultimi due segnati dalla tragedia della Pandemia e da 145mila morti, puntualmente, come un mantra, abbiamo assistito alla replica della medesima narrazione per spingere Mario Draghi sull’alto Colle. Ma poi le fitte schiere draghiane, di destra e di sinistra, a poche ore dall’accordo sulla rielezione di Mattarella, si sono dissolte nella fitta nebbia del politichese.

Al trasloco dell’ex presidente della Bce al Quirinale, noi non ci abbiamo mai creduto. E, nel nostro piccolo, abbiamo contrastato l’operazione per tante ragioni che non vale qui ripetere. Abbiamo invece espresso convintamente l’urgenza che fosse il tempo di eleggere una donna. Purtroppo abbiamo assistito al vecchio gioco della cooptazione maschile, e di bassa lega. In tutti i sensi. Perché la Lega, a nome di tutto il centrodestra, ha bruciato come un falò la presidente del senato (sembra con la sua attiva partecipazione), e perché anche le rose del centrosinistra sono appassite ancor prima di sbocciare.

Siamo stati, invece, l’unico giornale che ha chiesto il Mattarella-bis. Per la semplice ragione che, dopo la farsa della candidatura di Berlusconi, ci aspettavamo lo spettacolo a cui abbiamo puntualmente assistito in questa settimana. Con il succedersi di schede bianche e di astensioni, organizzate come ordini di scuderia per controllare il voto, estrema arma di difesa dai «franchi tiratori» da parte dei segretari di partito, nel timore che dalle schede dei grandi elettori potessero uscire nomi non previsti nello schema del grande gioco.

Tutti i capipartito sono apparsi in difficoltà nell’esercizio delle rispettive leadership, oltre che nella stessa considerazione dei propri parlamentari. Che infatti facevano salire, di giorno in giorno, a dispetto degli ordini di scuderia, il consenso verso Mattarella. Che i partiti, di cui il Parlamento è fedele specchio grazie a leggi elettorali che ne fanno un esercito di nominati, non godono di buona salute lo vedono tutti. E, come si dice, la farina si fa con il grano di cui disponi.

Ora abbiamo di fronte poco più di un anno di legislatura e bisognerebbe usarlo per dare battaglia su come spendere i finanziamenti europei, a vantaggio di chi ne ha bisogno per lavorare, per studiare, per curare le persone e il pianeta, per promuovere la pace, per una informazione autonoma e plurale, per tutelare la libertà e la sicurezza delle donne. Per rafforzare la nostra democrazia contro derive presidenzialiste che già tornano a galla nelle parole non solo della destra di Meloni, ma anche in quelle di Renzi.

Intanto un primo effetto del Mattarella-bis lo vediamo nell’esplosione della destra che non è riuscita a governare il gioco pur intestandosi il ruolo del banco che dà le carte. È vero che ogni elezione della massima carica istituzionale produce un rimescolamento delle carte per una nuova partita politica. Tra vincitori e vinti, tra destra e sinistra. Così avvenne nella prima elezione di Mattarella: fu una Caporetto per Berlusconi che insieme a Renzi, uniti nel patto del Nazareno, avevano scelto la carta di Giuliano Amato. Quel patto si ruppe per ragioni tutte interne al Pd.

Ma oggi è l’alleanza del centrodestra ad essere finita in pezzi. Si riprenderà, perché una larga parte del paese ne condivide idee e pulsioni, ma oggi subisce più di altri il Mattarella-bis. Perché senza la mediazione di Berlusconi, la coppia scoppiata di Salvini e Meloni è destinata a darsele di santa ragione, in una guerra all’ultimo voto.

Tuttavia se Sparta piange, Atene non ride. In questa settimana di fuoco, le idee del Pd (a parte Draghi for president) non sono pervenute, avendo preferito rifugiarsi in pallidi identikit. Leu, obbiettivamente, chi l’ha vista? I 5Stelle con Conte e Di Maio hanno recitato la commedia dei separati in casa e in questa organizzazione si intravede una difficile convivenza.

Lo sappiamo, la sinistra politica non c’è, va ricostruita dalle fondamenta. Ma l’allargamento e il consolidamento dell’area democratica restano obiettivi ineludibili. Per il momento ci godiamo l’applauso e la standing ovation del Parlamento nei confronti di Sergio Mattarella, un lungo applauso liberatorio quando i numeri hanno raggiunto il quorum elettorale.

Con poche parole, nello stile di massima sobrietà che lo contraddistingue, Mattarella ha parlato in diretta televisiva per pochi minuti, per ribadire l’impegno «a non sottrarsi» alla responsabilità a cui è di nuovo chiamato, per «corrispondere alle attese e alle speranze dei concittadini»: quasi le stesse frasi con cui accolse il precedente mandato.

AUGURI AL NUOVO-VECCHIO PRESIDENTE.

*(Noma Rangeri, direttore Il Manifesto)

 

 

02 – Laura Mari *: SERGIO MATTARELLA RIELETTO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CON 759 VOTI: AL VIA IL BIS.

Allo scrutinio numero otto, i Grandi elettori hanno sancito il secondo mandato del Capo dello Stato uscente che, per numero di preferenze, si piazza al secondo posto dopo Pertini. Nel 2015 ne ottenne 665. Le reazioni della politica e dei media

LA DIRETTA DELLA GIORNATA: SETTIMA E OTTAVA VOTAZIONE

Sergio Mattarella è stato rieletto presidente della Repubblica con 759 voti. Lo ha deciso il Parlamento con l’ottava votazione, stabilendo così il bis del Capo dello Stato uscente. Anche sette anni fa Mattarella, oggi 81 anni, fu eletto di sabato: era il 31 gennaio del 2015, allora ottenne 665 voti. Il risultato odierno fa di lui il secondo presidente più votato di sempre. Si colloca infatti al secondo posto dopo Sandro Pertini al quale andarono 823 preferenze.

I RISULTATI  DELL’OTTAVA VOTAZIONE

A permettere la rielezione di Mattarella è stato l’accordo stabilito da tutti i leader di partito (tranne Giorgia Meloni) dopo una settimana di candidature del centrodestra bocciate (dalla direttrice del Dis Elisabetta Belloni a quella della presidente del Senato Elisabetta Casellati e, prima ancora, di Silvio Berlusconi). Il leader della Lega, Matteo Salvini ha dovuto così piegarsi, così come Forza Italia, al pressing del segretario del Pd Enrico Letta e di gran parte dei parlamentari 5 Stelle (nonostante le iniziali perplessitò di Giuseppe Conte) alla proposta di un bis di Mattarella.

Sebbene avesse già affittato una casa nel quartiere Pinciano, a Roma, dove si sarebbe trasferito in settimana dopo la cerimonia di fine mandato, ora Mattarella dovrà traslocare nuovamente al Quirinale. Nelle votazioni precedenti all’ottava che ha sancito la sua proclamazione, Mattarella aveva già ottenuto nei giorni scorsi voti dai Grandi elettori. Nella prima votazione del 24 gennaio scorso il Capo dello Stato uscente aveva ricevuto 16 voti, nella seconda 39, nella terza 125 e nella quarta 166. Alla quinta votazione per Mattarella hanno votato in 46 e alla sesta in 336. Fino ad arrivare alla settima (387 voti) e all’ottava che lo ha visto eleggere.

LE REAZIONI

Il premier Mario Draghi ha commentato così la rielezione di Mattarella: “La rielezione di Sergio Mattarella alla presidenza della repubblica è una splendida notizia per gli italiani. Sono grato al presidente per la sua scelta di assecondare la fortissima volontà del parlamento di rieleggerlo per un secondo mandato”.

“Grazie presidente Mattarella. Una scelta di grande responsabilità contro il caos e per il bene comune. Più forte l’Italia in Europa e nel mondo. E ora avanti con il governo Draghi”. Lo scrive su Twitter il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni.

Mattarella è stato rieletto presidente della Repubblica, “mettendo fine a una settimana di stallo e assicurando la sopravvivenza del governo Draghi”. Lo scrive il Financial Times. La rielezione, aggiunge il quotidiano della City, farà piacere alla comunità d’affari italiana e ai mercati internazionali, che hanno tenuto un occhio sugli sviluppi temendo che un’elezione divisiva potesse deragliare lo slancio alla riforme del Paese.

“La rielezione del Presidente Mattarella è un’ottima notizia per il Paese, e questo è quel che conta: garantisce continuità all’azione di governo, al dialogo con l’Europa e ai rapporti internazionali, e quindi il proseguimento ordinato dell’azione contro la crisi pandemica ed economica. Dobbiamo essere grati al Parlamento e riconoscenza anche al presidente Draghi che ha svolto un ruolo decisivo nella soluzione della crisi”. Lo dichiara Mara Carfagna, ministro per il Sud e la Coesione territoriale.

 

 

03 – Schirò (Pd) – FISCO E PREVIDENZA: LA LEGGE DI BILANCIO 2022 E GLI ITALIANI ALL’ESTERO

SONO DIVERSE LE MISURE FISCALI E PREVIDENZIALI INTRODOTTE DALLA LEGGE DI BILANCIO PER IL 2022 CHE INTERESSANO, DIRETTAMENTE E INDIRETTAMENTE, GLI ITALIANI I QUALI VIVONO ALL’ESTERO. 

Credo sia opportuno cercare di riassumerle per contribuire a fornire un utile quadro informativo ai nostri connazionali.

IMU: È stata  prevista la riduzione, limitatamente all’anno 2022, dal 50% al 37,5% dell’IMU dovuta sull’unica unità immobiliare, purché non locata o data in comodato d’uso, posseduta in Italia da soggetti non residenti nel territorio dello Stato, titolari di pensione maturata in regime di convenzione internazionale con l’Italia.

PENSIONI: in Italia l’età per la pensione di vecchiaia è 67 anni, tuttavia ora è possibile anticipare il pensionamento con 64 anni d’età e 38 anni di contributi versati (c.d. Quota 102) per chi matura  tali requisiti dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022.

I requisiti contributivi succitati sono perfezionabili anche con il meccanismo della totalizzazione in convenzione internazionale (per ottenere un pro-rata italiano) ma é richiesta tuttavia la cessazione dell’attività lavorativa al momento del pensionamento, che, come abbiamo stigmatizzato più volte, può essere problematica per i residenti all’estero.

Giova inoltre precisare che il diritto a Quota 100 (in vigore dal 2019) – 62 anni di età e 38 di contributi –  conseguito entro il 31 dicembre 2021 può essere esercitato anche successivamente alla predetta data. Viene prorogata per l’anno 2022 anche la misura c.d. “Opzione donna”. In particolare, si estende la possibilità di optare per il regime del trattamento pensionistico anticipato (ma calcolato con il metodo contributivo) alle lavoratrici che maturano i requisiti anagrafici, almeno 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti ed almeno 59 anni di età per lavoratrici autonome, nonché contributivi (almeno 35 anni) entro il 31 dicembre 2021.

La pensione “Opzione donna” è erogabile all’estero e i requisiti contributivi possono essere maturati tramite il meccanismo della totalizzazione in convenzione internazionale.

CARICO FISCALE: viene riformata l’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (IRPEF), ridisegnandone il profilo di aliquote e scaglioni, e vengono riorganizzate e armonizzate le detrazioni per reddito da lavoro dipendente e assimilati, da lavoro autonomo e da pensioni.

Le aliquote legali passano da cinque a quattro. Anche i residenti all’estero che pagano le tasse in Italia potranno quindi beneficiare di queste modifiche.

ASSEGNO UNICO: dal 1° marzo con l’introduzione dell’Assegno Unico verranno aboliti gli assegni familiari e le detrazioni per figli a carico. Si tratta di una misura negativa per i residenti all’estero che attualmente percepiscono tali benefici, considerato che non potranno beneficiare dell’Assegno unico che è subordinato a residenza e domicilio in Italia. Ci siamo attivati per salvaguardare i diritti dei nostri connazionali con l’auspicio che il Governo accoglierà le nostre richieste.

SUPERBONUS: vengono rimodulati i termini per i lavori che danno diritto alla detrazione fiscale del 110%. Il cosiddetto superbonus, di cui possono aver diritto anche i residenti all’estero, viene prorogato fino al 31 dicembre 2022 per gli edifici unifamiliari o per le unità immobiliari situate all’interno di edifici plurifamiliari funzionalmente indipendenti che abbiano effettuato almeno il 30% dei lavori entro il 30 giugno 2022. Vengono inoltre prorogate al 31 dicembre 2024 le detrazioni fiscali per gli interventi di efficientamento energetico e di ristrutturazione edilizia, per il sismabonus ordinario e il bonus 50% per l’acquisto e la posa in opera di impianti di climatizzazione invernale.

RDC: il reddito di cittadinanza viene rifinanziato con 1 miliardo annuo dal 2022. Purtroppo rimangono i requisiti di residenza (almeno due anni al momento della presentazione della domanda) che hanno escluso dal beneficio tutti gli iscritti all’Aire che rientrano in Italia.

Sono infine diversi gli inventivi all’occupazione, gli sgravi contributivi e i bonus assunzioni che possono interessare i nostri connazionali che rientrano; tra questi vale la pena citare l’esonero contributivo per le assunzioni a tempo indeterminato effettuate nel 2022 ai datori di lavoro privati, il cosiddetto ‘Bonus casa’ (per gli under 36 con un ISEE non superiore a 40.000 euro annui),  il Bonus affitti, la detrazione Irpef per le locazioni stipulate dai giovani di età superiore ai 20 anni con un reddito annuo non superiore a 15.493 euro, la riduzione dei contributi previdenziali a carico delle lavoratrici madri, l’adozione di un Piano strategico nazionale per le politiche per la parità di genere, la riforma degli ammortizzatori sociali che aumenta i sussidi di disoccupazione e gli istituti di integrazione salariale.

Vorrei infine citare le misure anti-pandemia che interessano tutti noi: 1,8 miliardi destinati all’acquisto dei vaccini e dei farmaci per la cura dei pazienti con Covid e l’implementazione delle prime misure previste dal Piano strategico-operativo nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale.

*(Angela Schirò – Deputata PD – Rip. Europa – – Camera dei Deputati)

 

 

04 – SCHIRÒ (PD): L’APPELLO DEL PRESIDENTE MATTARELLA A COSTRUIRE UN’ITALIA DELLE DIGNITÀ. PRESIDENTE MATTARELLA A COSTRUIRE UN’ITALIA DELLE DIGNITÀ

 

“Ai numerosi connazionali presenti nelle più diverse parti del globo va il mio saluto affettuoso, insieme al riconoscimento per il contributo che danno alla comprensione dell’identità italiana nel mondo”.

Grazie dal profondo del cuore, Presidente Mattarella, per questo saluto che nel momento solenne del giuramento di fedeltà alla Repubblica ha voluto rivolgere a noi italiani nel mondo. E grazie soprattutto per non averci inviato solo un messaggio rituale, ma per avere riconosciuto la nostra essenziale funzione di seminatori di italianità in interi continenti e in centinaia di paesi.

Credo che nessuna conferma migliore poteva venire in questo giorno di grande solennità istituzionale della scelta di grande affidabilità per l’Italia che abbiamo fatto chiedendo al Presidente Mattarella il sacrificio di un secondo mandato, accettato per responsabilità verso il Parlamento e verso gli italiani. L’orizzonte da Lui disegnato per il suo nuovo mandato e ampio e profondo per le tante questioni richiamate, per la salda ispirazione pacifista, atlantista ed europeista tutt’altro che superflua rispetto alle crescenti tensioni internazionali, per la necessità di fare ogni sforzo per finire di risanare l’Italia e rilanciarla nel confronto globale, per l’urgenza di renderla più giusta e più unita, rispondendo all’attesa di diritti di vasti strati di popolazione.

Ma un grazie ancora più sentito per averci chiamati tutti, senza distinzione, a costruire un’Italia delle dignità sciogliendo con impegno comune e senso di responsabilità i nodi che legano ancora il dinamismo di cui abbiamo bisogno per avanzare e per competere come paese, il riconoscimento del valore delle persone, la solidarietà verso chi ha maggiore bisogno, la possibilità per i giovani di realizzare il loro futuro e per le donne di avere rispetto e parità.

“La dignità come pietra angolare del nostro impegno e della nostra passione civile”. Ecco, Signor Presidente, sono le parole di cui avevamo bisogno come cittadini di questo meraviglioso e pur complesso Paese, dentro e fuori i suoi confini, per riprendere fiducia in questi tempi bui e cogliere l’occasione per rendere l’Italia più giusta e più autorevole.

*( Angela Schirò – Deputata PD – Rip. Europa – – Camera dei Deputati)

 

 

05 – Laura Pennacchi*: CONTRO L’INFLAZIONE UN OPERATORE PUBBLICO CHE GENERI LAVORO E INVESTIMENTI. ECONOMIA. L’ARGINE È LA CREAZIONE ADDIZIONALE DI OCCUPAZIONE IN PRIMIS PER GIOVANI E DONNE, MEDIANTE IL PNRR E OLTRE IL PNRR – CON PROGRAMMI INNOVATIVI, AMBIENTALI E SOCIALI

Sarebbe oggi gravemente sbagliato, oltre che inefficace, ricorrere all’armamentario a cui si fece ricorso negli anni ’70: rialzo dei tassi di interesse, restrizioni monetarie, contrazione della spesa pubblica che alla fine, comprimendo domanda, salari e occupazione, fecero impennare la disoccupazione.

Ciò che bisogna fare è proprio l’opposto: restituire, una volta di più, un forte ruolo all’operatore pubblico perché generi lavoro e investimenti in grado di sopperire alle carenze del mercato e degli operatori privati.

Infatti, oltre a una componente contingente e pertanto a breve potenzialmente riassorbile – visibile, per esempio, nell’andamento dei prezzi dei prodotti alimentari, saliti in media del 28%, dovuto a eventi in parte erratici, come alluvioni, siccità, incendi – l’attuale fiammata dell’inflazione ha una componente strutturale acclarata dalle implicazioni che la pandemia ha avuto prima sulla recessione, poi sulla ripresa globale.

I problemi emersi sono molto più di offerta che non di domanda e riguardano colli di bottiglia e deficit nelle catene di fornitura, nel sistema dei trasporti, nell’assetto (geografico e produttivo) delle fonti di energia.

Su entrambe le componenti inflazionistiche agiscono inoltre le tendenze delle finanza e andamenti speculativi, su cui aveva già richiamato l’attenzione il premio Nobel Angus Deaton segnalando quanto fosse strana l’effervescenza azionaria scoppiata in piena pandemia e su cui torna ora ripetutamente “il Sole 24 ore”, interrogandosi sulle responsabilità della spirale azionaria rialzista e sugli extraprofitti e i giochi orditi intorno alle rinnovabili e alle aste CO2.

QUI VIENE AL PETTINE UN NODO CRUCIALE.

All’origine della repressione della grande inflazione degli anni ’70 e ’80 c’è stata la globalizzazione «sregolata» dei decenni successivi, tutta volta alla delocalizzazione – la cui sola minaccia, ci ricorda Daron Acemoglu, «teneva bassi i salari» – dai paesi sviluppati verso quelli in via di sviluppo, considerati come «un albero della cuccagna: costi bassi, disponibilità enormi» (parole di Franco Bernabè, presidente di Acciaierie d’Italia), all’inseguimento di minime differenze di prezzo anche quando le soluzioni non erano davvero più efficienti, tutto pur di mantenere bassi i prezzi e elevati i profitti e remunerare lautamente di conseguenza CEOs e manager nell’età della shared holder value, delle stock options, dei bonus finanziari.

Così, però, la priorità data all’abbassamento dei costi e dei prezzi ha del tutto sovrastato i problemi di qualità, di sicurezza, di sostenibilità, di resilienza delle catene di offerta (in cui i colli di bottiglia oggi si presentano a scacchiera e con pericolosi effetti domino) e ha dato luogo (anche sfruttando i margini offerti dalle differenziate legislazioni fiscali nei diversi paesi) a vasti fenomeni di acquisizione di rendite.

Tutto ciò spiega perché, proprio per combattere l’inflazione, l’amministrazione Biden stia combattendo una battaglia campale contro le grandi corporations. E tutto ciò dovrebbe renderci più avveduti nel maneggiare concetti di concorrenza troppo basati sui soli prezzi, concetti che, se in passato fossero stati seguiti dall’Unione europea, non le avrebbero mai consentito di far decollare un progetto straordinario come “Galileo”.

In sostanza, è difficile dissentire dalla conclusione che trae Acemoglu, secondo cui la globalizzazione basata prevalentemente sull’abbassamento dei costi e dei salari è stata «parte integrale dello slittamento dell’equilibrio fra capitale e lavoro», alla base, tra l’altro, dell’enorme spostamento di quote (oltre 10 punti) del valore aggiunto dal lavoro al capitale in grande misura dovuto alla riduzione di occupazione.

Il punto è che oggi, se anche continuassimo a ritenerla desiderabile, quella globalizzazione non è più perseguibile, perché la Cina ha deciso di contrastare gli enormi costi ambientali e sociali che essa le è costata cessando di essere la «fabbrica del mondo» e rinnovandosi dalle fondamenta.

Dunque, anche noi non dobbiamo esitare: è la creazione addizionale di occupazione in primo luogo per giovani e donne, mediante il Pnrr e oltre il Pnrr – con Programmi Pubblici esaltanti gli investimenti innovativi, ambientali e sociali – l’argine contro l’inflazione e il veicolo del nuovo sviluppo

*(Laura Pennacchi, studiosa e saggista nei campi delle scienze economiche e sociali, dirige la scuola per la buona politica “vivere la democrazia)

 

 

06 – Pierre Haski,*: CINA – A Pechino sarà celebrata la fine dello spirito olimpico. È una novità storica: Pechino è la prima città a ospitare sia i giochi olimpici estivi sia quelli invernali. Ma tra le due date, 2008 e 2022, la Cina e il mondo sono cambiati parecchio. Per rendersene conto basta confrontare l’ambiente internazionale dei due eventi.

Per Pechino le Olimpiadi del 2008 erano il coronamento di una corsa folle verso la crescita, con l’affermazione della Cina come grande potenza capace di organizzare il più grande evento planetario della sua storia. La capitale cinese si era preparata per sette anni, con una trasformazione spettacolare della megalopoli e infrastrutture olimpiche impressionanti. Ho assistito ai giochi olimpici del 2008, sbalordito come tutti gli altri spettatori dalla grandiosa cerimonia d’apertura.

All’epoca il mondo era molto bendisposto nei confronti della Cina, entrata nell’Organizzazione mondiale del commercio nel 2001 e diventata, secondo un’espressione celebre, “la fabbrica del mondo”. L’idea dominante era ancora quella secondo cui lo sviluppo economico e il coinvolgimento della Cina nell’ordine mondiale avrebbero prodotto un’apertura politica, anche se il regime era ancora autoritario. Le Olimpiadi del 2008 avrebbero dovuto fare parte di questa evoluzione che i pensatori liberali statunitensi consideravano ineluttabile.

Le cose sono andate diversamente. Per la precisione è accaduto esattamente il contrario. Il 2008 ha segnato un punto di svolta, con una Cina che ha assunto una grande fiducia in se stessa e nella sua potenza in divenire, mentre il mondo occidentale è piombato in una crisi finanziaria devastante.

L’INVITATO D’ONORE ALLA CERIMONIA DI APERTURA DEL 4 FEBBRAIO SARÀ VLADIMIR PUTIN

Tra i due appuntamenti olimpici di Pechino, la Cina ha scelto un nuovo leader, Xi Jinping, che ha accelerato una doppia tendenza: da un lato l’inasprimento interno, con la soppressione di una società civile in fase embrionale e il rafforzamento di un sistema di sorveglianza basato sulla tecnologia; dall’altro l’affermazione della potenza cinese nel mondo.

Alla vigilia dei giochi invernali del 2022 la fascinazione per il “miracolo cinese” ha lasciato il posto alla preoccupazione per la sorte degli uiguri e per la repressione in corso a Hong Kong e ai timori davanti all’ascesa di una potenza temibile che è riuscita a decollare economicamente senza alterare la natura totalitaria del sistema. Tra le due Olimpiadi lo sguardo sulla Cina è cambiato, insieme al clima internazionale.

L’invitato d’onore alla cerimonia di apertura del 4 febbraio sarà Vladimir Putin, in piena tensione e rischio di guerra in Ucraina. La coppia Xi-Putin contesta l’ordine mondiale dominato a lungo dagli occidentali, e i giochi olimpici si svolgeranno in un’atmosfera di sfida ben presente dietro il decoro olimpico.

La presenza di Putin contrasterà con l’assenza di un rappresentante ufficiale degli Stati Uniti e di altri paesi. Il fallimento relativo del boicottaggio diplomatico (gli europei, per esempio, non si sono messi d’accordo su una posizione comune) illustra la difficoltà di affrontare un gigante come la Cina.

Nel 2008 la Cina aveva voluto dimostrare al mondo di essere diventata una grande potenza e desiderava essere ammirata e riconosciuta. Nel 2022, invece, non deve dimostrare più nulla e si compiace del fatto di incutere timore. È l’immagine di un mondo tornato a essere dominato dai rapporti di forza brutali, nella totale assenza del mitologico “spirito olimpico”.

*(Traduzione di Andrea Sparacino di Pierre Haski, France Inter, Francia)

 

 

07 -On. Francesca La Marca(Pd) *: IL PRESIDENTE SERGIO MATTARELLA HA GIURATO IN PARLAMENTO È TRASCORSO SOLTANTO UN MESE DALLA MIA ULTIMA NEWSLETTER, MA GLI EVENTI DI QUESTI ULTIMI GIORNI MI PORTANO A SCRIVERVI DI NUOVO E CONDIVIDERE CON VOI TUTTI UN PASSAGGIO IMPORTANTE DELLA NOSTRA REPUBBLICA. IERI, SERGIO MATTARELLA, HA GIURATO DAVANTI AL PARLAMENTO DOPO LA RIELEZIONE AL QUIRINALE.

Ho preso parte a questa solenne cerimonia con l’orgoglio di rappresentare gli italiani del Nord e del Centro America ed in particolare i tanti che, nati e cresciuti all’estero come me, considerano l’Italia la propria Patria.

Nel 2013, al mio primo mandato, partecipai alla rielezione del Presidente Napolitano. Nel 2015, contribuii ad eleggere Mattarella e pochi giorni fa, al termine di una fase convulsa e contraddittoria della politica nazionale, ho votato per la sua rielezione, convinta che fosse la scelta migliore per l’Italia.

Dopo il giuramento, Mattarella ha rivolto il suo messaggio al Parlamento, iniziando ufficialmente il suo secondo mandato.

È STATO UN MESSAGGIO IMPORTANTE, AMPIO E PROFONDO.

Il Presidente ha affrontato le questioni più pressanti per il futuro del nostro, facendosi interprete e portavoce delle ansie e delle speranze di tutti gli italiani. E lo ha fatto con fermezza, indicando una prospettiva concreta per la ricostruzione sanitaria, economica e sociale del Paese, che va ben oltre l’orizzonte di questa legislatura.

“È necessario – ha detto – assumere la lotta alle diseguaglianze e alle povertà come asse portante delle politiche pubbliche. La pari dignità sociale è un caposaldo di uno sviluppo giusto ed effettivo. Le diseguaglianze non sono il prezzo da pagare alla crescita. Sono piuttosto il freno di ogni prospettiva di crescita”.

Già nel suo discorso di insediamento nel 2015, ricordo che Mattarella aveva raccomandato di prendersi cura della Repubblica e di ricucire le lacerazioni del tessuto sociale. Coerentemente, dunque, il Presidente traccia l’agenda del suo nuovo settennato, scrivendo il futuro sulle parole libertà, diritti e solidarietà.

Sergio Mattarella ci invita a guardare lontano, ma soprattutto esorta la politica ad agire in fretta, con senso di responsabilità anche nei confronti delle questioni più divisive e problematiche, come ad esempio, la riforma della giustizia.

Ma c’è un passaggio del suo messaggio, in particolare, che ha emozionato per la sua carica ideale e morale ed è quello in cui il Presidente fa riferimento alla dignità come “pietra angolare del nostro impegno, della nostra passione civile”.

Dignità è contrastare le morti sul lavoro, la precarietà disperata e la povertà. Dignità è combattere il razzismo e l’antisemitismo, la violenza sulle donne, la criminalità e le mafie. Dignità è lottare, senza tregua, la tratta e la schiavitù degli esseri umani. Dignità è garantire il diritto allo studio, è il rispetto per gli anziani, è la solidarietà verso i migranti.

Mattarella, infine, non ha dimenticato i milioni di italiani che vivono all’estero.

“Ai numerosi connazionali presenti nelle più diverse parti del globo va il mio saluto affettuoso, insieme al riconoscimento per il contributo che danno alla comprensione dell’identità italiana nel mondo”.

Grazie, Presidente, per questo saluto non rituale

Il mio impegno è che le sue parole trovino piena realizzazione attraverso azioni concrete e politiche efficaci per tutti, dentro e fuori i confini del nostro grande Paese perché “Insieme siamo responsabili del futuro dell’Italia”.

 

 

08 – Alfiero Grandi.*: LA RIELEZIONE DI SERGIO MATTARELLA HA EVITATO (PER ORA) UNA ENORME CRISI DELLA DEMOCRAZIA ITALIANA È STATA EVITATA, PER ORA, UNA CRISI DELLA DEMOCRAZIA ITALIANA.

Lo scampato pericolo grazie alla rielezione di Sergio Mattarella offre le basi per affrontare seriamente i problemi che sono all’origine di questa crisi, prima che sia troppo tardi. I vertici dei partiti sapevano da tempo che Mattarella era in scadenza e che aveva chiesto di non essere rieletto perché aveva in mente di fare altro nella vita, come ha ricordato agli “ambasciatori” che gli stavano comunicando la richiesta di rendersi disponibile alla rielezione alla Presidenza della Repubblica. La conferma di Mattarella Presidente della Repubblica – che a differenza di Napolitano non ha indicato scadenze più brevi del settennato – e di conseguenza di Draghi, offre un quadro di continuità. Non userei di stabilità perché vorrebbe dire non cogliere i guasti che hanno portato a questa crisi della democrazia italiana e sottovalutare i problemi dell’azione di governo fino alla scadenza della legislatura che meritano un articolo a parte.

Il primo prezzo di questa soluzione è la conferma del Presidente uscente per altri sette anni, ritenuta anzitutto dallo stesso Mattarella non opportuna (da ultimo lo ha detto in occasione del ricordo di Giovanni Leone) anche se non vietata dalla nostra Costituzione. 14 anni sono tanti per una carica istituzionale come il Presidente della Repubblica. Per questo sarebbe bene che il parlamento trovasse il modo di approvare la modifica della Costituzione che vieta la rielezione del Presidente in carica.  Proposta di legge costituzionale che è già presentata in Senato. Il secondo aspetto che emerge con forza da questa soluzione è l’incapacità dell’attuale rappresentanza parlamentare di trovare un assetto politico stabile di governo, tranne quello rappresentato dal presidente Draghi proposto da Mattarella e sostenuto da un ampio arco di partiti. Solo questa soluzione è oggi in grado di portare alla fine la legislatura.

LE VELLEITÀ DI IMPORRE UNA CANDIDATURA DI DESTRA PER LA PRESIDENZA SONO MISERAMENTE FALLITE, CON LA CONSEGUENZA DI UNA CRISI DI CREDIBILITÀ VERTICALE DELLA DESTRA.

Non a caso Meloni ha dichiarato che oggi in parlamento il centro destra non esiste più, mentre Salvini ha tentato fino all’ultimo di trovare una soluzione che unisse il centro destra e infatti se fosse passata qualcuna delle candidature proposte avrebbe provocato la crisi del governo Draghi. Il percorso ondivago di questa posizione aggressiva e sbruffona ha portato la destra a sbattere perché ha sbagliato dall’inizio la valutazione, non aveva la maggioranza tra i grandi elettori e ha preteso di comportarsi come se l’avesse, dopo averlo strombazzato ai quattro venti si è convinta della sua stessa propaganda. Questo ha indotto a provarci prima Berlusconi, che si è ritirato sull’orlo del burrone politico dopo avere tenuto il paese sulla corda, dimostrando la centralità che ha sul centro destra, malgrado tutto. Salvini ha bruciato candidature di varia natura dimostrando di essere incapace di una strategia politica che non sia una carica a testa bassa e ha fallito, Meloni non è riuscita nell’intento di fare saltare la coalizione. Entrambi hanno lasciato a Berlusconi ancora una volta il ruolo politico principale.

Pd, Leu, Movimento 5Stelle hanno affrontato questa prova con esiti diversi. Il Pd può non essere del tutto insoddisfatto, purché ricordi che ha dovuto ricorrere all’usato sicuro perché nessun’altra scelta si è rivelata possibile e dovrebbe riflettere se una valutazione più realistica non avrebbe potuto individuare fin dall’inizio la rielezione di Mattarella come l’unica soluzione possibile, tenuto conto che lo schieramento alternativo alla destra aveva nel M5Stelle un soggetto politico impossibilitato a soluzioni diverse, visto che il suo presupposto irrinunciabile è stato dall’inizio non cambiare il governo Draghi, per il terrore di elezioni anticipate. L’articolazione tra Conte e Di Maio nel M5Stelle non è questione di poco conto perché sullo sfondo è evidente uno sbandamento di Conte nei rapporti con Salvini.

 

TUTTAVIA LO SGUARDO DEVE ANDARE IN PROFONDITÀ PER CAPIRE LA NATURA DELLA CRISI DELLA DEMOCRAZIA ITALIANA. PER QUESTO LA RIFLESSIONE NON PUÒ LIMITARSI ALLA CONGIUNTURA DELL’ELEZIONE DI MATTARELLA.

Qualche giorno prima dell’inizio del voto per scegliere il Presidente della Repubblica c’è stata l’elezione della nuova deputata che ha sostituito Gualtieri, eletto sindaco di Roma. Cecilia D’Elia era una buona candidatura ed è stata eletta con il 59% dei voti, tanti in percentuale, purtroppo su una base dell’11% di votanti, quindi con il voto del 7% degli elettori. È l’ennesimo segnale che il distacco tra elettori ed eletti in Italia è arrivato a livelli di guardia. Continuando così si rischia di avere gli astenuti in maggioranza nelle prossime elezioni politiche e questo è un problema serio per la democrazia. Questa fase ha avuto un momento importante quando Bonaccini in Emilia Romagna nel 2014 fu eletto Presidente con una buona maggioranza ma su un 37% di partecipanti, che per questa regione è uno shock su cui non si è voluto riflettere per tempo. Del resto, non discutere dei problemi scottanti è purtroppo un’abitudine politica nel Pd e nelle sinistre. Ancora oggi non c’è stata una discussione sulla direzione politica di Renzi del Pd e sulla sua crisi verticale. Non sono d’accordo con D’Alema, il renzismo non è una malattia guarita spontaneamente, anzi è tuttora presente, non tanto per la persona in sé quanto per il significato che hanno le scelte fatte, il cui cambio andrebbe motivato. Invece l’impressione è che ci sia una vischiosità politica che continua e rende poco comprensibili le scelte politiche, anche quando sono diverse.

In ogni caso la questione di fondo è che il rapporto tra eletti ed elettori è ai livelli più bassi di sempre. Le elettrici e gli elettori vivono con distacco, con alterità quanto accade nelle istituzioni, parlamento in particolare, non si sentono rappresentati.

L’attacco al parlamento ha radici lontane. Eppure il parlamento è il perno del nostro sistema democratico e ha avuto un punto di forte crisi quando su iniziativa del M5Stelle, e per la subalternità degli altri partiti, è stato approvato il taglio del numero dei parlamentari. Il taglio è come dire che i parlamentari sono troppi e, per il ruolo che svolgono se ne può fare a meno, sottovalutando drammaticamente le conseguenze di questa decisione, che purtroppo è stata approvata dagli stessi parlamentari che in questo modo sono diventati corresponsabili, mentre avrebbero dovuto opporsi o almeno opporre una linea minimamente razionale, come poteva essere proporre il monocameralismo con 600 deputati e semmai attribuire al Senato la funzione di rapporto con le regioni come avviene in altri paesi. Il parlamento ha preso un colpo pesante, che si è aggiunto ad una credibilità già compromessa. I parlamentari hanno fatto autogoal con l’approvazione del taglio ma avevano già commesso errori tremendi quando hanno approvato a maggioranza (di destra) che Ruby è la nipote di Mubarak (su ordine di Berlusconi) e in seguito hanno accettato da tempo di subire una primazia del governo (non costituzionale) con provvedimenti come i decreti legge, i maxiemendamenti, i voti di fiducia a valanga che di fatto sono una modifica della Costituzione, nello spirito e nella pratica.

LA NOVITÀ È CHE NELL’ELEZIONE DI MATTARELLA È EMERSO UN PROTAGONISMO DEL PARLAMENTO INTERESSANTE.

Certo, ci sono stati promotori del voto dei grandi elettori a favore di Mattarella, in contrasto con diverse indicazioni dei gruppi. Tuttavia è un fatto che il voto dei parlamentari per Mattarella ha finito per indicare la soluzione allo stallo politico nell’elezione del Presidente della Repubblica. È corretto che il parlamento si esprima e prenda posizione. Meglio tardi che mai. Nessuno si aspettava questa vitalità, che contrasta vistosamente con i conciliaboli ristretti quanto inconcludenti dei leader. È un buon segnale, da coltivare e incoraggiare, soprattutto in vista della ripresa dell’azione del Governo. Tanti si stanno rendendo conto che un nuovo sistema elettorale è decisivo per risollevare la credibilità della rappresentanza parlamentare, che è decisiva per il nostro sistema democratico. È evidente che nella destra, e non solo, c’è la tentazione forte di rilanciare il presidenzialismo, cioè la personalizzazione esasperata della politica e soprattutto il passaggio da un Presidente di garanzia a un Presidente che è il capo di una delle fazioni in campo e questo vorrebbe dire cambiare inevitabilmente buona parte della Costituzione, dei ruoli delle istituzioni e dei poteri del Presidente. In sostanza un’altra Costituzione, accantonando quella del 1948, nata dalla Resistenza.

Sarebbe un errore clamoroso per le sinistre e i democratici del nostro paese accettare di mettere in discussione il patto costituzionale, che – come ha scritto benissimo Domenico Gallo – è la nostra patria.

So bene che ci sono state tentazioni di modifiche di fondo della Costituzione anche a sinistra, dalla bicamerale fino alla “deformazione” costituzionale renziana. Sarebbe bene chiudere questo improvvido capitolo. Basta pensare alla riforma del Titolo V, voluta dalle sinistre, che tanti guai rischia di dare senza alcune modifiche di fondo che escludano l’autonomia regionale differenziata come grimaldello per la divisione dell’Italia e la spaccatura dei diritti fondamentali degli italiani. Il primo indispensabile rimedio è una nuova legge elettorale proporzionale che dia la possibilità alle elettrici e agli elettori di scegliere alle prossime elezioni direttamente i loro parlamentari, avviando la ricostruzione di un nuovo rapporto di fiducia. Oggi i leader dei partiti scelgono dall’alto chi fare eleggere, questo stabilisce un legame di fedeltà e dipendenza dei parlamentari. È questa la spiegazione di come il Pd abbia subito l’esodo non di un singolo parlamentare ma di un intero partito (Italia viva). Troppi si attardano a negare la lezione storica che ha portato con il maggioritario guai a tutte le coalizioni. Il secondo governo Prodi è andato in crisi malgrado la maggioranza, Berlusconi è andato in crisi malgrado la maggioranza bulgara conquistata nel 2008. Il maggioritario non ha portato fortuna a nessuno.

Il secondo punto è la riforma democratica dei partiti ex art. 49 e ristabilire un finanziamento pubblico moderno e controllato dei partiti (a correzione della partecipazione politica riservata ai ricchi) con norme draconiane di controllo. Potrebbero essere contributi ad un rilancio del ruolo dei partiti per tentare di superare la loro riduzione al ruolo di comitati elettorali. A questo va aggiunto che i partiti hanno bisogno di cultura politica, di progetti, di visione del futuro, tanto più in una fase in cui sono in discussione questioni di fondo come l’ambiente, la vita stessa, la pace, il ruolo del lavoro, ecc…

La pandemia ha ridotto le relazioni sociali collettive, per questo occorre rilanciare tutte le forme possibili di partecipazione e protagonismo democratici. Non tutto può essere risolto dai partiti. Anzi su questioni di fondo è indispensabile avere un’iniziativa sociale che pretende risposte politiche. Penso di nuovo al clima, all’ambiente, come dimostra la discussione sulla tassonomia europea. Occorre una reazione corale di tutte le forme associative per correggere la direzione di marcia che interessi grevi e conservatori rischiano di deviare dal progetto di lungo termine.

La petizione contro gas e nucleare nella tassonomia europea nel frattempo è prossima a 150.000 firme.

*( Alfiero Grandi, Jobnews)

 

 

09 – Kate Crawford *: ATLANTE DI UN NUOVO POTERE . SCAFFALE. RIFLESSIONI INTORNO AL LIBRO «NÉ INTELLIGENTE NÉ ARTIFICIALE» DI KATE CRAWFORD, USCITO IN ITALIA PER IL MULINO.

Un atlante è un punto di vista sullo spazio che si propone di descrivere. Diversamente da altre forme di rappresentazione, non aspira alla completezza, all’universalità, ma fornisce un resoconto parziale e situato del suo oggetto. Un atlante è una dichiarazione sull’orientamento della sua rappresentazione: si tratta di un ambiente, un insieme di fenomeni, talvolta sconnessi tra loro, ma visualizzati insieme. È questo l’intento del libro di Kate Crawford sull’intelligenza artificiale, Né intelligente, né artificiale (Il Mulino, pp. 314, euro 20; titolo inglese Atlas of AI).

IL VOLUME SI OCCUPA di diversi campi interessati o che intercettano gli effetti più problematici dell’intelligenza artificiale, sebbene eterogenei tra loro: dalla sorveglianza di stato, alle tecniche di estrazione del litio per le batterie, dalla struttura delle emozioni, ai meccanismi di categorizzazione per riconoscere gli oggetti, alla raccolta dei dati, fino alla riorganizzazione del lavoro e all’industria dei viaggi nello spazio. L’autrice è una studiosa delle implicazioni politiche dell’intelligenza artificiale, professoressa all’università della Southern California e ricercatrice senior della Microsoft.

Crawford mira a mostrare il carattere profondamente materiale di questo settore di ricerca, dalle risorse naturali necessarie per costruire i dispositivi e le loro batterie, a quelle energetiche per far funzionare i grandi data center. Nei centri di calcolo sono disponibili le informazioni necessarie per i nuovi strumenti per il riconoscimento di schemi ricorrenti e modelli (pattern recognition) nei dati, adottando i metodi del deep learning – quelli attualmente più in voga nel ballerino settore dell’intelligenza delle macchine. Le risorse si riferiscono anche alle capacità umane necessarie per addestrare algoritmi a eseguire i compiti loro assegnati.

Il riconoscimento delle immagini, comprese le foto delle persone, è l’area i cui risultati sono più promettenti, insieme ai giochi come scacchi, go, e videogiochi. Gli obiettivi sono raggiunti grazie al lavoro di migliaia di lavoratori sconosciuti che, tramite le piattaforme dei lavoretti come Mechanical Turk di Amazon, hanno identificato ed etichettato miliardi di immagini rese disponibili gratuitamente da altre persone.

Vengono messi al lavoro meccanismi di standardizzazione che non sono discussi quando si attribuiscono alle macchine capacità di astrazione necessarie per riconoscere oggetti e volti. I sistemi digeriscono schemi e stereotipi prodotti dallo sguardo situato di chi, ignaro degli usi a cui verranno sottoposte le immagini, le etichetta secondo il proprio giudizio.

La sezione dedicata alle persone della più grande banca dati di immagini ImageNet è stata resa inaccessibile al pubblico dopo la scoperta che vi si trovavano etichette come «bagascia» o «fallito», attribuite in modi opachi e inspiegabili. Eppure, su questa grande banca dati, costruita attraverso la disponibilità collettiva di immagini e strutturata dal lavoro di ignari etichettatori, si sono addestrati la maggior parte dei sistemi di intelligenza artificiale, che hanno dato prova della loro performatività nell’image recognition.

 

UN ALTRO SETTORE DI PUNTA della nuova ondata di strumenti artificiali si propone di riconoscere le emozioni che dovrebbero trasparire dalle espressioni facciali. Le banche dati su cui vengono addestrate le presunte macchine intelligenti sono costruite artificialmente, attraverso attori o altri metodi di riconoscimento delle espressioni basate su categorizzazioni, spesso occidentali e sempre prive di qualsiasi riscontro di scientificità. Fu lo studioso Paul Ekman che cercò negli anni Sessanta di stabilire l’esistenza di espressioni facciali standard per manifestare emozioni, facendo esperimenti in Papua Nuova Guinea, ottenendo risultati non molto promettenti.

NON TUTTI GLI PSICOLOGI condividono l’idea che esistano delle emozioni standard, non influenzate culturalmente e molti contestano che siano riconoscibili nelle espressioni del volto. Ma tale mancanza di fondamento non ha impedito che ingenti investimenti economici venissero attribuiti alle ricerche in questo ambito. Gli obiettivi riguardano la sorveglianza, la lotta al terrorismo, ma anche la valutazione della capacità di attenzione degli studenti e perfino il reclutamento lavorativo, identificando espressioni negative che renderebbero i candidati inadatti a collaborare.

Le conclusioni dell’intelligenza artificiale si manifestano per quello che sono: potenti strumenti di potere e di discriminazione, nascosti appena sotto il tappeto del dispositivo tecnico, asettico e ritenuto affidabile, senza ulteriori verifiche. Gli esseri umani e le loro capacità di riconoscimento ed elaborazione di categorie per includere e per discernere tra oggetti, eventi ed emozioni sono messi al lavoro dal sistema algoritmico per l’organizzazione del mondo. L’intelligenza artificiale è finanziata da un vorace sistema capitalistico che, in alcuni casi è connesso con le strutture di controllo degli stati, e manifesta la volontà di regolare, riconoscere e rinominare il mondo secondo criteri prestabiliti e ideologici.

NULLA DI NUOVO sotto il sole, se non fosse che il regime di astrazione, categorizzazione e governo della conoscenza, promosso da queste complesse infrastrutture sociotecniche, esternalizza sempre di più le capacità dell’intelligenza umana, estraendo, oggettivando, ma anche escludendo la capacità critica dell’umanità, che viene asservita o svilita a seconda delle convenienze.

Il rischio di questo regime di potere, reso possibile dalle tecnologie digitali, è che rendendo obsoleta la ragione umana, potrebbe escludere il dissenso e la legittimità stessa di un processo di verifica dei risultati ottenuti. Saremmo in presenza di una trasformazione della scienza moderna, fondata sulla ripetibilità degli esperimenti. In un sistema in cui sempre più dati, metodi e infrastrutture della conoscenza sono proprietà privata, la stessa controllabilità degli esperimenti in contesti indipendenti non è garantita.

Non sappiamo se queste macchine siano intelligenti. Secondo Crawford, non lo sono, oltre a essere il frutto del lavoro di esseri umani, il cui ruolo è reso invisibile. Ma la questione è anche più complessa: chi decide cosa è intelligente, una volta che la capacità cognitiva umana viene estratta dalle macchine e non c’è modo di controllare quello che suggeriscono? Se una persona dicesse che ha scoperto il segreto dell’universo, ma non possiamo comprendere il linguaggio che usa, lo considereremmo un ciarlatano. Ma che succederebbe se fosse un potente sistema sociotecnico a vantarsi di saperne più di noi, dopo averci convinto che le nostre capacità sono incommensurabilmente inferiori alle sue?

*( Kate Crawford si occupa delle implicazioni politiche e sociali dell’intelligenza artificiale. Studia come i sistemi a larga scala basati sui dati intervengano nella storia, nel lavoro e nell’ambiente. È Senior Principal Researcher ai Microsoft Lab a New York e docente di ricerca alla South California Annenberg. Oltre alle attività di ricerca ha partecipato a progetti collaborativi e artistici al confine tra cultura visuale e scienze. La sua installazione Anatomy of an AI System – realizzata con Vladan Joler – è stata esposta alla XXII triennale di Milano (2019). L’Osservatorio Fondazione Prada di Milano ha ospitato una sua mostra con Trevor Paglen, dal titolo, Training humans (2019-2020). Con Paglen ha vinto l’Ayrton Prize della British Society for the History of Science per il lavoro: Excavating AI. https://excavating.ai/ –  https://anatomyof.ai/ –  https://www.katecrawford.net/ )

 

 

10 . BREVI DAL MONDO: REGNO UNITO, USA, PALESTINA

Internazionale. Partygate a Downing Street, la polizia censura l’indagine. Gli Usa trattengono 130 milioni di aiuti per l’Egitto. Falsi elettori di Trump: 14 ordini di comparizione. Case demolite a Sheikh Jarrah, ricorso alla Corte penale internazionale

PARTYGATE A DOWNING STREET, LA POLIZIA CENSURA L’INDAGINE

Dopo giorni di smentite e notizie che davano per imminente la sua pubblicazione, l’indagine di Sue Gray sul «partygate» a Downing Street dovrebbe venire consegnato al n. 10 entro il weekend. Ma Scotland Yard (che martedì ha annunciato una propria indagine sui fatti) ha di nuovo cambiato rotta e, dopo aver affermato che non aveva obiezioni circa la pubblicazione per intero del report, ha chiesto ora che vengano redatte le parti che si sovrappongono con la propria indagine. Le proteste si sono levate sia sul fronte labour – Starmer ha chiesto la pubblicazione integrale – che su quello tory, dove si attende di leggere l’indagine per decidere sul voto di sfiducia su Johnson. Per il deputato tory Christopher Chope quello della polizia è un « abuso di potere», mentre Scottish National Party e Lib Dem ritengono che il ritardo nella pubblicazione sia un espediente per tenere Johnson al suo posto.

GLI USA TRATTENGONO 130 MILIONI DI AIUTI PER L’EGITTO

L’amministrazione Biden ha annunciato che, a causa di «preoccupazioni sul rispetto dei diritti umani» tratterrà 130 milioni di dollari dei 300 promessi per l’apparato militare dell’Egitto di al-Sisi, accogliendo una richiesta fatta da dei deputati dem. Sull’ipocrisia di questa scelta – dopo che due giorni fa gli Usa hanno venduto 2,5 miliardi di dollari di armi all’Egitto – degli ufficiali governativi si sono limitati a osservare che gli aiuti e la vendita di armi «non sono collegati fra loro». Il segretario di Stato Blinken, che a settembre ha approvato gli aiuti all’Egitto, aveva vincolato la totalità della cifra alla generica risoluzione di «problemi relativi ai diritti umani». Nonostante i «progressi», ha aggiunto, non tutte le richieste di Washington sono state esaudite, e ora 130 milioni verranno investiti in «altre priorità della sicurezza nazionale». I restanti 170 però arriveranno a destinazione.

FALSI ELETTORI DI TRUMP: 14 ORDINI DI COMPARIZIONE

La Commissione d’inchiesta della Camera Usa sui fatti del 6 gennaio ha fatto recapitare dei mandati di comparizione ai 14 falsi elettori che hanno dato il loro voto a Donald Trump in 7 stati – Arizona, Georgia, Michigan, New Mexico, Nevada, Pennsylvania e Wisconsin – vinti da Joe Biden. 10 di loro si sono presentati nelle capitali dei loro stati nel giorno in cui si riuniva il Collegio elettorale dichiarandosi «regolarmente eletti e qualificati» per assegnare il loro voto a Trump. «Crediamo che gli individui a cui abbiamo recapitato i mandati – ha detto il presidente della Commissione d’inchiesta Bennie Thompson – abbiano informazioni su come i cosiddetti elettori alternativi si siano incontrati, e chi fosse dietro a questo piano»: quello per ribaltare il legittimo risultato delle elezioni.

CASE DEMOLITE A SHEIKH JARRAH, RICORSO ALLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE

La famiglia Saliyeh, sfrattata dalla propria casa a Sheikh Jarrah (Gerusalemme Est) – poi rasa al suolo dalle autorità israeliane – si è rivolta alla Corte penale internazionale per avere giustizia. «La Cpi – ha detto il legale della famiglia Walid Abu-Tayeh – potrebbe stabilire che Israele deve ricostruire le case demolite; che ufficiali del governo coinvolti nelle demolizioni possano essere arrestati se vanno all’estero; e che tutte le altre azioni di Israele in Cisgiordania, come il furto di terra, le azioni dei coloni e altre violazioni dei diritti umani ricadono sotto la giurisdizione della Cpi»

 

 

11 – VENEZUELA, INAUGURATO OSPEDALE ITALIANO | Sen. Merlo (MAIE): “Ce l’abbiamo fatta, tutti insieme” .“Al servizio dei connazionali per una assistenza medico-sanitaria d’eccellenza”, ha twittato l’Ambasciata d’Italia a Caracas, pubblicando alcune foto dell’evento. Sen. Ricardo Merlo, presidente MAIE: “Un ospedale italiano in Venezuela sembrava fantascienza, invece oggi è realtà”

L’appuntamento era attesissimo, soprattutto da parte della comunità italiana. Finalmente lo scorso 31 gennaio è stato inaugurato l’Ospedale Italiano del Venezuela, presso la Clinica Santa Paula di Caracas, alla presenza dell’Incaricato d’Affari in Venezuela, Placido Vigo, del Console Generale a Caracas, Nicola Occhipinti, del Presidente del Consiglio Direttivo, Vincenzo Di Martino, e dei responsabili delle istituzioni rappresentative della comunità italiana.

“Al servizio dei connazionali per una assistenza medico-sanitaria d’eccellenza”, ha twittato l’Ambasciata d’Italia a Caracas, pubblicando alcune foto dell’evento.

Oltre ad un saluto del Senatore Ricardo Merlo, Presidente del Comitato Promotore, alla cerimonia hanno partecipato il Vice Presidente dell’Ospedale, Cavaliere Pasqualino Vigliotti, il Prof. Javier Soteldo, Direttore Sanitario, l’Ing. Antonio Bonini, Tesoriere Supplente; era presente anche il Presidente del Comites di Caracas, Carlos Villino e il Consigliere del CGIE, Nello Collevecchio, già Presidente del primo Consiglio Direttivo, il quale ha ricevuto la prima tessera onorifica di socio fondatore dell’Ospedale.

Nel suo saluto, inviato attraverso un videomessaggio, il Sen. Merlo, presidente del MAIE, ha voluto esprimere la propria soddisfazione per un progetto, quello dell’ospedale appunto, diventato realtà.

Dopo avere salutato l’Incaricato d’Affari Placido Vigo – “un grande diplomatico che sta portando avanti un vera rivoluzione nella comunità italiana” – e il Console Generale di Caracas Nicola Occhipinti – “un risultato strepitoso in Venezuela” -, l’ex Sottosegretario alla Farnesina ha rivolto il suo saluto ai rappresentanti delle associazioni italiane presenti, a quelli dei Comites, a tutti i medici “che porteranno avanti questo grande e importante lavoro”.

E’ giusto ricordare che proprio il senatore Merlo, nella sua veste di Sottosegretario agli Esteri, si recò personalmente in Venezuela per lanciare il progetto e firmare l’atto costitutivo dell’Ospedale.

“Oggi inaugurare un ospedale italiano in Venezuela sembra fantascienza, invece è la realtà”, ha commentato il Sen. Merlo nel videomessaggio, per poi continuare: “Sembrava una cosa impossibile, ma tutti insieme ce l’abbiamo fatta, grazie soprattutto al lavoro portato avanti da Placido Vigo”, conclude.

C’era davvero bisogno di un Ospedale italiano in Venezuela, che potesse assistere gli italiani e gli italo-venezuelani, ma anche i venezuelani stessi. Un traguardo ambizioso che è stato raggiunto grazie alla sinergia tra le diverse realtà del tessuto sociale italiano in Venezuela e le nostre istituzioni.

Il progetto è stato infatti promosso dalle istituzioni italiane nel Paese, con la collaborazione dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, della Croce Rossa Italiana e della Associazione anticancerogena del Venezuela. Si realizza così un sogno della collettività italiana che permetterà di assistere la comunità più bisognosa e contribuire al sistema nazionale di salute venezuelano.

Un applauso va senz’altro all’Incaricato d’Affari Vigo e al Console Occhipinti, che si sono impegnati al massimo per raggiungere l’obiettivo. La decisione di inviare Vigo e Occhipinti in Venezuela è stata dell’allora Sottosegretario Merlo; decisione risultata quanto mai azzeccata.

Presidente del Consiglio Direttivo, nominato all’unanimità dal Comitato Promotore il 26 ottobre scorso, è il Cavaliere Vincenzo Di Martino. Fanno parte del Consiglio, il Cavaliere Pasqualino Vigliotti Primo Vice Presidente, il Prof. Cono Gumina, Secondo Vice Presidente, il Prof. Javier Soteldo, Direttore Sanitario, il Prof. Antonio Paris il Direttore Scientifico, la Dr.ssa Ana Volante, Tesoriere, l’Ing. Antonio Bonini, Tesoriere Supplente, la Dr.ssa Cinzia Spadaro, Segretaria e la Dr.ssa Adriana Lamaletto, Segretaria Supplente.

Maggiori informazioni, anche per la sottoscrizione delle quote per associarsi alla Fondazione in qualità di membro fondatore, patrocinatore o socio ordinario, sono reperibili presso il sito web dell’Ospedale Italiano del Venezuela www.hospitalitalianodevenezuela.org .

*) Sen. Ricardo Merlo (MAIE)

 

 

12 – VENEZUELA, SE INAUGURÓ EL HOSPITAL ITALIANO. Senador Merlo (MAIE)*: “Lo hemos logrado todos juntos”. “Al servicio de los connacionales por una excelente atención médica”, tuiteó la Embajada de Italia en Caracas, publicando algunas fotos del evento. El Senador Ricardo Merlo, Presidente del MAIE: “Un hospital italiano en Venezuela parecía ciencia ficción, pero hoy es realidad”.

La inauguración fue muy esperada especialmente por la comunidad italiana. Finalmente, el 31 de enero, se inauguró el Hospital Italiano de Venezuela, en la Clínica Santa Paula de Caracas, en presencia del Encargado de Negocios en Venezuela, Plácido Vigo, el Cónsul General en Caracas, Nicola Occhipinti, el Presidente de la Junta Directiva, Vincenzo Di Martino, y de los jefes de las instituciones representativas de la comunidad italiana.

“Al servicio de los connacionales por una excelente atención médica”, tuiteó la Embajada de Italia en Caracas, publicando algunas fotos del evento.

Además de un saludo del Senador Ricardo Merlo, Presidente de la Comisión Promotora, la ceremonia contó con la presencia del Vicepresidente del Hospital, Cavaliere Pasqualino Vigliotti, el Prof. Javier Soteldo, Director Médico, el Ing. Antonio Bonini, Tesorero Suplente; también estuvieron presentes el Presidente del Comités de Caracas, Carlos Villino y el Consejero del CGIE, Nello Collevecchio, ex Presidente de la primera Junta Directiva, quien recibió la primera tarjeta honorífica como miembro fundador del Hospital

En su saludo, enviado a través de un video-mensaje, el Senador Merlo, Presidente del MAIE, quiso expresar su satisfacción por el proyecto del hospital, que se ha hecho realidad.

Tras saludar al Encargado de Negocios Plácido Vigo –”un gran diplomático que está llevando a cabo una verdadera revolución en la comunidad italiana”– y al Cónsul General de Caracas Nicola Occhipinti –”un resultado asombroso en Venezuela”– el ex Subsecretario de la Farnesina dirigió su saludo a los representantes de las asociaciones italianas presentes, a los Comites, y a todos los médicos “que llevarán a cabo esta gran e importante labor”.

Es justo recordar que el Senador Merlo, en calidad de Subsecretario de Relaciones Exteriores, viajó personalmente a Venezuela para poner en marcha el proyecto y firmar el acto constitutivo del Hospital.

“Hoy inaugurar un hospital italiano en Venezuela parece ciencia ficción, pero es realidad”, comentó el Senador Merlo en el video-mensaje, y luego continuó: “Parecía algo imposible, pero todos juntos lo logramos, sobre todo gracias al trabajo realizado por Plácido Vigo”, concluye.

Había realmente una necesidad de un hospital italiano en Venezuela, que pudiera asistir a los italianos y a los italo-venezolanos, pero también a los propios venezolanos. Un objetivo ambicioso que se ha logrado gracias a la sinergia entre las diferentes realidades del tejido social italiano en Venezuela y nuestras instituciones.

De hecho, el proyecto fue promovido por instituciones italianas en el país, con la colaboración del Instituto Europeo de Oncología de Milán, la Cruz Roja Italiana y la Asociación contra el Cáncer  de Venezuela. Se hace realidad un sueño de la comunidad italiana que permitirá asistir a la comunidad más necesitada y contribuir al sistema nacional de salud venezolano.

Sin duda, un aplauso para el Encargado de Negocios  Vigo y para el Cónsul Occhipinti, que han trabajado arduamente para lograr el objetivo. La decisión de enviar a Vigo y a Occhipinti a Venezuela fue tomada por el entonces Subsecretario Merlo; la decisión resultó ser muy acertada.

El Presidente del Consejo Directivo, nombrado por unanimidad por el Comité Promotor el 26 de octubre, es el Cavaliere Vincenzo Di Martino. El Consejo está integrado por el Cavaliere Pasqualino Vigliotti Primer Vicepresidente, Prof. Cono Gumina, Segundo Vicepresidente, el Prof. Javier Soteldo, Director Médico, el Prof. Antonio Paris,  Director Científico, la Dra. Ana Volante, Tesorera, Ing. Antonio Bonini, Tesorero Suplente, Dra. Cinzia Spadaro, Secretaria y Dra. Adriana Lamaletto, Secretaria Suplente.

Más información, también para la suscripción de las cuotas para unirse como miembro fundador, patrocinador o socio ordinario, se puede encontrar en el sitio web del Hospital Italiano de Venezuela www.hospitalitalianodevenezuela.org*

*Senador Merlo (MAIE)

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