COVID-19: A PROPOSITO DI SANITÀ’ REGIONALIZZATA. Pensiamo al dopo pandemia. Cosa fare, per non fare gli errori del passato

Dr. Franco Trapani (Ortona-CH)

APRIAMO IL DIBATTITO, A PROPOSITO DI SANITÀ’ REGIONALIZZATA. Pensiamo al dopo pandemia. Cosa fare, per non fare gli errori del passato?.

Dr. Franco Trapani (Ortona – CH)

 

  1. 833/1978 istituzione del S.S.N. argomento difficile per l’opinione pubblica, quella che istituì il sistema sanitario italiano e che oggi mostra tutti i limiti di provvedimenti traditi e di cittadini ingannati. Senza polemiche di parte, anzi condannando chi ne fa, a totale disprezzo delle migliaia di morti che il virus Sars-Co-2, o Coronavirus-19, ci ha portato via. Non mi riferisco a tutto il Servizio Sanitario del ‘78, ma della sua parte più negletta, quella dei Distretti Sanitari di Base anche detti DISTRETTI, oppure, nella babele dei nomi regionali, Strutture Territoriali di Base o del Territorio. Nomi imprecisi, da non confondere con pezzi di terreno per vari usi, e che invece sono comprensori di cure medico-chirurgiche nei quali lavorano infermieri medici e chirurghi pochissimo seguiti, avendo fatto gli ospedali la parte del leone.

In tutti questi anni è convenuto ai partiti, impadronirsi delle antiche Opere Pie, aprire migliaia di nuovi reparti e costruire nuovi monoblocchi ospedalieri per tutta l’Italia, tranne poi a lasciarli incompleti. Ma sempre di Ospedali si trattava, nei quali moltissime targhette indicavano i nomi di nuovi “primari” non sempre di specchiate capacità clinico-scientifiche. L’Ospedale visto anche come fiore all’occhiello di molti Comuni poveri, sottoutilizzati o mezzi vuoti. Dopo la corsa ad inaugurarli, più nulla di quanto la Legge aveva previsto.

Si prevedeva, infatti, che le persone non ancora malate andassero a fare accertamenti specialistici (richiesti dal medico curante) presso l’altro ramo della sanità pubblica: quello dei distretti sanitari di base (o servizi medico-chirurgici del territorio e non si recassero negli ospedali dove le persone sane non dovevano accedere. Proprio per evitare contagi e diffusione di malattie trasmissibili. Quindi due rami, uno per malati da curare, l’ospedale, e l’altro ramo, il Distretto Sanitario di Base, per gli accertamenti specialistici richiesti dal medico di base.

Oggi, a quarantanni dalla prima Legge, il secondo ramo della sanità pubblica, il Distretto, nato male e vissuto tra gli stenti, è alle corde. La Sanità  pubblica è diventata Azienda Sanitaria ed ogni Azienda ha ereditato il figlio mal nato di distrettino sanitario di base, che funziona in maniera incompleta, monca o indecente come fa capire qualche alto luminare dalla TV. Ciò, aggiungo io, perché il criterio aziendale del profitto mal si addice ad un settore come quello della sanità pubblica di una nazione Risultato: la gente continua a farsi visitare negli ospedali sovraccaricandoli di lavoro che non gli compete, liste d’attesa permettendo e ammesso che non vada a finire, disperata e pagando, nelle cliniche della sanità privata.

Come si può capire e concludo, quei Distretti Sanitari di Base non funzionanti, o poco funzionanti, non svolgono, di fatto, un ruolo di primo piano per la salute pubblica. La sua branca addetta all’Assistenza domiciliare non è proprio nelle condizioni di curare al meglio chi è costretto a restare a casa e a letto, eseguendo anche alcuni esami, con un congruo staff di medici ed infermieri Nel caso specifico di questa pandemia da S-Cov19: questa assistenza domiciliare non è in grado di fare correttamente un tampone (che vedo spesso strusciato sulla lingua), non è in grado di analizzarlo, non è in grado di misurare la febbre ad un alto numero di persone, non sa come misurare l’ossigeno e l’anidride carbonica del sangue, non può fare una lastra del torace (non parliamo poi della TAC), né, quasi mai, registrare un ECG, un eco o una spirometria.  Per completare questi accertamenti il paziente deve essere mandato all’ospedale ed, in breve, lo intasa. In conclusione tutto il già previsto secondo fascio della sanità pubblica, quello della medicina del territorio ( settore del Distretto sanitario) di per se inesistente non solo non contribuisce a creare salute pubblica, ma è un elemento che aggrava e affolla e ingorga inutilmente lo steso ospedale, bloccandolo con richieste improprie e limitando grandemente la crescita tecnico-scientifica dei suoi operatori. Insomma il Distretto e la sua non Medicina Domiciliare non sono nemmeno la più pallida ombra di quello che avrebbero dovuto essere. Meno male che il medico curante tappa alcune di queste macroscopiche falle con le sue sole forze di operatore indifeso oberato da una opprimente  burocrazia che non serve a nessuno.

Il Distretto Sanitario di Base, che dovrebbe poter dare certezza diagnostica e sicurezza dello stato di salute non figura proprio ed infatti non se ne sente quasi parlare se non per certi accenni. Riusciremo a resuscitarlo?

 

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