1322 Parte oggi da Liegi, in Belgio, l'89° GIRO D'ITALIA

20060506 11:36:00 webmaster

INTERVISTA a Felice Gimondi: «Sarà bello e incerto fino alla fine»
Parte oggi, da Liegi, città dell’emigrazione italiana, l’89° Giro d’Italia che si concluderà il 28 maggio a Milano, dopo 21 tappe e 3526 km
C. Co. (da il Manifesto)

Per un ciclismo nuovo, e non per questo più bello, una voce del passato. Quella di Felice Gimondi. Un campione vero, oscurato soltanto dalle vittorie del suo terribile rivale Eddy Merckx. Gimondi compirà a settembre 64 anni: esattamente trent’anni fa – era il 1976 – vinse il suo ultimo Giro d’Italia. Oggi continua a seguire la corsa rosa. Tappa dopo tappa. Domani sarà alla partenza dell’89° edizione del Giro, da Liegi. Per il piacere di vedere girare ruote, catene e manubri. E con l’amara consapevolezza che il ciclismo non è più quello di una volta.

Di questo Giro, almeno per i pronostici, si è detto quasi tutto. Qual è il suo favorito?
Ne ho viste troppe in questi anni per sbilanciarmi su qualcuno. Partono in cinque sullo stesso piano: Danilo Di Luca, Ivan Basso, Gilberto Simoni, Damiano Cunego e Paolo Savoldelli. E sarà un gran Giro, ne sono convinto: incerto fino all’ultimo. Perché si deciderà negli ultimi tre giorni, quando sono concentrate le montagne più difficili come Marmolada e Mortirolo.

Il suo amico ed ex-rivale Merckx si è sbilanciato, sostenendo che Basso è un gradino sopra tutti.
Tutto sommato sì. Ma non dimentichiamoci che il percorso lo sfavorisce. C’è soltanto una cronometro, quella di Pontedera. Mentre l’ultima settimana, con cinque tappe di montagna, sarà terribile e favorirà corridori con grande recupero ed esperienza. Come Simoni. Vede, alla fine di un grande Giro conta soprattutto la capacità di sopportare la fatica e di metabolizzare quella fatta nei giorni precedenti.

Ma Basso, al Tour, ha dimostrato di essere molto forte in salita. Ha tenuto il passo ad Armstrong. Deve temere gente come Di Luca o Simoni?
Certo che sì. Vede, Basso non potrà più correre nella ruota dell’americano. Dovrà fare il faro del Giro: e non sarà facile, visto che non l’ha mai fatto. Quando sei il leader devi rispondere in prima persona a tutti gli attacchi.

Basso ha detto che vuole vincere il Giro correndo alla Indurain.
Mi auguro che sia più cattivo del navarro. Lui è il nostro candidato a fare l’accoppiata Giro-Tour. Deve dimostrare, una volta per tutte, di essere capace di vincere una corsa a tappe.

E Cunego?
Sembra tornato quello di due anni fa. Diversamente dall’anno scorso avrà una squadra tutta per lui. E’ tra i grandi favoriti. Alla stregua di Savoldelli e Di Luca.

Parliamo di Savoldelli.
L’anno scorso gli ho detto: ‘Il premio per il Giro che hai vinto non lo devi dividere con la squadra. Hai corso da solo’. Scherzavo, ovviamente. Però questa volta ha dei compagni all’altezza e potrà competere per il trionfo finale.

E Di Luca riuscirà a ripetere la prestazione straordinaria dell’anno scorso?
Credo di sì. Nel 2005 ha fatto miracoli, ma quest’anno può e deve andare oltre. Ho un consiglio per lui: se davvero vuole fare suo il Giro stacchi tutti a Plan de Corones. E’ una salita micidiale e sterrata: assomiglia al Colle delle Finestre dello scorso Giro. E su quella montagna Danilo sfoderò una prestazione straordinaria.

Anche il tedesco Jan Ullrich è rimasto coperto, anzi fino ad oggi non ha praticamente corso. Eppure sarà alla partenza del Giro.
Lasciamo stare. Questa non è vita da corridore. Non ha senso venire al Giro per provare a vincere soltanto la cronometro di Pontedera e prepararsi per il Tour.

Altre sorprese?
Non ne vedo. Lo scalatore Rujano non potrà permettersi di correre di rimessa, come fece nel 2005. Ormai tutti conoscono la sua forza e lo terranno sotto stretta sorveglianza. E poi dopo il Giro dell’anno scorso è sparito completamente. Siamo sicuri che riuscirà a esprimersi sugli stessi livelli?

Gimondi sia sincero, sarà una bel Giro?
Bellissimo, ci sarà da divertirsi. E sarà sicuramente meglio del Tour dell’anno scorso: una noia mortale, con una carovana che correva per il secondo posto dietro ad Armstrong. Ma ormai l’americano si è ritirato, non ci sarà neppure al Giro di Francia.

Torniamo al Giro, approva la decisione di partire dal Belgio?
Sì, perché ha un profondo significato sociale. E’ in onore ai nostri emigrati che potranno vedere la corsa rosa sotto le loro case. Mi ricordo quando correvo io la Liegi-Bastogne-Liegi e alla partenza di Liegi, sotto l’Hotel del La Corone, venivano degli emigrati italiani a parlarmi. Non perché fossi Gimondi, ma perché volevano conversare in italiano, la loro lingua.

Ha ancora nostalgia del Giro?
Un po’ sì. Ma ormai ho il mio lavoro e i miei impegni. Lo seguo sempre, certo. Però la vita da corridore è ormai lontana anni luce.

Corridori come lei, intendo nello spirito e nella schiettezza, se ne vedono pochi in giro. Anzi, forse sono scomparsi del tutto.
Sarà perché hanno raspato poco per arrivare al successo.

Raspato?
Sì, nel dialetto bergamasco significa avere sgobbato. Essersi fatti il culo, per farla breve. E avere capito la fortuna che si ha a correre in bicicletta e non dovere andare a lavorare ogni mattina.

 

 

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