1358 Piero Fassino resta alla Quercia, summit sui vicepremier

20060512 20:02:00 webmaster

(da l’Unità)

Il segretario dei ds non entra nel governo, fa un passo indietro e cede a Massimo D´Alema lo scettro di guidare la compagine ministeriale diessina. Una decisione presa «all´unanimità» dalla segreteria della Quercia. E che libera una casella nelle trattative sulla vicepresidenza a Palazzo Chigi. Quella di Fassino, non quella di D´Alema.

Piero Fassino lo annuncia nel tardo pomeriggio al Botteghino e sottolinea le ragioni della scelta. La vittoria alle elezioni – dice – porta «due sfide».

La prima riguarda il governo del Paese dove c’è «da raccogliere dal centro destra una situazione particolarmente critica con un paese a crescita zero, un aggravamento del debito e del deficit e un aumento dei fattori di incertezza e precarietà, soprattutto per i giovani». Per venire incontro a questa sfida serve «un governo forte, alto e autorevole, capace di rimettere in moto la crescita di risanare la finanza pubblica e di dare ai cittadini opportunità di vita e di lavoro». L’altra sfida, ha sottolineato ancora Fassino, è politica e riguarda la costruzione dell’Ulivo come «soggetto politico democratico e riformista».

D’Alema evidenzia come «la decisione è stata presa in modo unanime» e la riflessione all’ interno del partito «è stata compiuta con serietà e modo unitario». «Non ci sono state – ribadisce il presidente Ds – nè battaglie, nè scontri». Tornando sulla decisione di Fassino, il presidente Ds evidenzia come «il processo della costruzione di una nuova forza non può essere condotta dall’alto del governo». Di altro tono la dichiarazione di Francesco Rutelli che a proposito del passo indietro di Fassino dice: «Non so assolutamente niente.. capisco d’altronde che i dssi riuniscano e si pronuncino in quanto partito, perché il partito democratico non c’è ancora». E non è precisamente una dichiarazione pacifica entrando nel vertice dell´Ulivo sulle vicepresidenze.

Il vertice tra Prodi, Fassino, D’Alema, Franceschini e Rutelli sullo spinoso nodo dei vicepremier inizia poco dopo le 18 a Santi Apostoli. Lo scoglio più grosso per il varo del governo Prodi dovrebbe essere aggirato entro stasera ed è quello, per ora imponente, del vicepremier. O dei vicepremier. Ma anche se il Professore già da ieri sostiene di avere «in tasca» la lista completa di ministri, viceministri e sottosegretari, con o senza portafoglio, per intravedere la riva sarà necessario arrivare a sera con lo scoglio alle spalle.

Prodi conta di ricevere all’inizio della prossima settimana l’incarico dal neo capo dello Stato Giorgio Napolitano e di poter giurare già mercoledì. Dieci giorni nei quali il mondo attorno a Palazzo Chigi potrebbe essere sconvolto proprio a partire dalla presenza o meno di uno o due "angeli custodi" per il nuovo presidente del Consiglio. Dopo aver incontrato Napolitano a palazzo Giustiniani il segretario Piero Fassino è rientrato a via Nazionale dove ha visto anche Massimo D’Alema. Gli schemi possibili per la soluzione del problema vicepremier sono tre: nessun vicepremier, un vicepremier, due vice. In tutti e tre c´è comunque da rispettare un equilibrio tra Margherita e Quercia in grado di dare funzionalità al governo ma anche di non fomentare dissidi in vista della creazione del partito democratico. I ds sarebbero anche disposti a andare alla formazione di un esecutivo senza vicepremier. L´altra possibilità sarebbe D´Alema vice di Prodi. In questo modo il presidente del partito avrebbe la compensazione per i due passi indietro fatti a Montecitorio e al Quirinale per il bene della coalizione. E diciamo pure che questa sarebbe dunque per il Botteghino la soluzione migliore. La terza soluzione ha anche una terza bis e prevede due uomini a lato di Prodi, uno per i Ds e uno per i Dl. Per i Dl in questo caso sarebbe Francesco Rutelli a ricoprire una casella. Mentre nei Ds potrebbe entrare sia Piero Fassino sia Massimo D´Alema. Infine la soluzione che la Quercia non auspica è quella di un governo Prodi-Rutelli che squilibrerebbe le anime del costituendo partito comune, oltretutto a vantaggio del "socio" di minoranza, cioè del partito che alle ultime elezioni non ha avuto i maggiori consensi. In questo mosaico di scelte, quella che sembrerebbe apparare di più i dissidi sembra la "x", cioè nessun vicepremier. Ma della sede del Nazzareno su questa soluzione c´è stata una levata di scudi. Il dl Maurizio Fistarol sottolinea a chiare lettere già da metà pomeriggio che la Margherita «non fa marcia indietro» su quella che definisce una «posizione decisa in accordo con gli alleati», ovvero il ruolo di vicepremier con delega a Francesco Rutelli. Quanto al resto del governo, le indiscrezioni contano poco se non viene dribblato lo scoglio principale degli "angeli custodi". L´unica novità semi ufficiale è la pattuglia messa in pista da Rifondazione e ancora da collocare: Paolo Ferrero dovrebbe assumersi la reponsabilità del dicastero «alle politiche sociali», scorporate dal Welfare. Viceministro, forse alla Cultura (oppure all´Ambiente) Patrizia Sentinelli. Un sottosegretariato importante , probabilmente alle attività Produttive, ad Alfonso Gianni, più altri sottosegretariati a Marilde Provera, Graziella Mascia ed Elettra Deiana.

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